L'immagine della psicoterapia nei media
Come appare la psicoterapia nei media? Spesso nei film il lato oscuro
del disturbo mentale rende plausibile un'immagine oscura della sua terapia.
Giornali e riviste sfornano quotidianamente interviste improbabili, in
cui viene chiesta l'interpretazione psicologica di fatti di sangue ad esperti
totalmente ignari degli eventi.
Talvolta anche negli inserti di tipo medico o nelle riviste specializzate,
non di settore prettamente psicologico o psichiatrico, la psicoterapia
stenta ad avere una rappresentazione adeguata. L'impressione complessiva
che si ha è che l'immagine della psicoterapia sia anacronistica
e distorta, una specie di psicoanalisi di serie B. E una parte non trascurabile
del problema deriva dagli esperti, che non comunicando in maniera chiara
il loro messaggio rendono difficile un'informazione "informata".
L'immagine della psicoterapia nei media
Cos'è una psicoterapia? Talora anche il pubblico colto sembra
non conoscere cosa sia una psicoterapia. Non solo, ma sono abituali, ad
esempio, domande generali di chiarimento come la differenza tra psicologo,
psichiatra, psicoterapeuta o tra i vari tipi di psicoterapia.
Si avverte l'esigenza di informare in maniera esauriente, comprensibile,
aderente alla realtà attuale sulle scelte terapeutiche possibili
e le relative indicazioni che esse hanno. Modalità, durata, benefici
e costi.
Le scelte sono molte. Ma cosa funziona per chi?
Le esigenze e le preferenze della persona vanno rispettate. Ma le persone
fanno realmente scelte informate?
Una scelta consapevole ha una ricaduta diretta sull'efficacia di una
terapia. Aumenta la probabilità che la persona trovi il metodo di
trattamento desiderato. Crea aspettative più realistiche permettendo
una partecipazione e una collaborazione attiva alla terapia e in ogni caso
non alimenta incertezze o false prospettive. Chiarisce gli obiettivi terapeutici
e consente di stabilire l'accordo su questi dando alla persona il controllo
della situazione e del termine del trattamento. Infatti, al raggiungimento
degli obiettivi o in caso di inefficacia dell'intervento, è possibile
concludere la terapia senza arrivare ad analisi interminabili.
Perché la psicoterapia non è la psicoanalisi dei poveri?
L'immagine di trattamento psicologico che più frequentemente
appare in Italia nei media riflette prevalentemente la psicoanalisi. Non
solo si assimila la psicoterapia alla psicoanalisi e la si riduce a quest'ultima
come una sorta di psicoanalisi di serie B, ma si rappresenta la psicoanalisi
nelle figure dei suoi fondatori, ancorandosi ad una realtà che per
molti versi è lontana da quella attuale.
Nel secolo scorso vi sono stati probabilmente più cambiamenti
tecnologici e sociali di quanti non ve ne siano stati nell'intera storia
dell'umanità. Il ruolo della donna è profondamente cambiato
all'interno e all'esterno della famiglia. La struttura della società
è divenuta più complessa e i ruoli si sono moltiplicati.
Sono anche diventati meno definiti. La facilità di comunicazione
ha ampliato il mondo personale ma, omologandolo, ne ha diminuito le scelte.
L'informazione globale è quantitativamente e qualitativamente diversa.
Gli effetti a lungo termine di tutti questi cambiamenti sull'adulto e soprattutto
sul bambino non ancora sono noti.
Non solo la struttura sociale è mutata ma anche l'organizzazione
sanitaria: le psicoterapie non si svolgono più soltanto nello studio
privato del terapeuta ma possono coinvolgere a vari livelli diverse strutture
sociali e sanitarie (la famiglia, la scuola, i servizi territoriali). Si
richiedono interventi semplici, comprensibili, di breve durata, vincolati
a dei limiti di spesa. Quindi efficaci ed efficienti allo stesso tempo,
come ci si aspetta dalla medicina moderna, sulla base di una concezione
etico professionale nuova.
