Testata

MUCCA PAZZA
Gli ‘otto giorni’ della mucca pazza italiana

Cominciando dal Comunicato diffuso dall’Ufficio Stampa del Ministero della Sanità il 12 gennaio, 
che rassicurava sulla negatività dei ‘test’ costantemente effettuati, riportiamo i successivi comunicati, 
fino a quelli del 18 febbraio, con consigli e documentazione che hanno costantemente informato sull’evolvere  della situazione dopo la segnalazione del primo caso sospetto, successivamente accertato 


12 gennaio 2001

Bollettino test anti BSE: 2581 le analisi effettuate finora - tutte negative

Nella giornata di ieri sono stati effettuati nel nostro Paese altri 328 test rapidi anti prione. Finora in Italia sono state fatte 2581 analisi per verificare la presenza del cosiddetto morbo della "mucca pazza", risultate tutte negative. Intanto, altri 556 campioni sono stati sottoposti ai test e si è in attesa del responso clinico.
Entro la fine del mese tutti i 23 laboratori afferenti ai 10 Istituti Zooprofilattici Sperimentali saranno operativi a regime.
A partire dalla prossima settimana sarà attivato il sito internet dedicato alla BSE inserito nel portale del Ministero della Sanità: www.sanita.it
 

13 gennaio 2001

Primo caso sospetto di encefalopatia spongiforme bovina

In data 12 gennaio 2001 alle ore 17.00 è stato comunicato dall'Istituto Zooprofilattico di Brescia il risultato di un test rapido per BSE sospetto positivo.
Il test è stato ripetuto nella notte tra il 12 e il 13 gennaio; il 13 gennaio alle ore 11.00, l'Istituto Zooprofilattico di Brescia comunicava che anche la ripetizione del test dava risultato dubbio. 
Pertanto, in applicazione delle procedure previste per l'eventuale conferma, il tessuto cerebrale dell'animale sospetto è stato trasferito presso l'Istituto Zooprofilasttico di Torino, centro di referenza nazionale per le encefalopatie spongiformi degli animali. 
I risultati delle analisi previste per la conferma (Western-Blot test ed esame immunoistochimico) saranno probabilmente disponibili nella serata di martedì 16 gennaio p.v.. 

L'animale oggetto di controllo è stato macellato presso il macello INALCA di Ospedaletto Lodigiano in data 11/1/2001 e sottoposto a test rapido conformemente alle regole nazionali e comunitarie relative alla verifica di tutti gli animali al di sopra dei 30 mesi. Trattasi di una vacca da latte pezzata nera, nata nel '94, proveniente da un allevamento del bresciano e conferita al macello di Ospedaletto Lodigiano da un commerciante cremonese. L'animale non presentava sintomi clinici di BSE né presso l'allevamento di origine né al momento della visita ante-mortem presso il macello, prima della macellazione stessa. 

Conformemente alle norme vigenti la carcassa dell'animale macellata rimane sotto vincolo sanitario presso il macello, in attesa del risultato finale degli esami, così come gli altri organi e parti dell'animale stesso. 
E' noto che dal primo gennaio scorso, le carni di nessun animale di età superiore ai trenta mesi possono essere immesse al consumo senza il preventivo esame negativo con test rapido. 
In attesa dei risultati degli esami in corso presso il Centro di Referenza di Torino, il Servizio Veterinario Regionale ha provveduto a porre sotto vincolo sanitario anche le carcasse degli animali macellati subito dopo l'animale sospetto per evitare eventuali contaminazioni incrociate attraverso gli strumenti di lavoro (es. coltelli, seghe, ecc.) che sono venuti in contatto con la carcassa dell'animale oggetto di verifica. Inoltre il Servizio Veterinario regionale ha provveduto a porre sotto vincolo sanitario, con divieto di ogni spostamento, gli animali dell'allevamento di origine. Anche il latte prodotto in questo periodo di verifica sarà destinato alla distruzione.

Circa le garanzie sanitarie delle carni immesse al consumo, e più in particolare delle garanzie connesse alla BSE, si ricorda che tutte le carni possono essere introdotte nei circuiti commerciali solo se bollate e certificate dal Servizio Veterinario ufficiale. 
Tale bollatura e certificazione garantisce che la verifica sanitaria degli animali in allevamento (compresa la valutazione dei metodi di alimentazione e il controllo degli eventuali trattamenti farmacologici), la visita ante mortem, l'ispezione veterinaria durante la macellazione e l'eliminazione degli organi a rischio sono state eseguite correttamente e secondo le norme vigenti. Il test rapido, che sussegue sistematicamente sugli animali sopra i 30 mesi, è da considerarsi una verifica supplementare integrativa  e non sostitutiva di tutte le altre misure di carattere sanitario. Il test rapido rappresenta, per contro, uno strumento importante di valutazione epidemiologica per tutti gli animali che presentano sintomi clinici, macellati di urgenza o morti in allevamento. 

Relativamente alle garanzie delle carni immesse al consumo in Italia si ricorda che, dal primo ottobre 2000, da tutti i bovini superiori all'anno di vita vengono eliminati gli organi a rischio indipendentemente dalla loro provenienza, nazionale o estera. Dal 1997 la stesa misura era già in vigore per gli animali provenienti dalla Francia e per quelli provenienti da altri Paesi in cui si erano verificati casi di BSE, ferme restando, dal '92, le
misure più restrittive in seguito a decisioni nazionali o comunitarie concernenti il Regno Unito, il Portogallo e la Svizzera. 

Dal punto di vista epidemiologico si ricordano i seguenti dati:
- nell'anno 2000 sono stati macellati circa 4 milioni di bovini di cui circa 600 mila di età superiore ai 30 mesi; 
- il patrimonio italiano è di cerca 7 milioni di capi di cui circa 2,5 milioni rientrano in quelli significativamente valutabili ai fini della BSE; 
- l'OIE (Organizzazione Internazionale delle Epizoozie) con sede a Parigi, organismo di riferimento mondiale per le valutazioni scientifiche in materia di salute animale, considera Paesi a rilevante rischio sanitario quelli con un numero di capi superiore a 100 x milione di capi significativamente valutabili. 

Sulla base di questi dati è evidente che la presenza di casi sporadici di animali positivi per BSE, come attualmente risulta nella maggior parte dei Paesi europei non modifica complessivamente né la situazione sanitaria animale, né incide significativamente sulle probabilità di rischio per la salute umana.
 

