Testata
Biotecnologie e Medicina
Corso sulle biotecnologie per i medici di famiglia

Si è svolto a Genova il 22, 23 e 24 ottobre il primo Corso realizzato dal ‘Centro di Biotecnologie Avanzate’, dalla ‘Federazione Italiana Medici di Medicina Generale’  (FIMMG) e dalla ‘Accademia delle Biotecnologie Serono’ .
Il Corso sarà ripetuto per rispondere ai dati emersi da una recente ricerca secondo la quale l’88,2% degli italiani chiede al medico di famiglia di svolgere il ruolo di informatore sulle biotecnologie il cui sviluppo suscita diversi interrogativi. 

Prossimi appuntamenti:Roma 12 -14 novembre e Torino 3 - 5 dicembre
I medici di famiglia che partecipano ai Corsi agiranno da formatori per i colleghi della loro Regione, avendo assistito alle lezioni svolte da prestigiosi professori: Leonardo Santi (Univ. Genova), Bruno Dallapiccola (Univ. Roma ‘La Sapienza’), Adriana Albini (Dir. Serv. Biologia molecolare , Ist. Naz. Ricerca sul Cancro  -  Genova), Giovanni Battista Ferrara (Univ. Genova), Carlo Alberto Redi (Univ. Pavia), Lorenzo Silengo (Univ. Torino), Luigi Santi (Segreteria Naz. FIMMG).
Informazioni: ERREPI COMUNICAZIONE (Olga Pacchioni /Alessia Salvatori)
E-mail: rppacchioni@uni.it / rpsalvatori@uni.it  - cell. 335/7459987 - tel. 06/68300527 - fax06/68300780


La documentazione di seguito riporata è stata fornita dal 
‘Centro di Biotecnologie avanzate’


Gli Italiani e le Biotecnologie: l’indagine

1) Percezione delle biotecnologie in campo biomedico
La produzione di farmaci e vaccini con le tecniche biotecnologiche non desta alcuna preoccupazione tra gli italiani, tanto che uno su due (59,3%) è convinto che i farmaci biotecnologici possono realmente aumentare durata e qualità della vita e il 68,2% è convinto che possano realmente sconfiggere alcune gravi malattie.
I più ottimisti sono gli uomini (il 71,1% contro il 65,3% delle donne) e gli anziani (77,9% degli ultrasessantaquattrenni contro il 70,1% di chi ha fra 30 e 44 anni, il 66,2% di chi ha fra 45 e 64 e il 65,8% dei giovani fra 18 e 29 anni). Il 61,5% ha fiducia nel futuro e ritiene che le biotecnologie siano il frutto della più avanzata ricerca scientifica. Particolarmente ottimisti gli anziani (68,7%). 
Il 58,7% degli intervistati considera le biotecnologie una grande opportunità per il futuro dell’umanità, ma il 30,3% si dichiara diffidente in quanto i prodotti biotecnologici non sono naturali. Le donne sono leggermente più apprensive degli uomini: dichiara, infatti, di essere tranquillo il 51,8% delle prime contro il 57,6% dei secondi. I più tranquilli sono i giovani da 18 a 29 anni (60%) e gli adulti fra 30 e 44 anni (56,7%). Tra gli anziani, uno su due (50,6%) ha un atteggiamento tranquillo e di fiducia. Due italiani su tre sanno che alcuni farmaci biotecnologici sono utilizzati per combattere gravi malattie, come nanismo e infertilità e la consapevolezza sull’importanza di questi farmaci aumenta con l’aumentare dell’età (dal 23,7% di informati tra i più giovani al 45,8% degli anziani), mentre si equivale sostanzialmente fra uomini e donne. L’atteggiamento favorevole nei confronti dei farmaci biotech aumenta anche con il livello di istruzione (dal 43,9% di informati tra coloro che hanno la licenza elementare al 50% dei laureati).

