SCRITTURA PRIMA DELLA SCRITTURA

 


Lieve, fin quasi a sfidare la trasparenza, o addensato fino a sfiorare la compattezza della superficie, un reticolo fine di linee orizzontali campisce, metodicamente, i quadri di Oan Kyu. Un segno leggero, che attraversa l'intero specchio della carta da sinistra a destra e che si ripete secondo un ordine verticale coerente e logico rienpiendo totalmente lo spazio, è il materiale linguistico che utilizza. Materiale elementare e minimale, frutto di una impostazione "logica" del problema della pittura. Ciò che conta, ciò che definisce l'immagine dell'opera, è la costruzione, la tensione ad una dimensione analitica del fare artistico che rifugge da ogni tentazione espressiva e rappresentativa aspirando, di contro, ad una sorta di definizione del linguaggio da ricondurre con grande chiarezza alla scrittura. Sarà forse per i materiali che usa, quelli propri del calligrafo delle sue terre di Corea, l'inchiostro a bacchetta da macinare con gesto rituale, i pennelli dal corpo spesso e dalla punta aguzza, le carte fibrose ed altamente assorbenti, ma di fronte a questi lavori si ha precisa sensazione di come l'elemento scritturale si coniughi organicamente col fatto pittorico. Anche quando non è presente alcuna assonanza segnica, alcuna evocazione di immagine. L'artista risale alla scrittura proprio attraverso quella logica costruttiva cui si faceva riferimento. La organizzazione analitica della superficie prende corpo nella costanza di un segno che attraversa il foglio, addensandosi qui in macchie e sfumando impercettibile altrove. La gestazione dell'opera è lunga e paziente. Il pennello scorre, la mano lo guida, la carta assorbe l'inchiostro: ecco che la pagina è composta. Così come gli amanuensi vergavano i fogli negli antichi monasteri.

La scrittura è un atto, un'attitudine dello spirito, al di là di ogni evidenza verbale o di qualche corrispondenza iconografica. E' ad una scrittura prima della scrittura che fa riferimento Oan Kyu, un luogo originario che è fonte vitale anche della pittura, intesa quale atto del dipingere. E, difatti, quell'impressione di costruttività analitica che risulta al primo impatto col lavoro si va, man mano che lo si frequenta, stemperando. Resta come un sottofondo di rigore su cui si modula il ritmo del fare, dell'agire della mano che assume un sapore di alta liricità musicale. La dualità tra ariosità e spessore da cui si è partiti rappresenta il dato fenomenologico di questa scrittura pittorica. Via via che la superficie si va coprendo emergono tessiture oblique, trasversali del segno che nella sua riproduzione scopre irrequiete irregolarità, piccole tensioni di immagine e le asseconda.

La scittura si trasforma, così, in una sorta di partitura musicale, di uno spartito che non ha limiti, di una musica oltre i suoni. O, all'inverso, rammenta in maniera nettissima l'ordito di un telaio. Tanto lieve, incorporea, immateriale è la sua pittura, quanto è fabbrilmente costruita. Tanto suggerisce evanescenze musicali, quanto è saldamente fondata sulla tecnica del fare.

Lorenzo Mango

 


 

VARIAZIONI MINIME

 

Ho incontrato piu' volte Oan Kyu ed in ogni circostanza ho percepito le sue minime variazioni, il suo continuo procedere per sottilissime differenze. Ho seguito il suo lavoro con attenzione da un buon numero di anni, ho ascoltato le sue domande inesauribili, i racconti dei suoi viaggi oltre orizzonte. Ogni volta che osservo le sue immagini, i suoi 'testi illeggibili', i suoi stati d'animo, scopro quasi invisibili eppure determinanti ulteriori possibilita' intraprese. Un percorso operativo che va inteso come un complessivo itinerario in cui si riflette ogni attimo vissuto.

Oan Kyu usa poche parole e colpisce per conoscenza e memoria con cui alimenta e custodisce il suo esistere, mai adeguato alle convenienze, scegliendo sempre la strada piu' difficile. Il suo discorso nel suo lavoro diviene teso ed esteso; in infiniti strati si concentrano e si liberano inquietudini, convinzioni e sorprese. Sono tracciati esclusivamente orizzontali in cui ogni piu' accentuata o piu' lieve pressione emozionale e' appena rilevata e rivelata, ogni motivazione e' appena indicata.

Linee protratte da una estremita' all'altra della superficie come fossero fili, tiranti disposti per la performance di un equilibrista, che non puo' rinunciare a vivere sempre in bilico. "Il funambolismo e' un'arte solitaria, e' un modo di affrontare la propria vita, nell'angolo piu' segreto di se', nell'umana ricerca della perfezione... Chiunque abbia tentato di fare qualcosa al meglio, affrontando sacrifici personali per un'arte, un'idea, non avra' nessuna difficolta' a capire." Il senso del vuoto non e' mai paura per l'assenza della materia; diviene invece spazio di ampio respiro, zona di immaginazione e liberta', illimitata possibilita' di movimento.

Non estraneo alla elaborazione dell'immagine e' il segreto rituale di predisposizione al lavoro. L'artista sceglie i suoi strumenti, i suoi fogli, cerca di volta in volta una luce diversa; le grandi e piccole pagine invadono lo studio. Nascono immagini immediate, istintive, altre piu' meditate, sempre concrete, anche quando sono leggerissime. Si avverte un senso di compiuto e allo stesso tempo di non delimitabile. Nel loro moltiplicarsi i livelli si stratificano sospesi, si distanziano, si dilatano. Si alternano cosi' pagine chiarissime dove i tratti sono appena sfiorati, ad altre dense di neri su neri o con contrasti esasperati su una superficie, piano di lavoro, al massimo della tensione. I segni marcano profondamente lo schermo proiettivo lasciando impronte indelebili. E come il cavo del funambolo deve sempre mantenere la sua essenziale elasticita' e cede al suo passo non piu' del necessario, cosi' non troviamo mai in Oan Kyu rigidi segmenti, ma limpide flessuosita', vibrazioni di pensieri improvvisi che calamitano il nostro sguardo; sottilissime linee laceranti cariche di una nuova sensibilita', sono i dettagli di superfici estremamente attraenti, dove tutto e' detto in un silenzio di profondo rispetto, rarissimo, ormai sconosciuto.

Elsa Nelter

 

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