|
CARMELO FLORIS Carmelo
Floris era venuto alla luce cento anni fa a Bono, il 23 Luglio 1891. Giunse
in Barbagia ancora bambino, in seguito alla morte del padre, comandante delle
guardie forestali, colpito da polmonite in seguito agli inauditi sforzi profusi
nello spegnimento di quegli incendi che ancora oggi devastano il patrimonio
boschivo della nostra terra. Fu
scoperto e incoraggiato da Giuseppe Biasi, che lo conobbe a Ollolai, dove Floris
frequentò le scuole elementari ospite dello zio, il “rettore” Carlo Nonnis. Fu
proprio Biasi a convincere i parenti del giovane olzaese a consentirgli di
frequentare l’ACCADEMIA DI BELLE ARTI a Roma; e per il giovane Carmelo si
realizzò così un sogno sempre vivo ma privo sino ad allora di concrete
prospettive. Nella
capitale oltre agli studi accademici “frequentò la scuola libera ed ottenne
l’abilitazione all’insegnamento del disegno”. Carmelo
si arruolò volontario come tanti altri giovani sardi: con la “BRIGATA SASSARI”
passò lunghissimi, indeterminabili mesi nelle trincee dell’altopiano di
Asiago, della Bainsizza e del Piave. Qui
rinsaldò la sua profonda amicizia con Attilio Deffenu, che negli anni
precedenti l’aveva voluto collaboratore quando a Milano usciva la sua rivista
“SARDEGNA”. Fu
decorato con la medaglia d’argento al valore militare, che poi il governo
fascista gli tolse per attività sovversiva (nel 1939). Attività che gli costò
l’arresto e il carcere prima a Nuoro e a Cagliari, poi il confino alle isole
Tremiti, a Foggia e, infine a Montereale d’Abruzzo, dove il 29 Ottobre 1942 lo
raggiunse l’amnistia di Mussolini che celebrava l’anniversario della marcia
su Roma, il ventesimo che fu anche l’ultimo. Rientrò
a Olzai da dove non si sarebbe più spostato tranne che in qualche rara
circostanza per partecipare ad alcune “personali” che ammiratori ed amici si
impegnavano ad organizzare. Nel 1952 una nuova persona entra definitivamente nella sua vita: è la signora Maria Porcu, che lo sposa. Passano
appena otto anni e il 22 Agosto 1960 giunge, improvvisa, la notizia della sua
scomparsa. Dall’ultimo
intervento critico di rilievo sulla personalità e l’opera do questo
importante artista sono passati quasi dieci anni, cioè da quando il 10 Novembre
1991 si tenne ad Olzai un convegno a lui dedicato. Dai
dipinti emergono scene di vita quotidiana e persone di Olzai, inoltre
riproduceva le manifestazioni più salienti: le processioni, le feste ed i
costumi. Floris amava anche riprodurre scorci del paese, campagne, chiese
campestri, madonne e altri soggetti spesso d’ambito religioso. Carmelo
Floris aveva un atteggiamento freddo e distaccato, come spesso accade agli
artisti. Preferiva, insomma, e ricercava la solitudine. Non amava fermarsi a
parlare con i suoi compaesani. Al limite lo si poteva vedere uscire alla guida
del suo elegante calesse in compagnia di un suo fedele amico noto come Tziu Domìniu
Colonghi. Spesso
gli olzaesi erano portati pensare a pensare che questo atteggiamento di chiusura
potesse derivare da un sentimento di superiorità nei confronti dei compaesani. Ma
questo tipo di valutazione non farebbe i conti con la complessità della
personalità di un artista spesso immerso nella riflessione estetica, impegnato
nella ricerca dei mezzi e dei modi che gli consentissero di trasferire al meglio
sulla tela quella complessa realtà che osservava con amore e passione. Anche
in omaggio a questo a more e a questa passione il comune di Olzai ha ora in
progetto la creazione di un museo dedicato a Carmelo Floris. E la sede più
idonea non poteva che essere la casa natale del pittore, situata in uno dei
rioni più antichi del paese “S’UMBROSU”.
|
Sito prodotto nell' ambito del progetto "Sardegna 2000" da: Formatore: Christian Frau . Allievi: Barbara Carta, Carmela Carta e Ilaria Oleda. |