2) Percezione delle biotecnologie nel settore agro-alimentare
Generano una certa apprensione negli italiani tanto l’impiego delle biotecnologie nella produzione agricola, quanto quello volto alla produzione di vitamine, enzimi e altri prodotti utilizzati nel settore alimentare. Oltre il 50% del campione si dichiara preoccupato o molto preoccupato. Donne e anziani sono decisamente i più apprensivi, così come una certa preoccupazione scatta dopo i 45 anni (si dicono preoccupate il 45% delle persone fra 45 e 64 anni e il 49,4% degli oltre 64/enni, contro il 39,9% di coloro che hanno fra 30 e 44 anni e il 38,5% di coloro che hanno fra 18 e 29 anni). Per quanto riguarda in particolare il settore alimentare, le persone più preoccupate hanno fra 30 e 64 anni (46%). I più tranquilli sono ancora i giovani fra 18 e 29 anni (41%).

3) Percezione delle biotecnologie per l’ambiente
Genera ancora qualche incertezza l’applicazione delle biotecnologie nella tutela ambientale, ad esempio per lo smaltimento dei rifiuti, la depurazione delle acque e dei suoli contaminati. Si dice preoccupato o molto preoccupato il 45,4%.  Anche in questo caso le più apprensive sono le donne (47% contro il 43,8% degli uomini). Preoccupate anche le persone fra 45 e 64 anni (52,6%, contro il 47,4% dei giovani fra 18 e 29 anni e il 50,6% degli ultrasessantaquatrenni).

4) Come cambia la percezione delle biotecnologie in uomini e donne
Sono le donne le più apprensive nei confronti delle biotecnologie e la preoccupazione riguarda tutti i settori, sebbene sia più pronunciata nei riguardi delle biotecnologie utilizzate in campo agricolo e alimentare. Rispetto agli uomini le donne risultano essere anche meno informate.
Tra coloro che non hanno mai sentito parlare di biotecnologie, ad esempio, il 63% sono donne, in gran parte casalinghe. Tra le donne che invece conoscono questo settore di ricerca, la maggior parte si rivolge all’informazione televisiva principale canale di informazione (58,2% contro il 51,5% degli uomini). Dimostrano però un forte interesse a queste tematiche, tanto che ben il 78,2% (contro il 72,9%) cerca di tenersi aggiornata, anche se non sempre è facile trovare tempo e occasioni per farlo.
A destare le apprensioni maggiori da parte delle donne è l’uso delle biotecnologie in campo agricolo, tanto che il 56% delle intervistate (contro il 49,5% degli uomini) ha dichiarato di essere preoccupata. Ancora più forte la perplessità per il settore alimentare, rispetto al quale si dice preoccupato o molto preoccupato il 60,4% delle donne, contro il 54,1% degli uomini.
Il livello di fiducia si eleva sensibilmente nei confronti delle biotecnologie per la medicina. In questo caso si dice tranquillo o molto tranquillo il 51,8% delle donne, anche se non sono fiduciose come gli uomini (di questi si dice tranquillo il 57,6%). La preoccupazione torna a salire nei confronti delle biotecnologie per l’ambiente, tanto che si dichiara preoccupato il 47% delle donne contro il 43,8% degli uomini.

