l'effetto serra: i dilemmi della Casa Bianca

Questa volta, il prof. Zichichi, non animato da ispirazioni misticheggianti, ha scritto un articolo apparentemente convincente. "Apparentemente" perché è razionale e corretto (per quel che vale, sono d'accordo per quanto riguarda il nucleare), però potrebbe avere torto. Potrebbe...
Zichichi sostiene giustamente che nella scienza non si procede sulla base del massimo consenso, bensì sulle prove. Purtroppo, in questo caso prove non ne abbiamo, ma solo simulazioni basate su ipotesi e un dato abbastanza concreto.

L’atmosfera va immaginata come un grande polmone che assorbe ed espelle anidride carbonica. La massa liquida della Terra (detta oceano globale), il suolo e le piante iniettano nel polmone della Terra (atmosfera) la stragrande maggioranza di CO2: 96,5 per cento. L’attività umana è responsabile del restante 3,5 per cento (di cui l’uno per cento dovuto alla deforestazione). Ed ecco il quesito che vale miliardi di dollari: perché dev’essere quel restante 3,5 per cento la causa delle variazioni climatiche? Nessuno sa rispondere.

E' vero, nessuno sa rispondere. E nessuno sa spiegare perché solo una differenza di circa il 2 per cento del patrimonio genetico differenzia un uomo da uno scimpanzé.

Zichichi ha dimostrato di essere affetto da Galilei-dipendenza. Oltre al metodo sperimentale, ci sono altre teorie che devono essere prese in considerazione quando i dati empirici non sono disponibili con certezza, oppure quando i modelli non sono sufficientemente accurati. Per esempio, la Teoria delle Catastrofi e la Teoria del Caos, della quale l'effetto farfalla è un esempio che invita alla riflessione...

