"Decalogo" della spesa alimentare intelligente
Distribuito in occasione della "Giornata europea
del consumatore"
A complemento delle iniziative organizzate per incarico della Commissione
CE, Direzione generale per la salute e tutela del consumatore, l’Unione
Nazionale Consumatori ha elaborato e diffuso un Decalogo del consumatore
intelligente con lo scopo di dare un contributo a una maggiore consapevolezza
delle scelte di consumo alimentare e a una migliore difesa dei propri diritti
e legittimi interessi.
Il Decalogo non contiene certamente tutte le risposte necessarie a
una completa informazione e tutela del consumatore, per le quali occorrerebbe
un trattato, ma può essere una piccola e utile guida per scelte
e comportamenti più consapevoli e razionali, in modo anche da evitare
errori che potrebbero avere conseguenze sul portafoglio o, ancor peggio,
sulla salute.
L'elenco degli ingredienti
Nella scelta di un prodotto alimentare la prima regola è leggere
l’elenco degli ingredienti riportato in etichetta o su cartelli affissi
nei negozi. In base alle norme comunitarie e nazionali, l’elenco deve essere
in ordine decrescente di quantità degli ingredienti impiegati e
ciò significa che il primo nominato è più del secondo,
il secondo più del terzo e così via.
Tale regola permette spesso di capire qualità o la convenienza
di un prodotto rispetto ad un altro di prezzo diverso o analogo, controllando
il posto che occupano gli ingredienti più costosi o pregiati.
Per esempio, il ragù di carne in un "sugo al ragù", le
uova e il burro in un panettone o in altri dolciumi, il pesce in un surgelato
ricettato con contorno, eccetera
Il tipo degli ingredienti
In etichetta, però, bisogna controllare anche il tipo di ingredienti.
Una salsa sarà probabilmente più qualitativa se è
stato adoperato olio extra vergine d’oliva anziché olio di semi
e lo stesso può valere per i biscotti fatti con il burro anziché
con la margarina (che costa meno) o per una maionese che dichiara "uova
fresche" anziché semplicemente "uova" (che possono essere in polvere
o congelate).
Le informazioni complementari
Contano anche le informazioni complementari riportate in etichetta,
che sono facoltative (come l’avvertenza che le uova sono fresche), ma che
devono essere veritiere, perché altrimenti potrebbe configurarsi
il reato di frode in commercio.
Ogni informazione complementare va valutata caso per caso e secondo
il tipo di alimento, purchè non sia generica o a carattere pubblicitario
(come "prima scelta", "dalle migliori selezioni", eccetera).
La denominazione commerciale
Attenzione anche alla denominazione commerciale del prodotto, che sembra
banale ma può essere importante. Quella che dalla raffigurazione
in etichetta sembra una panna potrebbe non avere nulla a che fare con il
latte ed essere a base di grassi idrogenati, ma in tal caso non può
chiamarsi "panna" e avrà una denominazione di fantasia.
La denominazione commerciale è doppiamente importante quando
vi è una classificazione normativa perché, in diversi casi,
rivela immediatamente la qualità del prodotto alimentare.
Così, l’olio extra vergine d’oliva è meglio dell’olio
vergine o dell’olio d’oliva, il latte fresco pastorizzato è meglio
del latte pastorizzato, le uova extra sono più fresche delle uova
di categoria A, il succo di frutta contiene più frutta del nettare,
eccetera.
La denominazione d'origine
Anche le denominazioni d’origine riconosciute dall’Unione europea,
ovvero DOP (denominazione d’origine protetta) e IGP (indicazione geografica
protetta), sono una garanzia di qualità sia perché i prodotti
con tali qualifiche devono provenire da una determinata zona, sia perché
devono essere fatti rispettando un preciso disciplinare di produzione
I prodotti biologici
Tra le denominazioni tutelate rientrano pure i prodotti biologici,
sia agricoli sia zootecnici, che devono essere ottenuti rispettando precise
regole di produzione tradizionale e che sono riconoscibili dalla dizione
in etichetta "Agricoltura biologica – regime di controllo CE".
La data di scadenza
In molti casi la data di scadenza è importante perché
più è lontana e più sta a significare una maggiore
freschezza del prodotto. In altri casi è vero invece il contrario.
In uno yogurt, per esempio, una data di scadenza più lontana significa
quasi sicuramente una maggiore presenza di bacilli lattici benefici per
l’organismo, ma un tonno all’olio, un salame, un prosciutto o un formaggio
duro guadagnano in sapidità con il trascorrere del tempo (entro
certi limiti). Comunque, se la data di scadenza è espressa con la
dizione "da consumarsi entro il…", il prodotto non può più
essere venduto al consumatore oltre il termine indicato.
Gli additivi
Nei prodotti alimentari possono essere usati soltanto gli additivi
permessi (secondo una lista valida in tutta l’Unione europea) e considerati
senza rischi per la salute, dopo prove e studi molto rigorosi. In qualche
caso, gli additivi svolgono una funzione utile per la salute, come i nitrati
nei salumi, che neutralizzano il letale botulino, o i conservanti per bloccare
la proliferazione di germi nocivi. In altri casi, la presenza di additivi
è un indice di scarsa qualità: se in un formaggio molle ci
sono polifosfati, ortofosfati o addensanti, significa che è fatto
con molta acqua e il tiabendazolo sulle arance serve solo a prolungarne
artificialmente la conservazione. Come regola generale, anche se non assoluta,
fra due prodotti della stessa tipologia è preferibile quello senza
additivi e lo stesso vale per i coloranti, che hanno una funzione puramente
estetica e di nessuna utilità.
L'etichetta generica
Alcuni ingredienti possono essere indicati in etichetta con una denominazione
generica e senza una precisa specificazione. Così il termine "oli
vegetali" può significare che sono stati impiegati oli tropicali
contenenti molti acidi grassi saturi sconsigliati dai nutrizionisti e lo
stesso vale per "grassi vegetali". Anche per la gelatina non è obbligatoria
la specificazione dell’origine animale o vegetale ed è ugualmente
facoltativo precisare da quale animale è stato ricavato l’estratto
di carne. Quindi è preferibile scegliere prodotti con l’indicazione
precisa degli ingredienti usati
La carne
Di particolare attualità sono le preoccupazioni per la scelta
dei tagli di carne bovina e dei prodotti che la contengono. Va ricordato,
comunque, che l’ingrediente "carne" va sempre accompagnato in etichetta
con la specificazione della specie animale (bovina, suina, ovina, ecc.).
Per quanto riguarda la carne bovina fresca, sono considerati indenni da
BSE (encefalopatia spongiforme bovina) i tagli magri senz’osso, in particolare
quelli dei bovini giovani al di sotto dei 20 mesi, che sono la grande maggioranza
di quelli macellati in Italia. In tali tagli è stata sempre riscontrata
l’assenza di prioni, le proteine responsabili della trasmissione della
malattia negli animali. Considerata la rigidità dei controlli predisposti,
è molto difficile che siano avviati alla macellazione animali infetti.
Comunque, per comodità del consumatore, si fornisce un elenco dei
principali tagli bovini magri senz’osso, ovvero quelli considerati sicuri,
con le utilizzazioni più indicate. |