5) Biotecnologie e informazione
Il 75,6% degli italiani dichiara di essere molto interessato alle biotecnologie, ma di questi soltanto il 10,6% cerca di tenersi aggiornato. La maggioranza (65%) non trova il tempo né le occasioni per informarsi. La televisione è attualmente il principale veicolo di informazione sulle biotecnologie e viene citata come canale di conoscenza primario dal 55% degli intervistati, seguita a distanza da quotidiani (18,1%), periodici (10%) e riviste scientifiche (8%).
Attualmente l’informazione televisiva è il principale canale di informazione soprattutto per i giovani fra 18 e 29 anni (58,6%) e per le donne (58,2% contro il 51,5% degli uomini). Gli uomini e gli anziani citano invece più frequentemente i quotidiani (rispettivamente il 21% e il 25,3% contro il 15,2% delle donne e il 13,2% dei giovani). Il 63,2% degli intervistati chiede di avere più informazioni in generale, il 35,9% vorrebbe un’informazione meno scientifica e più facilmente accessibile, il 28,8% notizie più obiettive e complete. La richiesta di informazione è particolarmente sentita tra i più giovani (67,5%), mentre gli anziani chiedono informazioni più semplici e accessibili (49,4%). Oltre un italiano su tre (42,1%) vorrebbe che di questo si occupassero le istituzioni (come i ministeri della Sanità e degli Interi, o la Presidenza del Consiglio), alle quali secondo gli intervistati spetterebbe soprattutto il compito di promuovere la circolazione di informazioni chiare e complete.
Anche le informazioni sui farmaci biotecnologici derivano principalmente dalla televisione (44,3%), seguita da quotidiani (16%), periodici (7,2%) e riviste scientifiche (5,7%). Nel 42,6% dei casi gli intervistati hanno rilevato che le loro fonti di informazione parlavano in modo positivo dei farmaci biotecnologici. 

6) Il ruolo dei medici
Gli italiani vedono nel medico e nel farmacista le fonti di informazione più attendibili sulle biotecnologie, tanto che il 64,5% degli intervistati ha dichiarato che ha avuto la possibilità di farsi un’opinione sui farmaci biotecnologici proprio grazie al confronto con il medico di famiglia, con un medico specialista o con il farmacista. Il rapporto di fiducia è tale che l’88,2% degli intervistati ritiene di assegnare a queste figure professionali un ruolo di primo piano nella divulgazione di informazioni relative a questo settore.
A scegliere il medico come interlocutore privilegiato in materia di biotecnologie sono soprattutto le donne (91,3% contro l’85% degli uomini), ma medici di famiglia e specialisti sono considerati ottimi interlocutori anche da trentenni (90,7%) e anziani di oltre 64 anni (90,3%).
Il medico di base o specialista, così come il farmacista di fiducia, risulta essere al secondo posto in ordine di importanza, dopo parenti e amici, fra gli interlocutori con cui si è avuto occasione di scambiare opinioni in materia di biotecnologie. Tra coloro che ha avuto occasione di discutere con qualcuno di farmaci biotecnologici, il 70,5% lo ha fatto con amici e parenti, il 16,2% con medici e farmacisti (in particolare l’8,8% ne ha parlato con il medico di famiglia, il 7,1% con uno specialista e lo 0,3% con il farmacista). Un altro 16,2% ha avuto occasione di parlare di farmaci biotecnologici con i colleghi di ufficio e il 12,2% ne ha discusso a scuola o all’università. 
Nella maggior parte dei casi (46,5%) il medico ha risposto a domande specifiche sull’argomento, mentre nel 29,7% dei casi il discorso sulle biotecnologie è nato casualmente e nel 20,6% dei casi è stato il medico a parlare spontaneamente dell’argomento. Per oltre l’82% degli intervistati parlare di biotecnologie con il medico è stato utile a formarsi un’opinione sui farmaci biotecnologici (per il 49,0% è stato molto utile, per il 12,9% abbastanza e per il 20,6% poco utile). Soltanto per il 17,4% il colloquio con il medico non ha avuto alcuna utilità.
La maggior parte degli intervistati (complessivamente il 61,7%) ritiene che il ruolo di informare sulle biotecnologie spetti a medici e farmacisti (32,2% medico di famiglia, 20,6% altri medici specialisti, 8,9% farmacisti). Seguono le istituzioni, con il 42,1%, la televisione con il 36,5% e la stampa con il 30,2% fra quotidiani (17,1%), periodici (8,3%) e riviste scientifiche (4,8%).
 
