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Anno 1 Numero1 

...EDITORIALE...

Apriamo l’anno 2001 inaugurando questo nuovo giornalino che vorrà esprimere l’attività culturale, fantastica e creativa dei nostri ragazzi, stimolando in loro il fascino di una descrizione personale e di gruppo delle loro più belle esperienze vissute insieme in oratorio, a scuola e nella nostra comunità parrocchiale. Porgiamo quindi i migliori auguri per una continuazione che non si arrende anche di fronte alle difficoltà!

Suor Maria Chiara

I titoli

Oratorio S.N.C. F.B.I.

E’ successo da noi: Capodanno 
Fu capodanno per colpa di Cesare
Calcio: una nuova esperienza    

La pagina del cuoco

Le vostre pagine

Test
La Gioconda

Storia dell’angelo


 

I TITOLI

Questi sono le proposte arrivate agli animatori dell’oratorio… fra di esse è stato scelto il titolo del giornalino che sarà… MA COME?!? Non avete letto la copertina??? Allora leggete qui sotto !

Il topolino delle idee,  Il topolino dell’oratorio - Patricia Banfi l Natale - Marica
Oratory news 2001 - Sara Peruchetti, Erika Maggi, Elisa Folcini LABOratorio
Tribù di oggi - Chiara Ceriani Il giornalino della pace
La giostra - il giornalino dei ragazzi  - Cristina Meazza Noi
Com’è bella la vita  - Giulia Ceriani L’uragano di notizie
Il giornalino del nostro oratorio - Letizia Boccaletti Il nostro mondo in Oratorio
Noi giochiamo e ci divertiamo così… - Paola Pusceddu Il Pikachu parlante
Il mare - Gaia La casa del Signore

LabOratorio  perché....?!?

Ciao a tutti!!!

Vi state chiedendo come mai abbiamo deciso di intitolare il giornalino LabOratorio?

Spero di sì, altrimenti starei scrivendo per nulla...

La scelta non è stata facile, anche perché qui, nella nostra piccola “redazione” ognuno aveva una proposta o una preferenza.

LabOratorio perché........beh, prima di tutto perché è un’idea simpatica, no?!?

LabOratorio perché in un certo senso stiamo facendo un esperimento, mettendo un po’ alla prova la nostra (e, attenti, anche la VOSTRA), voglia di fare, fantasia e costanza.

LabOratorio perché...pensate a quante ampolle, a quanti intrugli misteriosi ci sono nel laboratorio di uno scienziato un po’ pazzerello: noi abbiamo tentato di creare un piccolo spazio   per riflettere, divertirci, disegnare, scrivere, comunicare, cucinare (sì, avete letto bene...!), e...dai, scoprite il resto leggendo!!!

Mi raccomando, non lasciateci divertire da soli, date agli animatori i vostri “ingredienti” per il LabOratorio !!!

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ORATORIO... S.N.C.   F.B.I.

Ovvero: Se Non Ci Fosse Bisognerebbe Inventarlo 

 Prologo: WOW! Finalmente c’è qualcosa di nuovo in quest’oratorio. Come “COSA ?” Ma questo giornalino, già, tutte le istituzioni (ditte, associazioni, ecc.) ne hanno uno, ora anche noi all’oratorio potremo dirci “Hai letto il mio articolo sul giornalino?” oppure “Io ho risolto tutti i giochi del giornalino per primo!”... una cosa sola mi raccomando: non lasciatevi scappare l’occasione per collaborare !!

 Storia: Ma c’è fra voi qualcuno che sa raccontare la storia del nostro oratorio? Indubbiamente la storia della struttura e della sua costruzione la possono conoscere in tanti (dal fascicolo Oratorio Maschile 90 Anni: il primo fu nei pressi dell’attuale cinema, fin dal 1898, poi ricostruito nell’attuale sede nel 1949 circa...) ma forse quello che più conta è la storia che ognuno ha costruito al suo interno, il più delle volte la storia della propria vita. Questa storia ognuno può raccontarla e fare così riaffiorare i ricordi di bei momenti passati insieme agli amici, ai coetanei, dapprima negli anni dell’infanzia tutti assieme per gli incontri di catechismo, quando ancora il catechista incute un misto fra paura e rispetto e ci fa imparare conoscere Dio ed avere fede (il più delle volte i bambini delle elementari vengono affidati alle “cure” di persone adulte che finiscono per diventare miti, la tal signora o la tal Suora).

