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La donazione del sangue di cordone ombelicale

Il 21 ottobre 2001 l’Aula Magna dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria ha ospitato un Convegno sul tema organizzato da alcuni ‘Lions Club Roma’ (Host, Accademia, Appia Antica, Augustus, Colosseum, Tiberis, Sabaudia-San Felice Circeo, Trasimeno), dall’ADISCO (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale) e dalla SIAMEG (Società Italiana per l’Aggiornamento del Medico di Medicina Generale), con il patrocinio del Ministero della Salute.
Al Convegno, coordinato dal Prof. Alessandro Ciammaichella, sono intervenuti il Prof. Salvatore Mancuso, Univ. Cattolica ‘Sacro cuore’ (Attualità e prospettive nell’uso clinico delle cellule staminali), il Prof. Antonio Ingratta, Az.Osp, San Giovanni Addolorata (Possibilità d’impiego delle cellule staminali per la ricostruzione cutanea),la Dott.ssa Carolina Sciomer, ADISCO (Il ruolo dell’ADISCO nella donazione del cordone ombelicale), la Dott.ssa Alessandra Picardi, Univ. ‘Tor Vergata’ (Operatività della banca regionale del sangue di cordone ombelicale), il Prof. Ferdinando Antoniotti, Univ. ‘La sapienza’ (Aspetti medico-legali). Interventi preordinati del Dott. Costante Donati Sarti, Az.Osp. Perugia (Il service distrettuale sulla donazione di sangue di cordone ombelicale) e del Dott. Mario Bernardini, Ass. Stampa medica (Il ruolo dell’informazione).
Per il Ministero della salute ha partecipato il Sottosegretario, Senatore Cesare Cursi che, sottolineando che “donare è un atto di amore”, ha ricordato che occorre una campagna di informazione e formazione che, dallo Stato e dalle Regioni, spieghi ai cittadini la donazione, partendo dalle scuole.
 

Il ruolo dell’informazione

Intervento preordinato di Mario Bernardini (*)