 

L'evoluzione delle biotecnologie: le principali tappe

Le biotecnologie esistono da quando gli uomini hanno imparato a produrre pane e vino. Il termine “biotecnologie” si riferisce infatti alla possibilità di utilizzare gli organismi viventi o i loro componenti (cellule o molecole) per generare prodotti.
La data di nascita ufficiale di questo settore di ricerca può risalire al 1857, quando Louis Pasteur ha pubblicato i suoi studi sui meccanismi di lievitazione e fermentazione. Altre date storiche sono il 1878, con la scoperta degli enzimi della lievitazione e il 1929 con il riconoscimento degli enzimi come proteine. Le premesse sul futuro sviluppo delle biotecnologie sono state gettate con i primi studi sull'ereditarietà (1856-1866), le cui leggi sono state scoperte nel 1865 da Johann Gregor Mendel.
Il principale risultato raggiunto nella prima metà del '900 è stata la dimostrazione del processo di trasformazione batterica (1928), ma la vera e propria strada verso il decollo di questo settore di ricerca è stata aperta nel 1953, con la scoperta della struttura del DNA.
Da allora i progressi non si sono fatti attendere e il primo grande risultato è arrivato a distanza di 20 anni, con la prima ricombinazione del patrimonio genetico. Risale infatti al 1973 il primo brevetto per la tecnica del DNA ricombinante. Questa tecnologia permette di modificare il DNA di un organismo inserendo in esso geni di un altro organismo.  Nemmeno due anni più tardi, nel 1975, nasce la prima azienda biotecnologica e nel 1977 arriva il primo prodotto dell'ingegneria genetica: l’insulina umana. 
Un'ulteriore accelerazione nel settore arriva nel 1983, quando il biochimico Kary Mullis mette a punto la tecnica della PCR (reazione a catena della polimerasi), che permette di moltiplicare numerosissime volte frammenti di DNA. 
All'inizio degli anni '80 sono arrivati i primi farmaci, come l'insulina umana artificiale (1982) e l'ormone della crescita (1985). Fra il 1987 e il 1989 sono state ottenute le prime proteine del sangue, fra il 1986 e il 1991 i primi modulatori del sistema immunitario. Risale al 1990 il primo esperimento di terapia genica. A partire dal 1986 è cominciata la produzione dei vaccini.

Le principali tappe dello sviluppo delle biotecnologie, a partire dalla scoperta della struttura del DNA:

1953 J. Watson e F. Crick elaborano il modello a doppia elica del DNA
1955 H. Fraenkel-Conrat e R. Williams ricostruiscono un virus pienamente attivo, il Tmv, parassita della pianta del tabacco
1955 A. Kornberg scopre gli enzimi Dna-polimerasi, che in natura sfruttano un filamento della doppia elica del DNA come stampo per duplicare o riparare il filamento complementare
1961 M. Nirenberg e J. Mattaei decifrano la prima tripletta di basi del codice genetico (la tripletta UUU della fenilalanina) nell'arco dei successivi sei anni sarà decifrato l'intero codice
1964 Comincia la sperimentazione di tecniche per coltivare in provetta cellule ibride, provenienti dalla fusione di due diverse linee cellulari dello stesso organismo. Ciò getta le basi sia per la produzione di anticorpi monoclonali, sia per la mappatura del genoma umano
1967 isolamento dell'enzima Dna-ligasi, una tecnica che sarà utilizzata negli interventi di ingegneria genetica
1970 primo gene sintetizzato in laboratorio
1973 J.B: Gurdon indaga la possibilità di clonare un anfibio da una cellula somatica differenziata
1973 nasce la tecnologia del DNA ricombinante. Nello stesso anno si ottiene il primo organismo transgenico: il batterio E. coli in cui hanno inserito un gene animale
1975 si producono i primi anticorpi monoclonali
1975 messa a punto la tecnica del Southern blotting, che si rivelerà utile per identificare specifiche sequenze all'interno di un corredo genetico
1975 F. Sanger mette a punto un metodo per il sequenziamento veloce del DNA
1977 il batterio E. coli viene utilizzato per produrre l'ormone umano somatostatina
1977 viene isolato e clonato il primo gene umano difettoso, quello dell'anemia 
falciforme
1982 ottenuti i primi topi transgenici, nei quali è inserito il gene del ratto che produce l'ormone della crescita
1984 si introduce la tecnica della Pcr, per produrre in poche ore fino a 100 miliardi di copie di una sequenza di DNA
1984 nell'università di Harvard viene creato l'oncotopo, ossia un topo geneticamente modificato in modo da essere suscettibile ai tumori e da utilizzare come modello sperimentale per studiare cure anticancro
1988  lanciato il progetto genoma umano
1900 prima terapia genica sull'uomo per correggere l'immunodeficienza provocata dalla carenza dell'enzima ADA
1992 primi animali transgenici per il trapianto di organi dall'animale all'uomo
1995 decifrato il corredo genetico del batterio Haemophilus ingluenzae
1997 costruiti in laboratorio cromosomi artificiali
2000 completato il sequenziamento del genoma umano
 

