Modelli di Impatto a Bassa Velocità di Laminati in Materiale Composito

 

Capitolo 3


ANALISI NUMERICA
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Indice

3.1 Introduzione
3.2 Studio dello stato di sforzo
3.3 Codice di calcolo FEM
3.4 Modello di indentazione
3.5 Procedura di calcolo elastoplastico
3.6 Modello di indentazione e flessione
3.7 Diminuzione delle caratteristiche di rigidezza
3.8 Utilizzo del software Simulink
3.9 Risoluzione del modello analitico

 

 

3.5 Procedura di calcolo elastoplastico

Il software ANSYS possiede una vasta gamma di opzioni standard [ANSYS, Vol.I] atte a simulare comportamenti non lineari del materiale (elasticità non lineare, iperelasticità, viscoelasticità, viscoplasticità e plasticità). L'estrema versatilità di tali opzioni non sempre però si sposa con la singolarità di problemi particolari. In tali situazioni è possibile, tramite delle subroutines programmabili in FORTRAN, modificare le usuali procedure di calcolo svolte dall'ANSYS.
Nel caso dei materiali compositi le uniche opzioni utilizzabili per il calcolo plastico sono:

ANISO: opzione standard di plasticità anisotropa bilineare;

USER: criterio scelto dall'utente.

L'opzione ANISO di plasticità anisotropa è l'unica utilizzabile per il calcolo di materiali compositi costituiti da strati ortotropi in campo elastico. Consente, infatti, la possibilità di trattare materiali con caratteristica sforzi-deformazioni diverse nelle tre direzioni principali e che abbiano un comportamento diverso a trazione e compressione. Presenta però lo svantaggio di non poter essere usata per carichi ciclici o per storie di carico fortemente nonproporzionali. Per ogni direzione si può assegnare una legge bilineare in cui sforzi di snervamento e rigidezze tangenti non sono tra loro indipendenti. La pendenza del primo tratto di curva, la cui fine è identificata tramite un criterio di Von Mises modificato che è in pratica un'estensione del criterio di Hill, è data dal modulo elastico, mentre il secondo tratto, che inizia al livello stabilito con la prima costante per lo snervamento, prosegue con pendenza uguale alla rigidezza tangente assegnata con la seconda costante.
Viceversa l'opzione USER consente all'utente di introdurre il criterio di plasticità voluto attraverso delle subroutines FORTRAN programmabili, messe a disposizione dall'ANSYS, le quali vengono linkate al programma principale. Attraverso queste si possono introdurre i valori dei parametri caratteristici di tale criterio. La userpl [Mèili, 1996] viene utilizzata attraverso l'opzione USER nel comando TB:

TB,USER,ntb,NC

dove:
ntb = set di parametri plastici;
NC = numero di parametri plastici da fornire alla userpl;

Entrambe vengono scritte in un file denominato user.f posto nella directory /usr/ansys53/source, che viene compilato e successivamente linkato al programma principale.
La possibilità di poter scegliere una diversa legge di plasticità conferisce una notevole flessibilità al programma, ma, unitamente a ciò, questo produce, contemporaneamente, una certa limitazione del raggio d'azione del campo di lavoro della subroutine. Altresì problematico può spesso risultare il collegamento con il resto del programma principale.
L'ANSYS simula un comportamento nonlineare tra sforzi e deformazioni ponendo il limite di snervamento pari a quello di proporzionalità, a partire dal quale si innescano le deformazioni permanenti, al carico di proporzionalità. Poiché lo stato di sforzo e quello di deformazione sono dipendenti dal percorso di carico seguito, sarà necessario assegnare i carichi in maniera incrementale. Dovranno così essere forniti, in base al presunto comportamento del materiale [ANSYS, Vol.II], il numero di passi (NSTEP), il numero di sottopassi (NSUBST). Questo perché le opzioni di calcolo di ampiezza del passo (AUTOTS) e di più efficiente ricerca del minimo (LNSRCH, PRED) agiscono solo a posteriori rispetto al calcolo relativo al passo di carico in esame.