Si passa poi agli anni delle medie e con essi i ricordi legati allo sport ed al divertimento, chi non ha militato almeno una stagione nelle mitiche squadre dell’oratorio che sono il ricordo di battaglie “sul campo” all’insegna dell’amicizia fraterna (come il tal catechista ci ha insegnato!). Per non parlare del divertimento: dall’oratorio estivo al campeggio (questo merita un discorso a parte, magari su un altro numero) non si vede l’ora che finisca la sqola.. ops la scuola per passare dalla mattina alla sera (è proprio il caso di dirlo !) in quel luogo denso di divertimento ma anche di preghiera.

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare! E’ proprio il caso di dirlo, siamo arrivati (sempre in troppo pochi all’oratorio!) all’età delle scuole superiori, i cosiddetti adolescenti quelli che si ricordano delle serate passate al bar e delle gite di più giorni (prime uscite senza i genitori) organizzate per loro. Da veri duri devono però smettere di giocare e rimboccarsi le maniche la in oratorio c’è sempre da fare e chi ha sempre ricevuto da un luogo così pieno di significato non può dimenticarsene, un suo contributo per continuare a scrivere la storia deve darlo, non ci sono bar, parchi o ritrovi vari in luoghi bui e ameni che tengano.

La Storia di un vero cristiano e della sua Fede getta le fondamenta in Oratorio!

Quasi dimenticavo l’età più bella e travagliata: noi giovani. Ora i nostri ricordi diventano davvero tanti, ma purtroppo a volte come foto in un cassetto, vengono sepolti da tutt’altro, impegni di ogni genere o pigrizia su tutti i fronti. Ci dimentichiamo perfino di salutare il nostro ex catechista, già proprio quella tal signora o quella tal Suora, peccato perché noi potremmo scrivere la pagina migliore della nostra storia e di quella di questo luogo.

Carlo Ceriani

 

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ULTIMO DELL’ANNO IN ORATORIO

 

Finalmente siamo entrati nel tanto atteso terzo millennio!

E chi se non un gruppo di giovani ed adolescenti, rappresentanti del “futuro”, poteva ritrovarsi per aspettare la fatidica mezzanotte e brindare insieme all’alba del nuovo anno, secolo e millennio?

Forse queste frasi sembrerebbero scritte da qualcuno che, un po’ a causa dello squilibrio psichico, un po’ perché ha alzato il gomito durante le feste, non sa più quello che dice: in realtà l’essere entrati in una “nuova epoca” dovrebbe far riflettere, ripensando soprattutto a tutti i gravi errori commessi nel secolo appena trascorso...

Ma adesso basta con i discorsi filosofici, altrimenti vi addormentate subito alle prime righe senza leggere l’ennesimo episodio della telenovela più amata di Origgio: “scene da un oratorio”.

Nella puntata di domenica 31 dicembre 2000 i giovani e gli adolescenti si sono ritrovati all’oratorio maschile, dove è stato preparato il rituale cenone di fine d’anno, ad opera di alcuni ragazzi che si sono cimentati con successo tra pentole e fornelli...

Così, dopo un momento di preghiera in cappella, i nostri intrepidi eroi si sono avventati sulle specialità preparate dai nostri provetti cuochi: dimenticandosi completamente dello strumento più atroce esistente sulla terra (ovvero la bilancia) i nostri giovani valorosi hanno fatto man bassa di antipasti, lasagne, carne, ma soprattutto di dolci ! (al momento del pandoro alla crema, sui loro volti si scorgeva uno sguardo famelico e “sanguinario”, lo sguardo di chi non perdona e fa stragi di poveri innocenti dolci, mettendo a tacere la propria coscienza che gli mostra un futuro drammatico, quando sarà costretto ai brodini ed alle minestre e, per “smaltire” tutto quello che ha mangiato, sarà condannato dalla sua prof. di ginnastica a fare miliardi di flessioni...)

Intanto, fra una pietanza e l’altra, si parlava (o meglio, si sparlava) soprattutto dei propri amici, della terribile condanna a cui ognuno è, o è stato, soggetto nella sua vita (la scuola, naturalmente), si portavano avanti i soliti buoni propositi di ogni anno (del genere “non litigo più con nessuno”). Ogni tanto, complice qualche bicchierino di troppo, le Suore ed il Don si lanciavano in sfrenati balli sul sottofondo di una dolce e melodiosa musica da discoteca...