16 gennaio 2001

Confermato il primo caso di BSE

Il campione di encefalo prelevato dalla vacca del Bresciano, già riscontrato positivo al test Prionics per BSE dall’Istituto Zooprofilattico di Brescia, è risultato positivo anche alle ulteriori prove di conferma, in particolare a quella col metodo immunoistochimico, eseguite dal Centro Nazionale di Referenza di Torino.
Si tratta quindi del primo caso di BSE individuato in fase preclinica nel nostro Paese.
Domani, mercoledì 17 gennaio, alle ore 12, presso l’Auditorium del Ministero della Sanità, il Ministro, professor Umberto Veronesi, terrà una conferenza stampa sull’argomento.
Ad oggi, nel nostro Paese, sono stati effettuati altri 71 test rapidi anti-prione, per un totale di 3.884 analisi atte a verificare la presenza del cosiddetto morbo della "mucca pazza". Altri 582 campioni sono stati sottoposti ai test e si è in attesa del responso clinico. 
Le misure in atto hanno il fine di assicurare l’eliminazione di ogni animale infetto o comunque sospetto e quindi le possibili fonti di rischio per altri allevamenti.
Da questa settimana sarà attivato il sito internet dedicato alla BSE inserito nel portale del Ministero della Sanità: www.sanita.it.
 

17 gennaio 2001

Domande sulla BSE

25 DOMANDE E 25 RISPOSTE SULLA BSE PER SAPERNE DI PIU'

Cos'è la "mucca pazza"?
L'encefalopatia spongiforme bovina, nota con il termine di morbo della mucca pazza, è una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale appartenente al gruppo delle encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST) caratterizzata da un lungo periodo di incubazione (in media 5 anni), sintomi nervosi ed esito letale. La malattia è comparsa per la prima volta nel Regno Unito nel 1985 e, secondo le teorie scientifiche più accreditate è stata causata dall'uso di farine animali provenienti da animali della specie ovina affetti da "scrapie" (altra malattia appartenete al gruppo delle encefalopatie trasmissibili).

Qual è la causa che fa impazzire la mucca?
Indicazioni molto numerose fanno ritenere che si tratti di una proteina anomala detta "prione", eccezionalmente resistente ai disinfettanti e alle alte temperature. La malattia , attualmente, può essere diagnosticata con certezza solo mediante test effettuati sul cervello, e dunque dopo la morte dell'animale.  
Riguardo alla diffusione della malattia nei bovini il mondo scientifico individua come principale responsabile l'utilizzo di mangimi contenenti farine di carne e di ossa prodotte utilizzando carcasse di animali infetti (le farine prodotte da animali sani non sono di per sé responsabili di trasmissione della malattia).

E' possibile curare i bovini dalla BSE ?
No, non esistono cure per questa malattia che ha carattere progressivo ed esito costantemente letale.

Esiste la prova che vi sia una relazione tra la malattia della mucca e la variante umana?
Sì, ci sono prove epidemiologiche (88 dei 92 casi sono in UK dove l'epidemia della "mucca pazza" ha ucciso 180.000 mucche dal 1986) e di laboratorio. Sia in UK che negli USA si è dimostrato, mediante inoculazione in topi, che il ceppo della "mucca pazza" e quello della variante MCJ ha uguali caratteristiche biologiche.

Nel nostro Paese che rischio c'è di ammalarsi della nuova variante di Creutzfeldt Jacob mangiando carne?
Il fatto che fino ad oggi non sia stato riscontrato alcun caso di variante di MCJ in Italia suggerisce che, almeno negli anni '80, il livello di infezione in Italia è stato inferiore a quello presente in UK, in Francia, in Germania e Olanda. Tuttavia, anche nel nostro Paese non si può escludere in assoluto che nel prossimo futuro possano presentarsi dei casi.

Vi sono casi di mucca pazza in Italia ?
Nell'ottobre del 1994 furono individuati due casi clinici di BSE in animali provenienti dal Regno Unito. In data 16 gennaio 2001 è stato confermato il primo caso di BSE in una vacca da latte italiana. L'animale, di circa 6 anni di età, era stato sottoposto ad esame nell'ambito del programma di screening di massa sugli animali superiori ai trenta mesi macellati, in vigore dal 1° gennaio 2001. 

C'è la possibilità che bovini italiani si ammalino ?
L'eventuale presenza di malattia in animali a fine carriera non rappresenta un rischio per il consumatore in quanto essi vengono sottoposti sistematicamente al test e comunque tutti gli allevamenti italiani sono soggetti a controllo veterinario e gli animali condotti al macello subiscono una visita veterinaria prima della macellazione e successivamente, le carni stesse e gli organi vengono sottoposti ad ispezione veterinaria animali. Le misure precauzionali messe in atto nel nostro Paese  coprono attualmente tutti i fattori di rischio finora individuati dalla comunità scientifica per la trasmissione della malattia .

E' vero che l'Italia ha controlli veterinari affidabili? 
A differenza di quanto avviene nella maggior parte degli altri Paesi dell’Unione Europea in Italia i servizi veterinari fanno capo al Ministero della Sanità. I 5000 veterinari pubblici dipendenti dai dipartimenti di prevenzione delle ASL operano a livello locale garantendo una presenza capillare sul territorio.

Quali controlli vengono effettuati in Italia?
In base alle norme in vigore vengono effettuati operazioni di vigilanza e controllo lungo tutta la filiera alimentare a partire dagli allevamenti fino alla distribuzione dei prodotti alimentari di origine animale. Anche i luoghi di somministrazione degli alimenti di origine animale (ristoranti, mense ecc.,) oltre i normali controllo fatti dai servizi dell'igiene pubblica i servizi veterinari del Dipartimento di prevenzione delle ASL  controllano la salubrità dei prodotti , l'idoneità dei locali e la provenienza di tali prodotti.

Quali garanzie esistono per i consumatori?
Il Comitato scientifico europeo ha individuato come materiale specifico a rischio gli organi e i tessuti che, in base a ricerche scientifiche, hanno dimostrato una capacità infettiva. In particolare sono: 
· per i bovini di età superiore a 12 mesi il cranio, compreso il cervello e gli occhi, le tonsille e il midollo spinale e, per i bovini di qualsiasi età, l'intestino completo. Nello specifico si chiarisce che dell'intestino non fanno parte i prestomaci (“trippa”) e lo stomaco.
· Per gli ovi-caprini di età superiore ai 12 mesi il cranio, compreso il cervello e gli occhi, le tonsille e il midollo spinale e, per gli ovi-caprini di qualsiasi età, la milza.
In base alle ricerche scientifiche non è stata rilevata alcuna infettività nel muscolo scheletrico (carne), nel latte e nei tessuti adiposi (grasso).
Per quanto sopra le attuali disposizioni normative, che prevedono l'eliminazione e la distruzione del materiale specifico a rischio, riducono in maniera significativa il rischio di esposizione dei consumatori .

Che fine fanno gli scarti di macellazione considerati pericolosi per la trasmissione della malattia? 
Tutto il materiale specifico a rischio deve essere distrutto mediante incenerimento.

