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SANTA
VARVARA
Il giorno dedicato a Santa
Barbara è il 4 dicembre ma, ad Olzai, si festeggia il 26 agosto. Il motivo è
che, ai tempi in cui erano giovani i nostri nonni, la fine d’agosto era il
periodo migliore per partecipare ai festeggiamenti perché il lavoro nei campi
era già finito e le persone erano molto più libere. È considerata sa “festa manna
" perché per santa Barbara rientrano tutti gli emigrati, o almeno era così
fino a qualche anno fa. Per Santa Barbara si fermavano
tutti i pastori, agricoltori, massai; per loro erano le giornate di relativo
riposo e d’allegria dopo il lavoro di tutto l’anno. “Sa die de Santa Varvara”
si è sempre festeggiata a fine agosto, perché poi arriva Settembre (in sardo
“happidanne”) e per tutta la comunità iniziava l’anno agrario in cui si
riprendeva a lavorare la terra. Oggi per i giorni della festa non
c’ è più tanta gente come al passato; i figli dei nostri emigrati non tornano
più per Santa Barbara e se tornano in paese poi vanno al mare. In ogni modo per la comunità
olzaese Santa Barbara rimane sempre l’evento più sentito. Dire “sa die de sa
esta “ è sinonimo della festa di Santa Barbara. In passato si creava un vero e
proprio comitato dei festeggiamenti con un proprio presidente; oggi si occupano
di tutti i preparativi e i giovani che compiono nell’anno i 18 anni, vale a
dire “sa leva “. Nove giorni prima inizia la novena che viene celebrata nella
chiesetta di Santa Barbara, alla quale partecipano numerosi credenti e devoti.
La prioressa di Santa Croce si occupa di preparare e addobbare la chiesa. In
genere i festeggiamenti durano dai tre ai cinque giorni. Il 26 agosto di
mattina la Santa, viene portata in processione per le strade del paese
accompagnata da tutte le prioressa (di Santa Croce e della Madonna), dai ragazzi
e dalle ragazze della “leva” vestite in costume e dalle altre persone. La
processione è preceduta dai cavalieri in groppa a dei bellissimi cavalli.
Successivamente si svolge la corsa dei cavalli mentre il pomeriggio ci sono i
giochi al campo sportivo con tutti i bambini. Nell’occasione si radunano tutti
gli ambulanti “su ziu de sos johos, su ziu de su turrone” e viene allestita “sa
barraccha in sa prazza de sa esta”. La chiesa di Santa Barbara risale al XIII
secolo ultimamente è stata restaurata ed è meta dei visitatori. Al suo interno
c’è un quadro del 500 di gran valore creato dal “MAESTRO D’OLZAI”. Questo è
chiamato il Retablo della Pestilenza che ricorda quando nel 1477 nel nostro
paese infieriva la peste. Al centro è presentato il Cristo racchiuso in un
ottagono, la folla e sua madre che lo piangono perché crocifisso, a destra è
rappresentata la Salvezza e gli Angeli che cantano. Sempre nel Retablo c’è il sole e
Gesù che tiene in mano il globo sormontato da una croce; al centro invece si
trova l’adorazione dei Magi. A sinistra è rappresentata la nascita di Maria,
San Gioacchino in ginocchio prega il Signore, mentre la serva tiene in braccio
la piccola Maria. Nella seconda scena c’è Maria a letto, con attorno agli
apostoli e Gesù. Nella terza scena c’è San Michele che pesa le anime, il
martirio di San Sebastiano e al centro in basso la Risurrezione di Gesù. Alla fine in lungo ci sono: San
Pantaleo, San Pietro, San Giovanni Evangelista, Sant’ Antonio Abate, San Paolo
e la Madonna Addolorata. Inoltre sotto il pavimento sono
sepolte le ceneri di Diego Mele, poeta e maestro della satira. |
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