Ridendo, giocando e scherzando è arrivata la fatidica mezzanotte, preceduta dall’immancabile conto alla rovescia e seguita dai fuochi d’artificio sull’incantevole scenario del... campo da calcio !! Dopo il rituale scambio di auguri, la.. nottata è continuata tra musica e giochi che ci hanno “riportati” un po al campeggio, fino a quando qualche signora abitante vicino all’oratorio li avrà cacciati via minacciandoli e gridando la frase: “ma sapete che ore sono?”

Scherzi a parte, è stata una bella serata trascorsa in compagnia, sopratutto perchè i giovani sono la speranza del domani (avrei dovuto dire “noi giovani siamo la speranza del domani”, ma mi sembrava smania di protagonismo) e spero proprio che si riesca a costruire concretamente un mondo migliore, a partire da una piccola comunità come la nostra, che i festeggiamenti non si dissolvano nell’aria, per cui dopo capodanno tutto ritorna come sempre, ma mi auguro sinceramente che questo sia veramente un buon anno, all’insegna della pace, così lontana dal nostro cuore, gonfio solamente di noi stessi e del nostro orgoglio. Spero che sia un vero Buon 2001 !!

Valentina Ratti

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FU CAPODANNO PER COLPA DI CESARE

 

Chi mai alla mezzanotte del 31 dicembre brinda a Quinto Fulvio Nobiliore?

Probabilmente nessuno. E’ l’ingratitudine della storia. Eppure fu proprio questo console romano che nel 153 a.C. fissò il capodanno al primo gennaio. 

Come si svolsero i fatti?

Originariamente i Romani, nell’VIII secolo a.C., avevano, come gli Etruschi, un calendario di soli dieci mesi: Martius, Aprilis, Majus, Junius, Quintilis, Sextilis, September, October, November e December. L’anno iniziava con il mese di Martius (Marzo) consacrato a Marte, araldo della primavera e protettore dei campi. Aprilis (Aprile) invece derivava genericamente dal concetto di “aprire”, Majus (Maggio) era dedicato a Maja, protettrice dei raccolti, Junius (Giugno) a Giunone, moglie di Giove. Gli altri mesi riportavano nel nome semplicemente il numero progressivo che era stato loro assegnato quindi Quintilis perché era il quinto mese dell’anno (cinque in latino si dice quinque), Sextilis perché era il sesto mese dell’anno (in latino sei si dice sex), e così via fino al decimo mese che era December. Quest’anno lunare, di circa 300 giorni non reggeva però il ritmo delle stagioni. Perciò, probabilmente già all’epoca dei primi Re di Roma furono aggiunti due mesi Januarius, sacro a Giano, e Febrarius sacro a Febronia.

Ma i conti non tornavano ancora: per adeguare il calendario lunare a quello solare, e quindi rispettare davvero le cadenze stagionali, fu aggiunto un nuovo mese la cui durata era decisa ogni anno dal pontefice massimo. Marzo manteneva il ruolo di primo mese e il 15 entravano in carica i consoli neo eletti. 

Nell’anno 153 a.C. fu eletto console Quinto Fulvio Nobiliore ma siccome in Spagna era in corso una ribellione, Quinto con l’accordo del Senato decise di anticipare l’entrata in carica al primo gennaio, per poter organizzare subito una spedizione militare. Fu così che l’anno subì un ribaltone destinato a diventare definitivo e così il primo giorno di Gennaio diventò anche primo giorno dell’anno. Nella nuova collocazione i mesi successivi a Majus saltarono di due posizioni e divennero incoerenti rispetto ai loro nomi. Quintilis in seguito diventò Julius (Luglio) in onore di Giulio Cesare che nacque in quel mese e Sextilis diventò Augustus (Agosto) in onore del primo imperatore, Augusto, mentre gli altri mesi rimasero così ed è per questo motivo che ancora oggi chiamiamo Settembre il nono mese dell’anno o Dicembre il dodicesimo mese. 

A Giulio Cesare dobbiamo la sistemazione quasi definitiva del calendario perché egli, con l’aiuto di un matematico greco, stabilì che l’anno era lungo 365 giorni e un quarto. La mappa dei mesi fu ridisegnata, sparì il mese intercalare e venne introdotto ogni quattro anni un giorno in più. 

