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Incontro con il Papa Benedetto XVI a Roma: c'eravamo anche noi!!!

7.000 sciarpe bianche hanno salutato in un tripudio di esultanza l’arrivo del Santo Padre Benedetto XVI in un’Aula Paolo VI riempita dai volontari e responsabili del Servizio Civile Nazionale.

“Operatori di pace”, così ci ha definiti il Santo Padre, che quotidianamente si spendono per migliorare la vita delle persone con cui entrano in contatto, che hanno fatto “una scelta che cambia la vita”; e con la volontà di arricchire il più possibile quest’anno di servizio civile, anche 30 tra volontari e responsabili in servizio presso varie sedi e progetti dell’Ispettoria Salesiana Sicula hanno partecipato a quest’incontro, che è stato allo stesso tempo formazione e divertimento, crescita e avvicinamento, arricchimento e scambio reciproco.

Partiti il venerdì pomeriggio, tra le vicessitudini del check-in, le risate e, per alcuni, la tensione del volo, siamo arrivati a Roma, accolti dalla vista de “‘er Cupolone”, visibile dall’aereo, svettante sulla città eterna, caput mundi.

Con due autisti d’eccezione (don Marcello Mazzeo e Matteo Laudani), a bordo di due auto da 7 posti, siamo sfrecciati lungo il grande raccordo anulare, raggiungendo S. Tarcisio, casa salesiana all’interno del complesso archeologico delle catacombe di S. Callisto.

Lasciamo i bagagli e poi via, alla ricerca di cibo per placare gli stomaci brontolanti, e poi Colosseo, Arco di Traiano, Via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, Altare della Patria, fontana di Trevi, il tutto accompagnato dalle descrizioni di don Marcello (perfetta giuda turistica), le risate, le corse attorno al Colosseo, le centinaia di foto (nonché i tentativi di immortalare don Roberto).

Ritornati a S. Tarcisio verso l’una l’aria romana e la tranquillità del luogo hanno conciliato il nostro sonno...

Ore 7.30 colazione! Non eravamo soli, infatti ha pernottato lì anche un gruppo proveniente dall’Ispettoria Meridionale, pronti e carichi anche loro per l’imminente udienza.

Ore 8.00 IN MACCHINA!!! La guida sprint dei nostri due autisti in men che non si dica ci porta al parcheggio del Gianicolo, prendiamo il sottopassaggio e, ai nostri occhi, appare uno spettacolo mozza-fiato: ci si ritrova a due passi dal Colonnato di piazza S. Pietro, maestoso, e da li ci immettiamo nella piazza, dove i volontari e i responsabili del servizio civile di tutt’Italia si stanno radunando.

Entriamo in Sala Nervi, su ogni sedia troviamo una sciarpa bianca, regalo dell’Ufficio Nazionale, che ha reso ancora più festosa l’atmosfera, con questo mare bianco che spumeggiante seguiva il ritmo della musica, salutava gli interventi, fino ad avere il suo apice nell’arrivo del Santo Padre.

Accompagnato dalle guardie svizzere e dalle note del Magnificat, salutato dall’On. Carlo Giovanardi, come nel suo stile ha parlato poco ma intensamente, circa dieci minuti o poco più, ringraziandoci per il servizio che svolgiamo, perché portiamo testimonianza nel mondo di come sia possibile costruire la pace in maniera non-violenta, combattendo le povertà che ci circondano mettendoci a servizio del prossimo.

«La vita è un mistero d’amore, che tanto più ci appartiene quanto più la doniamo. Anzi, quanto più ci doniamo, cioè facciamo dono di noi stessi, del nostro tempo, delle nostre risorse e qualità per il bene degli altri. Lo dice una celebre preghiera attribuita a san Francesco d’Assisi, che inizia così: "O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace"; e termina con queste parole: "Perché è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si risuscita a vita eterna". Cari amici, sia sempre questa la logica della vostra vita; non solo adesso che siete giovani, ma anche domani, quando rivestirete – ve lo auguro – ruoli significativi nella società e formerete una famiglia. Siate persone pronte a spendersi per gli altri, disposte anche a soffrire per il bene e la giustizia. Per questo assicuro la mia preghiera, affidandovi alla protezione di Maria Santissima. Vi auguro un buon servizio e vi benedico tutti di cuore insieme con i vostri cari e le persone che quotidianamente incontrate.»

 

Licio Vessi