OREFICERIA ROMANICA

Fino al romanico le officine orafe hanno sede nei monasteri, specialmente benedettini. S. Benedetto fu dichiarato patrono d'Europa per il contributo al salvataggio della cultura.

Dall'XI al XII secolo circa l'oreficeria non si propone più di invitare al raccoglimento devoto davanti alla divinità o alla prostrazione del suddito davanti al potere della terra. L'artista vuol raccontare in modo sommario ma profondo, robusto, vuol rappresentare il dramma umano e lo fa anche se l'argomento è sacro. La tendenza al rilievo, allo sbalzo, sviluppa il tema nello spazio. Si ritorna quindi nel classico ma rimangono acquistati in modo stabile i nuovi elementi culturali bizantina, barbarici, carolingi in misura maggiore o minore; dipende dal centro di produzione. Nell'Italia meridionale specialmente il bizantino mantenne più a lungo la sua influenza.

Come sempre l'orafo assorbe il nuovo e lo imita, poi lo rielabora, lo trasforma e produce il nuovo. Alcune tecniche scompaiono, altre come l'uso delle gemme, della filigrana, rimasero ed altre si elaborarono. Lo smalto non è più in alveoli ma serve per figure e con due metodi diversi come nei vasi attici e nel pulviscolo etrusco: figure smaltate a contorno metallico oppure fondo smaltato e figure in metallo. Lo smalto tende a spodestare oro ed argento, a passare da parziale motivo decorativo alla totalità.

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