In realtà l’anno solare era un po’ meno di 365 giorni e un quarto e quindi gli anni bisestili risultarono troppi. Nel medioevo il solstizio di inverno (che il giorno più corto dell’anno) andò a coincidere con il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, che divenne secondo il detto popolare lombardo “il giorno più corto che ci sia”. Una nuova riforma fu introdotta da Papa Gregorio XIII che per pareggiare i conti passò direttamente da giovedì 4 ottobre 1582 a venerdì 15. Contemporaneamente furono soppressi tre anni bisestili secolari su quattro. Cioè rimase bisestile il 1600 ma non lo furono in seguito il 1700, il 1800 e il 1900 mentre il 2000 è stato bisestile ma non lo sarà il 2400. 

Questa rettifica vale 10000 anni; ne mancano ancora 9581 fino al prossimo intervento sul calendario quindi ne riparleremo a suo tempo!!!

Andrea Palomba

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Calcio: una nuova esperienza…

  Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo riguardo alla mia esperienza come allenatore della squadra dei primi calci non sapevo che cosa avrei potuto scrivere ma poi la parole sono uscite da sé ripensando a queste settimane trascorse con i “miei Ragazzi”.

Ho iniziato un po’ per gioco quando durante un incontro di catechismo Roberto mi ha proposto questa attività per partecipare attivamente alla vita dell’oratorio ma soprattutto perché mi ha riferito che non c’era nessun ragazzo volenteroso che si fosse offerto per questo ingrato compito (naturalmente scherzo!!!).

Ora, dopo quattro mesi, mi sento proprio di dover dire un GRAZIE gigantesco ai bambini oltre che altri allenatori, perché grazie al buon rapporto che ci lega e al loro impegno nel mettere in pratica le tecniche calcistiche insegnate, stiamo riuscendo a costruire proprio un bel gruppetto. Gli aspiranti calciatori (è il sogno di tutti diventarlo!) comunque, per il momento, non potranno partecipare ad un vero e proprio campionato perché sono troppo piccoli ma si limiteranno a svolgere alcuni incontri amichevoli con altre formazioni di paesi vicini com’è avvenuto vittoriosamente contro il Cerro. 

In conclusione  il vero scopo degli allenamenti, che i ragazzi praticano il martedì e il giovedì dalle 18.00, è prima di tutto farli socializzare fra di loro creando un buon rapporto e poi apprendere qualche nozione calcistica per diventare un giorno … chissà…magari dei grandi giocatori di serie A.

Andrea Turconi

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OVIS MOLIS ( FROLLINI ALLE UOVA)

INGREDIENTI:    200g di farina

200g di burro

100g di fecola

100g di zucchero a velo

sale

5g di tuorli sodi

marmellata

Preparate sulla spianatoia una fontana con la farine, lo zucchero a velo e la fecola. Aggiungete i tuorli d’uovo passandoli attraverso un setaccio di maglie sottili. Dopo aver unito un pizzico di sale e la vanillina, inserite il burro morbido a pezzi e cominciate a lavorare l’impasto fino ad ottenere un insieme di briciole. Impastare velocemente gli ingredienti fino ad ottenere un panetto uniforme che deve essere leggermente infarinato, avvolto in una pellicola e posto in frigorifero a riposare per almeno 30 minuti.

Passato il tempo necessario il panetto deve essere diviso in quattro parti uguali che, arrotolate sulla spianatoia, prenderanno la forma di lunghi filoncini da tagliare a quadratini e modellare con le mani fino a formare delle palline, tutte della stessa grandezza. Appoggiate le palline sulla placca precedentemente imburrata e infarinata; premetela al centro con un dito, in modo da formare una cavità che andrà riempita di confettura con un cornetto. Cuocere in forno a 185°C per 15 minuti circa. Servire freddi.

Stefano Ceriani

IL MONDO DEI COLORI

 C’era una volta un bel paese di nome Colorandia, dove vivevano tantissimi colori, c’erano: giallo, rosso, verde, blu, azzurro, viola, rosa e tanti altri. Dovete sapere che blu era molto dispettoso e faceva sempre gli scherzi agli altri, come per esempio l’altro giorno ha messo nel letto di rosa un ragno finto e non appena rosa si è messa sul letto ha fatto un urlo talmente forte, ma talmente forte che la casa tremava. “Aiuto !” gridò viola “Cosa c’è, cosa c’è ?” gli dissero tutti gli altri colori (tranne blu), “ho visto un topo” continuò viola, e giallo, intelligente com’era, intuì subito che era stato blu e gli disse “Blu, vieni subito qui. L’hai messo tu quel topo, vero ?” E lui rispose “No, no, non sono stato io !” Giallo sapeva che non era così, però fece finta di niente  continuò “Si, si, lo sapevo che non eri stato tu, perchè dei tuoi scherzi ne abbiamo le tasche piene!”

