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La
Baronia di Posada (1431-1869)
La segnalazione di errori,
imprecisioni, omissioni, commenti ci sara' davvero
gradita e volentieri vi leggeremo a questo recapito
di posta elettronica
I PRIMI BARONI DI
POSADA
Il Carroz mori' nel 1479
e gli successe la moglie Brianda, in
assenza di figli maschi.
Nel 1486
a Torpe' pare accertato l'insediamento di un convento di
Frati Minori Osservanti.
Morta Brianda nel 1489, il
titolo fu ereditato da Stefania che mori'
senza
prole nel 1511, in pieno evo moderno,
quando l'Aragona e la Castiglia avevano dato luogo al
Regno di Spagna col celeberrimo
matrimonio fra Ferdinando ed Isabella e Cristoforo
Colombo aveva gia' scoperto il suo nuovo continente.
Stefania, con testamento del 1503 aveva
disposto che la Baronia fosse lasciata in parti eguali
agli Ospedali di Barcellona e di Saragozza,
i quali ne presero possesso (non senza una polemica
opposizione del procuratore del re) e lo detennero sino
al 1562.
La gestione fu portata avanti, ancora una
volta, con minimo interesse anche per le sorti della
produttivita' del feudo. Parallelamente la Baronia era
oggetto di scorrerie e
predazioni che nel
1514 videro Siniscola, Lode' e Torpe'
distrutte, con un numero ingente di uccisioni ed
addirittura un centinaio di prigionieri catturati per
esser venduti come schiavi.
I superstiti si rifugiarono sulla rocca di Posada, dove
chiesero ed ottennero di poter costruire un nuovo borgo.
A questo periodo taluni fanno risalire l'ordinamento
urbanistico della parte alta della cittadina di Posada.
In materia di assalti pirateschi la situazione, del resto,
era simile anche nella Penisola: nel 1527
la stessa Roma avrebbe subito il notissimo "sacco"
dei Lanzichenecchi.
Nel 1551 si registra un
fatto a meta' fra la cronaca e la leggenda: i curati
Salvatore Mura, Antonio De Ades, Sebastiano Serra e Mateo
Corellas vengono denunciati per aver dato la scalata alle
mura di Posada nell'intento di impadronirsi delle chiese,
o di quanto contenutovi (nelle chiese si raccoglievano
infatti ori e altri preziosi donati dal popolo o comunque...
acquisiti dal clero).
Il caso, da inquadrare come un misero tentativo di rapina,
non era isolato: nella non lontana Bitti il Sacerdote
Simbula aveva assaltato armato, in compagnia di
delinquenti dichiarati, la casa del pievano, ed altri
fatti frequentemente si susseguivano dello stesso tenore.
La situazione del clero era da far spavento, se e' vero
che nel 1566 l'arcivescovo di Cagliari, Antonio
Parragués de Castillejo, dovette emanare un
editto che riguardava i "figli di iniquita'",
cui vietava di usare i segni distintivi della chiesa per
marcare il bestiame. I figli di iniquita' erano i figli
illegittimi che i preti avevano con concubine e
prostitute, accettati nei paesi con una certa naturalezza;
costoro spesso rivendicavano privilegi ecclesiastici, uno
fra i quali era appunto l'esenzione dalle tasse per il
bestiame marcato con i distintivi della chiesa.
Con lo stesso editto nominava Antonio Roger
capitano della Baronia e commissario dei beni
ecclesiastici.
Il 17 marzo e l'11 maggio 1562,
i rispettivi amministratori degli Ospedali vendettero per
10.500 ducati la Baronia di Posada a don Gerolamo
Clement, protonotario della Corona di Aragona,
il quale si trovo' per le mani una situazione
finanziaria dissestata da presumibili peculati e grane
amministrative di non poco conto: il fisco spagnolo
reclamava grosso modo perche' erano stati erogati dei
finanziamenti per realizzare presunte opere militari di
fortificazione, le quali pero'... non avevano mai visto
la luce!
Nel 1570 una barca fa
naufragio sulla spiaggia di Posada, ed i solerti
sacerdoti locali si impossessano del suo contenuto.
Poiche' cio' era vietato (la proprieta' spettava in
questi casi al Re), di nuovo il Parragués dovette
intervenire personalmente per recuperare quanto
indebitamente "acquisito".
Nel 1572 gli atti del
parlamento del regno registrano una vibrata protesta dei
rappresentanti baroniesi, poi ribadita anche due anni dopo,
perche' l'impegno che dovevano porre nella vigilanza
delle coste, ormai con regolarita' assaltate da predoni
tunisini ed algerini, sottraeva energie alla produzione
cosi' come le uccisioni riducevano anche di fatto il
numero dei braccianti disponibili.
