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Ensemble Nuovo Contrappunto

 

A colloquio con
Mario Ancillotti


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La formazione musicale di Mario Ancillotti è avvenuta nella sua città natale, a Firenze, dove ha avuto modo di incontrare e studiare con musicisti quali Luigi Dallapiccola, Franco Rossi, Roberto Lupi, il Quartetto Italiano. Successivamente si trasferisce a Roma dove inizia una attività di flautista che lo porterà ad essere uno dei musicisti più significativi del suo strumento. A quel periodo risale il suo interesse per la musica contemporanea che lo porterà a collaborare con tutti i maggiori compositori italiani, da Petrassi a Maderna, Berio, Donatoni, Sciarrino, Pennisi, Clementi, e poi con Henze, Penderecki, De Pablo, Schnebel, Feldmann, dei quali ha tenuto numerosissime prime esecuzioni. Il suo interesse si è allargato poi alla direzione e organizzazione musicale, mettendo al servizio della musica del ‘900 la sua esperienza di straordinario esecutore. Oggi così si divide con inalterato entusiasmo fra le due attività, convinto del grande ruolo che deve svolgere la musica del nostro tempo nella società e nella cultura.



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Ancillotti e Petrassi

Da "IL Resto del Carlino" Mercoledì 22 novembre 2000

L’appuntamento al Teatro Comunale, stasera un concerto speciale per gli
“Amici della Musica”

ANCILLOTTI: "DIRIGO E NARRO: SARA'
TUTTA UN'ALTRA HISTOIRE"

Intervista di Mauro Bompani

La stagione degli Amici della Musica prosegue stasera alle 21 al Teatro Comunale, dove l’Ensemble Nuovo Contrappunto, guidato dal Maestro Mario Ancillotti presenterà l’Histoire du Soldat di Stravinskij. Onore al merito dell’Associazion,e che con   un certo coraggio propone musica di questo secolo, troppo spesso esclusa dalla programmazione, perché ritenuta difficile o non gradita al pubblico.

Maestro Ancillotti, è proprio vero che la musica contemporanea allontana il pubblico?
“Per niente! Troviamo una grande attenzione del pubblico. Anche i musicisti giovani sono molto attratti da questo repertorio. “Nuovo Contrappunto”, ad esempio, è nato per “generazione spontanea” dagli allievi del Laboratorio di Musica Contemporanea di Fiesole, dove sono docente.”

Perché, dunque, è così limitata l’esecuzione di musica novecentesca?
“E’ più la pigrizia e la mancanza di stimoli da parte delle istituzioni musicali tradizionali e della parte più conservatrice del pubblico a limitare lo spazio a questa musica che poi tanto contemporanea non è più, avendo tra i 50 e i 100 anni. L’Associazionismo musicale ha il grandissimo merito di compiere, spesso con pochissimi mezzi, un grande lavoro di ‘supplenza’. A Modena ho già suonato per gli Amici della Musica e sono stato onorato di far parte della Giuria del Concorso Modena Musica della Gioventù musicale”.

Parliamo dell’Histoire du Soldat. Stravinskij dice che l’espediente del narratore fu per avere una specie di intermediario: un illusionista interprete in mezzo agli stessi personaggi, e nello stesso tempo un commentatore tra il palcoscenico e il pubblico. Lei è contemporaneamente direttore dell’orchestra e voce narrante. Una scelta di adesione alla idea Stravinskiana di mediatore?
“Per la verità la cosa è nata per caso, o meglio, una sera in cui l’attore che interpretava il narratore ci lasciò in asso all’ultimo momento, per un malanno improvviso, ed io mi trovai così l’esigenza ed anche l’occasione di ‘sfogare’ una mia piccola passione per la recitazione. L’esperimento ‘forzato’ ebbe successo, superando alcuni problemi tecnici (il narratore si rivolge al pubblico quasi contemporaneamente alla necessità del direttore di rivolgersi ai musicisti, per dirigere). D’altra parte l’opera stessa postula uno stretto rapporto tra musicisti e pubblico. Gli strumenti sono i personaggi dell’Histoire: il violino rappresenta il soldato e le percussioni il diavolo.”

Stravinskij, molti anni dopo il 1918 (anno dell’Histoire) disse di essersi ispirato al Jazz, all’organico della band ed alla ritmica della musica afroamericana.  Come avete affrontato questo aspetto?
“Stravinskij scrisse queste cose alla fine degli anni ’50, ed è possibile che abbia ‘retrodatato’ l’influenza che il jazz ha indubbiamente avuto in seguito sulla sua musica. Nel 1918 egli aveva solamente letto qualche spartito jazz e mai aveva ascoltato quella musica, né esiste alcun spazio per qualsia improvvisazione nell’Histoire. Perciò, crediamo che occorra eseguire Stravinskij non al modo del jazz ma al modo di Stravinskij. Con ciò, non è certo un modo ‘barboso’ di fare musica che intendiamo. Con le esecuzioni barbose si vuotano i teatri, noi cerchiamo esattamente l’opposto: riempirli."



Da "Il Corriere di Firenze" Martedì 7 novembre 2000

Che scienza, la musica contemporanea
INTELLETTUALI, STUDIOSI  & CO. ALLE PRESE CON I SUONI DEL NOVECENTO: SI COMINCIA DA PETRASSI
Intervista di Elisabetta Torselli

Com’è nata l’idea di “Musica e Cultura”?
“Unendo la musica ad altri saperi e culture volevamo coinvolgere un pubblico non solo musicale, fatto anche di intellettuali, artisti, studenti universitari. Ci piacerebbe poter fare questi incontri in S. Apollonia, uno spazio dell’Università, ma per ora stiamo benissimo alla Biblioteca Nazionale, dove, nell’edizione ’99, hanno avuto un grande successo soprattutto due incontri: Marco Strppa con Sergio Givone, Fabio Vacchi con Enzo Siciliano”.

Com’è nata l’idea di stasera, abbinare la musica di Detrassi al discorso della scienza, rappresentato da Toraldo di Francia?“Dall’astrattezza ed esattezza di segno di pagine come la Serenata, anche se nel programma di stasera ci sono pezzi come le Due liriche di Saffo, Beatitudines o Ala che rappresentano un altro aspetto di Petrassi, la libertà di scrittura e d’espressione, il superamento dell’istanza della “precisione”.

Ci sono scelte ricorrenti fra i pezzi che i compositori coinvolti vi suggeriscono, oltre ai propri?
“Sì, Stravinskij: De Pablo ci ha indicato le Liriche della raccolta Pribautki, D’Amico L’Histoire du Soldat, a conferma di una sorta di ritrovato primato di Stravinskij nell’immagine del Novecento musicale, e anche dell’interesse per la musica non – solo – musica, musica come canto, parole, racconto, messinscena. L’Ensemble Nuovo Contrappunto sta presentando in giro per l’Italia molti programmi di questo genere, cose come l’Histoire Stravinskiana o Façade di Walton che abbiamo fatto recentemente anche a Quarrata, i pezzi vocali di Ginastera, naturalmente i Folksongs di Berio…

Quindi un pubblico per la musica del Novecento c’è.

“Mi pare di sì. Probabilmente aver passato la svolta del secolo rafforza la sensazione che Stravinskij e C. oramai siano “musica classica” e soprattutto musica comprensibile, a cui è possibile abbinare ascolti più ardui ad esempio Donatoni.

 

Ancillotti e Donatoni

 

Ancillotti, Berio e Farulli

 

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