Deborah III el.

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Test: Chissà chi sarai da grande

Che cosa vuoi fare da grande? Te l’avranno chiesto mille volte, e magari sei già sicuro/a che farai lo scienziato/a o il/la pilota di Formula 1. Ma se sei ancora indeciso/a, o non hai la minima idea di cosa rispondere, prova questo test e scoprirai...

 1. Se fossi un fiore, che fiore saresti?

a)    Un soffione, prima che qualcuno lo soffi per esprimere un desiderio

b)    Una margherita, prima che qualcuno le tolga i petali per fare “M’ama non m’ama”

c)    Un girasole, prima che qualcuno lo sprema per farci l’olio

d)    Una rosa rossa, anzi cento, prima che sfioriscano

2. Se fossi un animale, che animale saresti?

a)    Un dinosauro di una specie ancora sconosciuta

b)    Un canguro, con il marsupio pieno di cuccioli

c)    Un gatto randagio, curioso di tutto

d)    Un serpente a sonagli, con molti sonagli

3. Se fossi un automobile, che automobile saresti?

a)    Un fuoristrada, grande come un pullman e resistente come un trattore

b)    Una familiare con un portabagagli più grande dell’automobile stessa

c)    Un maggiolino tutto matto

d)    Una limousine da 16 metri

4. Se fossi un colore, che colore saresti?

a)    Il verde del mare, l’azzurro del cielo, il trasparente dell’aria...

b)    il rosa del tuo pigiamino

c)    l’arcobaleno, e anche un altro colore

d)    l’oro dell’oro

5. Se fossi uno strumento musicale, che strumento saresti?

a)    Un tamburo

b)    Un flauto

c)    Un’orchestra

d)    Un pianoforte a coda

6. Se tu fossi un numero, che numero saresti?

a)    Un numero con la virgola

b)    Un numero pari

c)    Un numero da indovinare

d)    Un numero dispari

7. Se tu fossi un oggetto, che oggetto saresti?

a)    Una scatola con la sorpresa

b)    Una coperta di lana

c)    Una matita in un taschino 

d)    Una scala da salire

8. Se tu fossi un gioco, che gioco saresti?

a)    Una “palla matta”

b)    Un peluche

c)    Un mazzo di carte 

d)    Una bambola

Maggioranza di risposte A: da grande potresti diventare uno/a scienziato/a, un/a ricercatore/ricercatrice, o comunque uno/a studioso/a. Dal fiore strano, all’animale da scoprire, ai colori della natura, alla scatola con la sorpresa... e anche il tamburo che sembrerebbe non centrare niente... tutto fa pensare a un futuro pieno di grandi scoperte (e naturalmente di ricerche per arrivare alle grandi scoperte). Chissà, magari proprio tu farai la scoperta del secolo! Maggioranza di risposte B: da grande potresti diventare un’insegnante, un/a dottore/dottoressa che cura i bambini, o comunque una persona che si dà tanto da fare per gli altri.  Il fiore di campo, l’animale con i suoi piccoli, l’automobile familiare, fanno tutti pensare a un futuro pieno di cure e di attenzioni per il prossimo.
Maggioranza di risposte C: da grande potresti diventare un artista, un/una pittore/pittrice, un/a musicista, uno/a scrittore/scrittrice, o comunque una persona capace di inventare. Dal gatto randagio curioso di tutto al maggiolino tutto matto, al mazzo di carte da gioco...Tutto fa pensare a un futuro pieno di libertà e di voglia di creare qualcosa di nuovo, infatti, quando hai dovuto scegliere lo strumento musicale o il colore, non ne hai scelto uno ma...tutti o più di uno. Maggioranza di risposte D: da grande potresti diventare un/una divo/a dello spettacolo, famoso/a e sempre in giro per il mondo a farsi ammirare e applaudire. Dal mazzo di rose rosse, al serpente con molti sonagli, alla doppia limousine, al color oro dell’oro...tutto fa pensare a un futuro con i lustrini, insomma, dentro la tua sfera magica, si vede un palcoscenico pieno di luci e di qualcuno che scende una lunghissima gradinata tempestata di fiori, tu!

