L' Orto Botanico è un'istituzione municipale inaugurata nel 1972 dovuta all'opera
meritoria dei due principali promotori, l'ingegnere capo del Servizio Giardini Luciano
Malanchini e Guido Isnenghi, agrotecnico attento conoscitore della flora locale e
dotato di una spiccata sensibilità estetica; entrambi contribuirono alla promozione dell'Associazione
Internazionale Giardini Botanici Alpini (A.I.G.B.A.) che ebbe sede per diversi anni
presso l' Orto Botanico di Bergamo.
1970: trasporto di materiali con la gerla
per la realizzazione del Giardino Botanico
L'impostazione originaria seguiva idee innovative poichè mirava a ricostruire ambienti naturali autoctoni locali, intento sottolineato dalla denominazione originaria, Giardino Botanico Bergomense e dalla intitolazione a Lorenzo Rota (1855-1918), il primo descrittore della flora della provincia di Bergamo.
Una particolare attenzione era dedicata alle specie alpine sia calcofile che acidofile, tanto che l'Orto per diversi anni è stato considerato quasi esclusivamente come un giardino botanico alpino.
Dopo un periodo di crisi gestionale coincisa con l'assenza di personale avente competenze botaniche e con la chiusura al pubblico tra il 1983 ed il 1987, è iniziata nel 1989 la collaborazione scientifica con il Museo Civico di Scienze Naturali che, attraverso l'assunzione del conservatore botanico del ruolo di responsabile scientifico e tecnico, ha permesso il recupero di rigore espositivo e coerenza scientifica.
Nel 1993 l'Orto è diventato parte integrante del Museo stesso.
I visitatori sono aumentati progressivamente da 2.439 nel 1991 agli oltre 10.000 negli
ultimi anni.
La rivitalizzazione è avvenuta grazie al riadeguamento dell'esposizione, all'organizzazione di manifestazioni temporanee, al coordinamento di attività di promozione delle visite guidate, all'avvio di studi scientifici e di programmi di reintroduzione di specie vegetali minacciate, al coinvolgimento dei mass media.
Nel 1998 è un Unità Operativa del settore Istituti ed Attività Culturali del Comune di Bergamo, mentre dal 1999 è in carica un Direttore di Istituto Culturale. Dallo stesso anno è attiva una serra di servizio allOrto di 96 m2.
Sono in corso di valutazione varie ipotesi di sviluppo che prevedono l'ampliamento o la realizzazione di un più ampio Orto Botanico.
Lorigine degli Orti Botanici risale alla notte dei tempi. I documenti ne
testimoniano la remota presenza vari millenni a.C. in Cina, India, Egitto, Mesopotamia.
Legati alla coltivazione di specie medicamentose, magiche o in qualche modo utili
alluomo, hanno seguito la crescita della conoscenza del mondo naturale,
levoluzione del pensiero scientifico, lo sviluppo delle scienze botaniche.
Gli Orti dei Semplici (le piante da cui si ricavano medicamenti non composti), utilizzati
da speziali, medici, negli ospedali, nei monasteri, nelle corti, solo verso la metà del
500 furono affiancati alle Università come strumento di studio e insegnamento,
garantendone continuità di esistenza e costanza di caratteri. I primi Orti Botanici
Universitari sorsero in Italia a Padova, Pisa, Firenze, Roma, seguite da alcune tra le
principali città europee.
Levoluzione subita dagli Orti Botanici fino ai tempi nostri è strettamente connessa
alle fondamentali tappe che hanno segnato il forte incremento delle conoscenze
sistematiche, lo sviluppo di tecniche di acclimatamento e coltivazione delle più diverse
specie, la diffusione della conoscenza naturalistica a settori sempre più larghi di
popolazione, lincremento della consapevolezza ecologica - ambientale e, più
recentemente, la ricerca di strategie di conservazione del patrimonio vegetale del
pianeta.
Un Orto Botanico riunisce collezioni di piante a scopo educativo e sperimentale.
- Insegnamento: un Orto Botanico è un utilissimo sussidio allo studio teorico -
pratico delle discipline botaniche.
- Ricerca scientifica: costituisce un indispensabile patrimonio e luogo di
sperimentazione. Le collezioni dell' Orto Botanico sono una fonte scientificamente
controllata cui attingere piante di particolare interesse.
- Educazione naturalistica e conservazione della natura: per il suo carattere
dimostrativo e suggestivo contribuisce ad avvicinare il pubblico al mondo delle piante e a
destare rispetto per la natura. Le piante rare o in via di estinzione possono trovare
nell' Orto un luogo di conservazione e moltiplicazione per una successiva reintroduzione
in natura.
Raccogliere, coltivare, propagare e valorizzare collezioni documentate di
piante a scopi scientifici, didattici, divulgativi, educativi, formativi e di
conservazione del patrimonio vegetale naturale minacciato.
Promuovere progetti di ricerca scientifica rivolta al territorio locale.
Partecipare ai progetti conservazione del patrimonio vegetale della Terra di concerto con
analoghe istituzioni in ambito internazionale.