Trovare il coraggio
 
Forse voi la troverete una storia come tante, un'altra sullo stesso argomento, ma a me è servita per rendermi conto che non vivo sola nel mondo, e che c'è tanta gente che ha bisogno di essere ascoltata, di un po' di compagnia, di qualcuno che si prenda cura di loro e a loro volta di qualcuno di cui prendersi cura....  
Non mi ricordo quando ci siamo conosciute; ricordo, sì, che frequentavamo la stessa classe all’Istituto Nuestra Señora De La Conceptión, che giocavamo insieme e che una volta al mese andavamo al cinema la domenica......  
Poi, crescendo, ci siamo un po' perse di vista, lei si è sposata, ha smesso di lavorare quando è arrivato il primo dei tre figli, e per me il suo mondo si è... come dire... un po' ristretto.... Io…., io ho continuato a studiare, mi sono laureata, ho viaggiato tanto.... non mi sono mai sposata.  
L'incontravo generalmente al supermercato di questo piccolo paese, General Madariága, e un giorno, guardando per caso il suo carrello, mi sono sorpresa a contare sette o otto bottiglie.... "stai facendo la scorta per l'invierno?" ho pensato di dirle, scherzando, ma era il mio turno alla cassa e così l'ho salutata.  
Da quel giorno, ogni volta che l'incontravo avevo la sensazione che mi sfuggisse.... così, anche se da lontano ho cominciato a osservarla. Comprava sempre tante bottiglie di superalcoolici e cercava sempre di cambiare cassiera, visto che quello era l'unico supermercato del paese. Ho capito che non era una scorta ma forse qualcosa di più serio.... ma non ho fatto niente.  
Un pomeriggio che pioveva e io non avevo proprio nulla da fare, sono andata a casa sua; parlando del più e del meno ho saputo che le sue giornate erano vuote, che il marito, dopo tanti anni di matrimonio, si dedicava solo al lavoro e all' amante, che i tre figli vivevano due a Buenos Aires e uno a Rosario, che per lei era una vera festa quando venivano a trovarla dopo mesi e mesi senza vederli e quando le telefonavano...  
Lei non lo faceva mai, non sapeva perchè.....  
Quando è andata a preparare il caffè mi sono guardata intorno, inconsciamente, in cerca delle ormai per me famose bottiglie... Poi, mentre guardavamo le foto dei suoi nipoti che, come i figli, non vedeva quasi mai (sì, era nonna, si era sposata molto giovane), le ho domandato cosa faceva di tutte quelle bottiglie che comprava...." Oh! Le regalo!! Non penserai mica che bevo????……”mi ha risposto.  
Una sera, dalla mia finestra, l'ho vista svuotare un sacco pieno nel cassonetto del vetro.... E come al supermercato ho cominciato a controllare cosa faceva. Regolarmente le bottiglie che comprava al mattino le buttava la sera dopo....  
Alla fine ho pensato che non erano fatti miei e che non avevo il diritto di intromettermi nella sua vita; cosa avrebbe pensato il marito e come potevo pensare io che lei fosse un' alcoolista.... Quanti pregiudizi stupidi!!!!!  
Due notti fa mi ha svegliata la sirena e il lampeggiante di un' ambulanza... Sempre dalla finestra ho visto che la portavano all' Hospital Centenario e solo oggi ho trovato il coraggio di andarla a trovare. Ho incontrato il marito che aveva fretta perchè doveva partire per non so dove e mi ha chiesto se potevo restare a parlare con il medico, che forse nel contempo arrivava uno dei suoi figli...  
Gli ho detto di sì mentre prendevo la decisione di raccontare al dottore i miei sospetti e di chiedergli come potevo dare una mano alla mia amica, cosa potevo fare per accompagnarla nel cammino di ritorno alla sobrietà e se non a una vita felice almeno a una vita normale con gli alti e bassi di tutti, a una vita simile a quella di quando andavamo al cinema una volta al mese.....  
Ho aspettato per più di tre ore; il marito evidentemente era partito e in tre giorni non si era visto nessuno dei suoi figli. Senza volere ho cominciato a piangere, un po' per lei così sola in un letto d’ospedale, un po' per me, così chiusa nella mia vita da pensare, egoisticamente, di essere l'unica persona al mondo... e per di più piena di pregiudizi.....  
Dopo un altro po' è arrivato il medico e tutto di un fiato gli ho detto chi ero, dei miei sospetti, delle informazioni che volevo. Avevo un bisogno urgente di rendermi utile, di fare sentire alla mia amica d'infanzia che poteva contare su di me come quando ci dividevamo i compiti per poter andare prima a giocare giù in cortile….. 
Ma il medico mi ha interrotta e laconicamente mi ha detto.... “Lo siento mucho……. murio”. 
(… mi dispiace....... è morta).