dal "manifesto" del 15 luglio

KOSOVO
Elezioni? Rinviato il termine

Alla fine è stato rinviato a mercoledì prossimo il termine per la
registrazione degli elettori in vista del voto di ottobre. La scadenza
doveva essere oggi, ma i serbi che vivono in Kosovo si sono rifiutati in
massa di inserire i propri nomi nelle liste. Le Nazioni Unite hanno quindi
deciso di concedere altri quattro giorni. "Si è deciso di lasciare loro
altro tempo e vedere se queste indicazioni produrranno effetti tangibili",
ha detto il portavoce Osce, Daan Evets. La comunità serba non vuole votare
in poche migliaia (a Pristina c'erano 45mila serbi e sono rimasti in 400),
chiede il rientro di quanti sono fuggiti subito dopo la fine della guerra
dei Balcani, ma l'amministrazione dell'Onu continua a sostenere che mancano
ancora, oltre alla abitazioni, le condizioni di sicurezza necessarie. ma
allora perché e come votare? Anche i 15mila turchi kosovari hanno deciso di
non iscriversi. Se serbi e turchi non cambieranno idea, i funzionari
dell'Onu potrebbero essere costretti a rimandare ancora la consultazione?
L'appuntamento elettorale di ottobre avrebbe dovuto rappresentare le prime
elezioni multietniche dopo il conflitto e portare la prospettiva di un
governo comune tra serbi e albanesi per il Kosovo. Ma sono state 240.000,
secondo l'Onu, le persone costrette ad abbandonare la regione dall'inizio
dell'ingresso della Nato. In questa situazione come si potrebbero avere
elezioni giuste? E tra l'altro sembra che le divisioni siano tutt'altro che
superate. Lo dimostrerebbero le tante difficoltà che il processo di pace sta
incontrando. La faida elettorale, tra un assassinio e l'altro, interna
all'Uck, solo formalmente disciolta e ai partiti formati dai leader della
sua milizia armata. Inoltre il sindaco della zona albanese di Mitrovica,
Bajram Rexhepi, ha interrotto la collaborazione con l'amministrazione Onu in
segno di protesta per l'accordo con le minoranze serbe della zona. Due
settimane fa, l'Onu ha sottoscritto un documento con i serbi per l'istituzio
ne di uffici per fornire servizi di base nella ventina di enclave sparse per
il Kosovo. Ma gli albanesi non hanno gradito, così come non sono soddisfatti
per la sicurezza nella zona nord di Mitrovica, a maggioranza serba.

JUGOSLAVIA
Attacchi Uck nella valle di Presevo

La polizia serba è stata attaccata in tre diverse occasioni nella zona al
confine con il Kosovo e secondo le autorità di Belgrado gli attentati sono
opera di militanti albanesi. Il giudice istruttore Slavoljub Mihajlovic ha
riferito che pattuglie di agenti sono state bersaglio di colpi di mortaio e
di arma da fuoco nella cittadina meridionale di Vranje. Colpito anche un
posto di controllo vicino al villaggio albanese di Konculj, cinque
chilometri dalla frontiera con il Kosovo. Secondo le autorità serbe
nell'ultimo anno si sono verificati 47 incidenti al confine tra Serbia e
Kosovo, nei quali hanno perso la vita quindici persone e una ventina sono
rimaste ferite.

MONTENEGRO
Albright: fondi a Djukanovic

ILa Albright continua a stare con Djukanovic. ll segretario di Stato
americano ha ribadito ieri con una telefonata l'appoggio degli Stati Uniti
al Montenegro del presidente filo-occidentale. Durante il colloquio con
Djukanovic la Albright ha inoltre assicurato che l'amministrazione di Bill
Clinton è pronta ad accordare alla piccola Repubblica balcanica altri 16
milioni di dollari (circa 33 miliardi di lire), in aiuti finanziari per
sviluppare ulteriori riforme in campo economico e politico. Un'elargizione
che andrà ad aggiungersi ai quasi 61 milioni di dollari (120 miliardi) già
versati da Washington nel corso dell'ultimo anno fiscale. Djukanovic, (il
cui schieramento non è uscito di fatto vittorioso dalle ultime elezioni
locali) lunedì aveva ammonito che il Montenegro non farà più parte della
Jugoslavia dopo le modifiche costituzionali imposte da Milosevic per poter
rimanere presidente federale e ridurre le prerogative montenegrine a favore
della Serbia. Per ora Parlamento e governo di Podgorica si sono limitati a
bocciare le novità.