I principali farmaci biotecnologici

Dei 1.054 nuovi farmaci allo studio nel mondo, 369 sono farmaci biotecnologici. Tra questi, la maggioranza (40%) è diretta alla cura del cancro. L'8,9% è invece diretto alla cura di malattie infettive, il 6,4% di quelle neurologiche, il 5,9% delle malattie cardiovascolari, il 5% malattie respiratorie, 4,3% Aids, 4,3% malattie autoimmuni. Tra i farmaci biotecnologici diretti contro i tumori, il 14% ha come obiettivo la cura del melanoma, l'8,6% il cancro dei polmoni, l'8,2% il tumore del seno, il 7,8% i tumori di colon e intestino, il 6,9% il cancro della prostata. Sono allo studio anche 81 vaccini anticancro, più 46 anticorpi monoclonali e 24 forme di terapia genica. 
Il primo vaccino biotecnologico, contro l'epatite B, risale al 1986. Per la prima volta un farmaco che, con le tecniche tradizionali, poteva essere prodotto soltanto in piccole quantità, poteva essere prodotto in quantità illimitate grazie a un lievito modificato in modo da produrre l'antigene di superficie del virus. Il secondo vaccino biotech, contro la pertosse, è stato messo a punto nel 1993. Il batterio che provoca la malattia è stato modificato in modo da produrre una molecola innocua, sulla quale si basa il vaccino. Per il futuro sono allo studio sia vaccini terapeutici da utilizzare a tutte le età contro malattie croniche, tumori e allergie, sia nuove modalità di somministrazione. Si pensa, ad esempio, alla possibilità di sostituire le tradizionali iniezioni con metodi meno invasivi, come spray e pomate in grado di agire al livello delle mucose.
Ecco di seguito una cronologia dei principali farmaci biotecnologici, con i loro obiettivi terapeutici:
 

DATA
FARMACO
OBIETTIVO
1982 Insulina Diabete mellito
1985 Ormone della crescita  Deficit Staturale
1986 Vaccino ricombinante HBsAG Epatite B
1986-89 Interferone alfa Leucemie, sarcoma di Kaposi (Aids)
Interferone beta Sclerosi multipla
Interferone gamma Granulomatosi cronica
1987 Attivatore del plasminogeno Dissoluzione di trombi
1989 Fattori della coagulazione VII, VIII, IX Emofilia
1989 Eritropoietina Anemia
1989 Interleuchine  Tumori, disordini immunitari
1990 Primo esperimento di terapia genica Immunodeficienza combinata
1991 Tumor necrosis factor Tumori
1991 Granulocyte Colony stimulating factor Infezioni post-chemioterapia
1991 Granulocyte macrophage Csf Trapianto di midollo
1993 Vaccino ricombinante Pertosse
1995 Follitropina Alfa Trattamento dell’infertilità
2000 Lutropina Alfa  Trattamento dell'infertilità nei deficit dell'LH
2001 Coriogonadotropina Alfa Trattamento dell’infertilità

 

