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La prevenzione dei tumori

di Angelo Capparoni (*)

Il tema “tumori” riguarda uno dei problemi che più interessano la vita della gente, e sui quali la scienza ancora si interroga nella ricerca di mezzi atti a condurre alla definitiva sconfitta di questo male che sembra impossessarsi di un numero sempre crescente di esseri umani per portarli alla morte. 
L’umanità tutta si deve rendere conto delle insidie di questa malattia, deve conoscere quali siano i pericoli ed il danno che si produce con una sconsiderata noncuranza dei segni premonitori, deve guardare innanzi a sé con fiducia perché la scienza, anche se ancora non sappiamo fra quanto tempo, saprà certamente averne ragione. 
E’ una lotta in cui tutto il mondo è impegnato; dove si avverte l’esigenza del coordinamento nella ricerca delle cause, nella prevenzione e nella cura. Un impegno morale e sociale verso chi ne è affetto, per alleviarne i dolori, i disagi, nel tentativo di raggiungere la vittoria.
Il problema dei tumori è uscito dalla ristretta pertinenza degli studiosi e si sta ormai affermando con una più diffusa conoscenza e con una più chiara impostazione sociale.
Noi, non più giovani, abbiamo avuto la sorte di vivere due epoche: quella della medicina classica che ha formato la nostra preparazione e quella attuale che ci ha portato a considerare e accettare profonde revisioni. Basta pensare ai progressi nel campo delle malattie infettive e delle terapie antibiotiche. La nostra mente talvolta oscilla tra il passato ed il presente; dai canoni che furono assorbiti tra i banchi dell’università con la descrizione classica della sintomatologia e della prognosi, al volto attuale della patologia infettiva: sicché par quasi un sogno, oggi, vedere un quadro minaccioso, che in passato ci avrebbe atterriti, attenuarsi al primo urto con l’antibiotico e la tempesta placarsi in attesa di un imminente sereno. 
Proprio questo senso di sicurezza, che reca anche l’impronta del nostro orgoglio, pone però in maggior evidenza gli aspetti negativi del problema di cui ci stiamo occupando: l’insorgenza, il trattamento e la guarigione delle neoplasie.
Non conosciamo le cause precise, ne conosciamo la cura specifica. 
Nei tumori in fase conclamata tutti i mezzi finora escogitati e sperimentati sono risultati vani e pare proprio di essere di fronte ad un avversario invisibile, invincibile, più forte degli uomini.
Da qui scaturisce la necessità della diagnosi precoce che lo specialista deve fare per dare certezza, o almeno speranza, che la battaglia sarà vinta. 
E’ ormai di dominio pubblico che il cancro rappresenta nell’adulto la seconda causa di morte, dopo le malattie dell’apparato cardiovascolare, ed è la terza causa di morte nell’infanzia.
Se è però diagnosticato per tempo e curato in modo adeguato, guarisce nel 70% dei casi. 
Per ottenere questo risultato è necessario preparare i medici, organizzare sul territorio centri destinati alla diagnosi precoce ed alla cura. 
Ma più di ogni altra cosa è importante creare una coscienza anticancerosa. 
Ogni cittadino deve essere convinto della necessità di combattere il cancro e della possibilità di vincerlo; deve sentirsi mobilitato per questa lotta e ad essa deve dare il suo contributo.
La fama di male incurabile, le forme diverse sotto cui si manifesta, rendono la paura così irragionevole che spesso non bastano gli sforzi della scienza a prevenire o ad attutirne le conseguenze.
Se per un attimo volgiamo lo sguardo alla Storia, vediamo che da ben due secoli si parla dei pericoli sociali del cancro: il primo a sostenerlo e ad occuparsene fu l’inglese John Hunter (1728-1793) che è quindi da considerare un precursore della lotta contro tale patologia.
Dobbiamo ricordarci che sino al 1800 i cancerosi erano considerati alla stessa stregua dei lebbrosi e venivano abbandonati alla loro triste sorte senza alcuna assistenza; fra l’altro era loro inibito l’accesso agli ospedali come agli altri soggetti che si ammalavano, poiché vigeva il principio della dottrina del contagio. 
Soltanto con il XX secolo venne a farsi strada una concezione più umana verso i malati di tumore a seguito dei progressi degli studi oncologici. Si affermò finalmente l’opinione che il cancro si poteva operare, si poteva estirpare questa pianta maligna; il bisturi divenne l’arma miracolosa. 
La fisica portò in dono alla medicina ed all’umanità due scoperte di immenso valore: i raggi x ed il Radio. Così altre armi vennero offerte per la lotta contro i tumori con le scoperte di Roentgen nel 1895 e nel 1898 di Pierre e Marie Curie che riuscirono ad isolare un decigrammo di Radio puro con le nuove proprietà fisiche, ma soprattutto biologiche, sorprendenti e grandiose.
