Ottiolu.net - La Storia della Baronia di Posada (1431-1869)

      La Storia della Baronia di Posada
 

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 Storia della Baronia di Posada > Aragona e Arborea > 5

 

Nel 1376 mori' di peste Mariano d'Arborea e gli successe il figlio Ugone III.

 

Nel 1380 due sardi, finalmente, ricevettero l'investitura di alcune parti del feudo posadino: Mariano de Turqui ebbe Posada e i villaggi di Loquilla, Arischion e Stelaya, mentre un certo Fulcono Cavada ebbe Siniscola, Torpe' e Gurgurai (alcune delle frazioni qui citate scomparvero in seguito - eccellenti lavori di ricerca stanno anzi riesumando le tracce di numerosi piccoli villaggi oggi estinti).

 

Nel 1383 fu ucciso Ugone III, insieme alla figlioletta, perche' il suo iperattivo e lungimirante progetto di riordino interno dello Stato giudicale contrastava gli interessi comodi dell'aristocrazia cortigiana; Eleonora d'Arborea la corona fu a quel punto raccolta dalla sorella di Ugone, Eleonora, che prese il potere come reggente al posto del figlio Federico Doria, minorenne.

 

Colei che sarebbe divenuta in Sardegna "Eleonora", la Giudichessa, l'indiscussa e leggendaria Eroina nazionale sarda, un mito sempiterno piu' che un simbolo, entrava dunque nella storia da una porta laterale, come reggente.
Il matrimonio fra Eleonora d'Arborea e Brancaleone Doria Aveva sposato pochi anni prima l'ex-avversario Brancaleone Doria, eccolo qui, il quale le aveva portato in dote un'alleanza dei Genovesi con gli Arborensi ed un erede maschio, che le consentiva di insinuarsi nel percorso dinastico.

 

Con la fiera Eleonora, il progetto del grande Mariano IV per l'unificazione dell'Isola in uno stato nazionale, sarebbe proseguito e questa donna di grande intelligenza e tenacia avrebbe cercato di riuscirvi a qualunque costo.
Intanto Arborea subito riprese militarmente alcuni villaggi, segnale che la Casa sarda non aveva abbassato la guardia, e le scaramucce proseguirono finche' finalmente non giunse una interruzione, del resto provvidenziale per entrambe le parti, sollecitata da Arborea, ma forzata da Aragona.

 

Brancaleone Doria era infatti andato a Barcellona in qualita' di principe consorte per intavolare delle trattative di pace, ma dopo aver resistito un soave tentativo di corruzione (gli fu attribuito il titolo di Conte di Monteleone, che non a caso ricordava il luogo in cui aveva sconfitto Mariano IV), fu arrestato e condotto in ceppi alle carceri di Cagliari. Gli aragonesi contavano con questo di poter sfruttare un importante elemento psicologico, soprattutto avendo a che fare con una donna, nelle trattative di pace; l'avvicinamento a Cagliari del prigioniero era quasi un supplemento di tortura, a questi fini.

 

Ed Eleonora a dire il vero, aveva in effetti l'animo viziato da ovvio turbamento, ricattata dallo stato di prigionia del consorte, sebbene questo non trasparisse e la sua immagine rimanesse di inossidabile fermezza; ma come sovrana aveva anche un interesse generale a far allentare la tensione bellica perche' i rapporti fra Aragona ed Arborea riguardavano in fondo qualcosa di piu' complesso del semplice (si fa per dire) conflitto su Posada, specialmente in un momento di grave crisi economica.

 

E' sempre stata buona regola di ogni sovrano ricordarsi che il potere si perde piu' facilmente quando i borghesucci che lo sostengono stringono la cinghia, poiche' essi premeranno fastidiosamente sui notabili di corte; Eleonora lo sapeva bene, ed il "mestiere" di titolare di un Giudicato le calzava come un guanto.
Percio' si mosse per restituire al suo stato, e prima ancora alla sua corte, una vivibilita' meno sofferta.

 

Dopo 10 giorni di laboriose trattative tenutesi a Posada, nella bellissima chiesa di S. Antonio, il trattato di pace del 24 gennaio 1388 fu sottoscritto, anche questo a Sanluri, per una parte da Eleonora d'Arborea e per l'altra da Giovanni I d'Aragona, figlio di Pietro IV, morto l'anno prima.
Le trattative furono dirette da un celebre mediatore gavoese, Bernardu Lepore (o Leporo), il quale da Eleonora ottenne per riconoscenza alcune agevolazioni fiscali per Gavoi, oltre ad un alto patronato della Giudicessa, con denaro, per l'istituzione di una corsa di cavalli che poi sarebbe proseguita sino ai nostri giorni. I gavoesi ne ottennero anche una sorta di patente di commercio, un salvacondotto generalizzato che avrebbe consentito loro in seguito di sviluppare l'attivita' dei celebri "Zillonargios", venditori ambulanti di selle, sproni, orbace, che presto tutta l'Isola avrebbe conosciuto.
Il Lepore, dopo aver presieduto anche alla firma del trattato di pace, si sarebbe poi trattenuto a corte, si suppone con estrema vicinita' alla Giudicessa; da lui avrebbe avuto origine la stirpe dei conti Lepore, in seguito trasferitisi nel Continente a Napoli.

 

Il trattato venne firmato, dunque, e dopo pochissimo tempo fu ratificato dalla Corona de Logu, l'assemblea popolare del Giudicato; ma Brancaleone Doria non venne liberato subito. Il ritardo convinse percio' Eleonora a studiare altre manovre capaci di riportare gli spagnoli alla correttezza. Essendo un'abile diplomatica, riusci' a trovare argomenti e promesse per organizzare con altre potenze interventi armati di una certa pericolosita'.
La liberazione avvenne solo due anni dopo, nel 1390, quando infatti la minaccia di assaltare Cagliari con l'appoggio dei Genovesi spavento', stavolta seriamente, i catalani.

 


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