Ringrazio Ciammaichella delle belle parole di presentazione che non merito e di questa occasione di prendere la parola in un Convegno che tratta un argomento di altissimo valore umano e sociale. 
Considerando il tempo a disposizione per un breve intervento preordinato sull’importanza dell’informazione cercherò di trattare l’argomento con alcune brevi considerazioni che proverò ad esprimere con un sintetico comunicativo linguaggio giornalistico.
Alcuni avvenimenti di portata internazionale, sopraggiunti dopo lo scorso mese di luglio quando sono stato invitato a partecipare a questa riunione, hanno modificato i nostri atteggiamenti nei confronti di pur importanti argomenti connessi alla salute e al progresso medico scientifico.
Come ho già avuto modo di riferire in altre occasioni, la data dell’11 settembre e le iniziative che ne sono conseguite a livello internazionale, anzi mondiale, hanno scosso prima la coscienza poi richiamato l’attenzione di tutti noi, verso temi diversi da quelli della ricerca medico scientifica e delle sue possibili applicazioni. 
Argomenti non dimenticati, ma che hanno subito un calo di interesse da parte della collettività con l’eccezione di quelle organizzazioni e di quei singoli individui o nuclei familiari  direttamente interessati a specifici argomenti.
In altri termini viviamo tutti una realtà nuova che tende, molto più di ieri, a fare prevalere l’interesse personale anche nei confronti di argomenti di valenza sociale.
L’argomento della donazione del sangue di cordone ombelicale, di cui oggi ci occupiamo, è  tuttavia uno di quelli che non possono essere trascurati anche perché, qualche tempo fa, parlando di cellule staminali si è detto che era iniziata una nuova epoca per la medicina e che le cellule staminali avrebbero sempre più assunto un’importanza paragonabile a quella che ha rappresentato la scoperta degli antibiotici! 
Ricordiamo dunque il valore che il nostro argomento merita per quanto connesso al futuro progresso medico legato all’impiego di cellule staminali proprio nel momento in cui rivive l’attenzione nei confronti dell’uso degli antibiotici anche a scopo di prevenzione da ipotizzabili azioni di bioterrorismo, come la diffusione dell’antrace.
Entrando nel merito dell’importanza dell’informazione e del ruolo dell’informazione, anche le relazioni che abbiamo appena ascoltato mi fanno riflettere sulla grande mole di notizie che arrivano quotidianamente sui tavoli dei giornalisti e che meriterebbero tutte di essere divulgate.
Devo necessariamente premettere come sia necessario distinguere, anche in relazione a quanto abbiamo ascoltato, tra quanto può far parte di una informazione di tipo formativo, culturale, da quella che invece può essere una informazione di servizio. 
Nella prima parte dei lavori abbiamo ascoltato interventi di alto contenuto scientifico, culturale, sulla natura, le diverse proprietà e capacità e le connesse potenzialità delle cellule staminali, mentre nella seconda parte abbiamo avuto un chiaro esempio di quella che può essere una cosiddetta informazione di servizio; un’informazione pratica e operativa che molte volte è altrettanto e forse più necessaria per consentire di avvalersi con piena funzionalità delle risorse e delle possibilità offerte da quella formazione culturale innanzi acquisita.
Conoscere il valore e l’importanza delle cellule staminali, le potenzialità di intervento collegate alla donazione del sangue del cordone ombelicale non è sufficiente se non è associato alla conoscenza operativa delle strutture e delle sedi di riferimento cui rivolgersi, delle organizzazioni che si occupano del problema.
Si ha conoscenza dei problemi, si è disponibili a collaborare nel rispetto dei propri diritti e doveri, si ha volontà di partecipazione sociale, ma può accadere di non conoscere come esprimere questo impulso collaborativo di solidarietà sociale per scarsa conoscenza delle possibilità che ci vengono offerte, degli Enti e istituzioni alle quali rivolgersdi, dove andare e che cosa fare. 
Questa funzione di informazione pratica è quella svolta dai ‘media’ nella loro quotidianità di cronaca di avvenimenti e con riferimenti di pubblica utilità, rispondendo anche alla sollecitazione mirata da parte di organi e istituzioni che si dedicano alla promozione di iniziative di alto valore sociale, come è oggi testimoniato dall’esempio dei ‘Lions’, che attraverso l’odierna  iniziativa hanno voluto trattare lo specifico tema della donazione del cordone ombelicale e dell’organizzazione operativa che ne consente la migliore raccolta e utilizzazione.
Come medico e giornalista, responsabile dell’Associazione della Stampa Medica che è un Gruppo di specializzazione della Federazione della Stampa Italiana, devo sottolineare il valore e l’importanza dei contenuti medico scientifici delle notizie. Nel nostro caso, quindi, dei contenuti delle relazioni che hanno consentito di ampliare le conoscenze dei presenti per quanto riguarda l’importanza delle cellule staminali in generale e, in particolare, di quelle di provenienza dal sangue del cordone ombelicale.
I relatori hanno egregiamente, da cattedratici, trattato l’argomento delle cellule staminali, proprio tenendo conto di quanto ho spesso avuto occasione di notare anche in altre ocircostanze e cioè che ogni volta che si parla di cellule staminali si suscitano interrogativi e dubbi tra il pubblico di meno ‘esperti’ con possibilità di creare una certa confusione. 
