La Figura del Mediatore Culturale Linguistico
Rom e Sinto
Tutti noi sappiamo che
nella società attuale la cultura e l'informazione sono sempre
più strumenti indispensabili per la vita, per i rapporti con le
persone e le Istituzioni, per risolvere i problemi quotidiani,
per programmare il presente ed il futuro.
Chi non li possiede resta un "escluso".
Istituzioni, Associazioni, volontari che si impegnano nella promozione
culturale e sociale dei giovani rilevano che, tra i ragazzi in
"difficoltà", aumenta il numero di coloro che non terminano la
scuola dell'obbligo o che la concludono con indifferenza, demotivati
e quasi assenti.
Nel caso specifico delle comunità dei
Rom e dei Sinti, ci troviamo inoltre di fronte a presupposti di
ordine culturale e sociale che determinano un momento molto delicato
del loro processo di confronto / integrazione.
Per alcuni gruppi si sta maturando un
salto di qualità verso la cultura della "sedentarizzazione" e/o
un cambiamento delle attività lavorative tradizionali; per altri
un adeguamento a forme diverse di vita e a modalità di comportamento
nuove rispetto al passato, spesso derivanti dall'esterno.
Da tutto ciò emerge la necessità di conoscere
a fondo l'attuale realtà e le nuove esperienze, di favorire il
rapporto fra cittadini (gage e Rom / Sinti) e di rafforzare le
modalità di auto determinazione degli zingari stessi nel processo
di integrazione fra le due culture.
In questo contesto si inserisce il percorso
di formazione dei Mediatori Rom e Sinti: formazione di giovani
disponibili a collaborare con le Istituzioni per raggiungere migliori
condizioni di reciproca conoscenza, accettazione ed interazione.
Anche a livello europeo si è in questi
ultimi anni affermata la consapevolezza che il problema della
scolarizzazione dei bambini Rom e Sinti, ha ormai assunto un carattere
di gravità tale da richiedere un impegno da parte degli stati
membri più significativo e efficace.
La Risoluzione del 1985 può essere considerato
il punto di partenza di un interesse esplicito della Commissione
europeo e di un più forte coinvolgimento degli Stati membri.
In questa Risoluzione, dove si denunciavano
i bassi livelli di presenze scolastiche e l'alto tasso di analfabetismo
fra i Rom e Sinti adulti, la scolarizzazione veniva riconosciuta
come l'elemento cardine per lo sviluppo dell'autonomia personale
e professionale e per l'avvenire culturale, sociale ed economico
delle comunità Rom, stanziali e nomadi.
L'intervento della Risoluzione era quello
di stimolare le iniziative nazionali affinchè venissero poste
in atto le misure necessarie in termini di promozione delle strutture,
delle forme di pedagogia adatte, di sostegno agli insegnanti,
perchè il rapporto fra comunità zingare e scuola diventasse un
punto significativo delle politiche educative.
E' iniziata così una ricerca di Soluzioni
nei vari paesi dell'Unione. Sono nati progetti ma anche attività
di studio e di riflessione che hanno evidenziato come la situazione
delle comunità Rom e Sinte sia generalmente difficile, in alcuni
casi allarmante.
Le difficoltà di scolarizzazione e di
dialogo con le famiglie Rom non nascono dal nulla ma sono precedute
da secoli di negazione della cultura zingara, della stessa esistenza
dei Rom in quanto persone e in quanto gruppo. In tale contesto
la scuola viene percepita spesso come nemica e l'obbligo scolastico
come un'aggressione e non come un diritto.
Ciò ha generato e genera una conflittualità
che coinvolge la scuola, le famiglie, il contesto sociale.
In questa situazione però proprio la
scolarizzazione diventa punto di forza per l'emancipazione, uno
strumento di sopravvivenza, considerato che l'analfabetismo è
una ulteriore causa di emarginazione.
In altri termini essere sedentarizzati
incide sull'avvenire delle comunità Rom / Sinte sul piano economico
e su quello sociale. Se la sedentarizzazione riveste tanta importanza
il momento dell'accoglienza richiede impegno e competenza.
L'accoglienza è un elemento fondamentale
per l'esercizio di un diritto: il diritto all'istruzione.
In questo contesto si situa la figura
del mediatore.
L'appartenenza alla stessa etnia, alla
stessa cultura, alla stessa lingua, la solidarietà di gruppo fanno
del mediatore lo strumento dell'accoglienza dandole senso e qualità.
Il mediatore diventa così il punto di
riferimento per i bambini, li aiuta a superare la diffidenza verso
un ambiente visto spesso come ostile, incapace di capire, di confrontarsi
con la diversità.
Nello stesso tempo il mediatore rappresenta
un sostegno per l'insegnante, un mezzo con cui comunicare.
La presenza di questa figura costituisce
una garanzia per facilitare, in prospettiva, il rapporto con le
istituzioni per la conoscenza dei problemi posti dalla presenza
di Rom sul territorio e per costruire interventi mirati con il
sostegno dei mediatori stessi.
E' necessario però che il contesto scolastico
abbia un orientamento interculturale che consenta o che metta
in atto strumenti di comunicazione fra le diversità, di superamento
dei pregiudizi e degli stereotipi e che sappia valorizzare la
diversità culturale e linguistica.
La presenza del Mediatore nella scuola
deve rispondere ad un obiettivo preciso: produrre cambiamento
nei modi di comunicare, rivisitare le procedure di scolarizzazione,
arricchire attraverso il dialogo l'ambiente: genitori ed insegnanti.
Opera Nomadi Sezione di Milano
Maurizio Pagani / Giorgio Bezzecchi
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