 E' possibile fare controlli accurati sulle carni? 
 Dalle ricerche scientifiche il muscolo non possiede  infettività, per cui i test di routine vengono effettuati sull'organo bersaglio che è il cervello. E' l'intero sistema dei controlli  che garantisce la sicurezza alimentare.
 
Come vengono effettuati i controlli al macello?
 In tutti i macelli italiani è presente il sevizio veterinario pubblico. Il veterinario ufficiale presente nello stabilimento di macellazione effettua su tutti gli animali una visita clinica allo scopo di verificarne l'idoneità alla macellazione e per escludere pertanto la presenza di patologie trasmissibili all'uomo.
 Il veterinario ufficiale è presente durate tutte le operazioni di macellazione, è responsabile dell'ispezione delle carni e controlla la corretta eliminazione del materiale  specifico a rischio.
 La finale apposizione del bollo sanitario testimonia l'esito favorevole dell'ispezione veterinaria .
 
In cosa consiste il programma di controllo mirato?
Tutti i bovini di età superiore ai 30 mesi, destinati alla macellazione per il consumo, sono sottoposti sistematicamente al test rapido. Le carni vengono immesse sul mercato solo dopo l' esito favorevole del test.
 
Quali misure sono state adottate nei confronti dei bovini importati? 
Misure comunitarie che vietano l'introduzione di bovini vivi di tutte le età e di tutte le categorie sono state adottate nei confronti del Regno Unito e del Portogallo considerati Paesi ad elevata incidenza per BSE .
Un provvedimento nazionale, adottato nel 1996, ha  vietato l'importazione di bovini dalla Svizzera.
A partire dal 1997, prima dell'adozione di provvedimenti comunitari, l'Italia ha adottato disposizioni, di volta in volta aggiornate rispetto alla comparsa di casi di BSE, nei confronti di Belgio, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Danimarca e Paesi Bassi, disposizioni che hanno imposto la eliminazione e la distruzione degli organi a rischio per i bovini destinati al macello provenienti da questi Paesi. Con provvedimento comunitario tale misura precauzionale dal 1° ottobre 2000 è stata estesa a tutti i bovini di età superiore ai 12 mesi e  a prescindere dalla loro origine.  
 Inoltre dal 1° gennaio 2001 tutti gli animali di età superiore ai 30 mesi compresi quelli importati da Paesi comunitari e Paesi terzi consentiti devono essere sottoposti obbligatoriamente ai test rapidi per la diagnosi della BSE prima che le loro carni siano destinate al consumo umano.

Carni macinate, dadi di carne, omogeneizzati: sono sicuri?
Tutti i prodotti  nella cui composizione rientrano le carni sono prodotti a partire da carni dichiarate idonee al consumo umano da parte del servizio veterinario pubblico e vengono prodotti in stabilimenti appositamente autorizzati.

Quali farmaci possono, eventualmente, essere considerati pericolosi?
Ogni farmaco è controllato per rischio "mucca pazza" prima di essere messo in commercio, a partire dal 1994.
Quelli che contenevano tessuti bovini ad alto rischio (cervello, midollo spinale, tonsille, intestino) non sono più in commercio. Inoltre, anche quei farmaci che contenevano derivati dalla lavorazione dei bovini, utilizzavano materiale proveniente dal Sud America, dove il morbo della mucca pazza è assente.
 
E' opportuno eliminare la carne dalle mense scolastiche?
Tutta la carne immessa sul mercato è riconosciuta idonea al consumo umano indipendentemente dal consumatore finale, pertanto eventuali provvedimenti di esclusione della carne bovina dalle mense scolastiche, motivati dal rischio BSE, non sono giustificati.

Qual è la situazione in Italia per quanto riguarda i mangimi?
Dal 1994 è vietata la somministrazione a tutti i ruminati di farine contenenti proteine provenienti da mammiferi. 
Tali misure restrittive, con Ordinanza del Ministro della sanità del 17 novembre 2000, sono state rafforzate estendendo il divieto di somministrazione agli erbivori di mangimi contenenti proteine animali .
Come ulteriore misura precauzionale l'Unione europea ha stabilito un divieto generale di somministrazione a tutti gli animali di allevamento destinati alla produzione di alimenti di proteine derivate da animali .

Che differenza c'è tra il morbo di Creutzfeldt Jacob e la nuova variante del Morbo di Creutzfeldt Jacob?
La malattia di Creutzfeldt-Jakob sporadica è conosciuta sin dagli anni '20 ed è diffusa in tutto il mondo con un tasso di mortalità di circa 1-2 casi per milione di abitanti (in Italia ci sono circa 50-70 casi l'anno). Non vi è alcuna evidenza epidemiologica o di laboratorio che la MCJ sporadica sia legata alle encefalopatie spongiose degli animali. La MCJ sporadica colpisce sia uomini che donne, di età superiore ai 50 anni (ma sono anche stati descritti rari casi in soggetti più giovani). La malattia esordisce nella maggior parte dei casi con disturbi cognitivi (deterioramento mentale) o disturbi visivi ad evoluzione molto rapida seguiti da altri gravi segni neurologici. La malattia è sempre fatale, usualmente in meno di 6 mesi. Non c'è evidenza che la MCJ sporadica possa trasmettersi da uomo a uomo per via aerea, sessuale, per contatto o attraverso le trasfusioni di sangue.

La nuova variante è diagnosticabile?
La variante della MCJ è stato fino ad oggi riscontrata solo in UK (87 casi), Francia (3 casi) e Irlanda (1 caso). I soggetti colpiti sono in genere molto più giovani dei pazienti affetti da MCJ sporadica e la sintomatologica clinica esordisce in modo più subdolo con disturbi di tipo psichiatrico (depressione, ansia, apatia, illusioni) ai quali fanno seguito, nei mesi seguenti, segni clinici simili a quelli della MCJ sporadica. Alcuni esami diagnostici (elettroencefalogramma e risonanza magnetica del cranio) sono in grado di distinguere la MCJ sporadica dalla varainte della MCJ.

Si può fare un test su persone vive per verificare se sono affette dal morbo della mucca pazza?
Non esiste alcun test in grado di identificare persone infette che stanno incubando la malattia.

Cosa sono i prioni?
I prioni sono un gruppo di agenti infettivi che possono colpire sia l'uomo che gli animali. Questi agenti infettivi hanno caratteristiche biologiche distinte dai virus conosciuti: non stimolano, per esempio, una classica risposta immunitaria nell'ospite. La loro natura chimica è ancora sconosciuta. Secondo alcuni scienziati i prioni si formerebbero spontaneamente nel soggetto affetto attraverso la trasformazione strutturale di una normale proteina cellulare (sarebbe questo il caso nelle persone affette da MCJ sporadica). Una volta che la proteina prionica "patologica" si è formata, questa sarebbe in grado di trasformare altre proteine prioniche normali e, introdotta nell'organismo di un altro individuo, di indurre la formazione di proteina "patologica" a partire dalla proteina "normale" del nuovo ospite (sarebbe questo il caso nelle persone affette da variante di MCJ). Secondo altri ricercatori, i prioni sarebbero virus non convenzionali in grado di legarsi alla proteina prionica normale inducendo quindi la sua trasformazione in "patologica".

