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Eutanasia legale in Olanda

La “dolce morte”, la richiesta del malato di porre fini alla propria vita, è diventata da poco tempo legale in Olanda. Il Parlamento olandese ha infatti approvato la legge che autorizza l’eutanasia.
Il sì definitivo, dopo quello della Camera, è venuto dal Senato con 46 voti favorevoli e 28 contrari.
Un tema questo da anni al centro di dibattiti anche in Italia e in altri Paesi.
Se si getta uno sguardo al punto di vista dei pazienti, le ragioni che si nascondo dietro la morte su richiesta dei malati di cancro, seguendo i risultati di uno studio del Medical Center dell’università di Utrecht, in Olanda, sono principalmente due: la mancanza di speranza nella guarigione (44%) e, anche se in percentuali minori, il dolore insopportabile vissuto inutilmente (7%). 
In questo Paese, ogni anno, tremila persone muoiono su richiesta. 
I ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche dei 93 pazienti morti per eutanasia tra il 92 e il 99 nel centro medico universitario: il 62% erano donne e nessuno soffriva di depressione.
L’argomento ha suscitato antitetiche reazioni nei diversi ambienti sanitari europei. 
Un fronte abbastanza compatto quello degli assolutamente contrari in Italia, a cominciare dai medici delle associazioni cattoliche.
Per Giuseppe del Barone, Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri “La decisione presa dal governo olandese getta un’ombra sinistra su una professione, quella medica, da sempre rivolta alla tutela e alla salvaguardia della vita umana”.
L’Osservatore romano non si discosta dall’idea generale di una scelta “aberrante”
Questa la parola usata dal quotidiano vaticano per stigmatizzare la novità olandese. 
E c’è chi sottolinea di non dimenticare il vero compito del medico. 
Domenico di Virgilio, presidente dell’Associazione Medici Cattolici (Amci) rivolge l’attenzione a quello che secondo la sua opinione è il punto cruciale della questione cioè la richiesta dei pazienti di porre fine a dolori inenarrabili 
“Qui la fede non c’entre nulla – dichiara – il problema è alleviare la sofferenza fisica e psicologica dei pazienti”.Oggi il medico ha a disposizione farmaci e tecnologie che possono cancellare il dolore “senza porre fine a una vita che anche per chi non è credente – continua - deve concludersi in modo spontaneo.Occorre informare e formare i medici sui mezzi offerti dalla scienza per spegnere le sofferenze. E se anche un farmaco, nel togliere il dolotr, avesse come effetto secondario quello di abbreviare la vita, penso sia lecito usarlo.”
Anche dall’università Cattolica di Roma giunge un parere discorde sull’approvazione della legge, definita da Antonio Spagnolo, ricercatore di Bioetica all’interno dell’accademia “un impoverimento della medicina” proprio mentre si stanno facendo grandi passi avanti nelle terapie che alleviano il dolore “come dimostra in Italia – spiega Spagnolo – la norma che semplifica la prescrizione degli oppiacei e la richiesta di una specializzazione universitaria in medicina palliativa”.
Da altri dati, presentati al Convegno nazionale dei primari oncologi ospedalieri, svoltosi a Sabaudia dal 26 al 28 aprile, emerge, infatti, che il motivo per cui 9 malati di cancro terminale su 10 chiedono l’eutanasia è l’assistenza inadeguata. 
Il professor Modesto D’Aprile ha infatti riferito che “I più a rischio sono quelli che non hanno il sostegno della famiglia, si sentono un peso per la società e  considerati già morti”
Tra le voci isolate, che guardano con “favore e ammirazione” la depenalizzazione della “morte dolce” in Olanda c’è il professor Demetrio Neri, componente del Comitato di Bioetica. 
Neri sostiene che in Italia l’eutanasia viene richiesta e praticata ma passa sotto silenzio. 
“Risulta da indagini e inchieste  - spiega - seppure non ufficiali che anche da noi  la dolce morte viene assecondata. Ma sull’argomento – aggiunge- cade la congiura del silenzio, tranne quando non intervenga pubblicamente un personaggio famoso, come ha fatto Indro Montanelli, che rilancia la discussione”.
Più aperti all’alternativa i vertici di governo e sanitari di Germania e Francia. Il presidente della Repubblica di Germania Johannes Rau pensa sia “possibile aprire un dibattito nel paese, per trovare una via autonoma, senza dover imitare quella degli altri” ma una spinta alla considerazione per la svolta olandese viene soprattutto dai cittadini che secondo un sondaggio del Demoskopisces Institut per il 70% sono convinti che un malato terminale abbia diritto a chiedere al medico la “morte dolce”
Percentuali non inferiori tra la popolazione francese che, stando all’indagine del Journal du dimanche, risulta favorevole alla modifica della legge in favore dell’eutanasia con un cittadino su due dei 950 intervistati. Per il ministro francese, con delega alla sanità, Bernard Kouchner, che parla di “suicidio assistito” non si deve comunque andare in fretta per non urtare le coscienze e preannuncia riunioni con gli esperti di settore. 
Ma dall’Olanda arriva anche un altro forte scossone all’assetto del sistema sanitario precostituito: 
Il ministro della Sanità olandese Els Borst ha recentemente introdotto l’idea delle “pillole del suicidio”. La Borst si è dichiarata “non contraria” all’idea di autorizzare il suicidio di persone, che arrivate a una certa età  desiderino morire anche se non gravemente malate. 
Il ministro ha riconosciuto che la materia non è certo di sua competenza ma che un ministro della giustizia potrebbe anche dire “voglio consentire alla gente di farla finita”.



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