OREFICERIA ROMANA

L'oreficeria romana giunta a noi è scarsa, perchè gli usi funerari rimasero abbastanza semplici. E' raro trovare nelle tombe gioielli artisticamente importanti. La parte esistente per lo più proviene dagli scavi delle città sepolte dal Vesuvio. Dagli scrittori del tempo sappiamo che i gioielli furono d'uso costume;provocarono lo scandalo di chi rimpiangeva i sobri costumi del passato e tuonava contro la decadenza in atto. Furono emesse leggi anche ad Augusto inutilmente contro l'ostentazione della ricchezza, soprattutto da parte dei nuovi ricchi: i liberti.

La conquista romana dei regni dov'era sorta l'arte ellenistica, riversò le ricchezze enormi a Roma e divenne di tutto il Mediterraneo capitale anche economica e finanziaria. Vi immigrarono artisti dalle varie parti dell'impero ad offrire le proprie capacità ai nuovi ricchi. Perciò nella prima produzione sono presenti elementi tardo-ellenistici e specialmente etruschi,con preferenza verso le superfici lisce e sferoidali.

L'orecchino più comune è a perla isolata o a grappolo detto "crotalia";, da "crotalus"; serpente a sonagli,per ricordare il tintinnio delle perle che si urtano al movimento della testa o della persona.

L'ornamento per uomini o donne più comune è l'anello; quando non d'oro, di ferro. Gli uomini ne portavano più di uno. L'anello d'oro era riservato, sotto la Repubblica, ai senatori; si estese ai cavalieri all'inizio dell'impero e solo più tardi divenne d'uso comune.

E' custodito nel Museo Nazionale di Napoli un bell'esemplare di bracciale d'oro a forma di serpente. Le squame intorno alla testa ed alla coda sono ottenute per incisione; è notevole l'efficacia realistica della testa.

Nella fase di transizione è frequente l'uso della moneta come parte del gioiello; prevale così l'elemento meccanico di serie a sostituire l'inventiva artistica. Tecnica nuova è il traforo, lavoro a giorno adatto per motivi astratti, arabeschi, ad effetto di merletto.

Si aggiungono specialmente nel IV secolo, gli elementi barbarici con l'uso sempre più predominante delle paste vitree di vario colore, di gemme, affidando all'oro la funzione meccanica d'incastellatura, di montatura in contrasto al gioiello ellenistico e romano dove la gemma, quando esiste, fa parte in modo armonico ed unitario della composizione artistica.

Come sempre non tutto del vecchio viene abbandonato. Lungo i secoli successivi qua e là elementi romani ed ellenistici sopravvivono alla dissoluzione della civiltà antica. Ma sono fatti singoli; non formano più un gusto che caratterizza un'epoca.    

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