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La
Baronia di Posada (1431-1869)
La segnalazione di errori,
imprecisioni, omissioni, commenti ci sara' davvero
gradita e volentieri vi leggeremo a questo recapito
di posta elettronica
LA FINE DELLA
BARONIA
Per preparare il Regno di Sardegna a
divenire uno stato moderno, i Savoia
operarono molte profonde trasformazioni del modo di vivere
delle amministrazioni e dei sudditi.
Alcune erano
operazioni necessarie per dare omogeneita' al Regno,
altre erano innovazioni che guardavano alla prospettiva
di una migliore organizzazione per una futura espansione.
Dopo il tristemente celebre "editto
delle chiudende", che comunque cercava, se
non altro nelle intenzioni, di ordinare il territorio
sotto l'aspetto della proprieta' privata, era il caso di
rivedere il sistema delle facolta' giurisdizionali.
Un Regio Decreto del 21 maggio 1831
sanciva gia' cio' che sara' poi prescritto da un Editto
del 31 maggio 1836 e cioe', definitivamente, la
fine dell'esercizio della "baronale
giurisdizione" e
dei diritti connessi nel territorio del regno.
Una Carta Reale del 30 giugno 1837
istituiva in seguito una regia delegazione incaricata di
valutare le rendite dei feudi.
Nel frattempo donna Marianna Nin
Zatrillas, duchessa di Sotomayor (e di Posada e
Montalbo), successe al padre don Ignazio appena in tempo
per fregiarsi dell'ultima signoria. Con atto di snobismo
ed animo comprensibilmente irritato, donna Marianna
ricuso' la stima che i periti dell'apposita commissione
avevano elaborato, e si lancio' in una serie di vertenze
e di cavillosi ricorsi fino al 1842,
quando rifiuto' definitivamente la somma messale a
disposizione dal governo sabaudo.
In realta', pero', nel ritardare il piu' possibile la
definizione della vertenza con lo stato, c'era in gioco
il diritto di continuare ad esigere le rendite del feudo;
che infatti la duchessa e poi i suoi eredi (donna
Gabriella de Alcazar vedova de Yrujo e donna Maria de la
Concepcion Nero', duchessa de la Roca e marchesa
di Penafuente) percepirono sino al giorno della fine
della Baronia.
Paradossalmente, pero', la fine del sistema
feudale e l'incorporazione della Sardegna al Regno, con
la parificazione delle regioni, non avrebbe portato gran
comodo ai sardi, perche' il fisco del nuovo stato ebbe
poi bisogno di compensare le sue operazioni di espansione
con pesantissimi effetti sulla popolazione.
I "tifosi" della parte feudale successivamente
videro nella resistenza della baronessa una sorta di
saggia previsione del fatto che non si sarebbe trattato
di un vantaggio, almeno nell'immediato, per i sudditi.
Le operazioni di riscatto dei feudi pare
abbiano avuto termine nell'aprile 1846,
ma qualcosa restava ancora in sospeso.
Anche il riscatto del feudo di Posada e Montalbo, questo
accertarono e riconobbero le cause giudiziarie, avrebbe
comunque dovuto avvenire per convenzione fra lo stato e i
feudatari. Il notaio Manca,
amministratore del feudo, riprese allora in mano il
contratto con il quale Nicolo' Carroz aveva in origine
comprato la baronia nel 1431, e sulla base di questo
formulo' una proposta di compravendita, contenente quindi
i riferimenti dell'epoca alla proprieta', oltre che dei
beni, anche dei vassalli: "uomini e donne,
cristiani, giudei e saraceni ... coloro che vi abitano e
vi abiteranno ...".

Le nuove baronesse accettarono il 15 ottobre 1858.
Il 26 gennaio 1859 la
Direzione del Demanio offriva alle eredi
una rendita annua di 576.000 lire italiane.
La politica dello stato sabaudo a proposito
della Sardegna (ricordiamo che i Savoia l'avevano avuta e
ricevuta un po' come "seconda scelta") era in
quei tempi un po' ambigua, percio' il 22 maggio
del 1860 il governo britannico
scrisse al Cavour per chiedere un
formale impegno a non cedere alcuna parte del territorio
italiano alla Francia.
Ovviamente, mai in alcun tempo si e' potuto guardare di
buon occhio all'eventuale unione politica fra le due
isole sorelle, che avrebbe potuto comportare per il
detentore (la Francia in questo caso gia' possedeva la
Corsica) la creazione di un potenziale polo dominante ed
invincibile all'interno del Mediterraneo.
Il 25 maggio 1860 il prezzo
per il riscatto della contea di Montalbo
fu finalmente stabilito in 8.000 lire italiane, e venne
accettato dalle eredi di donna Marianna.
Nel 1861, al parlamento del
regno, Giuseppe Mazzini dedico' pagine
indimenticabili alla descrizione delle sofferenze
dei sardi in questa fase della storia:
il popolo
sardo "... fu
trattato come straniero da un governo a
cui dava sangue, oro e asilo quando i
tempi e le proprie colpe minacciavano di
disfarlo..." |
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Giuseppe Mazzini
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Altre
crude espressioni del Mazzini daranno in poche
parole la sintesi di alcuni guasti sociali dei
quali l'Isola non si libero' mai piu':
"... quell'isola, la cui importanza [fu]
intesa dai greci sul primo albeggiare dell'incivilimento
interno del Mediterraneo, ... fu guardata da un
governo che non fu mai che piemontese, come terra
inutile, buona tutt'al piu' a raccogliere
monopolizzatori d'uffici, gli uomini i quali, se
impiegati nella capitale, avrebbero screditato il
governo..." |
Il Regio Decreto 15 gennaio 1869,
n. 1146, ratifica la transazione e l'erogazione della
Provvidenza sovrana di pochi giorni prima (con cui il
regno affrancava il popolo del feudo baroniese), e chiude
per sempre, dopo 438 anni, la storia della Baronia di
Posada.
La Baronia di Posada non esiste piu'.
La storia della Baronia di Posada fu la
storia di un paese povero, di una terra fertile
malgovernata.
Di una gente semplice costretta alla guerra ed alla
difesa dalle razzie.
Di una terra dimenticata, persino dall'Inquisizione.
E' una storia di Sardegna,
se volete.
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Gianfranco
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