OREFICERIA EGIZIA

Alla civiltà egizia spetta la più lunga durata, circa tremila anni. Nonostante i saccheggi, i furti, alcune fortunate scoperte di tombe hanno fatto conoscere una gioielleria caratteristica interessante per l'arte e la tecnica. E' un'oreficeria dominata dal simbolismo e dalla policromia. Questa ottenuta con pietre colorate, paste vitree in costruzione a giorno oppure a notte. Con il vetro gli Egizi giunsero primi a fabbricare l'oltremare, pigmento artificiale azzurro, per lungo tempo detto "fritta egiziana"; così molto impiegata fu la pasta vitrea azzurra. La tecnica giunse ad associare lamine d'oro stampato e filigrane con pietre dure, turchesi.

Il simbolismo non ebbe mai solo scopo decorativo ma contenuto religioso, augurale, propiziatorio. L'elenco dei simboli è molto vasto; proviene dal regno animale, vegetale, minerale, dalle credenze religiose che ad ogni deità davano l'aspetto in generale di animali. Quando una divinità veniva rappresentata con il corpo umano, la testa era di animale. Dalle piante vennero il fiore di loto, le foglie a forma di cuore, le rosette stilizzate.

Dalla natura fu preso il disco solare; così le stelle. Il simbolo più antico il più diffuso fu lo scarabeo che passò ai Fenici, ai Greci, agli Etruschi; fu il simbolo del sole e fu fatto d'oro, di pasta vitrea, inciso di gemme. La croce egizia detta "ankl" si distingue dalla latina per avere il braccio superiore chiuso ad anello. Il segno "Sa" ha forma di sciarpa come avvolta al collo ed annodata davanti. Dagli animali furono presi l'avvoltoio protettore del re; il cobra della regina; il gatto, la mosca, la farfalla, il falco, il giaguaro...Così ogni gioiello fu un augurio, oppure una celebrazione.

Per ornare i capelli fu usato il nastro preso dal suo uso come antivento per evitare il disturbo alla vista.

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