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Italia in ritardo nella lotta all’effetto serra

Roma, 19 aprile
L'Italia è in forte ritardo nella lotta all’effetto serra. 
L’allarme viene dal ministro dell’Ambiente Willer Bordon secondo il quale il nostro paese anziché tagliare ha accresciuto la produzione di anidride carbonica del 6,6% e del 5,4% quella degli altri gas serra. 
“Il protocollo di Kyoto stabilisce tagli del 6,5% pari a 100 mln di tn di Co2 al 2008-2012. 
Ma nonostante recenti interventi del ministero dell’Ambiente nel 2006 il nostro paese ridurrà solo di 27 mln di tonnellate le emissioni di Co2, il 60% rispetto all’obiettivo previsto di 42 mln di tonnellate”
“Per centrare gli impegni internazionali l’Italia dovrà raddoppiare gli sforzi e tagliare del 12% la produzione di gas serra, principalmente con lo sviluppo delle fonti rinnovabili, il riammodernamento delle centrali termoelettriche e i trasporti. Il sistema Italia è in drammatico ritardo, il modo in cui il paese sta affrontando la questione è assolutamente inadeguato rispetto alla gravità dei temi” ha aggiunto il ministro prima di imbarcarsi per New York dove si svolgerà la conferenza informale sullo Sviluppo sostenibile. 
Al vertice previsto per domani (20 aprile) e sabato (21 aprile) i ministri dell’Ambiente di 40 governi tra cui anche il commissario Ue all’Ambiente Margot Wallstrom, i ministri dell’Ambiente tedesco e francese cercheranno di rilanciare il negoziato sul clima. 
La novità, dopo le polemiche per il no di Bush a Kyoto, è costituita dalla proposta del presidente della Conferenza delle parti (Cop 6) Jan Pronk, per coinvolgere i paesi del cosiddetto ‘umbrella group’ schierati sul fronte del no. 
La proposta di Pronk “è un pò troppo osee”, dice Bordon convinto che a New York “si gioca l’ultima partita, e si dovrà decidere se andare avanti sul serio. Nei confronti di Bush va adottata una linea molto secca, visto che far venire prima l’economia Usa dell’ambiente e un’idea da archeologia industriale. Se non ci sarà l’accordo non vale la pena di perdere tempo a Bonn a fine luglio” ha detto Bordon. 
Ma l’assenza di Christie Whitman, ministro dell’Ambiente degli Usa e la mancata designazione del responsabile del Dipartimento di Stato che dovrebbe portare avanti il negoziato coi ministri europei, non sono segnali incoraggianti. 
Per Bordon “la proposta di Pronk ha suscitato interesse nel campo europeo e americano, ma bisogna capire se dall’altra parte c’è un interlocutore e se l’Europa ha interesse a cedere. Pesonalmente ho dubbi sull’utilizzo troppo abbondante dei meccanismi flessibili, ma - ha detto il ministro - mi riservo di studiare nei dettagli la proposta in queste ore. Non è detto che non si possano fare concessioni se in cambio si ottiene una contropartita politica forte, ad esempio l’impegno a ratificare il protocollo di Kyoto. L'obiettivo di Kyoto è una carezza rispetto alle necessità, ma ha comunque un grande significato”, ha aggiunto. 
Ma sul tappeto c’è anche l’innovazione dei costi e della innovazione tecnologica. Nel novembre del '98 il Cipe aveva approvato una delibera con le linee guida operative per centrare gli obiettivi di Kyoto approvando investimenti per 100 mila mld sull’arco di un decennio dei quali 23 mila a carico dello Stato. 
Ora, dice Bordon, l’Ipcc, il panel degli scienziati Onu che studiano i cambiamenti climatici parla di investimenti fra lo 0,2 e il 2% del Pil che per l’Italia signicherebbe dai 4 mila ai 40 mila mld. Una somma ingente che può essere il volano per lo svilupo di tecnologie innovative. La battaglia contro l’effetto serra, infatti, è anche l’occasione per la conquista di importanti spazi di mercato come dimostra la scesa in campo a difesa del protocollo di Kyoto di alcuni colossi industriali statunitensi. 

(Adnk/Adnkronos Salute) 


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