telecinema

Per poter comprendere meglio la differenza tra i vari formati video oggi disponibili, è necessario accennare a qualche informazione sulle pellicole cinematografiche.

Fino al 1952 circa, i film venivano girati per quello che era considerato uno schermo standard, che aveva un rapporto tra larghezza ed altezza (poi riproposto per la TV) di 4:3 (se la base è 4 metri, l'altezza è di 3; quindi 4:3=1,33): noto come Academy Aperture, o formato 1,33:1 (in realtà i film americani prima del 1954 venivano proiettati nel formato 1,37:1 che aveva sostituito, con l'invenzione del sonoro, l'1,33:1 usato nel muto). Questo formato cinematografico permetteva una visione senza che lo sguardo dovesse spostarsi per vedere l'immagine nella sua totalità.

Nel 1953, la 20th Century Fox, distribuì il primo film in CinemaScope™ (La Tunica, di Henry Koster) con 4 tracce audio magnetiche dedicate al suono stereofonico. Il CinemaScope, grazie al suo formato panoramico permette un'impostazione più complessa delle inquadrature, sia in senso laterale che in profondità e favorisce la ripresa e proiezione di scene più ampie.
In particolare, il CinemaScope, con un rapporto tra larghezza ed altezza di schermo di circa 7:3, (se la base è 7 metri, l'altezza è di 3; quindi 7:3=2,33): noto anche come formato 2.35:1, ci costringe a spostare lo sguardo alla ricerca di punti d'interesse come nella realtà, piuttosto che mantenerlo fisso sull'intera immagine. In effetti, sebbene i due occhi sono in grado di inquadrare un campo di circa 180 gradi sul piano orizzontale e 90 su quello verticale, il movimnto oculare è necessario per focalizzare distintamente particolari porzioni dell'insieme.

il procedimento anamorfico

Poiché il CinemaScope è un formato panoramico impresso su normali pellicole di 35mm (altri formati, es. 70mm si dimostrarono infatti troppo costosi), ci si può chiedere come sia possibile impressionare su una pellicola 35mm, che ha un fotogramma quasi quadrato, un'immagine particolarmente larga sul piano orizzontale.
Il fatto è che nel CinemaScope viene impiegata una lente speciale, detta anamorfica (dal greco anamòrfossi = riforma), la quale posta davanti alle ottiche della macchina da presa 35mm; comprime le immagini in un rapporto 1:2; durante la proiezione un'altra lente anamorfica con una espansione inversa 2:1, posta davanti alla lente del proiettore restituisce alle immagini il loro formato originale.

Ad onor del vero, già nel 1929, Henri Chrétien brevettò con il nome di Hypergonar, un analogo sistema anamorfico, che acquistato nel 1952 dalla 20th Century Fox, è stato appunto commercializzato con il marchio registrato CinemaScope.

    
a sinistra: inquadratura del soggetto da riprendere con una pellicola 70mm. A destra: lo stesso soggetto, grazie alla compressione anamorfica, viene ripreso con una pellicola da 35mm

Sebbene le due ottiche avessero la messa a fuoco separata, e questo comportava una maggior attenzione e precisione sia in fase di riprese che durante le proiezioni, il Cinemascope riscosse subito un grande successo.
Darryl F. Zanuck, presidente della 20th Century Fox annunciò che tutti i suoi prossimi film sarebbero stati realizzati in CinemaScope ed invitò altri studios a fare altrettanto. La Metro-Goldwyn-Mayer, la Walt Disney, la Warner Bros., la Universal e la Columbia adottarono il sistema su alcune loro produzioni mentre la Paramount scelse di crearne uno proprio chiamato VistaVision. Visto il grande succeso del CinemaScope, molte altre società costruirono le proprio lenti anamorfiche e poiché il nome CinemaScope era un marchio registrato, i nuovi sistemi vennero chiamati con i più svariati nomi: Cinescope, Fantascope, Super 35, Todd-AO 35, Vistarama, ecc.