Venerdì 8 Giugno 2001
EFFETTO SERRA,
I DILEMMI
DELLA
CASA BIANCA

di ANTONINO ZICHICHI

A PARTE pochissime eccezioni — quale ad esempio la fisica subnucleare — gli Stati Uniti sono oggi al vertice della scienza e della tecnologia. Come è possibile che l’unica superpotenza esistente al mondo abbia deciso di commettere il suicidio ecologico-ambientale di cui parlano i media in questi giorni? Qualcosa deve avere spinto il Presidente Bush. Questo qualcosa è una serie di flagranti contraddizioni. Non si può agitare lo spauracchio dell’effetto serra e demonizzare l’energia di origine nucleare. Né si può predicare il progresso economico e demonizzare l’energia. Come se non bastasse, queste due flagranti contraddizioni vengono corroborate da un criterio che ci fa fare un salto indietro di quattrocento anni. Fu infatti Galileo Galilei il primo uomo al mondo a dire che non si può mettere ai voti una verità scientifica. Noi vorremmo invitare i commissari europei, ad esempio quello all’Energia e quello all’Ambiente, a studiare come è nata la scienza. Non si possono prendere provvedimenti — che si traducono in effetti da migliaia di miliardi di lire — sulla base del concetto di "stragrande maggioranza del mondo scientifico" in quanto Galilei insegna che per una scoperta scientifica basta un solo scienziato. Se la "stragrande maggioranza" è contraria, questo non cambia minimamente la validità della scoperta scientifica. Per attaccare Bush è stato detto che la "stragrande maggioranza" del mondo scientifico concorda sulle conclusioni relative al cambiamento climatico più drastico e repentino che il pianeta abbia conosciuto negli ultimi millenni. Siccome non è possibile mettere ai voti una certezza scientifica il termine "stragrande maggioranza" è privo di senso.
Il problema di fondo è che non esiste l’equazione del clima. Se esistesse una formulazione matematica rigorosa di questo fenomeno, e se questa equazione fosse stata sottoposta a verifiche sperimentali di stampo galileiano, allora sarebbe possibile fare previsioni. Ad esse nessun governo potrebbe opporsi. Sarebbe un autentico suicidio.
Con l’anidride carbonica e con l’effetto serra siamo lungi da tali certezze. Gli esperti sanno produrre "modelli" la cui proprietà è quella di fare post-visioni non pre-visioni. Quei modelli prevedevano siccità. Essendo occorse le alluvioni, adesso tutti i modelli post-vedono anche le alluvioni. Bisogna combattere con fermezza l’inquinamento e questo vuol dire l’industrializzazione selvaggia, l’agricoltura speculativa ed irresponsabile, gli scarichi sulle aree urbane di sostanze inquinanti di ogni genere.
La scienza ha la certezza dell’inquinamento, non l’equazione del clima. E’ un errore demonizzare l’anidride carbonica (CO2) e l’effetto serra. Se non ci fosse CO2 non esisterebbe la vita vegetale: addio piante. Se non esistesse l’effetto serra la temperatura media crollerebbe a quindici gradi sotto lo zero dei nostri termometri. Se togliessimo dall’atmosfera tutta l’anidride carbonica, l’effetto serra resterebbe al 93 per cento. Il problema non è ridurre a zero CO2 ed effetto serra, ma trovare un equilibrio e capire su quali basi solide costruire i modelli. Essi non hanno soluzioni sicure in quanto la stessa costruzione matematica dei modelli ha basi poco solide. Eccole.
Anzitutto è il bilancio di CO2 nell’atmosfera che non è capito. L’atmosfera va immaginata come un grande polmone che assorbe ed espelle anidride carbonica. La massa liquida della Terra (detta oceano globale), il suolo e le piante iniettano nel polmone della Terra (atmosfera) la stragrande maggioranza di CO2: 96,5 per cento. L’attività umana è responsabile del restante 3,5 per cento (di cui l’uno per cento dovuto alla deforestazione). Ed ecco il quesito che vale miliardi di dollari: perché dev’essere quel restante 3,5 per cento la causa delle variazioni climatiche? Nessuno sa rispondere. Ma non è tutto.
Nel polmone della Terra (atmosfera) ristagnano i due terzi dell’anidride carbonica e solo un terzo partecipa alla circolazione. Perché? Nessuno sa rispondere. Continuiamo. L’aumento della temperatura dovrebbe portare a un aumento nei livelli del mare. Dalle misure fatte non è possibile trarre alcuna conclusione. La temperatura dovrebbe essere trascinata dall’aumento del tasso di anidride carbonica. Studiando "carote" di ghiaccio nell’Antartico si arriva a quasi 200.000 anni fa. I dati ammettono due soluzioni. Una dice che sarebbe la temperatura a trascinare l’aumento di anidride carbonica: in pieno contrasto con le condizioni necessarie per i modelli climatologici usati. Proseguiamo. Il raddoppio del tasso di anidride carbonica dovrebbe portare a un aumento della temperatura media di almeno 3 gradi. Anche qui non ci sono dati sicuri. Infatti l’aumento di anidride carbonica dovrebbe produrre un aumento nel flusso di energia verso gli strati bassi dell’atmosfera. Questo aumento favorirebbe l’emissione di vapore acqueo, quindi la formazione di nuvole. Esse rifletterebbero verso l’alto l’energia radiante. Il sistema in basso dovrebbe raffreddarsi. Non è pertanto ovvio che un aumento di anidride carbonica produca sicuramente un aumento di temperatura. Il modello matematico citato è altrettanto valido quanto gli altri che concludono l’esatto contrario. Nessuno può pretendere di saperne di più se prima non riesce a dare risposte rigorose a tutti i quesiti aperti.
Cosa ha deciso di fare l’America? Anzitutto combattere con provvedimenti drastici l’inquinamento, ma restare prudente sul clima. Per il semplice motivo che le "previsioni" sono basate su "modelli". E poi finanziare studi dettagliati per cercare di risolvere i problemi che sono oggi privi di risposta senza arrecare danni all’economia del Paese. Tant’è vero che ieri una commissione di esperti, voluta proprio da Bush, ha sentenziato «che l’effetto serra esiste ed è causato dall’uomo». Un responso di cui certo Bush terrà conto.
Così l’Europa dovrebbe rispondere investendo in ricerca fondamentale il doppio di quello che fanno gli Usa, senza costringere l’economia del Vecchio Continente a subire un ulteriore colpo. L’Europa agisce dimenticando che la scienza è nata — grazie a Galilei — a casa nostra. Fare scienza vuol dire usare il rigore del linguaggio matematico corroborato da prove sperimentali al fine di fare previsioni. La credibilità scientifica dipende dalle equazioni corroborate da dati riproducibili. Il presidente Bush sa che non esiste l’equazione clima e sa che, se esistesse, sarebbe assurdo metterla ai voti. L’Europa ha messo ai voti un’equazione inesistente.
Se non vuole trovarsi al rimorchio della locomotiva Usa, l’Europa deve agire in modo da assicurarsi nei prossimi venti anni una crescita energetica pari al 30 per cento. Se invece dà priorità all’equazione inesistente invocando la "stragrande maggioranza del mondo scientifico", l’Europa perderà questa nuova sfida tecnologica e fra dieci anni l’America avrà i più bassi tassi di inquinamento al mondo e un’economia fiorente.


nemesi

11 giugno 2001 - copyright Marcello Guidotti
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