2.a. Cosa fai quando fai orientamento?

Questa sezione è dedicata alla pratica in Italia dell'attività di orientamento. Puoi leggere le esperienze degli altri e inviare la tua testimonianza (segui i diversi punti).

 

Testimonianza n.36.

1. Regione di svolgimento prevalente dell'attività

  • Toscana

2. Data della testimonianza

  • 3 aprile 2001

3. In che modo svolgi le tue attività di orientamento? Con quali obiettivi e modalità? (consulenza individuale/di gruppo, durata, strumenti e metodologie utilizzati, etc.)

  • A seconda del contesto in cui opero (lavoro in 3 contesti differenti: Centro per l'Impiego, Informagiovani, Università), delle caratteristiche della persona con cui faccio orientamento, della sua richiesta specifica. Il mio obiettivo principale è quello della sperimentazione di metodi per l'orientamento: aver SCELTO di operare in 3 contesti differenti è una delle variabili indipendenti del mio disegno di ricerca; una delle mie ipotesi riguarda la specificità del tipo di intervento a seconda del contesto di attuazione (dove il contesto per certi versi include la tipologia di utente) per cui questo tipo di variabile puo' essere cruciale.
  • Sono convinta e d'accordo con le linee espresse da AICO rispetto alla necessità di essere molto preparati anche dal punto di vista normativo ed informativo. Tuttavia il mio lavoro si concentra sugli aspetti psicologici dell'orientarsi per alcune ragioni: 1)perche' in tutti i casi lavoro all'interno di un sistema (più che di una rete) fortunatamente abbastanza funzionale di operatori, per cui posso contare sull'apporto professionale di altri rispetto al dare informazioni e al seguire aspetti procedurali (benchè ribadisco si lavori assieme, per cui è necessario parlare un linguaggio comune e condividere conoscenze e saperi); 2) perchè i miei interessi scientifici si collocano nell'area della psicologia socio-cognitiva; le competenze che ho maturato hanno a che vedere con quest'area a mio avviso interessante nelle applicazioni dell'orientamento: in certi casi è utile lavorare sulle abilità decisionali, sugli stili cognitivi, sulle rappresentazioni e gli stereotipi. Non sempre è necessario e possibile farlo, ma a volte può portare a risultati interessanti. Non lavoro su altri tipi di variabili psicologiche che a mio avviso richiedono una formazione di stampo più squisitamente clinica, che ho scelto e continuo a scegliere di non avere.

 

4. Quali sono committenti, ambienti e destinatari delle attività di orientamento che svolgi?

  • 1) Centro per l'Impiego della Provincia di Livorno: destinatari target della 181
  • 2) InformaGiovani di Pisa: utenza varia, prevalentemente giovani
  • 3) Scuola Superiore di Studi Universitari Sant'Anna di Pisa: giovani degli ultimi anni delle scuole superiori.
  • In "origine": ufficio orientamento e tutorato dell'Università di Padova.
  • giovani degli ultimi anni delle scuole superiori, studenti universitari.

 

5. Che tipo di formazione hai avuto? L'attività di orientamento è svolta in via esclusiva? Nell'ambito di che tipo di rapporto di lavoro?

  • Psicologia del lavoro e delle organizzazioni (orientamento lavoro/sperimentale).
  • Non in maniera esclusiva, ma in maniera prevalente, accanto ad attività di ricerca (psicologia applicata) e selezione del personale.
  • Lavoro esclusivamente come libero professionista.

 

6. Perché hai scelto questo lavoro? Cosa ti piace di questo lavoro?

  • Perchè per molti versi raccoglie i miei interessi scientifico-applicativi, perchè mi piace fare un lavoro che ritengo abbia un'utilità sociale, perchè è un lavoro che mette molto in gioco e che richiede un continuo rinnovamento professionale e personale, perchè è un lavoro molto "attuale" rispetto alle politiche economiche e dello sviluppo. Mi piace perchè l'ho scelto e i perchè della mia scelta sono il motivo per cui mi piace!!!!!!!!!

 

7. Quali problemi e possibilità di sviluppo vedi in questa attività?

  • Il gran problema è l'improvvisazione e la strumentalizzazione: molte persone si sono messe a fare orientamento tra mille altre cose, senza un progetto specifico e giusto perchè attualmente c'è un gran mercato. Non nego che sia importante la multidisciplinarità e la pluralità di interessi per un operatore di orientamento, ma questo è ben altro dal fare di tutto un po', senza mai pensare ad orientare se' stessi prima di avere la pretesa di orientare altri.
  • Che possibilità di sviluppo? Se continua la "moda" dell'orientamento senza alcuna possibilità di verifica e di regolamentazione, secondo me durerà poco il vero orientamento fatto da professionisti. Ora ci sono le opportunità, ma se vengono sprecate mettendo in campo chiunque (soprattutto chi non ha nemmeno l'onestà di formarsi e di informarsi anche dopo essere stato incaricato magari per altro rispetto all'essere realmente esperto) secondo me nel giro di non molto la fiducia che viene riposta in questo genere di attività verrà meno. Ma siamo ottimisti: già il fatto che tra i "troppi" ci siano quelli che pensano di impegnarsi in un'associazione, può essere uno spiraglio di luce!

 

8. Altro eventuale

  • Stiamo attenti a non dare troppi spunti interessanti ai furbi: non voglio assolutamente dire che si debba costituire una casta, ma consideriamo che in un contesto dove chi prende le decisioni (regioni, provincie) non necessariamente è un "tecnico" nell'immediato può avere più successo il buon venditore che non chi lavora in progettazione o in produzione...

 

Invia la tua testimonianza (segui i diversi punti). Sarà pubblicata in forma anonima.

 

 


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