Glozel è autentica


Glozel è incontestabilmente autentica ed è riconosciuta come tale dall'immensa maggioranza dei preistorici del mondo intero.
Glozel è una frazione di quattro case nel comune di Ferrieres (Allier) a una ventina di chilometri a sud di Vichy.
La faccenda iniziò il primo giorno di marzo dell'anno 1924, quando il giovane Emilio Frandin e suo nonno, Claudio, trovarono due mattoni, delle tavolette incise, due trincetti, due piccole asce edue ciottoli con iscrizioni.. Trentatrè testimoni, tra cui il signor Agostino Bert, istitutore a Ferrieres, e il reverendo Naud, curato-decano della parrocchia, attestarono l'autenticità del ritrovamento.
Durante l'estate (non c'è fretta e neppure curiosità nell'ambiente preistorico) la Società d'Emulazione (sic) del Bourdonnais si recò sul posto, poi fece pervenire dei campioni al dott. Capitan, alle Belle Arti.
Capitan lasciò i campioni in attesa da qualche parte, durante tredici mesi, poi, un bel giorno, si recò a Glozel e dichiarò al dott. Morlet che aveva assunto la direzione degli scavi.
- Voi avete un giacimento meraviglioso... Fatemi un rapporto particolareggiato.
Era logico dedurne che Glozel era stato riconosiuto.
Il mondo stupefatto stava per conoscere una civiltà ignota e, ben inteso, tutti quelli che non avevano partecipato a questa scoperta avrebbero raccolto dei lauri, sarebbero stati fregiati con palme accademiche oppure ottenuto onorificenze ancora più ambite.
Il dott. Morlet, pioniere della scoperta, non l'intese così e prima di inviare il suo rapporto lo pubblicò, il 23 settembre 1925, sotto il titolo Nuova stazione Neo litica.
Capitan, deluso, furioso, convocò Morlet a Parigi.
- Voi siete uno sconosciuto, il vostro libretto non si venderà. Mettete il mio nome al posto di quello di Fradin (attestato e pubblicato dal Canonico Cote).
Il dott. Morlet rispose con un netto rifiuto. Fu la fine di Glozel: dall'oggi al domani il giacimento fu contestato e posto in ridicolo.
Come se ciò non bastasse, i Fradin vennero denunciati. Motivo: facevano visitare il loro museo solo pagando una tassa; frode e scrocco. (Esattamente: impresa pecuniaria per mostrare i prodotti di una mistificazione.)
Pertanto, nel 1926 l'abate Breuil, dopo Capitan, aveva dichiarato:
- E' veramente del neolitico. Vi ringrazio, mi avete convinto.
Ma dopo il rifiuto del dott. Morlet si tentò di rovinare i Fradin e i loro ritrovati. Nel suo coraggioso libro:Glozel, trent'anni dopo, il canonico Leone Cote afferma che ragioni personali motivarono questa smentita, dovuta in gran parte all'influenza dell'abate Breuil.
Era ben noto nel mondo degli studioso il temibile trio Capitan, Breuil, Peyroni (conservatore del museo di Eyzies) che costituiva una firma esclusiva in preistoria.
Ora la scoperta di Glozel aveva colto i tre uomini alla sprovvista, scompigliando le loro tesi, senza concedere ad essi neppure il tempo di concertare una reazione.
Se almeno questi ritrovamenti fossero stati fatti da uno specialista patentato, gallonato, con il sigillo dell'Accademia alla buon'ora! Ma lo scopritore era un profano, che si proclamava indipendente.
Si era rifiutato di mettersi sotto il loro patronato, pretendendo di fare il cavaliere solitario ed alzava le spèalle quando gli si offriva di far figurare il suo nome sconosciuto, modestamente, dopo le loro firme.
tutti i procedimenti furono tentati: lettere anonime, falsi telegrammi, trucchi. un giorno il dott. Morlet sorprese miss Garrod, eminenza grigia dell'abate Breuil, in flagrante delitto di trucco sul terreno, mentre operava la Commissione degli scavi.
-Signorina! Siete voi che avete fatto questo buco! - esclamò il dott. Morlet che la sorvegliava attentamente.
-No,no, non è vero! - rispose l'interpellata ripetutamente.
- Signorina ho dei testimoni...
- Ebbene, si, sono stata io...
Una fotografia presa sul posto documenta la scena. Si vede la signorina Garrod chinare il capo mentre il dott. Morlet, in presenza dei testimoni Tricot-Royer e Mallat, spiega alla Commissione cosa stava succedendo.
In breve, per distruggere Glozel e disonorare della brava gente tutto fu messo in opera con tale accanimento e disonestà che il consiglio municipale di Ferrieres poi la Lega dei diritti dell'Uomo, dovette intervenire! Per altro, la giustizia non seguì i rappresentanti ufficiali; in prima istanza, pio in appello e cassazione, esa annientò tutti i capi d'accusa e diede causa vinta ai Fradin.
L'umile contadino di Francia l'aveva spuntata sui boriosi pontefici. Doveva quindi aver pienamente ragione!
Quando l'onesto Claude Fradin morì, nel 1951, l'abate Leon Cote gli dedicò questa epigrafe tragicamente umoristica:

Alla memoria di Claude Fradin
Contadino di Francia
Archeologo suo malgrado
Combattente della Guerra dei Mattoni
E qui morì
Senza chiedersi
Se l'Archeologia dei Mandarini
Era una scienza oppure una beffa
Invece che dedicarsi a scavare.

