2.a.2. Cosa fai quando fai orientamento?

 

 

Testimonianza n.2.

1. Regione di svolgimento prevalente dell'attività

  • Emilia Romagna

2. Data della testimonianza

  • maggio 1999

3. In che modo svolgi le tue attività di orientamento? Con quali obiettivi e modalità? (consulenza individuale/di gruppo, durata, strumenti e metodologie utilizzati, etc.)

  • Mi occupo principalmente di orientamento -di taglio psicologico- all'Università per i ragazzi delle Scuole Medie Superiori. Partendo dalla metafora del "posto" -di studio piuttosto che di lavoro- cerco di focalizzare il lavoro, principalmente teorico e poi supportato da simulazioni, dati di ricerca, audiovisivi ecc., sull'aspetto che potremmo definire "colui-che-si-siede". I dati a disposizione (Magellano, Excelsior) evidenziano una continua ed ormai anacronistica attenzione alla "sedia" la quale non solo non è più "sicura" ma non garantisce nemmeno "comodità" (stress, burn-out, mobbing.......). Insomma cerco di valorizzare le capacità di scegliere piuttosto che le scelte; questo partendo dall'attenzione ai motivi, agli interessi, alle attitudini profondi ed interni piuttosto che dalle richieste esterne.
  • Mi sembra che, in un clima di rivolgimenti continui, sia più rilevante per un Orientatore fornire strumenti di autonomia (emotiva, razionale, operativa) piuttosto che "ingolfare" l'Orientando (pessimo termine) con il tam-tam del posto ambito, con la hit-parade dei "nuovi lavori". Un individuo "centrato" ha senz'altro più possibilità di adattamento di un'ignavo alla ricerca costante della direzione del vento. D'altra parte l'imprenditoria, per motivi propri, ma anche altri strati della fauna umana che si cimenta ormai quotidianamente nello sport del "consiglio ai giovani" riconosce come fondamentale la capacità di saper trarre anche -direi quasi soprattutto- dal proprio lavoro piacere prima che remunerazione, autoriconoscimento prima che sicurezza. Le ghiandole surrenali saranno più a rischio, ma il cortisone sarà endogeno, autoprodotto....

 

4. Quali sono committenti, ambienti e destinatari delle attività di orientamento che svolgi?

  • Le scuole Medie Superiori e le loro Classi Quarte e Quinte.
  • In particolare sto cercando di proporre, in visione dell'autonomia prossima ventura, l'adozione dei sistemi qualità (UNI EN ISO 9000) attraverso i quali poter gestire la progettazione, la verifica e l'implementazione di una ristrutturazione degli istituti e della loro attività; tra i punti salienti di un Sistema Qualità vi è la formulazione di un Organigramma in cui si specifichino, fra l'altro, quelle "figure di Sistema di cui parla il Prof.Sangiorgi.
  • Proprio l'assenza di tali figure è uno dei motivi, da me constatato, della ancora cospicua difficoltà delle Scuole a comprendere la rilevanza dei progetti di Orientamento, soprattutto quelli di taglio psicologico, del quale uno dei più convinti sostenitori è il Prof.Soresi dell'Università di Padova e con il quale ho sostenuto un breve WorkShop Formativo.

5. Che tipo di formazione hai avuto? L'attività di orientamento è svolta in via esclusiva? Nell'ambito di che tipo di rapporto di lavoro?

