Perché scendere in piazza

Il ricordo di antichi e nobili ideali introduce a ponderate riflessioni dove non sono più ammessi tentennamenti o rimandi temporali. Le scelte che ci appaiono davanti e che dovremo fare , in estrema sintesi, sono riconducibili ad un modello "usa e getta", guidato da un consumismo ed arrivismo sfrenato, ed all'altro modello del "ci pensiamo noi", guidato da un saccente e pachidermico dirigismo.

Finita l'ubriacatura del self-made-man , del successo economico a tutti i costi, dell'appiattimento su posizioni esaltate dalla carta patinata di costose riviste, rimane lo scontro con un modo di pensare ancora legato alle superate utopìe, anche se piene di fascino, di Platone, di Thomas More, di Tommaso Campanella, dei piani economici e/o urbanistici poliennali o decennali in cui il senso dei bisogni reali viene reso subalterno al conseguimento di astratti e oligarchici voleri.

L'italia culla della moderna cultura politico-amministrativa, terra dell'originale ed indimenticata esperienza "dei Comuni", si trova in un momento costituente dove la ricchezza del patrimonio storico di ideali, di personaggi, di conquiste sociali non può essere dimenticato oppure fatto proprio da chi è cresciuto allattato da balie superficiali e distratte. Bisogna aver respirato il clima di decorosa semplicità che ha animato molte famiglie del dopoguerra, l'impegno civile ed i moti di solidarietà verso le grandi calamità naturali ( Il Vajont ,le alluvioni del '66) per capire che non è più possibili rimandare oltre la partecipazione alla discussione sulle nuove regole che tesseranno la maglia giuridica della nuova carta costituzionale.

E la stesura delle nuove regole non potrà prescindere dalla ricerca della " transazione continua" parafrasando Carlo Cattaneo che caratterizzerà tutti i bisogni, nessuno escluso, in una continua ed irrisolta mediazione tra il cittadino e lo stato.

La modernità di tale pensiero è riscontrabile nell'insuccesso delle riforme scolastiche, nelle aule di giustizia, nella pressione fiscale, nel sistema elettorale dove anche una valida proposta correttiva e migliorativa si diluisce e perde efficacia nell'attuazione da parte di uno stato centralista ed arruffone, in mano alla burocrazia partitica, lontano anni luce dai bisogni emergenti della peculiare storicità nostrana.

Ed allora è giunto il momento di sporcarsi le mani e di scendere in piazza per individuare un terzo modello che collochi il cittadino al centro dei bisogni , che ci riavvicini al fare politica nel senso più nobile del termine, che ci faccia partecipi diretti delle scelte da farsi e che ci allontani dal nichilistico pensiero che i nostri ideali, che la nostra singola azione, non serva a nulla.

Di fronte alla necessità di introdurre cambiamenti il senso etico dovrà prevalere sulla pigrizia generata dalla ragione dei benpensanti affacciati alla finestra.

Anche il recuperare un solo voto da chi negli ultimi tempi si è astenuto sarà una conquista politica.

Roberto Aureli - Direzione Provinciale PSI Grosseto

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