Mentre avvenivano queste grandi scoperte che rappresentavano tappe importanti sia nella diagnostica sia nella terapia, altri studiosi, proseguendo nella ricerca, enunciavano nuove teorie sulle cause che potevano determinare la formazione dei tumori. 
Viene da domandarsi: se è ancora attuale il tema che propose l’Accademia medica di Lione nel concorso del 1763: ‘Cosa è il cancro?’ 
Sembrerebbe di sì, e forse è ancora valida l’ipotesi con cui il giovane Peyrille vinse in quell’occasione con le: sue due conclusioni: predisposizione ereditaria e fermento patogeno (virus).
Negli ultimi anni si è evidenziato il ruolo delle abitudini culturali e sociali come causa di tumori: basta ricordare il fumo, l’alcool, l’alimentazione ed anche la vita sessuale. 
In molti casi la pericolosità di un regime alimentare può derivare dalla presenza in esso di specifici cancerogeni come i conservanti e gli additivi, ma può esserne causa anche uno squilibrio delle sostanze ingerite, come ad esempio la carenza di vitamine, di fibre, oppure un eccesso di calorie, di proteine, di grassi animali e di carboidrati. 
Per quanto riguarda la vita sessuale possiamo ricordare che l’inizio precoce dell’attività sessuale in una donna può favorire il cancro dell’utero, mentre una gravidanza in giovane età abbassa il rischio del cancro alla mammella.
Varie sono le teorie sulla cancerogenesi.
Cancerogenesi chimica: per la maggior parte connessa alla produzione di radicali che si legano ai componenti cellulari danneggiandone la corretta struttura chimica. 
Cancerogenesi fisica: legata alla frazione ultravioletta dei raggi solari che può produrre cancri della pelle, più frequenti nelle popolazioni di pelle chiara per scarsa presenza della melanina che ha la capacità di assorbire i raggi ultravioletti.
Altre cause sono le radiazioni ionizzanti alle quali possono andare incontro chi ne viene a contatto per ragioni professionali (radiologi, fisici), terapeutiche e diagnostiche, o per eventi bellici (bombe atomiche). L’effetto lesivo è certamente a carico del DNA. 
Cancerogenesi virale:. è noto che i virus giocano un ruolo importante nello sviluppo del cancro degli animali. Numerose sono le manifestazioni neoplastiche derivate da virus sul DNA, mentre tutti i tentativi fatti per correlare i retrovirus al cancro umano non hanno dato elementi attendibili. 
Cancerogenesi parassitaria: la relazione più conosciute tra un parassita ed il cancro è quella della bilharziosi con il cancro della vescica, frequente in certi paesi come l’Egitto dove l’infestazione causata da questo parassita è molto diffusa a causa dell’inquinamento delle acque.
Cancerogenesi genetica: il concetto di associazione familiare è importante ma al tempo stesso non determinabile. Possiamo affermare che le malattie legate ai geni ereditari non portano necessariamente al tumore. Molte condizioni sono legate ad anomalie cromosomiche, ma certamente il danno cromosomico può essere solo un mediatore dell’inizio delle cellule tumorali.
Il cancro, come già detto, è una malattia sociale e non colpisce soltanto gli anziani, ma anche, e soprattutto, molti individui di età media e di ogni classe sociale, in attività lavorativa fra i 40 ed i 60 anni e cioè nel periodo più fecondo della vita. Da circa vent’anni la lotta anticancerosa è stata intrapresa in grande stile, tutti i paesi d’Europa e d’America, adesso anche nei paesi del terzo mondo. 
Sorprende che una malattia come il cancro, la cui mortalità è così alta, ancora non sia stata debellata. 
Nel campo della prevenzione dobbiamo tenere nella massima evidenza quelle malattie o lesioni che predispongono lo sviluppo dei tumori, i così detti stati precancerosi. 
E’ necessario ricordare che il cancro, al suo inizio, è una malattia curabile e guaribile. A conferma di ciò abbiamo numerosi casi di guarigione dopo trattamento chirurgico o chemioterapico o di terapia irradiante.
Vorrei terminare con una frase che disse il grande Paolo Ehrlich ad un giovane che desiderava dedicarsi allo studio del cancro: ho passato quindici anni a studiarlo inutilmente; se non si faranno progressi sulla conoscenza della natura della vita non c’è speranza di fare passi avanti su quella del cancro. 
Fu un profeta, perché gli studi di oggi, attraverso la genetica e la biologia molecolare mirano a raggiungere la meta sognata da quella grande mente.

(*) Presidente  Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria

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