Quarzo

Il quarzo corrisponde alla modificazione cristallina stabile nel nostro ambiente del biossido di silicio SiO2. Forse questo è il minerale ben cristallizzato più noto, che non di rado da’ luogo a splendidi esemplari: sin dall’antichità si parlava di «cristallo di rocca», che si riteneva derivasse dall’acqua per congelamento cosi intenso, da risultare irreversibile.
Nella nostra regione si possono avere ottimi esemplari in roccia, e cioè su matrice, ma a volte non mancano anche cristalli «sciolti» nel terreno: questi ultimi sono pure derivati da una roccia che poi si è in parte disgregata, lasciando i cristalli di quarzo così com’erano, inalterati.
Per quanto la maggior parte dei cristalli di quarzo possa sembrare costituita da esemplari tutti uguali per abito, prismatico esagonale terminato ad entrambe le estremità da facce di romboedri che simulano piramidi esagonali, un'attenta osservazione rivela invece che le cose non stanno proprio cosi. Infatti, esistono cristalli — i più comuni — in cui le facce del prisma esagonale sono prevalenti, ma si hanno anche esemplari in cui queste facce risultano assai ridotte, o mancano del tutto. In altri cristalli le facce dei due romboedri si presentano con diverso sviluppo, e pertanto risulta evidente la presenza di un asse di simmetria ternario, e non senario, come invece sembrerebbe nel caso più comune.
Altre particolarità dei cristalli di quarzo sono la presenza — in alcuni esemplari —di faccettine tipiche di trapezoedri, che fanno riconoscere due tipi diversi dì cristalli, e cioè quelli «destri» e quelli «sinistri». Questi stanno tra loro nello stesso rapporto che si ha tra la mano destra e quella sinistra, e cioè tra figure geometriche uguali per forma e dimensioni, ma non sovrapponibili. In alcuni casi esiste tutta una serie di faccettine terminali, non molto sviluppate, per cui la cima del cristallo diventa aguzza come una matita: l’abito di questo tipo è detto «ticinese» (da certuni, impropriamente, «alpino»).
Frequentissimi e caratteristici sono i geminati di quarzo, ed anche qui il collezionista
di forme specializzate può trovare tutto un mondo interessante. Un tipo di gemmazione, evidente all’aspetto, ma piuttosto rara, è quella detta «del Giappone»: questa comporta incrocio di due cristalli, ad angolo quasi retto (circa 85°): spesso questi cristalli presentano uno sviluppo caratteristicp «a cuore». Morto più comuni sono invece i geminati che appaiono a prima vista come cristalli unici: esistono, ad esempio, i cosiddetti geminati «del Delfinato”, in cui i due cristalli, perfettamente compenetrati l’uno nell’altro, hanno in comune l’asse verticale, ma si presentano girati di 60 gradi attorno a questo asse, l’uno rispetto all’altro. La gemmazione di questo tipo si riconosce facilmente, se le faccettine delle forme speciali sopra accennate si ripetono ogni 60 gradi, anziché 120 gradi, come dovrebbe essere per un cristallo singolo. La gemmazione del Delfinato non si deve confondere con l’abito «del Delfinato» (chiamato così in onore dell’antica miniera d’oro della Gardette, situata appunto nel Delfinato, ove agli inizi dell’Ottocento si trovavano bellissimi quarzi in grande quantità); l’abito così denominato si riferisce invece a particolari cristalli, in cui una faccia terminale di romboedro presenta un notevole sviluppo rispetto a tutte le altre. In Lombardia esistono quarzi di tutti questi tipi, e sono presenti anche altre leggi interessanti di geminazione ed altri abiti caratteristici, ma manca a tutt’oggi una sistematica generale delle seg n a lazio n i.
Rispetto al colore, esistono pure diverse varietà. Forse la più nota è l’ametista, di un bel viola, a volte utilizzabile come pietra preziosa (non però gli esemplari della nostra regione!); giallo è invece il corore del cosiddetto quarzo “citrino”.
In Lombardia sono stati trovati — ed in parte si trovano tuttora — sprendidi campioni di quarzo. Forse la località più nota è il cosiddetto “Dosso dei Cristalli», situato in Val Malenco, poco sopra la frazione di Tornadri, o meglio, sopra la strada che da questa trazione sale a Franscia. Nella celebre collezione Sigismund dei minerali vaItellinesi, ora al Politecnico dì Zurigo, esiste un cristallo di quarzo proveniente dai Dosso dei Cristalli, che supera la lunghezza di trenta centimetri: sembra tuttavia che cristalli ancora più grandi siano stati trovati nello stesso luogo durante l’ultima guerra, quando si cercò di sfruttare questa località per ottenere materiale piezoelettrico, assai utile nell’industria elettronica. Altra località lombarda assai nota, sebbene attualmente non molto frequentata, è la cosiddetta «Piatta Grande», situata nelle vicinanze di Sondalo: proprio qui, soprattutto agli inizi del secolo, si trovavano splendidi campioni, a volte accompagnati da bei cristallini di anatasio e di brookite. Geminati del Giappone sono segnalati in diverse località dell’alta Valtellina (Sondalo, Valturva): qui a volte si trovano anche caratteristici cristalli “a scettro”.
Dato il loro numero, è impossibile elencare le altre località ove si trovano cristalli di quarzo, anche di dimensioni e qualità discreta; un cenno merita tuttavia Selvino nel Bergamasco, ove è facile trovare nel terreno (i buchi delle talpe ne sono ricchi!) dei bei cristallini limpidi e terminati da tutte le parti. A Selvino talvolta si possono trovare anche cristalli con inclusioni di acqua, a volte con una bolla mobile di gas, che li fa assomigliare alle livelle a bolla (quarzo «aeroidro»).
Per l’ametista, che è oltremodo rara in Lombardia, merita un cenno la cava Mantegazza (ex Bianchi) di Cuasso al Monte, ove fu trovato anche qualche discreto cristallo, talora intensamente colorato. Eccezionali gruppi dì cristalli ametistini “a scettro» furono trovati un tempo; alcuni di questi esemplari sono conservati presso il Museo Civico di Storia Naturale di lnduno Olona (Varese).