Amnesty International è fortemente preoccupata dall’Ordine Militare firmato dal Presidente George W. Bush il 13 novembre che consente di processare di fronte a speciali commissioni militari cittadini non statunitensi sospettati di coinvolgimento nel “terrorismo internazionale”.

Dopo gli attacchi dell’11 settembre sugli Stati Uniti, Amnesty International ha ripetutamente chiesto che chiunque sospettato di coinvolgimento in questi crimini fosse portato dinanzi alla giustizia nel rispetto degli standard internazionali per un giusto processo. Questo ordine presidenziale fa piazza pulita e scavalca quei principi fondamentali, in contrasto con gli obblighi USA di fronte alla legge internazionale, e specificamente con il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici ratificato dagli USA nel 1992. Come tale è inaccettabile e dovrebbe essere ritirato.

Amnesty International è in particolare preoccupata a causa dell’Ordine Militare per le seguenti ragioni:

– è discriminatorio nella misura in cui riconosce ai cittadini stranieri uno standard di giustizia inferiore che a quelli statunitensi;

– assegna poteri discrezionali non delimitati e incontestabili all’esecutivo per decidere chi debba essere processato e con quali regole, così come per riesaminare condanne e sentenze. Ciò è incoerente con il principio della separazione tra il potere esecutivo e quello giudiziario;

– scavalca esplicitamente i principi della legge e la regola della prova che sono applicati normalmente a persone accusate di crimini nei tribunali statunitensi;

– non fornisce alcun diritto di appello contro la condanna o la sentenza presso una corte superiore, né accesso a riparazioni per qualsiasi violazione dei diritti umani che possa aver luogo nel corso dell’arresto, della detenzione o del giudizio.

Amnesty International crede che l’Ordine Militare crei un sistema parallelo che viola i principi fondamentali della giustizia in ogni circostanza, incluso il tempo di guerra. Per esempio, la Convenzione di Ginevra del 1949, ratificata dagli USA nel 1955, richiede che i prigionieri di guerra siano processati di fronte a tribunali che garantiscano i diritti fondamentali di equità, compreso il diritto d’appello.

Amnesty International è in particolare preoccupata che un siffatto tribunale possa somministrare la pena di morte. Gli accordi internazionali richiedono che la disciplina legale di ogni procedimento capitale fornisca “ogni salvaguardia possibile” al fine di assicurare un processo giusto, compreso il diritto d’appello.

L’Ordine Militare crea il rischio che le persone possano essere giustiziate dopo un processo condotto da una corte la cui decisione non possa essere appellatoa ma solo sottoposta a revisione da parte dell’esecutivo, lo stesso che originariamente aveva scelto l’individuo per processarlo.

Amnesty International crede che l’Ordine Militare minacci di mettere severamente in pericolo, piuttosto che rafforzare, la fiducia nell’amministrazione della giustizia e nel rispetto della legge. L’organizzazione ritiene che in processi intrapresi secondo questo ordine la giustiza non sarà fatta né apparirà tale.

I tempi di crisi impongono sfide particolari ai governi. È precisamente in tali circostanze che i principi di una giustizia giusta devono essere scrupolosamente sostenuti. La sofferenza delle vittime degli attacchi dell’11 settembre, delle loro famiglie e della popolazione tutta, non merita meno di questo.