Glossario


  • ALLELE: una o più varianti dello stesso gene.
  • AMINOACIDI: gruppo di composti organici che costituiscono i mattoni che compongono tutti i polipeptidi e le proteine. 
  • ANTICORPO: proteina che riconosce selettivamente elementi estranei (antigeni) di natura batterica o virale, attivando la risposta immunitaria. Ciascun anticorpo è in grado di legarsi specificamente al suo antigene, proprio come una chiave alla sua serratura.
  • ANTIGENE: sostanza estranea all’organismo che induce la formazione di anticorpi e innesca di conseguenza una reazione immunitaria.
  • ANTISENSO: strategia che utilizza molecole di DNA o RNA complementari a un bersaglio le quali, dopo essersi legate ad esso, lo inattivano.
  • BASI AZOTATE: o nucleotidi, sono i quattro costituenti fondamentali del DNA: adenina (A), citosina (C), timina (T) e guanina (G). Nell’RNA la timina è sostituita dall’uracile (U). Nella molecole di DNA le basi si combinano in coppi: l’adenina è sempre associata alla timina e la citosina alla guanina. Nell’Rna l’uracile si lega con l’adenina. Questo meccanismo imprime alla molecola di DNA la tipica forma della doppia elica.
  • CELLULA: è l’unità strutturale e funzionale di tutti gli organismi viventi. Ogni cellula contiene l’informazione genetica sotto forma di DNA. Nelle cellule eucariote il DNA è racchiuso nel nucleo. Questo è circondato dal citoplasma e da una membrana che controlla il traffico in entrata e in uscita di varie sostanza.
  • CLONE: gruppo di cellule geneticamente identiche o di individui derivati da un antenato comune per divisione asessuale. Il termine può anche indicare una cellula o un organismo geneticamente identici ad un altro, dal quale sono stati ottenuti per via asessuale, o ancora può indicare segmenti di DNA isolati e copiati in vitro.
  • CROMOSOMA: struttura lineare all’interno della quale è organizzato il DNA. Il numero dei cromosomi presenti nel nucleo varia da specie a specie. Nell’uomo i cromosomi sono 23 paia, per un torale di 46 (22 più un paio di cromosomi sessuali). 
  • DNA: acido desossiribonucleico. E’ la molecola della vita, nella quale sono racchiuse tutte le informazioni genetiche necessarie alla costruzione di un essere vivente. E’ formato dalle basi azotate A,C,G,T, dallo zucchero desossiribosio e da fosfato.
  • DNA MITOCONDRIALE: è l’informazione genetica contenuta al di fuori del nucleo cellulare, nei mitocondri, e viene ereditato solo per via materna. Il DNA mitocondriale degli spermatozoi viene infatti perduto durante la fertilizzazione.
  • DNA RICOMBINANTE: molecola di DNA che è stata modificata tramite lo scambio o l’inserimento di un segmento di DNA di altro tipo. Questo processo si verifica naturalmente durante il normale sviluppo degli organismi. Più recentemente il termine è diventato sinonimo di molecole artificiale di DNA, ottenute combinando DNA di specie diverse con le tecniche dell’ingegneria genetica.
  • ENZIMI DI RESTRIZIONE: enzimi che riconoscono e tagliano selettivamente particolari sequenze di DNA. Ne esistono oltre un centinaio e sono utilizzati dai biologi molecolari per manipolare, isolare e modificare frammenti di DNA. Rappresentano lo strumento principale della tecnologia del DNA ricombinante.
  • FARMACOGENOMICA: è il futuro della farmacologia, reso possibile dalla conoscenza del genoma. Indica la possibilità di progettare farmaci individualizzati e calibrati sulla base delle caratteristiche genetiche di ciascun individuo.
  • FENOTIPO: insieme dei caratteri somatici di un individuo o di una specie.
  • GENE: è l’unità dell’informazione genetica, la singola regione del cromosoma che racchiude l’informazione specifica per una o più proteine.
  • GENOMA: è il corredo genetico completo di un organismo. Il genoma umano è l’insieme delle informazioni genetiche contenute nel nucleo.
  • GENOTIPO: è l’assetto genetico di un individuo, come viene ereditato dai genitori. Non varia nel corso della vita, a meno che non si verifichino mutazioni nel DNA.