Inizialmente il rapporto del CinemaScope era 2,66:1 perché veniva utilizzato un fotogramma di 1,33:1. Successivamente venne ridotto a 2,55:1 per fare spazio alle piste magnetiche della colonna sonora stampate direttamente sulla pellicola. Quando le piste furono sostituite dalla attuale colonna sonora ottica analogica si decise di avere un fotogramma di 1,18:1 così da ottenere un rapporto finale di 2,35:1

Attualmente i più diffusi formati sono l'European Standard con rapporto 5:3 (1,66:1) tipico dei TV widescreen e l'Academy Standard Flat già considerato panoramico, che non si sviluppa come il Cinemascope su 7:3 (2,33:1), ma in un rapporto 5,55:3. (1,85:1) È il taglio cinematografico preferito in quanto, mentre per trasporre un film Panavision/Cinemascope in Tv occorre tagliare significative parti laterali dell'inquadratura, con l'Academy Standard Flat il taglio di adattamento è meno importante e prevede minore perdita d'immagine.

i formati cinematografici

I numeri all'interno dei fotogrammi stanno ad indicare il tipo di formato (1,33:1 - 1,85:1 - 2,35:1). Essi descrivono il rapporto che lega la larghezza e l'altezza dell'immagine. Per esempio, come già precisato, il numero 1,33:1 indica che la larghezza dell'immagine è 1,33 volte maggiore dell'altezza, e così di seguito per 1,85:1 e 2,35:1.

Formato 1,33 tipico dei film in bianco e nero e prima del CinemaScope

Formato 1,85 dei film in CinemaScope

Formato 2,35 tipico dei film in CinemaScope

il Telecinema

Il telecinema è un'apparecchiatura che permette la conversione di una pellicola cinematografica in segnale elettrico video. Il telecinema è composto da un proiettore servocontrollato al quarzo con velocità di cadenza a 25 fot./s; da un trasduttore ottico-elettronico in sostituzione dell'ottica originale; da un sistema di controllo analogico o digitale per il controllo e il processo dell'immagine video. La produzione destinata alla televisione o alla distribuzione in videocassetta o DVD è ottenute direttamente dal negativo originale al telecinema, per poi montare elettronicamente le immagini.

Il riversamento del film viene effettuato con varie modalità

WIDE SCREEN

Per Wide Screen si intende un video nel formato originale cinematografico "panoramico". I formati più diffusi sono 1,85:1 e 2,35:1 (tipicamente la pellicola cinematografica è 2,35:1).
Il formato Wide Screen può essere registrato in 2 modalità:

  1. Letter Box: si intende il formato panoramico con le bande nere sopra e sotto l'immagine, prodotte nella realizzazione del filmato. I formati utilizzati sono sempre 1,85:1 e 2,35:1.

    I film letterbox visionati, su televisori 4:3, oltre a mostrare le bande nere orizzontali, sono penalizzati dal fatto che essendo oltretutto meno larghi rispetto al formato originale 1,85:1 e 2,35:1 sono costretti a rimpicciolire l'immagine per poterla visualizzare completa, come conseguenza saranno ancóra più spesse le bande nere.
    Sui televisori 16:9 (1,77:1) il video in letterbox riporterà sempre bande nere, più ampie per il formato 2,35:1, in quanto superiore per larghezza rispetto al 1,77:1 e inferiori per il formato 1,85:1, che essendo quasi corrispondente alle dimensioni del televisore riporterà unicamente il nero della realizzazione del letterbox.
    E' bene precisare che nel caso dei televisori 16:9, se non volessimo vedere le bande nere sarà sufficiente utilizzare l'effetto zoom di cui sono dotati (e che generalmente posseggono anche i lettori dvd) per non visualizzare più le bande nere, pena però una resa qualitativa inferiore dell'immagine per via dell'ingrandimento apportato e la perdita di una parte della scene da entrambi i lati.

  2. Anamorfico: il formato anamorfico può registrare una immagine video con una definizione (intesa come linee orizzontali nelle quali è scomposta una immagine video) nettamente migliore. Per il formato PAL (diffuso in Europa) abbiamo una definizione formata da 525 linee "di segnale", quasi tutte utilizzate per la composizione dell'immagine. Nel formato letterbox molte di queste linee di risoluzione (quelle superiori e quelle inferiori) saranno nere, e l'immagine effettiva risulterà formata dalle restanti 378 linee. Parte del segnale va quindi inutilizzata.
    Nel formato anamorfico, invece, si utilizzano tutte le linee di definizione disponibili e non quindi solo la parte centrale. Se visioniamo un'immagine anamorfica su un televisore 4:3 si vedranno delle figure notevolmente allungate e a schermo pieno, compito del televisore o del lettore dvd sarà quello di comprimere verticalmente l'immagine per ripristinare le proporzioni originali e facendo nuovamente comparire le bande nere.
    Al contrario, su un televisore 16:9 il miglioramento è notevole in quanto permette la visione a schermo "pieno". Tuttavia, ricordando che il rapporto in larghezza tra le Tv 16:9 (1.77:1), è minore di quello relativo ai formati 2,35.1 e 1,85.1, è inevitabile che si perda una parte della scena. D'altra parte, se si volesse un'immagine completa visualizzando le bande nere, è possibile farlo imostando il lettore dvd per la visualizzazione in formato letterbox.
PAN e SCAN

