Dal "manifesto" del 5 aprile 2001

GENETICAMENTE MODIFICATI
Esperti, ma di chi?
ROCCO QUINDICI

Decisamente sono tempi duri per gli ogm. Non ci riferiamo qui all'incendio in un magazzino italiano di Monsanto, quanto agli eventi che precedono: la gigantesca multinazionale del settore è accusata di aver importato in Italia in modo non autorizzato semente di soia transgenica, e rischia la licenza. Ma ecco che di fronte a tale accusa scendono in campo gli "esperti indipendenti", luminari che dall'alto del loro disinteressato sapere tranquillizzano il popolo, piuttosto imbufalito, dei consumatori: dal ministro Veronesi al professor Poli, direttore dell'istituto di microbiologia e immunologia veterinaria di Milano.
Ora, proprio sulla soia transgenica, si stanno riversando fosche nubi: in breve, Monsanto è accusata di aver "omesso" dati (trovati da Barbara Keeler: la denuncia su Whole Life Times, agosto 2000 e The Konformist, 31 ottobre 2000) che dimostrano come la soia in questione contenga livelli anomali dell'inibitore della tripsina di lectina: due sostanze responsabili di diminuire l'accrescimento. Anche le mucche nutrite con soia ogm producono latte più grasso del normale. E questo senza contare i tre casi di shock anafilattico che sarebbero stati registrati negli Usa, insieme a un'altra decina di casi meno gravi, per l'ingestione del mais StarLink finito per "errore" negli alimenti destinati agli umani. Tutto considerato "verosimile" dal rapporto di una Commissione governativa degli Stati uniti.
Ma allora, chi sono questi esperti indipendenti? Perché non ci dicono tutta la verità? Possiamo fidarcene? In affannosa ricerca di risposte, proviamo a fare un giro nel sito web di Novartis, altra multinazionale proprietaria di brevetti su ogm che ora sta passando tutto il business (in perdita) dell'agro-biotech a Syngenta, una sorta di società a perdere formata in coppia con AstraZeneca. Così alla pagina www.novartis.it/biotecnologie/esperti.htm troviamo in bella evidenza i nomi degli "Esperti della Novartis".
Al numero 12 dell'elenco (in ordine alfabetico) c'è il sunnominato professor Giorgio Poli. E' in brillante compagnia: spicca il nome del nazional-popolare Nobel Renato Dulbecco, e del meno famoso, ma più attivo professor Edoardo Boncinelli. C'è anche il professor Arturo Falaschi, direttore del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie di Trieste, un organismo del sistema Onu, e di Elke Anklam del Centro comune di ricerche della Ue che ha sede a Ispra (Varese). Qual è il problema? Che sarebbe meglio se questi signori ci dicessero pure di essere "Esperti" di una delle maggiori imprese del settore quando ci informano delle loro opinioni sulle prodezze delle biotecnologie. Nella lista compare anche il professor Leonardo Santi, organizzatore del ben noto Tebio di Genova e presidente del Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie, organo consultivo della presidenza del consiglio dei ministri. Forse non è molto carino che a presiedere un'assise di tale livello sia un esperto della Novartis, ma in fondo la "Commissione Santi" è solo un organo consultivo.
Assai più delicata pare la presenza tra gli "Esperti" della dottoressa Marina Miraglia e del professor Luciano D'Agnolo, entrambi dell'Istituto superiore di sanità. Sono infatti membri della Commissione interministeriale per le biotecnologie (Cib), che è l'organo istituzionale che concede l'autorizzazione agli usi, sperimentali e commerciali, di ogm in Italia. In particolare, sembra piuttosto grave che il professor D'Agnolo sia qualificato nella lista della Novartis proprio come membro della "Commissione Interministeriale di Coordinamento per l'attuazione delle normative Cee in materia di biotecnologie", la Cib di cui sopra. Hanno mai detto, Miraglia e D'Agnolo, ai loro colleghi Cib, di essere "Esperti Novartis"? Se non l'hanno fatto, sarebbe ora che lo facessero. Se l'hanno fatto, sarebbe ora che la Cib chiarisse a tutti la sua effettiva composizione.