Inoltre le conoscenze scientifiche sono molto aumentate. La seconda
parte del secolo XX è stata densa di scoperte nel campo delle neuroscienze:
non solo ha cambiato radicalmente le prospettive dei pazienti psichiatrici,
ma ha fornito strumenti d'immagine prima nemmeno immaginabili. Ad esempio
le emozioni, considerate ancor oggi fenomeni sfuggenti, vengono accuratamente
studiate. Si possono leggere sul volto tramite videogrammi, registrare
con apparecchiature che ne rilevano le modificazioni fisiologiche o addirittura
si possono seguire in diretta tramite la visualizzazione delle aree del
cervello attivate. Persino sul versante interno le emozioni si possono
studiare con sistematicità tramite metodiche autosservative . Al
pari delle conoscenze anche i modelli e le teorie sono profondamente mutati
rispetto alla concezione ottocentesca della scienza. Alcune teorie risultano
non solo superate ma epistemologicamente deboli. Attualmente numerose formulazioni
psicoanalitiche appaiono anacronistiche. Non sono considerazioni critiche
nei confronti delle brillanti intuizioni all'origine della psicanalisi
ma ne configurano gli inevitabili limiti storici. Non considerare questi
ultimi rende un cattivo servizio in primo luogo alla psicoanalisi stessa.
In ambito scientifico, un mancato aggiornamento dell'ordine di pochi anni
può portare , in periodi di crescita rapida delle conoscenze, a
veri e propri gap. In questo caso si tratta di colmare un ritardo molto
più lungo e di recuperare un panorama che ha orizzonti ben più
vasti.
La psicoterapia esisteva prima della psicoanalisi anche se non con
questo nome, nel trattamento "morale" di Pinel e nell'ipnosi. E' proprio
quest'ultima che ha ispirato Freud. La psicoterapia ha continuato a svilupparsi
dopo la psicoanalisi ed indipendentemente da essa, in connessione con i
cambiamenti della scienza. Il modello cibernetico caratterizza la terapia
comportamentale fondata sui principi dell'apprendimento, frutto a loro
volta della psicologia sperimentale (anni '50). Successivamente emerge
il modello sistemico. Questo è stato adottato dalla terapia
familiare, basata sull'analisi della comunicazione umana nonché
dalla terapia cognitivo comportamentale, che aggiunge all'analisi del comportamento
le conoscenze derivate dagli studi di psicologia cognitiva (anni '60 e
'70). Intanto l'esistenzialismo, che ha trovato un fertile terreno nel
dopoguerra, si riconnette alla fenomenologia e al paradigma soggettivo:
ogni persona è un caso singolo. Questa posizione è stata
assunta da alcuni approcci psicoterapici, come la terapia centrata sul
cliente, e da molti terapeuti indipendentemente dall'orientamento teorico.
E' quindi divenuta patrimonio comune di molte psicoterapie favorendo
la diffusione dei metodi di analisi qualitativi ed in particolare di quelli
"narrativi".
Ma la psicoterapia non è soltanto parola, è anche immagine
ed azione. Il limite legato al mezzo verbale ha stimolato da un lato
gli sviluppi "fantastici" junghiani e dall'altro ha portato al silenzio
di Lacan. Una strada diversa è quella percorsa dai linguaggi del
corpo. Dalla gestalt alle tecniche comportamentali. Dallo psicodramma
alla musico e danzaterapia.
Il panorama in sostanza è molto variegato. E negli ultimi anni
poi gli approcci psicoterapici sono aumentati ulteriormente: alle terapie
con un fondamento scientifico si sono aggiunte le terapie "folli",
cioè terapie assolutamente prive di una base razionale.
Come appare la psicoterapia nei media?
Considerando il background culturale, fin dagli ani '50 compaiono
film a sfondo psicoanalitico, ma sembrano esservi due anime diverse. Una
razionale, in cui la ricerca dell'assassino si trasforma nella ricerca
del trauma. Un'altra, all'opposto, irrazionale per cui le emozioni appaiono
come il lato oscuro dell'uomo, incomprensibili per definizione come lo
è, nella teoria di chi ha creato questo concetto, l'inconscio. Queste
due anime sembrano le due facce della stessa medaglia, del dualismo che
sottende la nostra logica. Come dr. Jackill e mr. Hide. Entrambe vengono
ben rappresentate dallo stesso regista, l'inimitabile Alfred Hitchcock,
che da un lato crea "Io ti salverò" o "Marnie", e dall'altro "Psycho".
