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2.a.2. Cosa fai quando fai
orientamento?
Testimonianza
n.2.
1. Regione
di svolgimento prevalente dell'attività
2. Data
della testimonianza
3. In
che modo svolgi le tue attività di orientamento? Con quali obiettivi e
modalità? (consulenza individuale/di gruppo, durata, strumenti
e metodologie utilizzati, etc.)
- Mi occupo principalmente di
orientamento -di taglio psicologico- all'Università per i ragazzi delle
Scuole Medie Superiori. Partendo dalla metafora del "posto" -di studio
piuttosto che di lavoro- cerco di focalizzare il lavoro, principalmente
teorico e poi supportato da simulazioni, dati di ricerca, audiovisivi
ecc., sull'aspetto che potremmo definire "colui-che-si-siede". I dati
a disposizione (Magellano, Excelsior) evidenziano una continua ed ormai
anacronistica attenzione alla "sedia" la quale non solo non è più "sicura"
ma non garantisce nemmeno "comodità" (stress, burn-out, mobbing.......).
Insomma cerco di valorizzare le capacità di scegliere piuttosto che
le scelte; questo partendo dall'attenzione ai motivi, agli interessi,
alle attitudini profondi ed interni piuttosto che dalle richieste esterne.
- Mi sembra che, in un clima
di rivolgimenti continui, sia più rilevante per un Orientatore fornire
strumenti di autonomia (emotiva, razionale, operativa) piuttosto che
"ingolfare" l'Orientando (pessimo termine) con il tam-tam del posto
ambito, con la hit-parade dei "nuovi lavori". Un individuo "centrato"
ha senz'altro più possibilità di adattamento di un'ignavo alla ricerca
costante della direzione del vento. D'altra parte l'imprenditoria, per
motivi propri, ma anche altri strati della fauna umana che si cimenta
ormai quotidianamente nello sport del "consiglio ai giovani" riconosce
come fondamentale la capacità di saper trarre anche -direi quasi soprattutto-
dal proprio lavoro piacere prima che remunerazione, autoriconoscimento
prima che sicurezza. Le ghiandole surrenali saranno più a rischio, ma
il cortisone sarà endogeno, autoprodotto....
4. Quali
sono committenti, ambienti e destinatari delle attività di orientamento
che svolgi?
- Le scuole Medie Superiori e
le loro Classi Quarte e Quinte.
- In particolare sto cercando
di proporre, in visione dell'autonomia prossima ventura, l'adozione
dei sistemi qualità (UNI EN ISO 9000) attraverso i quali poter gestire
la progettazione, la verifica e l'implementazione di una ristrutturazione
degli istituti e della loro attività; tra i punti salienti di un Sistema
Qualità vi è la formulazione di un Organigramma in cui si specifichino,
fra l'altro, quelle "figure di Sistema di cui parla il Prof.Sangiorgi.
- Proprio l'assenza di tali
figure è uno dei motivi, da me constatato, della ancora cospicua difficoltà
delle Scuole a comprendere la rilevanza dei progetti di Orientamento,
soprattutto quelli di taglio psicologico, del quale uno dei più convinti
sostenitori è il Prof.Soresi dell'Università di Padova e con il quale
ho sostenuto un breve WorkShop Formativo.
5. Che
tipo di formazione hai avuto? L'attività di orientamento è svolta in via
esclusiva? Nell'ambito di che tipo di rapporto di lavoro?
- La mia formazione è legata
alla Laurea in Psicologia presso la Facoltà Padovana; l'indirizzo scelto
è stato quello clinico.Ho
poi concluso la Specializzazione in Psicoterapia e sto portando a termine
un percorso analitico individuale junghiano.
- Ma la modifica della domanda
e l'eccesso di offerta in questo settore mi ha convinto in breve a "riorientare"
la mia professionalità. Assieme ad alcuni amici abbiamo fondato una
Società di Consulenza alle Imprese che (è cosa di questi giorni) si
è certificata ISO 9001 per i settori Qualità e Formazione. Pur rimanendo
ancorato alla accertata attitudine al lavoro psicoterapeutico, mi sto
sempre più convincendo della "illusorietà" delle specializzazioni "spinte",
tanto formative che professionali.