Esistono cure per la nuova variante del morbo di Creutzfeldt Jacob?
No, anche se si stanno studiando, in laboratorio, alcuni composti che potrebbero, in futuro, costituire una base razionale per lo sviluppo di farmaci ad azione terapeutica o preventiva.
 

Analisi dell’Istituto Superiore di Sanità

1 - LA BSE IN EUROPA

L’INIZIO 
Nel 1986, in alcuni bovini del Regno Unito venne osservata una malattia che, in base ai particolari segni clinici ed alle caratteristiche lesioni istologiche cerebrali, fu rapidamente classificata come una nuova Encefalopatia Spongiforme Trasmissibile (EST) e denominata Encefalopatia Spongiforme Bovina, o BSE (Bovine Spongiform Encephalopathy).
La nuova malattia, al pari di altre EST animali, sarebbe potuta rimanere una pura curiosità scientifica, tuttavia il numero di casi aumentò rapidamente e si configurò l’inizio di una epidemia che avrebbe rappresentato negli anni successivi un evento catastrofico per la zootecnia inglese ed un problema di sanità pubblica e veterinaria senza precedenti nell’ambito dell’Unione Europea (UE).

PRIMI CASI CLINICI 
La comparsa della nuova malattia in una specie come quella bovina, che in gran parte del mondo rappresenta per l’uomo la più importante fonte di alimenti di origine animale, è stata sin dall’inizio motivo di preoccupazione.
Tuttavia solo nel 1996, con la descrizione nel Regno Unito dei primi 10 casi di una nuova EST umana verosimilmente legata all’epidemia di BSE e denominata “nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob”, il problema del rischio per l’uomo venne posto in maniera più decisa.
Al momento attuale, i dati epidemiologici e le risultanze sperimentali indicano la BSE come la prima encefalopatia spongiforme animale dotata, con ragionevole certezza, di un potenziale zoonosico.

2 - LA BSE IN ITALIA

Con la Raccomandazione 98/477/CE del 22/07/2000, la Commissione europea ha sollecitato ogni stato membro ad inviare un dossier contenente una serie di dati ed informazioni utili a valutare la situazione epidemiologica riguardo alla BSE. 
Tali informazioni, che si chiedeva fossero complete e coerenti pena l’assunzione delle ipotesi più pessimistiche, riguardavano: sia la struttura dinamica delle popolazioni di ruminanti; sia l’importazione ed esportazione di ruminanti; sia la produzione, importazione ed esportazione di farine di carne; sia i divieti relativi all’uso di farine di carne; sia i divieti relativi ai materiali specifici a rischio.
Le informazioni dovevano coprire gli ultimi 20 anni o, almeno, gli ultimi 10.

LIVELLO DI RISCHIO 
Il livello di rischio di ogni paese è stato calcolato come il risultato dell’interazione di due componenti:
· la minaccia, intesa come esposizione all’infezione attraverso diverse vie (importazione di bovini e farine – intesa come minaccia esterna – e riciclaggio dell’infezione nell’ambito della popolazione bovina autoctona – intesa come minaccia interna);
· la stabilità, intesa come la capacità del sistema di far fronte alla minaccia attraverso caratteristiche intrinseche dei sistemi produttivi (ad es. tradizione i un uso più o meno diffuso di farine animali per uso zootecnico) o mediante norme specifiche di garanzia (divieti).

DIVIETO DELLE FARINE 
Il controllo della situazione è stato potenziato a partire dal 1994 con l’emanazione del divieto sull’uso delle farine di carne per i bovini. 

DISTRUZIONE MATERIALE A RISCHIO
L’obbligo della distruzione dei materiali specifici a rischio (SRM) da tutti i ruminanti di età superiore ai 12 mesi, in vigore dal 1° ottobre 2000, e le nuove strategie di sorveglianza attiva basate sull’impiego dei test rapidi, costituiscono due momenti molto importanti e contribuiranno in maniera determinante a elevare il livello di sicurezza del nostro Paese.
 

3 - MISURE PER L’ERADICAZIONE DELLA  BSE

TEST
 I test rapidi per la diagnosi della BSE non possono fornire garanzie migliori di quelle attualmente esistenti. Il fatto che tali test saranno utilizzati nel conteso di una strategia di sorveglianza che dal 2001 in tutta Europa, non è più di tipo passivo, ma di tipo attivo è la maggior garanzia per evitare contaminazioni.
Il “sistema di sorveglianza“ non aspetterà, come è successo sinora, che sia il veterinario o l’allevatore a notificare il sospetto di malattia, ma sarà lo stesso sistema di sorveglianza ad andare a cercare su tutti gli animali con più di 30 mesi l’eventuale presenza della BSE.
I test rapidi verranno impiegati per gli accertamenti diagnostici ( mirati in particolar modo su animali appartenenti a categorie “a rischio”) in quanto i tempi della loro esecuzione sono compatibili con quelli della macellazione e della distribuzione delle carni.
I test rapidi consentono di fare diagnosi solo sull’animale che presenta PrP patologica nel cervello, quindi in fase clinica o poco più precocemente. Esiste perciò un lungo periodo nel quale il bovino, pur essendo infetto non è individuabile come tale da nessun test diagnostico disponibile. Occorre tuttavia dire che, nonostante i loro limiti, tali strumenti rappresentano quanto di meglio oggi sia disponibile per la diagnosi della BSE.

LE PARTI A RISCHIO 
E’ altresì importante considerare che il processo patogenetico della BSE è molto lungo e, fintanto che l’agente responsabile non raggiunge il cervello – dove però è svelabile dal test – il livello di infettività, e quindi di rischio, negli altri tessuti è estremamente basso e forse nullo. Cionondimeno, risultati preliminari di studi ancora in corso indicano che livelli di infettività misurabili, anche se minimi, sono presenti nelle radici dei nervi dorsali, nell’ileo (anche a pochi mesi di età) e nel midollo osseo.

SICUREZZA DEI MANGIMI  
Il ruolo cruciale svolto dai mangimi potenzialmente contaminati nella propagazione della BSE fino ad ieri era stato così recepito nella normativa nazionale:
- Ordinanza Ministero della sanità 28 luglio 1994: divieto di somministrare proteine derivate da mammiferi nell’alimentazione dei ruminanti.
- Ordinanza Ministero della sanità 30 marzo 1997, divieto di somministrare proteine derivanti da tessuti animali nell’alimentazione dei ruminanti.
- Decreto Ministero della sanità 7 gennaio 2000: si definiscono a rischio BSE sui certificati sanitari gli animali che hanno avuto accesso a mangimi contentnti proteine di mammifero.