Una confusione che deriva proprio dal non conoscere approfonditamente quello che è stato il contenuto della prima relazione introduttiva, che ha, in fondo, fornito una classificazione delle cellule staminali: da quelle “totopotenti”, a quelle “parzialmente potenti” a quelle destinate alla riproduzione di ben determinati organi e tessuti. 
Distinzioni che presumo possano essere alla base di alcune domande e interrogativi in merito al momento dell’inizio della ‘vita’ e al connesso dilemma etico morale sull’utilizzazione di cellule staminali di provenienza embrionale.
Mi piace a questo proposito ricordare che, in modo brillante, oltre che con considerazioni di particolare valore scientifico, in Italia la polemica sull’uso degli embrioni, delle cellule embrionali, è stata in gran parte superata da quelli che sono stati i risultati del lavoro svolto dalla Commissione Dulbecco. 
Le considerazioni conclusive della Commissione Dulbecco discendono proprio dalla primaria considerazione della provenienza delle cellule staminali da impiegare per diverse finalità di intervento medico terapeutico, particolarmente in connessione con il progresso scientifico nel settore dei trapianti d’organo.
Si considera la provenienza cellulare, distinguendo, anche per considerazioni di carattere etico, le cellule staminali di provenienza embrionale da quelle fetali, da quelle del sangue di cordone ombelicale, dalle cellule adulte.
In questa sede oggi ci stiamo occupando delle cellule staminali di origine del cordone ombelicale e, a loro proposito, la Commissione Dulbecco non ha avuto alcuna esitazione o conflittualità di tipo etico dichiarando unanimemente che sono moralmente e scientificamente di tranquilla utilizzabilità.
E’, a mio parere, una notizia estremamente importante per una valutazione da parte della pubblica opinione. 
Altrettanto importante è la connessa precisazione in merito ai limiti ben definiti di una loro utilizzazione in campo terapeutico.
La specifica indicazione della loro potenzialità per combattere determinate malattie degli organi emopoietici, malattie ben definite come le leucemie, con possibilità di impiego ad integrazione fino alla sostituzione del trapianto di midollo osseo.
Eticità e precisa finalità di utilizzazione che sono alla base di un’informazione corretta e che non deve creare illusioni o false speranze in merito ad una generica ipotesi di impiego terapeutico. 
Spero di avere contribuito a dimostrare quanto non sia facile fornire una informazione scientificamente corretta e ritengo di potere aggiungere quanto sia importante che l’informazione medico scientifica della popolazione sia assicurata con il contributo di professionisti particolarmente qualificati e in grado di rispondere anche ad un impegno educativo e formativo oltre che di cronaca. 
Vogliate scusarmi se spezzo una lancia a favore dell’organizzazione che rappresento, l’Associazione della Stampa Medica Italiana, ma, per avere scambiato qualche parole con il Sen. Curzi, mi è piaciuto che abbia ripreso almeno un concetto che considero particolarmente importante e che voglio ricordare: la necessità di una validazione dell’informazione di specifico contenuto che viene quotidianamente diffusa attraverso i media.
Ne consegue la necessità, ma questa è una considerazione personale, di potere disporre di giornalisti preparati a svolgere un ruolo di informazione formativa di tipo culturale, di tipo medico–scientifico, anche se già sicuramente professionalmente preparati a fare informazione ‘tout court’, anche con la“i” maiuscola. 
Mi sia consentito di aggiungere, parlando di ricerca medico scientifica e delle sue possibili applicazioni, che sarebbe opportuna la presenza di un giornalista medico scientifico in quegli organismi istituzionali, come ad esempio la Commissione Nazionale per la Bioetica, a garanzia che quanto viene discusso e deciso, venga divulgato in termini semplici, ma con correttezza e completezza di esposizione e interpretazione, nell’esercizio di un ruolo di unione tra quello che è il linguaggio scientifico del ricercatore e quello che può essere risposta a situazioni di personale interesse nell’ambito di un più ampio compito di servizio informativo destinato alla collettività, espressione del contributo del progresso della scienza e della ricerca alla soluzione di problemi d’interesse sociale.
L’informazione scientifica deve essere qualificata e qualitativamente garantita.
Qualitativamente garantita significa rispondente ad alcune aggettivazioni che, stranamente cominciano quasi tutte con la lettera“c”!
Completa, Corretta, Comprensibile, Convincente, Certa (delle sue fonti).
Vi è poi un altro elemento indispensabile che è quello di essere Indipendente.
Indipendente come il principio basilare del presupposto di libertà di informazione che è base della stessa professione giornalistica, ma che presuppone anche il non dare credito o cedere agli aspetti commerciali delle notizie che, anche in campo informativo, giocano un ruolo estremamente importante e delicato sul quale non è il caso soffermarsi. 

(*) Presidente A.S.M.I.
Associazione Stampa medica Italiana



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