Essendo questa seconda modalità mediaticamente più efficace,
è stata sempre più usata per produrre forti emozioni. Da
"Jack lo squartatore" al "Silenzio degli innocenti". Da "Psycho" ad "American
psycho" dove la violenza immotivata è ormai spettacolo.
L'aspetto oscuro del disturbo mentale rende plausibile un'immagine
oscura della sua terapia.
La reazione a questa modalità incomprensibile non si è
fatta attendere. Sono cominciati a comparire film e spettacoli teatrali
satirici, nonché barzellette sugli "strizzacervelli" e le stranezze
delle psicoterapie. Talora film semiseri come quelli di W. Allen o "Terapia
e pallottole". Prevale tuttavia una visione comica dall'esterno incentrata
quindi sul rituale terapeutico piuttosto che su una ricostruzione
del percorso interno.
Vi sono delle belle eccezioni, a parte i copioni tratti da diari personali,
come il recente film "La stanza del figlio", dove viene descritta in termini
abbastanza realistici una pratica psicoanalitica di tipo freudiano. Anche
qui si ha la sensazione che l'analisi rappresenti qualcosa di oscuro e
inquietante, che ha il suo parallelo nell'imperscrutabilità del
destino.
E' difficile invece riassumere in un quadro unico il vasto ed eterogeneo
panorama dei media.
Giornali e riviste sfornano quotidianamente interviste improbabili,
in cui viene chiesta l'interpretazione psicologica di fatti di sangue ad
esperti totalmente all'oscuro degli eventi. Talora costoro sono portati
ad affrontare argomenti che esulano dalle loro competenze: applicano ad
esempio analisi individuali a fenomeni sociali, che richiedono ben altri
strumenti interpretativi.
Gli articoli sulle psicoterapie si trovano per lo più nelle
pagine culturali, si riferiscono prevalentemente alle origini della psicoanalisi
(anche se è probabile che sia accaduto qualcosa dopo Freud, a parte
Jung e Lacan!). Vengono spesso fatti collegamenti con la filosofia e la
letteratura, più raramente con l'arte, mentre il rapporto con la
scienza è più problematico. Talvolta anche negli inserti
di tipo medico o nelle riviste specializzate, non di settore prettamente
psicologico o psichiatrico, la psicoterapia stenta ad avere una rappresentazione
adeguata. Indice del fatto che, anche in campo medico, la psicoterapia
ancora gode di scarsa comprensione. L'opposizione più teorica che
reale tra ambientalismo e innatismo, tra visione psicologica e organicista
si riflette in una contrapposizione tra psicoterapia e farmacoterapia,
che possono invece benissimo integrarsi aumentando la loro relativa efficacia.
I dibattiti televisivi, che danno le visioni più disparate a
seconda dei partecipanti di turno, non possono che avere un effetto disorientante.
Talvolta vi sono articoli molto validi che inquadrano il problema e
cercano di dare una panoramica abbastanza completa, ma sono rari e non
modificano sostanzialmente l'immagine anacronistica e confusa che prevale
nei media. E una parte non trascurabile del problema deriva dall'informazione
a monte data dagli esperti.
La psicoterapia è una pratica sfuggente che somiglia alla magia
ovvero può essere oggetto di conoscenza, di analisi e di comunicazione?
La seconda alternativa richiede una maggiore chiarezza e soprattutto
un linguaggio chiaro in cui i termini abbiano un significato univoco e
corrispondano a concetti ed interventi terapeutici ben definiti.
Vi sono stati alcuni tentativi in tal senso. Il più interessante
è il cosiddetto progetto "Common Psychotherapy Language" che si
propone di definire e proporre alla comunità scientifica i
significati concordemente attribuiti alle procedure terapeutiche (vedi
scheda).
Questa iniziativa ha un'ovvia ricaduta sulla qualità dell'informazione
che in ultima analisi potrebbe arrivare ai media e quindi al pubblico.
Si può dire in termini semplici cos'è una psicoterapia?
