Nicolo' Carroz mori' nel 1479
e gli successe la moglie donna Brianda de Mur y Maza de
Lizana, Signora della Baronìa di Mur, in
assenza di figli maschi (vi era in verita' un figlio illegittimo, ma in
quanto tale escluso dalla successione).
Dopo quarant'anni circa di distaccato dominio
baronale, nessun fatto rilevante era accaduto a Posada, nessun progresso
pare potersi registrare nell'economia o nelle condizioni dei luoghi.
Pare accertato l'insediamento
a Torpe', nel 1486, di un convento di
Frati Minori Osservanti.
Morta Brianda nel 1489, il
titolo fu ereditato dalla figlia Stefania, moglie di
Olfo da Procida, che mori' senza
prole nel 1511, ormai gia' in pieno evo moderno,
quando l'Aragona e la Castiglia avevano dato luogo al
Regno di Spagna col celeberrimo
matrimonio fra Ferdinando ed Isabella, e Cristoforo
Colombo aveva gia' scoperto il suo nuovo continente.
Stefania, con testamento del 1503 aveva
disposto che la Baronia fosse lasciata in parti eguali
agli Ospedali di Barcellona e di Saragozza,
i quali ne presero possesso (non senza una polemica
opposizione del procuratore del re) e la detennero sino
al 1562.
La gestione fu portata avanti, ancora una
volta, con minimo interessamento e con distacco; neanche le sorti della
produttivita' del feudo, dunque, neanche una materiale possibilita' di
guadagno, erano riusciti a destare attenzione.
Parallelamente la Baronia era
oggetto di scorrerie e
predazioni che nel
1514 videro Siniscola, Lode' e Torpe'
distrutte, con un numero ingente di uccisioni ed
addirittura un centinaio di prigionieri catturati per
esser venduti come schiavi.
I superstiti si rifugiarono sulla rocca di Posada, dove
chiesero ed ottennero di poter costruire un nuovo borgo.
A questo periodo taluni fanno risalire l'ordinamento
urbanistico della parte alta della cittadina di Posada.
In materia di assalti pirateschi la situazione, del resto,
era simile anche nella Penisola: di li' a poco, nel 1527
la stessa Roma avrebbe subito il notissimo "sacco"
dei Lanzichenecchi.
Nel 1551 si registra un
fatto a meta' fra la cronaca e la leggenda: i curati
Salvatore Mura, Antonio De Ades, Sebastiano Serra e Mateo
Corellas vengono denunciati per aver dato la scalata alle
mura di Posada nell'intento di impadronirsi delle chiese,
o di quanto contenutovi (nelle chiese si raccoglievano
infatti ori e altri preziosi donati dal popolo o comunque...
acquisiti dal clero).
Il caso, da inquadrare come un misero tentativo di rapina,
non era isolato: nella non lontana Bitti il Sacerdote
Simbula aveva assaltato armato, in compagnia di
delinquenti dichiarati, la casa del pievano, ed altri
fatti frequentemente si susseguivano dello stesso tenore.
La situazione del clero doveva essere abbastanza inquietante, se e' vero
che nel 1566 l'arcivescovo di Cagliari, Antonio
Parragués de Castillejo, il famoso
inquisitore che mando' al rogo Sigismondo
Arquer, dovette emanare un
editto che riguardava i "figli di iniquita'",
cui vietava di usare i segni distintivi della chiesa per
marcare il bestiame.
Con lo stesso editto nominava Antonio Roger
capitano della Baronia e commissario dei beni
ecclesiastici.
Il 17 marzo e l'11 maggio 1562,
i rispettivi amministratori degli Ospedali di Barcellona e Saragozza vendettero per
10.500 ducati la Baronia di Posada a don Gerolamo
Clement, protonotario della Corona di Aragona,
il quale si trovo' per le mani una situazione
finanziaria dissestata da presumibili peculati e grane
amministrative di non poco conto: il fisco spagnolo
reclamava grosso modo perche' erano stati erogati dei
finanziamenti per realizzare presunte opere militari di
fortificazione, le quali pero'... non avevano mai visto
la luce!
SEGUE