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DANNO ODONTOIATRICO FUMO-CORRELATO


Ormai è diventato un dato di fatto, lo sanno tutti: fumare fa male, danneggia tante parti diverse del nostro corpo. Nonostante questo però, sono ancora tanti i fumatori "incalliti" che, anche di fronte all'evidenza, a smettere proprio non ci pensano. Tra le parti del corpo che un fumatore danneggia ce n'è una che viene spesso sottovalutata. Si tratta della bocca e dei denti.

L'associazione "Octopus... per uno stile di vita", all'interno della campagna di prevenzione delle malattie causate dal fumo, si è occupata anche di questo problema. In proposito, abbiamo intervistato due membri e relatori dell'associazione, Achille De Tomasi e Mario Longo, specialisti in odontoiatria: «La nostra prima regola è non fare terrorismo inutile, ma proteggere il fumatore che non riesce a smettere».

Qual è il modo per "proteggere" un fumatore? «Cercando di limitare i danni il più possibile, grazie all'uso di terapie ossidative anche per i denti. Infatti, è ormai scientificamente provato che esiste una specifica relazione tra il fumo e le malattie del cavo orale. In genere questi problemi vengono ignorati dai fumatori che, quando pensano ai danni da fumo, li collegano subito e soltanto ai polmoni. Ma questa parte del corpo non è l'unica che viene danneggiata: le cosiddette "malattie del parodonto", che interessano denti, gengive e i tessuti di sostegno dei denti, possono essere molto pericolose e invalidanti».

Che cosa comprende il parodonto? «È formato dal complesso gengiva, cemento radicolare, legamento parodontale e osso alveolare. Infatti la "parodontologia" si propone di conservare o ripristinare lo stato di salute dei tessuti di supporto dei denti e impianti, la funzione masticatoria e, non meno importante, l'estetica dei pazienti. Lo scopo primario della parodontologia, però, è quello di preservare la dentatura naturale al meglio possibile». Come si manifesta la parodontite? «Le parodontiti sono un gruppo di patologie caratterizzate dalla distruzione dell'apparato di sostegno dei denti. Clinicamente si manifestano con perdita dell'attacco epiteliale (del tessuto), che ne è il segno caratteristico, e di osso e formazioni di tasche. Il dato allarmante è che la distruzione dei tessuti di sostegno dei denti è nella maggior parte dei casi irreversibile».

Quali sono le cause di questa malattia e più in generale del danneggiamento della bocca? «Il pericolo maggiore è la placca batterica anche se altre cause sono strettamente legate agli stili di vita e, in certi casi, possono essere provocate da alcune specie batteriche. Oltre a tutto questo, bisogna inserire, ovviamente, il fumo, che di per sé può causare parodontiti, aggrava nettamente quelle già esistenti e, soprattutto, rende più lenta e difficoltosa un'eventuale cura. Tutte queste conseguenze sono rimediabili se si smette di fumare del tutto prima d'iniziare una cura. Il fumatore, infatti, è il soggetto più a rischio per le maggiori probabilità di andare incontro a problemi come il tartaro - placca solidificata aderente ai denti che può essere rimossa solo con un'ablazione compiuta dallo specialista- approfondimento delle tasche tra gengiva e dente, perdita dell'osso alveolare e dei tessuti che sostengono il dente. Senza contare gli innumerevoli danni in più che il fumo crea come alito cattivo, macchie brunastre dello smalto, perdita dei denti e diminuzione del senso del gusto. Una cosa importante da tenere in considerazione è che i danni provocati dal fumo dei sigari e della pipa non sono minori di quelli delle sigarette: non è vero che fumarli fa meno male, insomma».

Che cosa consigliate di fare dunque? «Studi clinici dimostrano che la maggior parte degli individui affetti da parodontiti conserva i propri denti per tutta la vita, se sottoposto a una terapia adeguata. Chi fuma deve sottoporsi più spesso alle visite specialistiche per prevenire o curarsi. Oggi, infatti, la malattia parodontale si può guarire seguendo schemi terapeutici ormai codificati come il controllo della placca, l'identificazione del rischio genetico e, nei casi più gravi, interventi di chirurgia parodontale. In alcuni soggetti può capitare che la terapia non sia efficace: in questi casi il progredire della malattia può essere solo rallentato. E' importante tenere presente tutto questo perché le parodontiti colpiscono circa il 60% della popolazione italiana. L'incidenza delle forme gravi ed avanzate è elevata (10-14%) ed aumenta drasticamente nelle fasce d'età a partire da 35-44 anni».

Dr. Mario Longo
 
Dr. Achille De Tomasi

 

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