Il Barone Clement fu dunque chiamato ad avallare una
richiesta di riduzione delle tasse feudali e contributi
per le fortificazioni, oltre alla non applicazione per
questa Baronia di alcune norme di commercio interno (una
sorta di calmiere vigente).
Due anni dopo, pero', la reiterata supplica non ebbe
altrattanto successo: la richiesta di miglior protezione
militare fu esaudita con l'invio di ben due compagnie di
fanteria, anche se... di stanza a Oliena!
Con il timore dell'arrivo dei Turchi, nel 1575
fu imposta una tassa per la costruzione di una flottiglia
di galere, l'anno dopo il barone don Giovanni
Fabrizio Manca Guiso distribui' archibugi e
polvere da sparo, preparandosi alla difesa dalle
invasioni.
L'arcivescovo di Cagliari dispose l'ammasso del grano a
Cagliari.
Ma i Turchi non vennero, e il ricavato della tassa per la
costruzione delle galere venne impiegato per costruire il
seminario di Cagliari.
Non ci volle molto perche' il Clement,
chiamato ad occuparsi in prima persona di questioni
spinose, si disfacesse della Baronia: con atto del 22
maggio 1579 del notaio Pietro Franqueza
(dal rassicurante nome, vista la professione), la
vendette per 16.500 fiorini catalani a Cristoforo
Portugues, un buon borghese di Cagliari del
quale non si hanno molte altre notizie.
Nel febbraio del 1581 i Barbari
sbarcarono in forze presso Santa Lucia (dove
ancora non c'era la torre, la cui costruzione inizio'
poco dopo) e depredarono, uccisero, fecero prigionieri.
Ma sulla via del ritorno alle loro navi, trovarono le
squadre armate di Bernardino Puliga,
giustamente poi divenuto il principale eroe locale
siniscolese (anche se il dotto Salvatore Italo Deledda lo
vuole nobile posadino), che li sconfisse, li mise in fuga,
recupero' il bottino, libero' i prigionieri e, gia' che c'era,
ne catturo' tre bandiere.
Il Portugues lascio' disposto nel testamento
(1597) che suo erede designato fosse
nominato il figlio primogenito Michele, ma ove questi
fosse morto senza prole, gli sarebbe succeduto il
fratello Francesco. Ignorando la clausola testamentaria, Michele
Portugues intavolo' delle trattative con il
cavalier Onofrio Fois, di Bolotana, per
la vendita della Baronia. Ma il fratello Francesco
si oppose giudiziariamente, arrivando a vincere i ricorsi
di questa lunghissima causa sino al Supremo Consiglio di
Aragona che annullo' definitivamente gli atti di cessione.
Se gia' il padre Cristoforo non si era
interessato granche' alle vicende economiche e militari
delle Baronia, nemmeno i figli, forse troppo presi dalle
loro diatribe legali, ebbero grande parte nelle sorti del
feudo.
Le preoccupazioni circa la difesa militare sfociarono
finalmente nella nomina di un "capitano delle
milizie della baronia di Posada", il sardo Simone Castagner,
investito della carica il 6 maggio del 1611
direttamente da don Giacomo de Aragall,
luogotente generale e presidente del regno di Sardegna.
Tra le motivazioni della nomina si legge: "... acciocche'
destinasse le guardie in quella marina per difenderla
dalle incursioni turchesche, e chiamando a rassegna, per
addestrarle in tutti i movimenti di guerra e le
esercitasse nel tiro al bersaglio e nelle simulate
battaglie...".
 
Il Sant'Uffizio di Sardegna,
filiale regionale del famigerato organismo pesudo-religioso
creato da Torquemada, che doveva operare le visite
della Santa
Inquisizione anche nei nostri territori, soffri' in
queste zone un rallentamento della propria produttivita':
due ufficiali confessarono espressamente in atti di
ritenerle infatti eccessivamente pericolose a causa dell'infestazione
di banditi e della frequenza delle invasioni piratesche.
La Baronia di Posada, dunque, non pote' godere dell'opera
di purificazione dogmatica del clero, o almeno non la si
ritenne cosi' importante da giustificare molto zelo nel
combattere il suo endemico paganesimo.
Malgrado il sicuro impegno del buon
Castagner, il 2 giugno 1623 tunisini ed
algerini attaccarono insieme; forse avevano avuta notizia
che qualcosa si andava facendo per rafforzare le difese,
oppure avevano previsto a tavolino che qualcosa sarebbe
stato fatto, fatto sta che gli assaltatori sferrarono un attacco di
violentissima potenza.
