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Spesa sanitaria e politica farmaceutica

PRIMA DELL’ACCORDO GOVERNO - REGIONI DELL’8 AGOSTO

FARMACI: SPESA IN AUMENTO DEL 30% NEI PRIMI TRE MESI 2001
Roma, 1 agosto (Adnkronos Salute)
Spesa farmaceutica ancora in crescita: nel primo trimestre 2001 ha ‘pesato’ sul SSN per circa 5.700 miliardi, con un aumento del 30,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. 
Circa 1.300 miliardi in più, dovuti in gran parte al mancato introito dei ticket. 
E’ quanto emerge dai dati del Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed), presentato oggi a Roma, da cui si evince che, nel 2000, i medicinali, da soli, hanno rappresentato il 12,5% dell’intera spesa sanitaria. 
Le cure farmaceutiche sono costate, al Servizio Sanitario Nazionale, 337.082 lire per ogni italiano, con forti differenze regionali: a far spendere di più sono stati i cittadini campani, che nel 2000 hanno superato i trentini del 65% e nel primo periodo del 2001 addirittura del 74%. 
Inversione di tendenza, invece, per la spesa privata: quando si tratta di ‘pagare di tasca propria’ sono gli abitanti delle regioni del nord a ‘investire’ maggiormente in medicinali, superando del 35% Sud e Isole. 
Nel 2000 la spesa farmaceutica pubblica e privata è stata di 33.680 miliardi di lire; l’11% dei consumi totali viene impiegato in ospedale e l’89% al di fuori. 
A coprire il 65% del consumo generale è il Servizio Sanitario Nazionale, con i farmaci di classe A e B. I farmaci di automedicazione, invece, rappresentano ‘solo’ il 12% della spesa. 
Nel dettaglio, la spesa netta a carico del SSN si è attestata lo scorso anno a 16.955 miliardi di lire, con un aumento del 15,4% rispetto al ‘99. 
Secondo gli esperti dell’OsMed questa crescita si può attribuire all’incremento delle prescrizioni (9,1%); ad uno ‘spostamento’ verso medicinali da prescrizione più costosi (2,5%) e, infine, ad un aumento dell’1.8% del prezzo dei farmaci. 
Ma, nonostante la sua crescita, la spesa per i farmaci in Italia, in proporzione, non si discosta da quella di altri Paesi industrializzati. Il rapporto con la spesa sanitaria è analogo a quello di altri Paesi dell’Ocse: i farmaci rappresentano il 15.5% della spesa in Canada e il 16,5% nel Regno Unito. 

(Mar-Nrs/Adnkronos Salute)

SANITA’: SPESA FARMACEUTICA, LE PROPOSTE DI FARMINDUSTRIA
(agi) - roma, 1 agosto
L’associazione nazionale dell’industria farmaceutica condivide la posizione del Ministro della sanità in tema di lotta agli sprechi e di corretta gestione della spesa farmaceutica, ma chiede che non vengano sacrificate le possibilità di sviluppo del settore.
Sono queste le conclusioni di una Conferenza Stampa, tenutasi oggi a Roma nella sede di Farmindustria, in merito all’allarme sui conti della spesa farmaceutica lanciato dalle regioni italiane. Il Presidente dell’associazione, Gian Pietro Leoni, e il Direttore Generale, Ivan Cavicchi, hanno presentato alcune proposte al governo e alle regioni per tenere sotto controllo lo sfondamento della spesa. 
Farmindustria chiede all’esecutivo e agli enti regionali di definire misure eque e sostenibili, come la razionalizzazione del sistema dei costi, le forti disuguaglianze per l’accesso alla cura e di non penalizzare innovazione e investimenti.
Entrando maggiormente nel dettaglio, Farmindustria propone una riduzione dell’IVA sui farmaci rimborsabili dal SSN, dal 10% al 4%, e automatica riduzione dei relativi prezzi del 5,45%; un tetto di spesa farmaceutica congruo nell’ambito di un finanziamento congruo del SSN pari al 6% del PIL; l’istituzione di un’authority sull’informazione medico scientifica, che abbia compiti ispettivi e sanzionatori; l’introduzione di un ‘copayment’ equo con la funzione di evitare gli sprechi della domanda; un piano di sviluppo quinquennale; l’impegno di sviluppo per il mezzogiorno, in particolare nel settore biotech, vaccini, sperimentazione clinica e ricerca; una riforma del sistema degli acquisti e collaborazione attiva nella formazione dei quadri regionali o locali; una distribuzione controllata dei farmaci in ospedale per il completamento della terapia cominciata; l’accordo per la diffusione dei generici prevedendo in tale ambito anche la possibilità di sostituibilità; le linee guida per l’uso appropriato dei farmaci; una campagna di informazione sui medici per la prescrizione dei farmaci ‘off-patent’ più economici. 
Un sistema di prescrizioni indirizzato costantemente verso i farmaci meno costosi, mette in guardia Farmindustria, significa anche privilegiare i farmaci più vecchi e, di conseguenza, con standard di qualità terapeutica più datati. Questo porta a relegare la distribuzione dei farmaci più innovativi solo agli ospedali, con un ridimensionamento del ruolo e della funzione delle farmacie e un forte effetto di dequalificazione del ruolo professionale del medico. 
L’associazione punta poi l’indice contro le disparità tra regioni ricche e regioni povere, sottolineando il rischio di un sistema fortemente squilibrato tra nord e sud, con una forte penalizzazione delle regioni del mezzogiorno e iniquità di trattamento terapeutico tra cittadini abbienti e meno abbienti. 
Una politica non razionale di riduzione dei costi, per Farmindustria, rischia inoltre di tagliare ricerca e innovazione e di apportare tagli indiscriminati a fatturati e profitti dell’industria farmaceutica.

