AURELIO CAMINATI. DAL "FALSO IDEOLOGICO" ALLE "TRASCRIZIONI" E OLTRE.
di Sandro Ricaldone
La ricerca di un'iconicità assoluta, che caratterizza l'insieme del lavoro di Aurelio Caminati,
non poteva non accompagnarsi - proprio per il suo carattere di esperienza condotta all'estremo - ad una
riflessione sul problema del "falso".
Riflessione indubbiamente già presente - ed è indizio non smentibile di una lucidità
che oggi sembra far difetto agli "anacronisti", convinti, stando almeno alle aparenze, che l'evocazione
di un'aura demodée attinga di per sé stessa la dimensione dell'arte - nel falsi collages
realizzati nel periodo 1949-1953 e, in seguito, sottesa tanto al più tardo periodo "iperrealista"
quanto - pur con esiti diversi - alle "trascrizioni" pittoriche degli anni recenti: non esclusivamente
circoscritta, quindi, alla fase di maggiore impegno sul tema, condensato nel manifesto di Martino Oberto
che qui si riproduce, del "falso ideologico", operazione che dall'iniziale, violenta provocazione ironica
è andata evolvendo, fra il 1969 ed il 1972, verso più complessi motivi combinatori.
Sta di fatto che il "falso" rappresenta il limite ultimo del verosimile.
Che questo sia (o meno) da interpretare come sintomo di una condizione storica, dell'esaurimento di un'arte
votata all'espressione ed alla comunicazione - come vorrebbero alcuni - importa poco.
Di più interessa riconoscere come esso si collochi, nel caso di Caminati, al culmine della perizia
tecnica, in cui tuttavia la magistralità dell'esecuzione non si appaga di sé stessa e si
mantiene cosciente della propria intrinseca artificialità.
Ed è - mi sembra - per questa via che si giunge all'"immagine vertiginosa" delle "trascrizioni", in
cui l'universo iconico non attualizzato attraverso il puro e semplice impiego del consunto meccanismo della
citazione, ma assunto nella sia distanza, giocato in una mise en scène (che è, anche,
mise en abîme) che frantuma il limite dell'apparenza - già solcato da impercettibili
craquelures - per scandagliare la profondità della visione.