Sbarcarono a La Caletta e proseguirono senza resistenze
verso la rocca. Qui, ahime', trovarono il Castello non
vigilato e le porte non protette, ed il resto e'
facilmente immaginabile.
Responsabile principale della sciagura fu
subito riconosciuto il Francesco Portugues,
inquisito dal Consiglio del Real Patrimonio che il 27
giugno 1623 (un tempo fulmineo se si considerano
i tempi di collegamento e di trasporto di allora)
confisco' i suoi beni e le sue rendite per destinarle
alla fortificazione della Baronia.
Fu quindi dichiarata una sorta di amministrazione
controllata del patrimonio dei Portugues, con un
cittadino baroniese nominato depositario; questo, per
usare termini del diritto fallimentare moderno, ne
governava un esercizio provvisorio e si curava di
organizzare un presidio di soldati.
Il provvedimento del Consiglio istituiva infatti un
reparto di cavalleggeri ed autorizzava anche l'acquisto
di alcune granate, tra le prime armi da
fuoco di cui si andavano dotando le armate del tempo.
Le "granadas de fuegos artificiados" sarebbero state usate il
meno possibile (immaginiamo dato il costo), perche' dopo
che le prime avessero spaventato i mori, "baste despues
la reputacion por defenza" (sarebbe bastata la notizia del
possesso di simili potenti armi a dissuadere i mori da
altri attacchi).
Il progetto della squadra navale che potesse proteggere
queste coste veniva ancora una volta rinviato.
Il patrimonio ormai consunto dei Portugues,
prosciugato dalle cause giudiziarie e dalle imposizioni regali,
terminate le rendite della Baronia, ben presto non fu piu'
sufficiente a garantire i creditori.
Nel 1642 la Reale Udienza dichiaro' di
fatto quello che chiameremmo un fallimento e dispose la
vendita del feudo a Giovanni Stefano Masones
per pagare i creditori col ricavato.
Ad evitare che potesse ripensare l'acquisto, nel 1646 il
Masones fu anche nominato conte di Montalvo
(Montalbo).
Il Masones veniva anche lui dalla classe
borghese cagliaritana, da una famiglia mercantile
bisognosa solo di darsi un rango para-nobiliare.
La fortunata coincidenza dello sviluppo di alcune linee
di navigazione che interessavano il porto di Posada e dei
relativi commerci, mascherarono il fatto che nemmeno i
nuovi baroni si sarebbero dedicati con molta attenzione
al territorio.
Ma nel 1652 l'epidemia di peste,
che duro' quattro anni, decimo' la popolazione
uccidendone almeno i tre quinti. Solo Lode', forse anche
per la distanza geografica, per il riparo del Montalbo e
per la conseguente scarsita' di contatti con l'esterno,
ne ebbe danni limitati; un paese come Torpe', invece, che
al 1627 contava 128 abitanti, ne ebbe censiti solo 11 nel
1678.
Nel 1660, stante questa
grave situazione di miseria, furono finalmente varate tre
delle sei navi che gia' da quasi un secolo erano state
richieste per la protezione delle coste, e le tasse per
mantenerle si aggiunsero a quanto gia' pesantemente
sofferto dalla popolazione.
La poverta' dei sopravvissuti alla peste,
insieme all'accresciuta oppressione fiscale, ebbe come
fisiologico effetto una recrudescenza della criminalita'.
Nel 1665 si istitui' una sorta di commissione
governativa che intervenne con mano pesante, ma
gli effetti, se ve ne furono davvero, durarono poco.
La zona era preda dei "balentes"
che vivevano di grassazioni locali. Questo, unitamente
alla riduzione della produzione seguita alla pestilenza,
rese assai difficile (o spesso inutile, visto che i
prodotti ne venivano rapinati) praticare le attivita'
agricole. Sempre piu' indigeni abbandonavano quindi le
campagne e il bestiame; nell'assenza di azioni utili a
riportare l'ordine da parte di un barone poco accorto, di
li' a non molto, nel 1681 sarebbe
iniziato un bienno di carestia che
avrebbe del tutto inginocchiato la Baronia.
Il censimento successivo, nel 1688
avrebbe infatti registrato la scomparsa di Torpe'
(nessun abitante) ed un'ulteriore riduzione degli
abitanti di Posada, scesi a soli 70 dai 640 del
rilevamento del 1627 (prima della peste). Siniscola era
passata dai 748 del 1627 ai 209 del 1688.
Solo a Lode' erano aumentati gli abitanti, dopo la
flessione della pestilenza, ed anzi ora erano 161, un po'
di piu' dei 132 del 1627.

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Gianfranco Buttu per

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