(agi) red/dos 

SANITA’ FEDERFARMA
Ticket leggero garantirebbe universalità. Preoccupa ipotesi distribuzione farmaci da asl 
(ansa) - Roma, 3 agosto
Il ripristino di un ticket contenuto verrebbe compreso e accettato dai cittadini, perché necessario per garantire l’universalità delle cure. Lo afferma l’Associazione di titolari delle farmacie aderenti a Federfarma in merito al prossimo provvedimento governativo per contenere la spesa sanitaria. 
“Premesso che la maggior parte dell’aumento di spesa è riconducibile direttamente o indirettamente all’abolizione del ticket, Federfarma ritiene opportuno il ripristino di tale strumento che, se stabilito in misura contenuta, viene compreso e accettato dai cittadini in quanto necessario per continuare a garantire l’universalità delle prestazioni e presente in tutti i paesi europei”
Federfarma esprime invece “rofonda preoccupazione per il mantenimento dell’efficienza del servizio farmaceutico a fronte di una serie di misure imperniate sull’acquisto e distribuzione da parte delle asl di farmaci destinati all’assistenza farmaceutica territoriale. Tali misure - afferma - rischiano di sconvolgere profondamente l’attuale sistema concatenato di funzioni e di responsabilità che  passando attraverso l’industria produttrice, il grossista, la farmacia fino al cittadino tramite la ricetta redatta dal medico garantisce oggi la sicurezza e la capillarità dell’assistenza farmaceutica su tutto il territorio nazionale”
(ansa). mrb

DOPO L’ACCORDO GOVERNO – REGIONI DELL’8 AGOSTO

SANITA': FARMINDUSTRIA A BERLUSCONI, ACCORDO VA RIDISCUSSO
Roma, 9 agosto (Adnkronos Salute)
Farmindustria invia un telegramma al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e chiede, nell’interesse generale del Paese la ridiscussione dell’accordo sulla sanità, raggiunto ieri fra governo e Regioni. 
“L’industria farmaceutica - scrive il presidente di Farmindustria, Gian Pietro Leoni, a Berlusconi - si trova di fronte, suo malgrado, ad uno Stato ostile e si vede costretta a ridiscutere radicalmente tutte le strategie nel campo dello sviluppo e delle ricerca scientifica, ma anche tutte le regole. Non accettiamo - sottolinea Leoni - il ruolo di merce di scambio in un negoziato tra Regioni e Governo, che di fatto ci ha considerato nemici del Paese. Un Paese che, dopo l’accordo, è sicuramente più povero”.
Farmindustria annuncia a Berlusconi la possibilità di “una denuncia pubblica per spiegare quanto grave sia un accordo paradossalmente antimoderno, a dispetto della strategia generale del governo”. “La politica che emerge dal nuovo patto fra Regioni e governo sulla spesa - denunciano gli industriali in una nota - è ancora quella delle vecchie finanziarie. E’ stato fissato un tetto di spesa farmaceutica coscientemente sottostimato di oltre 5.000 miliardi nel 2002, prevedendo di coprirlo con il sistema della corresponsabilizzazione dei soggetti che concorrono alla determinazione della spesa. Sistema che si è già dimostrato impraticabile nel biennio 98-2000”. 
Secondo Farmindustria, inoltre, “è economicamente irragionevole intervenire sulla spesa rallentando la crescita dei prezzi dei farmaci, in Italia più bassi di oltre il 10% rispetto alla media europea. Non solo. Il processo di riallineamento dei prezzi alla media Ue, iniziato per legge nel ‘94, deve ancora concludersi nel 2003, ma è già' stato vanificato dalla riduzione del 5%, nel gennaio 2000 e 2001, per i farmaci ‘off-patent’ e dal rinvio al prossimo gennaio della quarta tranche di adeguamento al prezzo medio europeo. Se si insiste su questa via - avverte Farmindustria - si rischia la riapertura di un contenzioso tra governo italiano e Commissione UE, che ha già espresso pesanti riserve su misure di questo tipo”. 

(Red-Dam/Adnkronos Salute)

SANITA’: FEDERFARMA, MISURE ANTI-SPESA CAUSERANNO IL CAOS
Roma, 9 agosto (Adnkronos Salute)
Le misure per il contenimento della spesa farmaceutica non otterranno risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale. Ma soprattutto metteranno in crisi il servizio farmaceutico, differenziandolo da regione a regione in modo caotico e ingovernabile. Questo il giudizio negativo espresso, in una nota, da Federfarma sulla strategia anti-spesa decisa da Governo e Regioni. 
Secondo Federfarma, “saranno ridotte le garanzie di assistenza esistenti oggi, senza vantaggi per il SSN. La distribuzione diretta ai cittadini da parte delle Asl e delle strutture pubbliche comporterà,
ad esempio - fa notare l’associazione - molti disagi per i cittadini e, addirittura, una maggiore spesa pubblica causata da sprechi e dalla mancanza di trasparenza”. 
Federfarma lamenta, infine, di non essere stata consultata “malgrado gli impegni presi dal governo di ascoltare i suggerimenti degli operatori in continuo contatto con i cittadini e le loro esigenze”. 

(Red-Dam/Adnkronos Salute)


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