Una psicoterapia potrebbe essere definita in termini molto semplici
come il perfezionamento tecnico di un atto curativo antico come la società
umana e cioè di un intervento di "sostegno sociale". Il valore terapeutico
di una buona parola, di una presenza amica è stato sperimentato
da ognuno di noi nei momenti di difficoltà. Non solo i familiari
e gli amici possono ricoprire questo ruolo, ma anche l'insegnante,, il
sacerdote o il medico. Talora questi ultimi sono più utili di chi
è coinvolto emotivamente nella situazione. Persino il parrucchiere
o il portiere a volte possono dire la parola giusta, o semplicemente essere
presenti ed ascoltare. In alcuni casi è più importante il
lato emotivo del rapporto: la partecipazione affettiva, la rassicurazione
o l'incoraggiamento. In altri invece è più utile l'indicazione
che viene fuori dal colloquio: il consiglio giusto che aiuta a risolvere
il problema Sono i due versanti della comunicazione. Ebbene, questi due
aspetti del rapporto umano, il contatto emozionale e l'apprendimento di
soluzioni nuove, sono proprio le componenti terapeutiche di una psicoterapia.
Ma come nei rapporti umani esse possono dar luogo ad infinite variazioni:
ne derivano atteggiamenti terapeutici e tecniche diverse che centinaia
di libri descrivono dando l'impressione di una molteplicità e diversità
talora apparente.
Ovviamente questo non equivale a dire che una psicoterapia è
una semplice chiacchierata con qualcuno. Anche l'aspetto tecnico conta.
E vi sono dei criteri abbastanza precisi che possono indicare se una terapia
è valida: al minimo deve avere una base teorica solida, una documentata
efficacia e non essere presentata come una panacea. Le terapie "folli"
non possiedono neanche questi requisiti. Ma questo non basta a dare garanzie.
Vi deve essere anche un rapporto chiaro tra la teoria e gli interventi
proposti, che consenta quindi di motivarli e spiegarli, ed una valutazione
esplicita del problema che permetta almeno a grandi linee un progetto di
trattamento che includa le modalità, la durata, i risultati previsti
nonché i costi. E infine un linguaggio chiaro, che possa essere
capito da tutti.
Questi sono soltanto i criteri generali. Per comprendere cosa
sia una psicoterapia in concreto è necessario entrare nella materia
senza perdersi. Fornire una guida è proprio lo scopo di un dizionario.
Quando le conoscenze vengono raccolte e sistematizzate in un quadro
unitario la visione diviene più semplice e chiara: emergono le reali
somiglianze e differenze tra le varie psicoterapie. Si evidenziano i presupposti
teorici ed i loro legami con le tecniche nonché l'efficacia di esse.
L'essenza di uno strumento operativo che possa essere consultato da
tutti è il primo passo per una scelta informata. E per un'informazione
informata.
Il Progetto "Un linguaggio comune per la psicoterapia"
Il Progetto Common Psychotherapy Language o CPL, è stato promosso
da Isaac Marcks, docente per decenni nell'Istituto di Psichiatria
dell'ospedale Maudsley di Londra, istituzione che ha dato uno dei contributi
più rilevanti allo sviluppo della stessa psicoterapia comportamentale
prima e cognitiva poi. Nato recentemente in seno alla European Association
for Behavioral and Cognitive Therapies (EABCT), il progetto CPL ha
ricevuto il sostegno di alcune delle principali associazioni scientifiche
di psicoterapia europee e nordamericane. E' guidato da un Comitato internazionale,
di cui fa parte uno degli autori del Dizionario di Psicoterapia cognitivo
comportamentale, che potremmo considerare un primo prodotto di questa iniziativa.
Dizionario di Psicoterapia cognitivo comportamentale
Mc Graw-Hill Italia, Milano, 2001
Stefania Borgo, neuropsichiatra e psicoterapeuta
Giorgia Della Giusta, psicologa e psicoterapeuta
Lucio Sibilia, neuropsichiatra e psicoterapeuta.
ISBN: 88-386-2741-X
Pagine 354 - Costo Lit. 43.000
Stefania Borgo: Centro per la ricerca in psicoterapia Piazza O. Marucchi,
5 00162 Roma.
Tel/fax 0686320838, E-mail MC2038@mclink.it
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