Figura III.10. Fitting dei dati

Particolare importanza ha rivestito la scelta della curva di plasticizzazione del materiale. I dati a nostra disposizione si riferiscono ad una serie di prove di trazione su provini angle-ply con orientazione diversa (10°, 30°, 45°, 75°, 90°). Tali curve di deformazione totale sono state depurate della componente elastica, mettendo così in evidenza la sola componente di deformazione plastica.
Si è visto come l'andamento di tali fosse tale da poter essere descritto tramite un'espressione del tipo:

La scelta dei valori di A ed n viene effettuata attraverso un'operazione di fitting sui dati sperimentali a diverse orientazioni. I valori introdotti nella curva di incrudimento sono A=9,56E+08 ed n=0,25. Si è notato come utilizzando solo le serie a 10°, 30° e 45°, il fitting di tali curve portasse ad una curva più bassa con la nascita della plasticizzazione anticipata e superiore a quella che si verificava in realtà.

 

3.6 Modello di indentazione e flessione

Per la costruzione del modello di indentazione e flessione si è proceduto in maniera del tutto simile a quanto fatto per il modello di sola indentazione. In tale caso le uniche variazioni apportate riguardano la forma e la costruzione della piastra e le relative condizioni al contorno.
Per quanto riguarda la costruzione della piastra, la necessità di modellare il provino nella sua interezza, fa si che sia costruito un cilindro con raggio esterno pari a 35.5mm. Per non ottenere una struttura a ragnatela, per le considerazioni suvviste, proceduto alla creazione di una serie di spicchi cilindrici e di un parallelepipedo e, attraverso una serie di operazioni di somme e sottrazioni di volumi, si è arrivati alla forma finale. In questo modo si è riusciti ad ottenere una mesh quadrata in corrispondenza della zona di contatto. Tale operazione si è resa necessaria solo una volta: è stato poi sufficiente copiare tale geometria ad altezze diverse, per costruire il volume di una singola sequenza.
Per quanto riguarda le condizioni a contorno si è visto come vincolando la periferia del provino come un incastro perfetto, rispetto ai valori sperimentali, si ottenessero dei valori di deflessione leggermente minori (variazioni massime del 6.5%). Da ciò si evince come il vincolo reale non sia in realtà un incastro perfetto. Si sono provate diverse disposizioni delle condizioni al contorno atte a simulare un effetto non perfetto del vincolo. Ma tutte hanno portato a delle configurazioni di deformazione con valori di deflessione ben superiori rispetto a quella ottenuta con il vincolo perfetto.
In tale modello, per non aumentare oltremodo i carichi computazionali, si è deciso di non introdurre la plasticità, benché, soprattutto nella zona di contatto tra impattatore e provino, tale effetto sia manifesto.

Figura III.11. Particolare della zona di indentazione.

Figura III.12. Piastra del modello di flessione.

 

3.7 Diminuzione delle caratteristiche di rigidezza

Sperimentalmente si è visto come all'aumentare del carico agente sul provino impattato si determini una nascita ed un incremento delle zone danneggiate (rottura di fibra e di matrice) e delaminate. Questo produce una diminuzione delle caratteristiche di rigidezza del provino. Essa è la causa che porta a continue variazioni di pendenza della curva carico-spostamento seguite, per carichi più alti da diminuzioni, talvolta brusche, del carico agente sul provino a seguito dell'incremento della deflessione del laminato.
Tale effetto può essere introdotto nel modello di flessione, riuscendo così a mettere in evidenza tale degradazione delle caratteristiche. Il meccanismo è altresì semplice [Pelliccioni, 1993] eseguendo una serie di operazioni ripetitive:

  1. si carica il modello numerico con una forza concentrata sull'indentatore (attraverso un certo numero di substeps), la quale, a causa della presenza degli elementi di contatto, viene trasferita al laminato attraverso un'apposita area di contatto;

  2. si analizza lo stato di sforzo del laminato visualizzando gli elementi ai cui nodi sono stati superati gli sforzi critici di rottura di fibra o matrice (in tale caso è stato utilizzato il criterio del massimo sforzo);

  3. in funzione dell'entità di tale danneggiamento si modificano la caratteristiche del materiale costituente l'elemento;

  4. a questo punto si carica nuovamente il provino e, ritornati al valore di carico precedente si analizza lo stato di sforzo in modo tale che non vi siano ulteriori zone danneggiate;

  5. si riparte dal punto 1 con un valore di carico più elevato. L'entità dell'incremento di carico deve essere commisurata ed inversamente proporzionale all'incremento del danneggiamento.