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LEONARDO E LA GIOCONDA

 La Gioconda è senza dubbio il quadro più noto della storia dell’arte italiana e gran parte della sua fama è dovuta allo strano aspetto della donna ritratta, ancora oggi non identificata. I critici hanno a riguardo due ipotesi: la prima attribuisce il volto della donna a Monna Lisa, la moglie di Francesco di Giocondo, da cui deriva il nome di “Gioconda”, con cui il dipinto è passato alla storia; altri esperti hanno invece riconosciuto, nei lineamenti del personaggio, Leonardo stesso… Che il pittore abbia voluto ritrarsi in versione femminile? Curiosa questa seconda ipotesi, ma non del tutto campata in aria, se si cerca di conoscere un po’ meglio l’autore, Leonardo. Era un tipo davvero strano, un vero genio in ogni campo, dalla pittura all’anatomia. Ha lasciato fogli e fogli di appunti, disegni, schizzi. Una delle sue passioni? Gli aerei. I suoi studi sulle macchine sono ritenuti validi ancora oggi. Le raccolte di tutti questi fogli, i “Codici”, sarebbero però per noi incomprensibili, non solo perché scritte nell’italiano-fiorentino del 1500, ma perché Leonardo, essendo mancino, scriveva da destra a sinistra: ad esempio per leggere una pagina originale, del Codice Atlantico, dovremmo metterla davanti a uno specchio. Inoltre ci si è chiesti per molto tempo perché Leonardo mentre scriveva non lasciava mai traccia di inchiostro, come invece tutti i suoi contemporanei: si è recentemente scoperto che l'artista non usava il pennino ad inchiostro, l’unico allora esistente, ma una “biro” da lui inventata, molto simile alle nostre. Questa è una delle tante invenzioni di Leonardo che non sono state comprese e realizzate dai suoi contemporanei, ma che oggi sono state riconsiderate nella loro validità tecnologica.

Ritorniamo, però, al campo della pittura, dove Leonardo si è distinto, durante il Rinascimento, con due strepitose innovazioni, presenti anche nella nostra “Gioconda”: la tecnica dello sfumato e la prospettiva. La prima consiste nell’eliminare la linea di contorno nera, per delineare invece le sagome solo sfumando i colori. La prospettiva crea l’effetto per cui gli occhi della Gioconda guardano lo spettatore sempre allo stesso modo, sia egli di fronte o di lato; questo perché il pittore ha strutturato l’opera in modo che gli occhi siano i due fuochi della prospettiva, cioè i punti dove tutti gli elementi del dipinto convergono. E l’emblematico sorriso? Leonardo non voleva che la donna esprimesse con quello un sentimento, ingenuo o arrogante, ma l’ha semplicemente usato per darle vitalità.

Elisabetta Gigliarano

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STORIA DELL’ANGELO

 Una notte ho sognato che sul Corso principale era stata aperta una nuova bottega, con l’insegna “Doni di Dio”. Entrai e vidi un angelo dietro al banco. Meravigliato chiesi:

-          Che vendi, angelo bello?

Mi rispose:

-          Ogni ben di Dio!

-          Fai pagare caro?

-          No, i doni di Dio sono tutti gratuiti.

Contemplai il grande scaffale con anfore d’amore, flaconi di fede, pacchi di speranza, scatole di salvezza….e così via.

Mi feci coraggio e, poiché avevo un immenso bisogno di tutta quella mercanzia, chiesi all’angelo:

-          Dammi un bel po’ d’amore di Dio, tutto il perdono, un cartoccio di fede e salvezza quanto basta!

L’angelo gentile mi preparò tutto sul bancone.

Ma quale fu la mia meraviglia, vedendo che di tutti i doni che avevo chiesto l’angelo mi aveva fatto solo un piccolissimo pacco, grande come il mio cuore.

Esclamai:

-          Possibile, tutto qui?

Allora l’angelo, solenne, mi spiegò:

-          Eh sì, mio caro: nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma soltanto piccoli semi da coltivare.

( Da “Lampade Viventi”- Gennaio 1986)

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