PERCHÉ SI USANO FARINE 
I costi legati alla alimentazione animale in una attività zootecnica coprono circa il 65% delle spese totali per la produzione dell’alimento di origine animale. In presenza di una forte concorrenza, determinata ad esempio dalla globalizzazione dei mercati, i margini di utile aziendale  si possono ricavare mediante la scelta di quelle materie prime, che si presentano ad alto valore nutritivo ed energetico, con costi competitivi rispetto ad altre fonti di integrazione.
In tale contesto l’utilizzo delle farine di carme, ottenute principalmente dagli scarti della macellazione di bovini e suini, ha costituito una ottima fonte di integrazione proteica nella dieta dei ruminanti per la presenza di aminoacidi solforati, specie per quegli indirizzi zootecnici.
Dai trattati di alimentazione animale già a partire dagli anni ’80, si consigliava una integrazione fino al 3% di farine di carne nell’alimentazione della bovina e di crica il 2% nei bovini da carne.

BANDO DELLE FARINE
 La crisi della BSE, ed il conseguente bando delle farine di carne, (con l’esclusione delle farine di sangue), prima dalla Gran Bretagna (1988) e poi dal 1994 negli altri Stati dell’Unione Europea, con differenti gradazioni, ha deternimanto un crollo del prezzo di tale materia prima, con un innalzamento dei prezzi delle altre fonti proteiche sostitutive.

I NUOVI DIVIETI 
Quale fattore di abbattimento del rischio, a partire dal 1997 si è  gradualmente introdotto negli impianti di lavorazione degli scarti della macellazione (rendering) l’obbligo di trattamenti termici in condizione di Temperatura, Pressione e Tempo atti ad abbattere, ma non a inattivare completamente la carica infettante eventualmente presente negli scarti di macellazione da trattare.
La realtà zootecnica italiana si basa su un 40% di aziende agricole che producono per autoconsumo la gran parte del mangime, senza immetterlo in commercio, e per tale ragione, a differenza dei mangimifici, non sono soggetti per legge a controllare l’alimento animale. 

CONCLUSIONI
Nel settore dell’alimentazione animale, l’attività di prevenzione organizzata attraverso il controllo può permettere di eliminare l’introduzione e la diffusione dell’agente BSE. In tale contesto, i controlli sulle materie prime, al momento della loro produzione e/o introduzione sul territorio nazionale, incluso il monitoraggio costante dei loro prezzi, specie se in notevole ribasso rispetto alla media del listino, consentono di indirizzare e razionalizzare l’attività dei piani di sorveglianza, in grado di garantire anche quelle attività zootecniche non strettamente legate a circuiti agro-industriali. 
 

4 - MISURE PER LIMITARE IL RISCHIO UOMO

Variante della malattia di Creutzfeldt Jakob (vMCJ)
Comparsa nel 1994 (primi 10 casi descritti però solo nel 1996). Causata dall’agente della BSE. Colpisce di preferenza soggetti sotto i 50 anni. Unica eccezione un caso descritto di vMCJ in un uomo di 74 anni in UK.
I casi descritti sono: UK   88 - Francia   3 - Irlanda  1.

SINTOMI 
La sintomatologia iniziale è sostanzialmente psichiatrica (depressione, ansietà, apatia, illusioni). Segue una atassia della marcia, disturbi sensoriali di tipo dolorifico (che non si osservano nella forma sporadica), movimenti involontari (mioclono, corea, distonie), demenza. Fondamentale per la diagnosi clinica di malattia probabile è l’esecuzione della risonanza magnetica che mostra una iperintensità del pulvinar bilateralmente. 

DIAGNOSI 
Per la diagnosi di certezza è necessario il riscontro autoptico. In questa forma si trova PrPsc anche nelle tonsille e in altri organi linforeticolari. Pertanto non si può escludere che il sangue, a differenza della MCJ sporadica, possa essere infetto. Questa è la ragione per la quale l’Italia, insieme agli USA, il Canada e la Germania hanno  deciso di impedire le donazioni da parete di donatori che abbiano soggiornato per più di sei mesi (totali, anche non consecutivi)  in UK dal 1980 al 1996. E’ inoltre già in atto il divieto di produrre emoderivati da sangue di soggetti britannici.

INCUBAZIONE 
Il tempo di incubazione della vMCJ non è perfettamente stabilito.
Tuttavia da dati sul kuru (malattia di una popolazione dedita a rituali cannibalici in Papua-Nuova Guinea ed oggi, grazie all’abolizione di tali riti, quasi scomparsa) si ipotizza che il tempo di incubazione possa variare da un minimo di 4-5 Anni ad un massimo di 40 anni.

FUTURO
E’ impossibile al momento stimare il numero di casi di vMCJ nel prossimo futuro. La ragione fondamentale è l’incertezza sul tempo di incubazione. Non ci sono tast diagnostici in grado di identificare eventuali soggetti infetti, ma clinicamente sani. Esiste un possibile rischio di trasmissione nell’uomo mangiando le parti spcificatamente a rischio dei bovini (cervello, cervelletto, midollo spinale e intestino).   

Creutzfeldt Jakob (MCJ) sporadica
Conosciuta sin dagli anni 20 è diffusa in tutto il mondo con un’incidenza di circa 1-1.5 casi per milione di abitanti per anno. Non legata alla encefalopatia spongiforme bovina (BSE). Fattori di rischio sconosciuti. Colpisce soggetti di età superiore a 60 anni. In Italia la sorveglianza della MCJ è cominciata nel 1993 nell’ambito di un progetto europeo di sorveglianza. E’ trasmissibile ad animali di laboratorio. 
Vi sono tre livelli di accuratezza diagnostica:
a) Certa: solo all’esame autoptico;
b) Probabile: basata su segni clinici ed esami strumentali (EEG, misurazione della proteina 14-3-3 nel liquor);
c) Possibile.
Negli ultimi studi epidemiologici si considerano solo i casi certi e probabili.

REGISTRO 
Dall’istituzione del registro al 15 novembre 2000 sono stati registrati 308 decessi per MCJ sporadica tra il 1993 e il 1999. L’età media all’esordio della malattia è stato 64,5 anni per i maschi e 66,0 per le femmine. Il numero di decessi identificato per MCJ sporadica, passa da 28 del 1993 a 72 nel 1999. Non sembrano esserci differenze tra maschi e femmine nei tassi di mortalità, una maggiore mortalità per MCJ nelle femmine. Non sono stati segnalati decessi per MCJ sporadica al di sotto dei 20 anni. In tutti e tre i periodi i tassi di mortalità sono estremamente bassi al di sotto dei 40 anni e raggiungono un picco nel gruppo di età tra i 60-69 anni. Solo il 3,6% dei decessi (n=11) si è verificato tra persone al di sotto dei 50 anni, mentre più del 75% dei decessi si è verificato in età compresa tra i 60 anni ed oltre (n=244). 

