Attorno a Santa Vittoria fiorivano un tempo tre o quattro paesi, cosi pure nei pressi della valle di San Lorenzo. Sto per dire, che più che ad Osilo, le popolazioni distrutte s’accostava-no a questi piccoli centri. Io ritengo poi che gli stazzi di Tergu siano stati costrutti cogli avanzi dei paesi mediovali. Santa Vittoria, secondo il Casalis, avrebbe avuto un, origine quasi leggendaria, che ricorderebbe quella di Roma, che fu l’aggregato dei banditi, profughi e fuoriusciti. Si racconta, (il racconto è puramente tradizionale, e perciò di una esattezza storica molto discutibile), che Anni domini    alcuni famiglie di Bulzi e di Perfugas, della discendenza dei Casu, trovandosi implicate in terribili inimicizie con altre famiglie potenti della patria, decisero di fuggire, per non essere soprafatte dal numero e dalla prepotenza degli avversari. Ramingando di regione in regione sarebbero venute a capitare nel loggiato, che proteggeva la facciata ed i fianchi della chiesa rurale di Santa Vittoria (de sa Rocca). Sembrò che la provvidenza avesse, proprio per loro, aperto quel­l’asilo, e vi si stabilirono, col beneplacito degli osilesi, sempre ospitali e generosi, e compenetrati delle tristi condizioni dei fuoriusciti. E perchè si erano rifugiati in quel loggiato, che gli osilesi chiamavano Sa Corte, gli abitanti improvvisati si sarebbero chiamati: sos de sa corte. Occupandosi nell’agricoltura e nella pastorizia, i nuovi venuti, migliorarono la loro condizione, sicchè varie famiglie di Osilo, fra le più modeste non disdegnarono seguirne le sorti, e vi si stabilirono dappresso. Così Santa Vittoria divenne un sobborgo o frazione di Osilo. Però di Casu o di corte, nei cognomi, neppure un vestigio si potrebbe oggi rintracciare.

I cognomi più usati e comuni sono il Cozzula, il Pazzola, il Mannu, il Tolu, il Fiori ed il Sardu ecc.; e per sposarsi, gli abitanti, è caso raro che non debbano farsi dispensare da tre o quattro diversi impedimenti di consanguineità e affinità. Colà si usa la stessa foggia di vestire, lo stesso dialetto, gli stessi costumi del capoluogo; però quel popolo non si è potuto mai spogliare di quella corteccia, dirò così, selvaticuccia che ha ereditato dagli avi; ed ha degli istinti più selvaggi del popolo di Osilo, forse a cagione del suo isolamento da ogni contatto col mondo civile, specialmente nel passato. 

Fino a qualche anno fa, aveva un vicario Parroco, che veniva nominato dalla Collegiata di Osilo, che ne teneva la cura spirituale. L’arcivescovo Monsignor Diego Marongiu Delrio effettua, col consenso del Capitolo Turritano, l’unione con la vicaria di San Lorenzo, che aveva per Vicario un Viceparroco distaccato dalla chiesa Collegiata, e che vi celebrava una Messa nei di festivi. Unite insieme le due chiese furono erette in Parrocchie. La residenza abituale sarà a Santa Vittoria, dove la popolazione è unita, e la domenica vi sarà messa a San Lorenzo, ove trovasi una popolazione sparsa in una valle, lunga dai 4 ai 5 chilometri. il primo parroco, dopo l’unione, è stato ed è il dottor Peppico Chessa, osilese.

(Liberi-Tolu F., Osilo, pag.31-32)

 


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