Il criterio di rottura utilizzato risulta essere quello del massimo sforzo: l’analisi viene effettuata in direzione x (lungo la direzione delle fibre) ed in direzione y (in direzione normale alle fibre). Perciò quando lo sforzo in direzione x supera la resistenza del materiale si ha la rottura delle fibre, mentre quando ciò accade in direzione y si ha la rottura della matrice. Tale criterio viene richiamato attraverso i comandi TB, TBTEMP e TBDATA [ANSYS Vol.II].
In riferimento al diagramma forza-spostamento di Figura III.x, possiamo notare come fintanto che non si avrà alcuna rottura di fibra o matrice il comportamento dell'insieme sarà approssimativamente lineare (tratto 01). Supponiamo che arrivati al generico livello di carico F', all'interno del materiale si abbia la nascita di un qualche tipo di danneggiamento. In tali condizioni si avrà un repentino aumento, a carico costante, della deflessione della piastra fintanto che la struttura ancora integra non riesce ad equilibrare il carico agente (punto 2). Questo sarà più evidente quando, all'interno del laminato, si abbia la rottura delle fibre. Il punto di arrivo 2 è lo stesso che verrebbe raggiunto nel caso in cui la struttura danneggiata venisse caricata da zero fino al carico F'. All'aumentare del carico, il punto di funzionamento del sistema danneggiato prosegue lungo la retta 02 fintanto che non interverrà una nuova rottura all'interno del materiale, raggiunta la quale si ripeterà lo schema di funzionamento descritto.

Figura III.13. Variazione della rigidezza al crescere del danneggiamento.

Riguardo le nuove caratteristiche da fornire all'elemento danneggiato, si è costruita un'apposita tabella in cui sono stati riportati 81 materiali con caratteristiche corrispondenti alle diverse combinazioni di danneggiamento. Il tipo di elemento utilizzato è il SOLID45, elemento brick con otto nodi: in ciascuno di essi può verificarsi una rottura di matrice e/o di fibra. In riferimento allo stato di danneggiamento i materiali sono stati numerati in modo tale che la cifra che esprime le decine sia pari al numero di rotture di fibre, mentre l'unità rappresenti il numero di nodi in cui si è avuta rottura di matrice. In tal modo il materiale 53 rappresenta le caratteristiche di un elemento ai cui nodi si sono avute complessivamente 5 rotture di fibre e 3 di matrice. Il materiale integro sarebbe così rappresentato dal numero 00, ma, poiché il software ANSYS non accetta tale valore si è ad esso fornito il valore di 100.

 

3.8 Il software SIMULINK

Per la risoluzione dei diversi sistemi di equazioni differenziali si è utilizzato il software SIMULINK. SIMULINK è un acronimo delle parole Simulation e Link (Simulazione e Collegamento), utilizzato appunto per riprodurre e simulare una serie diversa di operazioni. Questi non è un pacchetto software, ma un toolbox di MATLAB, di cui sfrutta le capacità di calcolo. Esso è stato progettato per funzionare in ambiente grafico WINDOWS, per cui il modo migliore per costruire i modelli è quello di disegnarli. Questo rende SIMULINK facilmente utilizzabile indipendentemente dalla conoscenza di MATLAB. In esso esiste un'ampia gamma di blocchi funzionali predefiniti (oltre i quali è possibile crearne degli altri), cosicché la quasi totalità dei progetti può essere realizzata tramite un'opportuna interconnessione di tali blocchi.
La diversa tipologia dei processi risolvibili richiede dei metodi di risoluzione numerica appropriati, i quali, oltremodo, ottimizzano l'onere computazionale. Questi metodi sono:

Euler: è il classico metodo di Eulero a passo variabile. Esso è valido per qualsiasi sistema, ma per ottenere dei risultati accurati richiede un passo di campionamento estremamente piccolo con conseguente aumento, quasi mai giustificabile, dei tempi di elaborazione.