Malattia di Creutzfeldt Jakob (MCJ) familiare
Questa forma è legata a mutazioni del gene della proteina prionica. La malattia si trasmette geneticamente, ma i tessuti dei soggetti affetti sono infettivi. In Italia vi sono circa 10 casi l’anno (compresi i rarissimi casi di sindrome di Gerstmann-Straussler-Scheinker [GSS] e di insonnia fatale familiare [FFI]): questi non hanno subito un aumento dal 1993. Le Regioni più colpite sono la Campania, la Calabria, la Sicilia.
 

Misure per eradicare la malattia

Misure di prevenzione nei confronti della introduzione e della diffusione della BSE in Italia sono già in vigore dal 1989 per offrire il massimo delle garanzie sanitarie di tutela della salute pubblica, ed in parte prevista a seguito del moltiplicarsi di casi in alcuni Paesi europei, in particolare nel Regno Unito e Francia.

Le misure attualmente in vigore nel nostro Paese sono: 

· DIVIETO dal 1994 
di somministrazione ai ruminanti farine contenenti proteine di mammiferi.

· OBBLIGO dal 1996 
di eliminare, al momento della macellazione il cosiddetto materiale a rischio: cervello, midollo spinale, tonsille, bulbi oculari, ileo da bovini  di più di dodici mesi di età, importati da Paesi nei quali si sono registrati casi autoctoni di BSE.

· OBBLIGO dal 1 ottobre 2000
 di eliminare le parti a rischio da tutti gli animali macellati sul territorio nazionale.

· TEST dal 1991 
 di accertamento diagnostico su campioni di encefalo di casi sospetti clinici ed obbligo di denuncia.

· TEST dal 1 gennaio scorso
 sui capi bovini, con più di 30 mesi di età, macellati in Italia.
Il programma utilizza in particolare test immunologici in grado di evidenziare rapidamente e con sicurezza, attraverso l'analisi di un frammento di materia cerebrale, la presenza della proteina nel tessuto cerebrale dell'animale.
Questi test sono mezzi scientificamente validi e consentono di identificare i bovini in fase di infezione, ma clinicamente asintomatici. La rapidità con cui si conosce il risultato delle analisi, entro 24-48 ore, consente di avere indicazioni sulla salute dell'animale macellato prima che la sua carne venga immessa sul mercato.
 

MISURE PER CIRCOSCRIVERE IL CONTAGIO

Per maggior cautela, lo scorso 29 settembre, è stato emanato un decreto ministeriale concernente misure sanitarie di protezione contro le encefalopatie spongiformi trasmissibili, che, all'articolo 10, assegna alle Regioni un più severo sistema di sorveglianza epidemiologica della BSE.

DIVIETO dal 1994
di somministrazione ai ruminanti (bovini, pecore e capre), di mangimi contenenti proteine ottenute da tessuti di mammiferi.

DIVIETO dal 17 novembre 2000 
di somministrazione a tutti gli erbivori di mangimi contenenti proteine di origine animale.
 
 

PROTEZIONE DAI RISCHI 
PER IL CITTADINO-CONSUMATORE

Ad oggi in Italia non è stato riscontrato nessun caso di "nuova variante di Creutzfeldt-Jacob" che rappresenta l'unica forma di encefalopatia spongiforme dell'uomo correlabile con la BSE. Un monitoraggi continuo sulla possibile comparsa di questa malattia nel nostro Paese è in corso da anni da parte di una equipe di esperti dell'Istituto Superiore di Sanità.

DIVIETO dal 1990 
di importazione dal Regno Unito di parti a rischio (cervello, midollo spinale, timo, tonsille, milza e intestini) di bovini di età sopra i 6 mesi.

EMBARGO TOTALE 
di bovini da Portogallo, Irlanda e Regno Unito dal 1996

OBBLIGO dal 1997
di eliminazione organi a rischio di bovini provenienti da Irlanda, Francia, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Paesi Bassi.

DISTRUZIONE dal 1 ottobre 2000
 per bovini sopra i 12 mesi del materiale specifico a rischio (cranio, cervello, occhi tonsille, midollo spinale e ileo). Per i bovini di qualsiasi età la rimozione dell'intero intestino, dal duodeno al retto.
Il comitato scientifico europeo ha individuato come materiale specifico a rischio gli organi e i tessuti che, in base a ricerche scientifiche, hanno dimostrato un elevato grado di infettività. In particolare sono:
· per i bovini di età superiore a 12 mesi il cranio, compreso il cervello e gli occhi, le tonsille e il midollo spinale;
· per i bovini di qualsiasi età, l'intestino completo. Sono esclusi da tale provvedimento i prestomaci ("trippa") e lo stomaco.

In base alle ricerche scientifiche non è stata rilevata alcuna infettività nel muscolo scheletrico (carne), nel latte e nei tessuti adiposi (grasso).

Le attuali disposizioni normative, che prevedono l'eliminazione e la distruzione del materiale specifico a rischio, riducono in maniera significativa il rischio di esposizione dei consumatori.
 

Provvedimenti normativi

PROVVEDIMENTI COMUNITARI DI PREVENZIONE
ATTUATI DALL’ITALIA

DIVIETO D’IMPORTAZIONE
Decisione 89/469  del 28 luglio 1989  
Divieto per il Regno unito di spedire verso gli Stati membri bovini nati prima del 18 luglio 1988 o nati da femmine sospette di essere affette da encefalopatia spongiforme bovina o nelle quali era stata confermata ufficialmente la presenza del morbo. Il divieto per il Regno Unito è stato trasmesso agli Uffici veterinari di confine porto e aeroporto con telegramma dell'allora Direzione Generale dei Servizi Veterinari  n.600.3.4/343/29/6770 .
 
DIVIETO PER ETÀ MENO SEI MESI  
Decisione 90/261 dell'8 giugno 1990  
Di modifica alla precedente consentiva al Regno Unito di spedire solo bovini di età inferiore ai sei mesi purché identificati da un marchio speciale. Gli Stati membri che importavano dal Regno Unito animali vivi della specie bovina di età inferiore ai sei mesi dovevano garantire la loro macellazione entro il 6° mese di età. La  modifica è stata trasmessa agli Uffici veterinari di confine porto e aeroporto, agli Assesorati Regionali alla Sanità ed alle associazioni di categoria  con telegramma dell'allora Direzione Generale dei Servizi Veterinari  n.600.3.4/343/AG/4207 del 13 giugno 1990 .