  • HUMAN GENOME PROJECT: progetto internazionale volto al sequenziamento del genoma umano. Avviato all’inizio degli anni ’90, è giunto alla conclusione nel 2000. La seconda fase del progetto prevede l’analisi della funzione dei singoli geni. I risultati finora ottenuti hanno dimostrato che i geni non sono 100.000, come si riteneva prima della conclusione del progetto, ma che il loro numero è compreso fra 28.000 e 40.000.
  • IBRIDAZIONE: tecnica della biologia molecolare che permette di appaiare regioni complementari di DNA o di RNA.
  • INGEGNERIA GENETICA: insieme di tecniche grazie alle quali è possibile introdurre DNA di altro tipo all’interno di un organismo.
  • KNOCK OUT: la distruzione di una funzione peculiare di un gene. Il gene così modificato viene quindi reintrodotto nell’organismo al fine di sostituire la copia normale dello stesso gene. La tecnica viene utilizzata in laboratorio per ottenere animali transgenici da utilizzare per lo studio di determinate funzioni genetiche o come modello di malattie umane.
  • LISI: è la disintegrazione di una cellula che avviene in seguito alla rottura della membrana e quindi alla morte cellulare.
  • MITOCONDRIO: strutture della cellula addette alla produzione di energia.
  • MRNA: RNA messaggero. E’ la molecola in cui viene trascritto il DNA dai geni e che rende possibile la produzione delle proteine.
  • MUTANTE: organismo o cellula nel cui genoma è presente una modificazione rispetto alla forma normale.
  • NUCLEO: organello interno alla cellula eucariota, circondato da una membrana e all’interno del quale risiede l’informazione genetica (Dna) organizzata nei cromosomi e dalla quale l’attività della cellula stessa viene controllata.
  • NUCLEOTIDE : (v. basi azotate)
  • ONTOGENESI: il processo di sviluppo di un organismo a partire dallo stadio uovo fertilizzato allo stato di individuo adulto.
  • PCR: Polymerase Chain Reaction (Reazione a catena della polimerasi). E’ probabilmente uno dei principali progressi della biologia molecolare degli ultimi decenni. Il suo inventore, Kary Mullis, ha ottenuto il Nobel per la Chimica nel 1993. E’ la tecnica che permette di ottenere in provetta milioni di copie di un determinato segmento di DNA o RNA. 
  • PROTEINA: una delle quattro principali classi di macromolecole (insieme ad acidi nucleici, carboidrati e lipidi) presenti nei sistemi biologici. Le proteine, la cui produzione viene controllata dai geni, sono composte di aminoacidi organizzati tra loro in catene peptidiche.
  • RIBOSOMA: è la macchina molecolare all’interno della quale avviene l’assemblaggio delle proteine.
  • RICOMBINANTE: ogni molecola di DNA o di RNA ottenuta artificialmente grazie alle tecniche della biologia molecolare.
  • RNA: acido ribonucleico. E’ un acido nucleico il cui compito è tradurre l’informazione contenuta nel Dna al fine di ottenere le proteine. E’ composto da ribosio, fosfato e dalle quattro basi azotate. Costituisce anche il materiale genetico fondamentale alla base di molti virus.
  • STAMINALE: cellula progenitrice, indifferenziata e il cui sviluppo può dare origine a diversi tipi di tessuti. Sono definite perciò cellule multipotenti o totipotenti. Cellule di questo tipo sono quelle embrionali, ma cellule staminali sono presenti anche nei tessuti adulti.
  • TRANSCRITTASI INVERSA: enzima che produce una molecola di DNA copia (cDNA) a partire dall’RNA messaggero (mRNA).
  • ULTRACENTRIFUGA: strumento di laboratorio utilizzato per separare macromolecola, come proteine e acidi nucleici, sospese in soluzione.
  • ULTRASTRUTTURA: struttura dettagliata di materiali biologici così come appare all’esame con il microscopio elettronico.
  • VIRIONE: particella virale completa che consiste di un involucro (capside) che racchiude l’acido nucleico virale (DNA o RNA).


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