- Al di là della necessità di
strumenti specifici (ho concluso recentemente un corso sulla comunicazione
ed il cambiamento di indirizzo sistemico), mi sembra che nell'Orientamento
ci sia bisogno di esperienze fresche, di stimolo alla critica delle
proprie opinioni e convincimenti superficiali, di analisi serene e distaccate
del rumore mediatico e delle spesso strumentali spinte in una direzione
piuttosto che nell'altra (penso agli amici "illusi" dall'Ingegneria
Elettronica come fonte di guadagno certo e soddisfazione professionale
elevata che vivono oggi male la loro scelta e pagano con grandi quote
di stress il vedersi talvolta meno competenti di un buon perito, interessato
ed aggiornato al "mondo" dell'elettronica...). Sono quindi un libero
professionista che cerca però di mettere a frutto e la propria formazione
e la competenza ed assistenza della struttura che ha contribuito a creare.
6. Perché
hai scelto questo lavoro? Cosa ti piace di questo lavoro?
- L'Orientamento mi è parso subito
un settore "futuribile" (penso anche agli "strombazzati" concorsi per
Psicologo scolastico); ma in generale il quadro della psicoterapia,
le parole di un Docente pacato e informato come il prof.Sarchielli in
un datato incontro presso l'Ordine degli Psicologi di Bologna, l'interesse
ed il piacere legato agli anni di liceo, allo stare -talvolta nient'altro-
con gli adolescenti, le loro facce spesso incerte ma anche falsamente
rifiutanti, mi hanno avvicinato al mondo della Scuola.
- Qui, devo dire, la parte carente
sono veramente i Docenti. Una relazione finale con tanto di dati e conclusioni
sull'attività svolta è rimasta nel cassetto del "responsabile" all'Orientamento
per sei mesi senza essere nemmeno protocollata. Quando ho proposto il
rinnovo dell'attività nessuno sapeva nulla di quanto era stato fatto
(e pagato con soldi pubblici).
- La parte più piacevole è il
monitoraggio successivo all'intervento; sentirsi riconosciuti anche
da sole poche parole di apprezzamento per l'utilità concreta delle informazioni
trasmesse, notare che comunque l'intervento "impatta" una situazione
pericolosamente stagnante e scontata (farò l'Ingegnere, il Commercialista,
non lo so..) ha comunque il suo peso, un suo fascino.
7. Quali
problemi e possibilità di sviluppo vedi in questa attività?
- POSSIBILITA'; scarse se non
all'interno di un discorso di "sistema". Quantomeno difficoltoso è far
arrivare a comprendere che è importante "occuparsi" di sé; improbo se
ciò non diviene un obiettivo dell'Istituto e del personale che vi lavora
ogni giorno.
- D'altra parte i progetti pubblici
(almeno quelli che ho visto confrontarsi con le mie proposte) hanno
il difetto di notevoli quote di drop-out, scarso interesse ed ancor
più labile verifica dell'efficacia. Si fa perchè si deve (leggi Circolari
Ministeriali, Documenti dei vari saggi, progetti di Riforma ed aggiornamento
dei curricula), ma ciò che ancora conta, mentre scriviamo già su Internet
e parliamo in Teleconferenza, è conoscere la Matematica, la Storia e
la Filosofia (che peraltro reputo degnissime).... .
- Ritengo che in questo senso
le possibilità di sviluppo esistano ma debbano attendere i tempi di
un ricambio fisiologico generazionale che non può essere cacciato a
forza nelle teste dei Presidi (pardon Dirigenti Scolastici) e dei Professori.
Il nostro sistema funziona ancora sostanzialmente in modo matriarcale,
incapace di scelte (rare) ed ancorato ai valori della sicurezza e della
priorità del consenso e del proselitismo.
8. Altro
- Vi ringrazio di questo spazio che mi sembra, se dovesse divenire un
forum interattivo vero e proprio, una bella idea.
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