DIVIETO PARTI A RISCHIO
Decisione 90/200 del  9 aprile 1990  
Divieto per il Regno Unito di spedire negli altri Stati membri di cervello, midollo spinale, timo, tonsille, milza, intestini provenienti da bovini di età superiore ai sei mesi al momento della macellazione. Il divieto è stata trasmesso agli Uffici veterinari di confine porto e aeroporto, agli Assessorati Regionali alla Sanità ed alle associazioni di categoria  con telegramma dell'allora Direzione Generale dei Servizi Veterinari  n.600.3.4/343/6/2683 del 21 aprile 1990 .

OBBLIGO DISTRUZIONE
Decisione 94/474 del 27 luglio 1994  
Stabilisce misure di protezione contro l'encefalopatia spongiforme bovina, introducendo  restrizioni per i Regno Unito per l'invio di animali vivi della specie bovina  e loro prodotti ed impone la distruzione di materiale specifico a rischio. Abroga le decisioni 89/469/CEE e 90/200/CEE. 

EMBARGO TOTALE 
Decisione 96/239 del 27 marzo 1996 (embargo nei confronti del Regno Unito)  
Con tale decisione veniva imposto un embargo totale nei confronti del Regno Unito che non poteva esportare dal proprio territorio verso gli altri Stati membri o paesi terzi bovini e prodotti bovini. Il divieto è stata trasmesso agli Assessorati Regionali alla Sanità, agli Uffici Periferici del Ministero della sanità ed alle associazioni di categoria  con telegramma del Dipartimento degli Alimenti ella Nutrizione e per la Sanità Pubblica Veterinaria n.600.3./340/2/2244 del 29  marzo 1996.

CARNE SENZA OSSO 
Decisione 98/256  del 16 marzo 1998 (parziale abrogazione dell'embargo nei confronti del Regno Unito - ECHS Export Certified Herds Scheme programma per l'esportazione da allevamenti certificati)  
Rafforzamento di controlli e prima modifica dell'embargo nei confronti del Regno Unito nell'ambito del Programma per l'esportazione da allevamenti certificati (ECHS) dell'Irlanda del Nord. Possibilità di esportare  carne  disossata ottenuta da animali  di età compresa tra 6 e 30 mesi nati nell'Irlanda del Nord, identificabili durante tutta la loro vita, ed ivi macellati appartenenti a mandrie nelle quali per almeno 8 anni non siano stati presenti, transitati o usciti bovini con casi confermati o sospetti di BSE. 

DIVIETO PORTOGALLO  
Decisione 98/653 18 novembre 1998 (embargo nei confronti del Portogallo) 
Divieto di spedizione di bovini e prodotti bovini dal Portogallo.

DIVIETO FRANCIA E ALTRI 
A partire dal 1997, prima dell'adozione di provvedimenti comunitari , l'Italia ha adottato disposizioni , di volta in volta aggiornate rispetto alla comparsa di  casi di BSE, nei confronti di Belgio, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Danimarca e Paesi Bassi. Le disposizioni sono contenute nell'O.M. del 24 dicembre 1996 (telegr. 600.3/vet/340/2/8920), nell'O.M. del 15 giugno 1998 (GURI n. 171 del 24 luglio 1998) e O.M. del 16 marzo 2000 (GURI n. 70 del 24 marzo 2000) ed hanno imposto la eliminazione e la distruzione degli organi a rischio per i bovini destinati al macello provenienti da questi Paesi . 
Con provvedimento comunitario tale misura precauzionale dal 1° ottobre 2000 è stata estesa a tutti i bovini di età superiore ai 12 mesi e  a prescindere dalla loro origine.

DIVIETO PER 3 MESI  
600.3/SA.11/6314 del 17 novembre 2000 recante divieto d'introduzione dalla Francia, per un periodo di tre mesi, di carni bovine con osso;

DIVIETO PER ANIMALI SOPRA I 18 MESI
600.3/SA.11/6313  del 17 novembre 2000 modificata in data 22 novembre 2000 e in data 30 novembre 2000 recante: divieto d'introduzione dalla Francia  di animali della specie bovina di età superiore ai 18 mesi nonché di ovuli ed embrioni della medesima specie e obbligo di macellazione e successivo controllo con test rapido per la BSE per tutti i capi bovini originari o provenienti dalla Francia che abbiano superato il 24° mese di età. Tale ordinanza in considerazione della entrata in vigore di disposizioni comunitarie e norme nazionali di protezione nei confronti della BSE è stata revocata in data 11 gennaio 2000. 

DIVIETO SVIZZERA 
Con Ordinanza telegrafica  del Ministro della Sanità n.600.3/VET/340/2/7511 del 30 ottobre 1996, in considerazione della necessità di garantire una adeguata tutela della salute pubblica e del patrimonio zootecnico dal rischio di diffusione della BSE, è stata vietata  l'importazione dalla Svizzera di bovini vivi, materiale genetico, carni con osso, visceri, frattaglie pelli bovine e farine di origine animale. 
A seguito del miglioramento della situazione epidemiologica riguardo alla BSE e delle garanzie fornite dalle Autorità svizzere, relative alla realizzazione di alcuni misure finalizzate alla eradicazione della BSE introdotte con specifiche disposizioni di legge, il divieto è stato limitato ad animali vivi della specie bovina, embrioni bovini e farine animali .
 
 

NORME PER LA ERADICAZIONE DELLA BSE

PROFILASSI   
Decreto Ministeriale 8 aprile 1999 – 
Norme per la profilassi della scrapie negli allevamenti ovini e caprini  Si tratta di misure che riguardano i casi sospetti e i capi confermati di scrapie, particolarmente è previsto l’abbattimento e la distruzione dell’intero allevamento in caso di conferma della malattia, con relativo indennizzo ai proprietari degli animali.

DENUNCIA BSE
Ordinanza Ministeriale 10 maggio 1991 – 
Norme per la profilassi di malattie animali  L’encefalopatia spongiforme bovina e la Scrapie diventano malattie soggette a denuncia obbligatoria; ciò comporta l’adozione di misure sanitarie tra cui il sequestro dell’allevamento e quindi i divieti di spostamento degli animali.

CENTRO REFERENZA  
Decreto Ministeriale 3 agosto 1991 – 
Riconoscimento del Centro per lo Studio e le ricerche sulle encefalopatie spongiformi animali e neuropatologie comparate dell’IZS del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta quale centro di referenza nazionale Viene istituito il centro di referenza quale centro pubblico specialistico per tutte le tematiche tecnico-scientifiche afferenti a tali patologie e per il coordinamento dell’attività diagnostica degli altri istituti.