E' una tecnica che viene utilizzata per ridurre al formato 4:3 un video con rapporto maggiore di 4:3, in modo tale che possa essere visto, occupando tutto lo schermo di un televisore 4:3. Questo sistema comporta l'eliminazione di una parte della immagine completa e quindi una visione drammaticamente alterata dell'originale cinematografico. In fase di riversamento viene scelto se tagliare la parte sinistra, la parte destra, o parte di entrambe dell'immagine originale, in funzione della scena in questione. Ecco un esempio:


I fotogrammi in formato PAN e SCAN non rispettano l'aspetto originale dell'opera: come si vede, sono state tagliate le parti laterali della scena (evidenziate da una maschera grigia)

Se il formato PAN e SCAN può accontentare (come risulta dalle indagini di mercato) la maggior parte di coloro che dispongono di un televisore 4:3, ripropone il problema per i possessori di un televisore 16:9 i queli vedranno il filmato con due "belle" bande nere laterali.

home cinema

I formati dei televisori attualmente commercializzati sono: 4:3 (1.33:1) e 16:9 (1.77:1)

    

E' ovvio che un TV 16:9 sia più largo di un TV 4:3; tuttavia, il confronto è generalmente fatto con la misura delle diagonali. Così, per avere un'idea più concreta, può essere utile confrontare non solo l'area occupata dall'immagine video, ma anche l'altezza dell'immagine. Una misura approssimativa dell'altezza si può ottenere con le due formule seguenti:

h (cm) = pollici widescreen x 1.25       h (cm) = pollici standard x 1.25

Con queste formule, per esempio, è facile calcolare che un TV 32" in formato 16:9 ha un'altezza dello schermo pari a circa 40 cm, simile a quella di un 25" in 4:3 (38,25); tuttavia, la profondità di un 32" in 16:9 è veramente quella di un 32". Così, già questo calcolo evidenzia come nella collocazione di un 16:9 sia facile avere delle sorprese e scoprire che, per esempio, il nuovo televisore simile in altezza al precedente, ha una profondità ben superiore.

Un altro punto da considerare è l'opinione che le bande nere su un 16:9 siano più piccole, e quindi l'immagine più grande, che su un 4:3. In effetti, le cose non stanno esattamente così... prendiamo, per esempio un 28" in formato 16:9. Questo, fatti i calcoli con le formule sopra riportate, ha un'altezza di circa 35cm ed una larghezza di 62cm (35 x 16/9). Ora, prendiamo un televisore 25" in formato 4:3, e vediamo che pure questo ha all'incirca un'altezza di 38cm ed una larghezza di 50cm (38 x 4/3).
Ciò premesso, prendiamo un filmato che è stato girato proprio in 16:9 e guardiamolo su tutti e due i televisori. Sul primo, il filmato riempie esattamente lo schermo e quindi vedremo una bella immagine di 62 x 35cm. Sul secondo, invece. la base dell'immagine è ancóra 50cm, ma l'altezza si ridurrà a circa 28cm): l'immagine sarà molto più piccola in quanto circa 7cm saranno occupate dalle due bande nere.

La situazione si ribalta mostrando due bande nere laterali se visioniamo un qualsiasi film prima del CinemaScope: tutti girati nel formato 4:3. A questi, per citare qualche esempio, si potrebbero aggiungere i film di Hitchock e di Woody Allen, gli intramontabili Via col Vento, Il Gigante, Orizzonte Perduto, La Guerra dei Mondi, ecc.

In conclusione, a parità di diagonale, l'altezza di un 16:9 è inferiore a quella di un 4:3, mentre diventa paragonabile solo con un 16:9 di diagonale molto maggiore di quella del 4:3 (con notevole incremento del prezzo).

