Dal "manifesto" dell'11 gennaio 2001

Bse in aumento in Europa
I test confermano la diffusione della malattia, allarme vitelli dalla Francia
F. CO.
Sono tutt'altro che rassicuranti i risultati dei primi test di depistaggio della Bse introdotti obbligatoriamente dal 1 gennaio per i bovini sopra i 30 mesi: l'incidenza di capi malati è infatti di gran lunga superiore a quella prevista. Questo dato conferma purtroppo l'ipotesi che il semplice rilevamento dei sintomi non sia sufficiente a indicare tutte le bestie affette dal morbo (così come era avvenuto finora) e che soltanto il test può rilevare la presenza della malattia nell'animale prima ancora che questa si manifesti.
In Belgio, l'agenzia per la sicurezza alimentare ha confermato di aver rilevato 14 casi sospetti di mucca pazza su 2762 animali testati. Vale a dire un'incidenza pari a un caso ogni 200 mucche, percentuale cinque volte superiore a quella finora registrata. Anche la Danimarca ieri ha scoperto un nuovo caso di Bse, il terzo in dieci anni. Tanto i Paesi bassi che l'Italia, dove nella prima settimana di gennaio sono stati eseguiti rispettivamente 7022 e 1700 test, continuano invece a non registrare casi di malattia.
Ma un nuovo allarme arriva dalla Francia e riguarda i vitelli. Il nuovo sistema di analisi adottato dalle autorità francesi ha segnalato infezioni in animali nati dopo il '96, anno dell'adozione di misure più rigide per combattere la diffusione della malattia. Se la scoperta venisse confermata, prenderebbe corpo la teoria secondo la quale gli alimenti animali non sono l'unica via di trasmissione del prione, responsabile del morbo. Per avere una risposta definitiva bisognerà comunque aspettare almeno una settimana.
La malattia continua a diffondersi anche in Germania dove, con la conferma di un secondo caso di mucca pazza nello Schleswig Holstein, salgono a nove i casi di animali malati nel paese. La mucca era nata nel '96 e faceva parte di una mandria di 19 capi appartenenti a un'azienda agricola a conduzione familiare.