Dal "manifesto" del 14 gennaio 2001

Il disonore dell'Occidente
PATRICIA LOMBROSO - NEW YORK
" Impiegato dalle forze Nato - ma soprattutto dagli Stati uniti contro l'Iraq - e nell'aggressione contro la Serbia, l'uranio impoverito va senza dubbio messo al bando. E' impossibile limitare i disastrosi effetti sulla popolazione civile oltre che sui militari coinvolti in guerra. E' un'arma di distruzione di massa, non un'arma convenzionale. Le particelle di uranio impoverito penetrano nell'ambiente territoriale colpito dalle falde acquifere, i fiumi; inquinano l'atmosfera, le coltivazioni; devastano il corpo. In sintesi distrugge ogni forma di vita". E' il commento di Ramsey Clark - ex ministro della giustizia americana, promotore del Tribunale internazionale indipendente per crimini di guerra della Nato contro la Jugoslavia - sulla sindrome dei Balcani esplosa in Europa in questi giorni. Venerdì prossimo Ramsey Clark sarà in Italia dove, in Senato, parteciperà ad una iniziativa per la messa al bando dell'uranio impoverito.

L'Alleanza atlantica ha bocciato la richiesta di una moratoria sull'uso dell'uranio arricchito avanzata da Italia e Germania. Che ne pensa?

Le discussioni a Bruxelles riguardavano però solo una sospensione temporanea a livello militare, finché non saranno completate le inchieste scientifiche sulle cause che collega no i casi di leucemia e cancro relativi ai soldati in Bosnia e Kosovo. Ma la questione dell'uranio impoverito comincia dal 1991, durante la guerra in Iraq. Già dieci anni fa noi abbiamo fornito ampia documentazione delle conseguenze che queste armi illegali provocano sulla popolazione civile per un numero di anni infinito, violando tutte le norme di diritto internazionale della Convenzione di Ginevra e capitoli aggiuntivi del 1977. E' un crimine che viola ogni protezione della vita umana, anche in situazioni di guerra. Noi abbiamo invocato l'abolizione delle armi all'uranio impoverito già nel 1996. Tre anni prima del Kosovo. Lo abbiamo denunciato alla comunità internazionale: usarle è un crimine di guerra. Esiste addirittura una documentazione pubblica all'Onu, resa nel 1994.

Il segretario della Nato George Robertson ha detto che non deve destare allarmismi il numero di resti di bombe scaricate in Adriatico...

Già. E' incredibile come nella mente di un militare non si affacci mai la minima preoccupazione verso la popolazione civile, nemica e amica. Le preoccupazioni sono sempre sul destino delle forze armate. Il fatto che si distruggano milioni di uomini, donne e bambini in Iraq, paese "nemico", viene considerato come una vittoria! In Italia la sindrome dei Balcani ha provocato un dibattito ipocrita di recriminazioni del mondo politico verso i generali della Nato, mappe inesatte, informazioni non pervenute sui rischi e adeguate precauzioni per i propri soldati inviati in Bosnia o Kosovo. Ma è assente la drammaticità delle conseguenze future per la popolazione civile in Jugoslavia e per coloro che vivono nelle coste adriatiche. E' questo un naturale percorso, perché è il mondo politico-finanziario che appoggia in ultima analisi i militari e che preferisce trincerarsi dietro l'ignoranza dei fatti. E' un modo per scaricare ogni responsabilità e oscurare le volontà che hanno promosso le "guerre umanitarie". Invece il problema attuale, per l'Italia e per tutti i paesi della Nato, è quello di promuovere una bonifica totale dei territori dove è stata accertata la presenza di uranio impoverito. E dovrebbe esserne proibito, subito, l'uso in futuro.

Carla Del Ponte, procuratore del Tribunale dell'Aja, ora annuncia una possibile inchiesta, ma nel suo rapporto sulla pericolosità delle armi all'uranio impoverito dichiara che la moratoria internazionale richiede un consenso che al momento nella Nato non c'è...

Se per la Del Ponte è il consenso atlantico che impedisce la giustizia, allora è davvero urgente la formazione di un vero tribunale internazionale per crimini di guerra. Sarebbe giusto invece che anche all'Aja si promuovesse un'iniziativa.

Le conclusioni del Tribunale internazionale indipendente per i crimini commessi dalla Nato in Jugoslavia, da lei promosso nel luglio 1999, mettono sul banco degli accusati le leadership dei paesi della Nato che hanno promosso la guerra "umanitaria"...

Durante le sessioni del Tribunale siamo giunti alla conclusione che coloro che direttamente avevano pianificato l'aggressione alla Jugoslavia, mascherata da ingerenza umanitaria, erano responsabili personalmente per il crimine commesso: Clinton, Albright, Blair, D'Alema, Javier Solana, i portavoce della Nato; coloro che non hanno partecipato direttamente all'attacco, pur approvandolo, non erano imputabili della stessa responsabilità. Gli Stati uniti sono i principali responsabili e hanno, forse, l'unico arsenale armato che ha impiegato armi all'uranio impoverito. Nella guerra del Golfo vennero impiegate molte più tonnellate di armi all'uranio impoverito del Kosovo.

La sindrome del Golfo, che ufficialmente ha già causato da 15mila a 25mila morti e 150mila patologie croniche, da noti scienziati americani viene addebitata, oltre che all'uranio impoverito, ad agenti tossici chimici, al cocktail di vaccinazioni e agli organofosfati presenti nell'ambiente. Può valere anche per la sindrome dei Balcani?

Sì, perché esistono vari fattori e cause che scatenano conseguenze multiple. Non si è ancora affrontato il problema delle Cluster bomb sui civili jugoslavi. Né le combinazioni dei vaccini somministrati ai militari, sommate agli effetti delle nubi tossiche sprigionate dai bombardamenti Nato su centrali elettriche e chimiche. L'uranio impoverito è di per sé specificamente insidioso come metallo utilizzato come testata di un proiettile. Anche se non esistono ancora certezze scientifiche, teoricamente provoca mutazioni genetiche dei cromosomi. Di certo, contamina permanentemente l'ambiente, rendendo ogni particella radioattiva per un tempo relativo a tre, quattro generazioni. L'utilizzo di queste armi è una follia criminale. Sin dalla seconda guerra mondiale, gli Stati uniti hanno impiegato agenti nervini e armi chimiche, ma ciò che fa paura oggi è l'impiego di nuove generazioni di armi, potentissime, i cui effetti ancora non conosciamo. In Europa si dilungano in inchieste e chiacchiere per far dimenticare la sindrome balcanica. E per usare le stesse armi la prossima volta.