Finalmente Glozel venne riabilitato, ma ancora giace sotto il peso della calunnia.
Pertanto la scoperta è prodigiosa: una biblioteca neolitica di oltre cento tavolette a caratteri alfabetici -il primo alfabeto conosciuto- utensili in pietra spezzata, meravigliosi ciottoli incisi, disegnati, vasellame assolutamente unico.
E' a Glozel che lascienza e il mondo intero trovano il filo che riunisce incntestabilmente la nostra civiltà e quella dei nostri lontanissimi progenitori.
In un'epoca che risale a dieci, quindicimila anni fa, il Magdaleniano, se vogliamo prestar fede alle perizie, uomini che costruirono idoli e vasi in terracotta, rappresentano degli esseri insoliti.
Su vasellami, ciottoli, gioelli e tavolette d'argilla tracciarono dei segni misteriosi dei quali alcuni hanno l'esatta forma delle nostre V-W-L-H-T-I-K-O-C-J-X.
Questi segni hanno un netto carattere alfabetico e sono disposti su linee, ciò prova innegabilmente che i Glozeliani conoscevano la scrittura, oltre l'arte del vasaio e la scultura.
Questa conoscenza delle arti superiori implica a priori delle conoscenze inferiori: arte muratoria, costruzioni di case, lavorazione del legno e del ferro.
Si, certamente: la conoscenza del ferro!
Evidentemente non è possibile trovare del materiale preistorico, per il semplice motivo che uno strmento di ferro non si conserva oltre un millennio (al massimo duemila anni) ma un fatto sussiste che ha valore di certezza: gli uomini non poterono inventare la scrittura senza conoscere prima la fusione dei metalli.
Altra constatazione. Se non si trovano e non senza motivo, utensili in ferro nei laboratori del taglio delle selci, parimenti non si trovano utensili in selce nelle regioni ove il ferro abbonda (Alsazia e Lorena particolarmente), sia pure come oggetti importati.
Possiamo quindi dedurre che come attualmente sussiste una contemporaneità di palazzi e di casupole, così vi è stata quella del ferro e della selce.
Nel Medioevo, in Franci, i coltelli silicei erano ancora usati dai contadini poveri, i Cleti usavano contemporaneamente gli utensili di ferro, di bronzo, d'oro e di selce.
Nel 1912 esistevano ancora dei contadini in Francia che aravano le loro terre con vomeri di legno.
Nel 1963 l'età della pietra non è ancora conclusa, come ventimila anni or sono l'età del ferro non si era generalizzata. La coesistenza fu quindi possibile - e probabile- nelle epoche più remote.
Non può sussistere il minimo dubbio che i nostri antenati preistorici possedevano una cultura più progredita di quanto si crede, l'utilizzazione della selce era solamente la riserva delle classi inferiori.
La scienza e la tecnica della fabbricazione si trasmetteva certamente tra iniziati che si accaparravano il potere. Ciò che era scritto in scrittura ieratica sulle tavolette di Glozel era assolutamente incomprensibile al volgo.
Parallelamente alla civiltà di Glozel, è certo che altre civiltà più raffinate ancora esistevano in altre parti del globo, precisamente a Tiahuanaco in Bolivia.
Ma gli uomini evoluti di Glozel e Tiahuanaco si trovarono impossibilitati a rendere paretcipe delle loro conoscenze l'armento umano, come lo sarebbero attualmente i nostri fisici e i nostri biologi se dovessero insegnare le loro materie a dei Zulu o a dei Papuasi.
E d'altra parte, vollero realmente rivelare la loro sapienza?
Donare la scienza senza disporre del potere temporale assoluto, sarebbe stao per gli inziati la stessa cosa che dare nuovamente inizio al crimine ancestrale del quale avevano la missione di preservare l'umanità.
Le conoscenze superiori erano un legato di antichissime civiltà terrestri, oppure avevano un'origine extra-terrestre?
Due quasi certezze ci guidano: una civiltà molto progredita ha preceduto la nostra epoca storica; l'avventura cosmica che stiamo rivivendo è già stata vissuta da altri esseri umani.
E' assurdo, illogico, porre all'inizio del nostro ragionamento antenati inferiori, ridicoli, privi non solo dell'intelligenza, ma anche dell'istinto.
Qualsiasi animale possiede un'intelligenza ed un istinto che, per esempio, conferisce ad essi la scienza innata della costruzione. Questa scienza la possiedono in sommo grado i molluschi, le farfalle, le formiche, le api, gli uccelli. La preistoria classica rifiuta all'uomo queste facoltà creatrici.
La tradizione ed il buon senso militano in favore degli Antenati Superiori che compirono un ciclo completo d'evoluzione prima di scomparire in conseguenza di un cataclisma atomico ripudiato dalla scienza classica, ma ammesso dai testi sacri e dalle tradizioni.











L'immagine di sfondo rappresenta la tavoletta incisa di Glozel, in essa sono riprodotte la maggior parte delle lettere del nostro alfabeto. La scrittura alfabetica era conosciuta diecimila anni fa........