Nel 1376 mori' di peste
Mariano d'Arborea e gli successe il figlio Ugone III.
Nel 1380 due sardi,
finalmente, ricevettero l'investitura di alcune parti del feudo
posadino: Mariano de Turqui ebbe Posada e i villaggi di
Loquilla, Arischion e Stelaya, mentre un certo Fulcono
Cavada ebbe Siniscola, Torpe' e Gurgurai (alcune
delle frazioni qui citate scomparvero in seguito -
eccellenti lavori di ricerca stanno anzi riesumando le
tracce di numerosi piccoli villaggi oggi estinti).
Nel
1383 fu ucciso Ugone III, insieme alla
figlioletta, perche' il suo iperattivo e lungimirante progetto di
riordino interno dello Stato giudicale contrastava gli
interessi comodi dell'aristocrazia cortigiana;
la corona fu a quel punto raccolta dalla sorella di Ugone, Eleonora,
che prese il potere come reggente al posto del figlio Federico Doria,
minorenne.
Colei che sarebbe divenuta in Sardegna "Eleonora",
la Giudichessa, l'indiscussa e leggendaria Eroina
nazionale sarda,
un mito sempiterno piu' che un simbolo, entrava dunque nella storia da una
porta laterale, come reggente.
Aveva sposato pochi anni prima l'ex-avversario
Brancaleone Doria, eccolo qui, il quale
le aveva portato in dote un'alleanza dei Genovesi con gli
Arborensi ed un erede maschio, che le consentiva di
insinuarsi nel percorso dinastico.
Con la fiera Eleonora, il progetto del grande
Mariano IV per l'unificazione dell'Isola in uno stato nazionale, sarebbe
proseguito e questa donna di grande intelligenza e tenacia avrebbe
cercato di riuscirvi a qualunque costo.
Intanto Arborea subito riprese militarmente alcuni villaggi, segnale che la
Casa sarda non aveva abbassato la guardia, e le
scaramucce proseguirono finche' finalmente non giunse una
interruzione, del resto provvidenziale per entrambe le parti,
sollecitata da Arborea, ma forzata da Aragona.
Brancaleone Doria era infatti andato a Barcellona
in qualita' di principe consorte per intavolare delle
trattative di pace, ma dopo aver resistito un soave
tentativo di corruzione (gli fu attribuito il titolo di
Conte di Monteleone, che non a caso ricordava il luogo in cui aveva
sconfitto Mariano IV), fu arrestato e condotto in ceppi
alle carceri di Cagliari. Gli aragonesi contavano con
questo di poter sfruttare un importante elemento
psicologico, soprattutto avendo a che fare con una donna,
nelle trattative di pace; l'avvicinamento a Cagliari del
prigioniero era quasi un supplemento di tortura, a questi
fini.
Ed Eleonora a dire il vero, aveva in effetti l'animo
viziato da ovvio turbamento, ricattata dallo stato di
prigionia del consorte, sebbene questo non trasparisse e la sua immagine
rimanesse di inossidabile fermezza; ma come sovrana aveva anche un interesse
generale a far allentare la tensione bellica perche' i
rapporti fra Aragona ed Arborea riguardavano in fondo
qualcosa di piu' complesso del semplice (si fa per dire)
conflitto su Posada, specialmente in un momento di grave
crisi economica.
E' sempre stata buona regola di ogni sovrano ricordarsi
che il potere si perde piu' facilmente quando i
borghesucci che lo sostengono stringono la cinghia,
poiche' essi premeranno fastidiosamente sui notabili di
corte; Eleonora lo sapeva bene, ed il "mestiere"
di titolare di un Giudicato le calzava come un guanto.
Percio' si mosse per restituire al suo stato, e prima ancora alla sua
corte, una
vivibilita' meno sofferta.
Dopo 10 giorni di laboriose trattative
tenutesi a Posada, nella bellissima chiesa di S. Antonio,
il trattato di pace del 24 gennaio 1388 fu
sottoscritto, anche questo a Sanluri, per una parte da Eleonora
d'Arborea e per l'altra da Giovanni I d'Aragona,
figlio di Pietro IV, morto l'anno prima.
Le trattative furono dirette da un celebre mediatore
gavoese, Bernardu Lepore (o Leporo), il
quale da Eleonora ottenne per riconoscenza alcune
agevolazioni fiscali per Gavoi, oltre ad un alto
patronato della Giudicessa, con denaro, per l'istituzione
di una corsa di cavalli che poi sarebbe proseguita sino
ai nostri giorni. I
gavoesi ne ottennero anche una sorta di patente di
commercio, un salvacondotto generalizzato che avrebbe
consentito loro in seguito di sviluppare l'attivita' dei
celebri "Zillonargios", venditori ambulanti di
selle, sproni, orbace, che presto tutta l'Isola avrebbe
conosciuto.
Il Lepore, dopo aver presieduto anche alla firma del
trattato di pace, si sarebbe poi trattenuto a corte, si
suppone con estrema vicinita' alla Giudicessa; da lui
avrebbe avuto origine la stirpe dei conti Lepore, in
seguito trasferitisi nel Continente a Napoli.
Il trattato venne firmato, dunque, e dopo pochissimo tempo fu
ratificato dalla Corona de Logu, l'assemblea popolare del Giudicato; ma
Brancaleone Doria non venne liberato subito. Il ritardo
convinse percio' Eleonora a studiare altre manovre capaci di
riportare gli spagnoli alla correttezza. Essendo un'abile diplomatica,
riusci' a trovare argomenti e promesse per organizzare con altre potenze
interventi armati di una certa pericolosita'.
La liberazione avvenne solo due anni dopo, nel 1390,
quando infatti la minaccia di assaltare Cagliari con l'appoggio
dei Genovesi spavento', stavolta seriamente, i catalani.
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