  • La mia formazione è legata alla Laurea in Psicologia presso la Facoltà Padovana; l'indirizzo scelto è stato quello clinico.Ho poi concluso la Specializzazione in Psicoterapia e sto portando a termine un percorso analitico individuale junghiano.
  • Ma la modifica della domanda e l'eccesso di offerta in questo settore mi ha convinto in breve a "riorientare" la mia professionalità. Assieme ad alcuni amici abbiamo fondato una Società di Consulenza alle Imprese che (è cosa di questi giorni) si è certificata ISO 9001 per i settori Qualità e Formazione. Pur rimanendo ancorato alla accertata attitudine al lavoro psicoterapeutico, mi sto sempre più convincendo della "illusorietà" delle specializzazioni "spinte", tanto formative che professionali.
  • Al di là della necessità di strumenti specifici (ho concluso recentemente un corso sulla comunicazione ed il cambiamento di indirizzo sistemico), mi sembra che nell'Orientamento ci sia bisogno di esperienze fresche, di stimolo alla critica delle proprie opinioni e convincimenti superficiali, di analisi serene e distaccate del rumore mediatico e delle spesso strumentali spinte in una direzione piuttosto che nell'altra (penso agli amici "illusi" dall'Ingegneria Elettronica come fonte di guadagno certo e soddisfazione professionale elevata che vivono oggi male la loro scelta e pagano con grandi quote di stress il vedersi talvolta meno competenti di un buon perito, interessato ed aggiornato al "mondo" dell'elettronica...). Sono quindi un libero professionista che cerca però di mettere a frutto e la propria formazione e la competenza ed assistenza della struttura che ha contribuito a creare.

6. Perché hai scelto questo lavoro? Cosa ti piace di questo lavoro?

  • L'Orientamento mi è parso subito un settore "futuribile" (penso anche agli "strombazzati" concorsi per Psicologo scolastico); ma in generale il quadro della psicoterapia, le parole di un Docente pacato e informato come il prof.Sarchielli in un datato incontro presso l'Ordine degli Psicologi di Bologna, l'interesse ed il piacere legato agli anni di liceo, allo stare -talvolta nient'altro- con gli adolescenti, le loro facce spesso incerte ma anche falsamente rifiutanti, mi hanno avvicinato al mondo della Scuola.
  • Qui, devo dire, la parte carente sono veramente i Docenti. Una relazione finale con tanto di dati e conclusioni sull'attività svolta è rimasta nel cassetto del "responsabile" all'Orientamento per sei mesi senza essere nemmeno protocollata. Quando ho proposto il rinnovo dell'attività nessuno sapeva nulla di quanto era stato fatto (e pagato con soldi pubblici).
  • La parte più piacevole è il monitoraggio successivo all'intervento; sentirsi riconosciuti anche da sole poche parole di apprezzamento per l'utilità concreta delle informazioni trasmesse, notare che comunque l'intervento "impatta" una situazione pericolosamente stagnante e scontata (farò l'Ingegnere, il Commercialista, non lo so..) ha comunque il suo peso, un suo fascino.

7. Quali problemi e possibilità di sviluppo vedi in questa attività?

  • POSSIBILITA'; scarse se non all'interno di un discorso di "sistema". Quantomeno difficoltoso è far arrivare a comprendere che è importante "occuparsi" di sé; improbo se ciò non diviene un obiettivo dell'Istituto e del personale che vi lavora ogni giorno.
  • D'altra parte i progetti pubblici (almeno quelli che ho visto confrontarsi con le mie proposte) hanno il difetto di notevoli quote di drop-out, scarso interesse ed ancor più labile verifica dell'efficacia. Si fa perchè si deve (leggi Circolari Ministeriali, Documenti dei vari saggi, progetti di Riforma ed aggiornamento dei curricula), ma ciò che ancora conta, mentre scriviamo già su Internet e parliamo in Teleconferenza, è conoscere la Matematica, la Storia e la Filosofia (che peraltro reputo degnissime).... .
  • Ritengo che in questo senso le possibilità di sviluppo esistano ma debbano attendere i tempi di un ricambio fisiologico generazionale che non può essere cacciato a forza nelle teste dei Presidi (pardon Dirigenti Scolastici) e dei Professori. Il nostro sistema funziona ancora sostanzialmente in modo matriarcale, incapace di scelte (rare) ed ancorato ai valori della sicurezza e della priorità del consenso e del proselitismo.

8. Altro

  • Vi ringrazio di questo spazio che mi sembra, se dovesse divenire un forum interattivo vero e proprio, una bella idea.

 

 


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