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Sabato 25 ottobre 1997 ore 18.30
Centro Congressi, Vico Sella Orta, Capri

Schiavi rinnegati e pescatori capresi tra Nord-Africa e Levante
Schiavi e rinnegati
fra Barberia e Levante
 
Dott. Giuliana Boccadamo
Ricercatrice - Università "Federico II" di Napoli


      La relazione prenderà in considerazione il problema dei cittadini capresi caduti come schiavi in mano dei musulmani. 
      Oltre alla presentazione delle principali fonti che permettono una quantificazione dei Capresi schiavi (numerazione dei fuochi; liste degli schiavi consegnate ai "Redentori"; registri contabili della Santa Casa della Redenzione dei Cattivi, istituzione napoletana deputata al riscatto degli schiavi; registri consolari; processi del Sant'Ufficio), il discorso si concentrerà intorno a due particolari "storie di vita" messe a confronto: la cattura ed il ritorno in patria di Luca d'Angelo di Capri; la carriera di un rinnegato in cerca di fortuna: Amato "di Capra".
 
Coralline Capresi nel Maghreb
 
Dr. Carla Capece Minutolo
Orientalista

 
      Con l'editto di Re Roberto d'Angiò nel 1332-1333 la pesca del corallo a Capri fu proibita senza il permesso del re. 
      Nel 1371 ai monaci certosini del Monastero di San Giacomo fu concessa dalla Regina Giovanna I la riscossione della decima sul pescato e i Capresi rivolsero la loro attenzione alle coste del Nord-Africa, dove le citta più importanti per la pesca del corallo erano Marsà al-Kharaz, Ceuta, Tènés e Bona. 
      Innumerevoli editti si susseguirono nei secoli fino alla stesura nel 1790 del Codice Corallino borbonico. 
      Le fonti orientali e le fonti arabe evidenziano i disparati usi del corallo e la sua importanza nella religione e nella tradizione.