Il 25 giugno 1431 Nicolo' Carroz d´Arborea y
Mur, un discendente della Casa di Arborea che gia' era
signore di Mandas e Terranova, ricevette l'investitura dalle mani del Re Alfonso
V d'Aragona e divenne
Barone di Posada, Castellano, signore di Torpe', Lode' e
Siniscola. Piu' precisamente fu: Maggiordomo della Regina Juana d'Aragona,
IV Signore di Mandas, II Barone di Terranova e Signore delle Incontrade, I Signore della baronia di Posada e Signore del Castello della Fava.
Nacque cosi' la Baronia di Posada |
Il buon Nicolo', in liberum et francum
allodium, sottoscrisse in realta' un vero e proprio
contratto di acquisto, in sostanza una sorta di cessione
di una grande azienda colonica, con connessi alcuni
diritti giuridici e giurisdizionali; di questo documento può
essere interessante leggere una clausola:
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"... Il
Barone ha il potere di tenere ed erigere nella
Baronia: forche e mezze forche, pertiche,
coltelli e le altre insegne del su annotato
imperio e della su annotata giurisdizione, col
diritto di giustiziare, appiccare gli uomini e
espegnerli, o di rilasciarli o deportarli in
esilio, o di mutilarli dei piedi, delle narici o
delle altre membra, di fustigarli, flagellarli,
penderli, carcerarli, interrogarli, torturarli,
condannarli, assolverli, di citarli assente e di
bandeggiarli, di sequestrare e confiscare i beni
loro..." |
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La crudezza delle clausole ci aiuta forse
a comprendere in modo piu' franco in cosa
consistesse nella pratica il feudalesimo: nella proprieta'
delle cose (principalmente le terre e quanto potesse
produrre valori economici) e, di fatto, delle persone. Ed
alla proprieta' si connetteva l'abritrio sulle cose (e
persone) possedute.
Ripensando al diritto della Roma Imperiale, non si puo'
non notare come questo fosse ben piu' libertario,
concedendo agli schiavi modi e formule di affrancamento
che qui non si intravedono: i soli nobili ed il clero
potevano schivare, almeno nei principi, la falce del
potente.
Erano altri tempi, certo: del resto solo un mese prima a
Rouen, in Francia, Giovanna D'Arco veniva arsa viva per
stregoneria.
La famiglia dei neo-baroni Carroz
era in realta' divenuta importante un secolo prima, al
tempo della conquista della Gallura e di Cagliari da
parte delle forze dell'infante Alfonso e di Ugone II di
Arborea. Il re catalano aveva infatti remunerato con
importanti feudi coloro che avevano sostenuto la bellica
intrapresa, secondo un uso definito "more italico".
Una delle condizioni per il mantenimento del
privilegio di feudo era pero' la permanente residenza in
Sardegna, e molte famiglie elusero questo scomodo obbligo
conferendo procure (i procuratori ebbero infatti a
svolgere un gran ruolo nelle vicende secondarie della
storia sarda).
I Carroz invece erano rimasti, e cio' dev'essere stato
motivo di grato apprezzamento regale, al punto che nel 1490 il re li
riconobbe eredi del casato d'Arborea ed assegno' loro il possesso delle Curatorie di Dore, Bitti e Nuoro.
Il Carroz divenne dunque Barone di Posada
per Grazia di Dio e per Volonta' (non sapremmo di che
natura) dei Posadini, e sotto il regno di Ferdinando
II il Cattolico sarebbe successivamente divenuto vicere' di
Sardegna, dal 1460 al 1479, conferendo maggior lustro alla
Baronia, ma maggiore instabilita' al reame. Carroz era
infatti in coinvolto in una lotta feudale che lo vide a
fianco del Conte di Quirra contro il marchese
di Oristano, Leonardo Alagon.
Per quello che riguarda i beni "veri e
propri", il Carroz aveva acquistato la Baronia in
perpetuo, con tutti i vassalli e con tutti gli "uomini e donne,
cristiani e giudei e saraceni, nei detti Castello, e
ville e confini loro, territori e pertinenze, coloro che
vi abitano e vi abiteranno..."
Nel 1477,
comunque, a Posada si registro' il primo sequestro di persona a scopo di estorsione di cui si abbia notizia nella storia della
Sardegna.
Posada era ora un feudo aragonese.
SEGUE