Runge-Kutta 3 e Runge-Kutta 5: sono dei metodi di risoluzione validi per un'ampia gamma di problemi funzionali. Sono dei metodi di utilizzo generale che non sempre raggiungono i risultati di altri metodi più specialistici (anche se più limitati). Sono da preferire in caso di funzioni discontinue e di sistemi non lineari, mentre non sono utilizzabili con sistemi stiff.

Adams: è un metodo predittivo/correttivo che funziona bene per sistemi smooth e non stiff.

Gear: è un metodo predittivo/correttivo progettato per sistemi stiff. Risulta poco efficiente per sistemi non stiff soprattutto in presenza di rapida variazione degli ingressi.

Adams/Gear: in tale caso è SIMULINK che sceglie automaticamente quale dei due metodi predittivi/correttivi sia più conveniente utilizzare a seconda che il sistema sia stiff o meno.

LinSim: è il metodo da utilizzare per sistemi lineari. In particolare esso risulta essere il metodo più efficiente per sistemi stiff lineari.

Ricordiamo che un sistema di equazioni differenziali è definito come stiff quando i modi di evoluzione presentano costanti di tempo molto diverse fra loro. Questo si nota subito analizzando i valori dei coefficienti dell'equazione differenziale di partenza. Viceversa è definito come smooth quando la funzione soluzione e la sua derivata prima risultano essere continue ad intervalli, tranne che in un numero finito di punti in cui sono discontinue.

 

3.9 Risoluzione del modello analitico

Per la risoluzione del modello analitico in esame si è costruito un apposito modello con SIMULINK. Questo è sostanzialmente costituito da una serie di blocchi diversi opportunamente connessi ed interconnessi tra loro.

Le caratteristiche proprie del materiale da provare (icone color magenta) sono:

Rigidezza di contatto Kc durante il carico e lo scarico;

Indentazione plastica residua allo scarico a;

Rigidezza membranale Km durante il carico e lo scarico;

Rigidezza flessionale e di taglio Kft durante il carico e lo scarico;

Coefficiente di restituzione e;

Deformazione plastica alla fine dello scarico w;

Coefficiente di smorzamento viscoso equivalente Ceq.

Le grandezze caratteristiche della prova sperimentale da introdurre in ingresso (icone con contorno magenta ombreggiate) sono:

Velocità dell'impattatore all'istante precedente l'impatto;

Massa dell'impattatore;

Massa del provino;

Forzante (nel caso di impatti balistici).

Le grandezze restituite in uscita (icone con contorno rosso ombreggiate), di cui, al procedere della simulazione, è possibile visualizzarne l'andamento temporale per poi confrontarne l'andamento con i risultati sperimentali, sono:

Diagramma dell'andamento temporale della forza (anche su file);

Diagramma dell'andamento temporale della deflessione dell'indentatore (anche su file);

Diagramma dell'andamento temporale della velocità dell'impattatore (anche su file);

Diagramma dell'andamento temporale dell'energia d'impatto (anche su file);

Diagramma Forza-Deflessione.

Altre grandezze di interesse che è possibile visualizzare, ma di cui non si possiede un andamento sperimentale noto, sono:

Diagramma Forza-Indentazione;

Diagramma dell'andamento temporale dell'indentazione;

Diagramma dell'andamento temporale della deflessione della piastra;

Diagramma dell'andamento temporale della velocità della piastra;

Essendo il sistema di equazioni differenziali un sistema di tipo stiff, il metodo di integrazione utilizzato risulta essere quello di Adams/Gear.

 

Figura III.14. Schema del modello Simulink.

 

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