Queste considerazioni sembrerebbero suggerire che il formato 16:9 non sia nettamente preferibile al 4:3. Questo però è vero solo dal punto di vista della convenienza economica. Infatti, i televisori 16:9 permettono di visionare un film 4:3 anche in formato allargato; per far questo, i televisori migliori adottano un controllo elettronico che espande lateralmante il film agendo in misura diversa sulle parti laterali e sulla parte centrale: la parte centrale dell'immagine viene allargata poco, per es. 30%, le due laterali vengono allargate ciascuna di un 35%.

Come si vede dalla figura sopra, pur ottenendo una distorsione dell'immagine ed una riduzione della definizione, il risultato, se non si è molto critici, riesce accettabile ed abbastanza soddisfacente soprattutto quando le scene non comprendono molti particolari in primo piano.

il vantaggio del DVD

Il DVD rappresenta l'ultima espressione tecnologica della tecnologia digitale: è costituito da un disco in plastica dall'aspetto simile ad un CD (le tracce sono più dense). Permette di registrare un intero film su un dischetto di soli 12 cm di diametro, e la sua capacità di immagazzinare dati è da 6 a 17 volte superiore rispetto ad un CD.
Piccolo, maneggevole e - a parità di qualità dell'immagine - molto più capiente di una cassetta VHS, il DVD offre in più un'ottima qualità audio e video, offrendo un'immagine due volte più definita di quella di una VHS unita ad un'eccellente spazialità del suono.

Il DVD è un supporto relativamente facile da usare, e trova posto in ogni casa grazie alle dimensioni compatte. Se maneggiato con cura è praticamente eterno: con esso è possibile rivedere i film senza che questi soffrano alcun degrado qualitativo derivamte dall'uso. In generale, oltre al film il DVD contiene molto materiale aggiuntivo, e consente di vedere il film nel formato cinematografico più vicino all'originale (anamorfico o 1.85:1).

Un'altra caratteristica del DVD di produzione europea. è la sua notevole varietà di scelte: lingue straniere, sottotitoli italiani o in lingua originale; al suo interno possino essere presenti le scene girate ed eliminate in fase di montaggio, i backstage con i "dietro le quinte", i trailer, i videoclip delle canzoni contenute nella colonna sonora, le interviste al cast ed eventuali giochi interattivi.

Grazie alla notevole versatilità del supporto DVD, è possibile personalizzare lo spettacolo scelto: il film è indicizzato nei suoi punti più interessanti, con titoli che rimandano alla posizione prescelta. Grazie a questa indicizzazione, è possibile visionare direttamente la scena desiderata, senza lunghe ricerche fatte andando avanti e indietro. Per contro, alcuni menù privilegiando un'interfaccia grafica piacevole, sono strutturati in modo non molto intuitivo e tale da rendere, per esempio, la selezione della lingua difficoltosa per un fruitore non abituato alle continue innovazioni tecnologiche.

Con la distribuzione di film "sempreverdi" (cult movie) in Dvd, qualche produttore potrebbe essere tentato di "aggiornare" il formato 1:33 in widescreen... la cosa è possibile procedendo in modo inverso a quanto si fa nel passaggio da widescreen a pan e scan: basta tagliare le parti superiore e inferiore del filmato (oppure, quando necessario, solo una delle due) per ottenere un'immagine widescreen. In realtà, lo stesso risultato si può ottenere con la funzione zoom dei tv 16:9; tuttavia, mentre con lo zoom si ha un inevitabile degrado dell'immagine, questo non avviene con il finto widescreen in quanto il riversamento su Dvd è applicato alla sola parte del film da digitalizzare.

foto di scena Da qui all'eternità foto di scena Da qui all'eternità

Per esempio, il Dvd "Da qui all'eternità" (From here to eternity, Fred Zinneman, Usa 1953) è distribuito nella versione europea in formato widescreen e, nella versione destinata al mercato Usa in formato 1:33... ma in rete, visitando le varie recensioni d'oltreoceano, sembra che quest'ultimo sia il formato originale. Conclusione: se amate il cinema e volete una copia dei vostri film preferiti in un formato quanto più rispettoso dell'originale, documentatevi. Alcuni produttori, dopo aver proposto i B/N in versione colorizzata (l'unica operazione degna di nota in questo senso è stata la versione per il film Metropolis del 1926, la quale nel 1984 è stata musicata e virata al colore da Moroder), potrebbero comportarsi disinvoltamente per... venire incontro ai gusti del pubblico!

nemesi

copyright Marcello Guidotti, 2003
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