DIVIETO FARINE  
Ordinanza Ministeriale 28 luglio 1994 –
Divieto di somministrazione ai ruminanti di proteine derivate da mammiferi Viene introdotto il divieto di alimentare ai ruminanti e quindi bovini, pecore e capre con mangimi contenenti proteine ottenute da tessuti di mammiferi 

UNITÀ DI CRISI 
 Decreto legge 8 agosto 1996, n.429, convertito in legge 21 ottobre 1996, n.532 – 
Potenziamento dei controlli per prevenire l’encefalopatia spongiforme bovina  
Dispone per il potenziamento degli organismi del Ministero della Sanità ai fini di potenziare i controlli alle importazioni e agli scarti di animali e prodotti di origine animale, per l’organizzazione delle unità di crisi e per la specifica formazione del personale particolarmente nei confronti delle encefalopatie spongiformi.

SORVEGLIANZA CONTINUA  
Decreto Ministeriale 29 gennaio 1997 – 
Misure integrative per la sorveglianza permanente delle encefalopatie spongiformi animali  
Viene istituita una unità nazionale operativa di intervento e le unità locali di intervento (almeno 1 per veterinario regionale) allo scopo di potenziare il sistema di sorveglianza delle patologie neurologiche degli animali.

OBBLIGO ABBATTIMENTO 
Decreto Ministeriale 4 agosto 1997 – 
Misure integrative per la profilassi della encefalopatia spongiforme dei bovini   
Viene imposto l’obbligo di abbattimento e della distruzione degli animali infetti con sintomatologia clinica nervosa riferibile alla malattia e di quelli sospetti di contaminazione.

DIVIETO FARINE A TUTTI ANIMALI 
Ordinanza Ministeriale 17 novembre 2000 – 
Modificazioni dell’Ordinanza Ministeriale 28 luglio 1994 concernente “Misure di protezione per quanto riguarda l’encefalopatia spongiforme bovina” 
Viene introdotto il divieto di somministrazione a tutti gli animali con abitudini alimentari erbivore  di mangimi contenenti proteine derivate da tessuti animali, viene inoltre vietata la utilizzazione per la produzione di alimenti per animali di rifiuti e scorte che non siano stati dichiarati idonei per l’alimentazione umana.

TEST RAPIDI  
Decreto Legge 21 novembre 2000, n.335 – 
Misure per il potenziamento della sorveglianza epidemiologica della encefalopatia spongiforme bovina 
Viene disposto un programma di prevenzione totale contro la encefalopatia spongiforme bovina attraverso l’esecuzione a tappeto dei tests rapidi su tutti i bovini di età superiore ai 24 mesi (diventati 30 mesi nella fase di conversione per adeguamento alla decisione europea), il potenziamento della sorveglianza ed il potenziamento della anagrafe bovina.

TEST RAPIDI 
Decisione della Commissione UE del 29 novembre 2000, n.2000/764 sui test bovini per accertare la presenza di encefalopatia spongiforme bovina e recante modifica della Decisione 98/272/CE relativa alla sorveglianza epidemiologica delle encefalopatie spongiformi trasmissibili   
Impone l’obbligo di sottoporre a test rapidi tutti i bovini di età superiore a 30 mesi abbattuti d’urgenza che presentino segni clinici di qualunque malattia alla visita pre-macellazione nonché regolarmente macellati, e anche, a percentuale, i morti (ai fini di avere dati epidemiologici completi).

INDENNIZZO
Regolamento CE n.2777/2000 della Commissione del 18 dicembre 2000, che istituisce risorse eccezionali  di sostegno del mercato delle carni bovine  
Impone l’obbligo, tra l’altro, di distruggere i bovini abbattuti che non siano stati sottoposti ai test rapidi, per i quali viene disposto un indennizzo.
 
 

NORME  PER L’ALIMENTAZIONE ANIMALE

DIVIETO FARINE  
Ordinanza ministeriale 28 luglio 1994, relativa alle misure di protezione per quanto riguarda l’Encefalopatia Spongiforme Bovina e la somministrazione, con la dieta, di proteine derivate da mammiferi 
Tale provvedimento, attuativo di una Decisione Comunitaria, vieta la somministrazione ai ruminanti di mangimi contenenti proteine derivate da tessuti di mammiferi.

LINEE GUIDA 
Nota ministeriale 8 aprile 1999, recante indicazioni sulla razionalizzazione delle attività di vigilanza e controllo ai sensi della O.M. 28/7/94 nel settore della alimentazione animale in materia di Encefalopatia Spongiforme Bovina  
Con questa nota vengono fornite linee guida omogenee per la effettuazione delle ispezioni sia negli stabilimenti di produzione sia negli allevamenti, al fine di verificare la conformità alla citata Ordinanza ministeriale, e vengono fornite anche indicazioni sui provvedimenti da adottare in caso di riscontro di irregolarità.

DIVIETO FARINE 
Ordinanza Ministeriale 17 novembre 2000 
Tale provvedimento (autonomo) ha modificato la Ordinanza 28 luglio 1994 vietando la somministrazione a tutti gli animali erbivori di mangimi contenenti proteine derivate da tessuti animali.

DIVIETO FARINE   
Decisione della Commissione n°766/2000  
E' stata infine vietata la somministrazione di proteine animali trasformate ad animali di allevamento destinati alla produzione di alimenti. Sono escluse dal divieto solo le farine di pesce destinate ad animali diversi dai ruminanti. 
 
 

NORME PER L’IDENTIFICAZIONE ANIMALE 
ANAGRAFE DEL BESTIAME

REGISTRO STALLE  
Decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1996, n°317 - Regolamento recante norme per l’attuazione della Direttiva del Consiglio 92/102/CEE relativa alla identificazione e alla registrazione degli animali Tale provvedimento ha sancito definitivamente un unico sistema di identificazione valido per più fini, sotto la responsabilità del servizio veterinario ufficiale. E’ stato imposto a tutte le aziende un registro di stalle e, stante il recupero dei vecchi contrassegni applicati, è stato stabilito per i nuovi nati un unico marchio di identificazione e l’obbligo di comunicazione al servizio veterinario delle nascite, dei decessi e di tutte le movimentazioni degli animali.

PASSAPORTO 
Regolamento CE 820/97 che istituisce un sistema di identificazione e di registrazione dei bovini e relativo alla etichettatura delle carni bovine e dei prodotti a base di carni bovine  
Scaturito dalla crisi BSE del 1996, tale regolamento ha introdotto l’obbligo del documento di identificazione individuale del bovino (cosiddetto passaporto) per i bovini nati dal gennaio 1998 ed ha imposto la base dati informatizzata operativa dal 1 gennaio 2000 nonché, tramite regolamento della Commissione successivo, il codice di identificazione numerico entro il 31 dicembre 1999.


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