L'Alleanza atlantica ha bocciato la richiesta di una moratoria sull'uso dell'uranio
arricchito avanzata da Italia e Germania. Che ne pensa?
Le discussioni a Bruxelles riguardavano però solo una sospensione temporanea a livello
militare, finché non saranno completate le inchieste scientifiche sulle cause che collega
no i casi di leucemia e cancro relativi ai soldati in Bosnia e Kosovo. Ma la questione
dell'uranio impoverito comincia dal 1991, durante la guerra in Iraq. Già dieci anni fa
noi abbiamo fornito ampia documentazione delle conseguenze che queste armi illegali
provocano sulla popolazione civile per un numero di anni infinito, violando tutte le norme
di diritto internazionale della Convenzione di Ginevra e capitoli aggiuntivi del 1977. E'
un crimine che viola ogni protezione della vita umana, anche in situazioni di guerra. Noi
abbiamo invocato l'abolizione delle armi all'uranio impoverito già nel 1996. Tre anni
prima del Kosovo. Lo abbiamo denunciato alla comunità internazionale: usarle è un
crimine di guerra. Esiste addirittura una documentazione pubblica all'Onu, resa nel 1994.
Il segretario della Nato George Robertson ha detto che non deve destare allarmismi il
numero di resti di bombe scaricate in Adriatico...
Già. E' incredibile come nella mente di un militare non si affacci mai la minima
preoccupazione verso la popolazione civile, nemica e amica. Le preoccupazioni sono sempre
sul destino delle forze armate. Il fatto che si distruggano milioni di uomini, donne e
bambini in Iraq, paese "nemico", viene considerato come una vittoria! In Italia
la sindrome dei Balcani ha provocato un dibattito ipocrita di recriminazioni del mondo
politico verso i generali della Nato, mappe inesatte, informazioni non pervenute sui
rischi e adeguate precauzioni per i propri soldati inviati in Bosnia o Kosovo. Ma è
assente la drammaticità delle conseguenze future per la popolazione civile in Jugoslavia
e per coloro che vivono nelle coste adriatiche. E' questo un naturale percorso, perché è
il mondo politico-finanziario che appoggia in ultima analisi i militari e che preferisce
trincerarsi dietro l'ignoranza dei fatti. E' un modo per scaricare ogni responsabilità e
oscurare le volontà che hanno promosso le "guerre umanitarie". Invece il
problema attuale, per l'Italia e per tutti i paesi della Nato, è quello di promuovere una
bonifica totale dei territori dove è stata accertata la presenza di uranio impoverito. E
dovrebbe esserne proibito, subito, l'uso in futuro.
Carla Del Ponte, procuratore del Tribunale dell'Aja, ora annuncia una possibile
inchiesta, ma nel suo rapporto sulla pericolosità delle armi all'uranio impoverito
dichiara che la moratoria internazionale richiede un consenso che al momento nella Nato
non c'è...
Se per la Del Ponte è il consenso atlantico che impedisce la giustizia, allora è
davvero urgente la formazione di un vero tribunale internazionale per crimini di guerra.
Sarebbe giusto invece che anche all'Aja si promuovesse un'iniziativa.
Le conclusioni del Tribunale internazionale indipendente per i crimini commessi dalla
Nato in Jugoslavia, da lei promosso nel luglio 1999, mettono sul banco degli accusati le
leadership dei paesi della Nato che hanno promosso la guerra "umanitaria"...
Durante le sessioni del Tribunale siamo giunti alla conclusione che coloro che
direttamente avevano pianificato l'aggressione alla Jugoslavia, mascherata da ingerenza
umanitaria, erano responsabili personalmente per il crimine commesso: Clinton, Albright,
Blair, D'Alema, Javier Solana, i portavoce della Nato; coloro che non hanno partecipato
direttamente all'attacco, pur approvandolo, non erano imputabili della stessa
responsabilità. Gli Stati uniti sono i principali responsabili e hanno, forse, l'unico
arsenale armato che ha impiegato armi all'uranio impoverito. Nella guerra del Golfo
vennero impiegate molte più tonnellate di armi all'uranio impoverito del Kosovo.
La sindrome del Golfo, che ufficialmente ha già causato da 15mila a 25mila morti e
150mila patologie croniche, da noti scienziati americani viene addebitata, oltre che
all'uranio impoverito, ad agenti tossici chimici, al cocktail di vaccinazioni e agli
organofosfati presenti nell'ambiente. Può valere anche per la sindrome dei Balcani?
Sì, perché esistono vari fattori e cause che scatenano conseguenze multiple. Non si
è ancora affrontato il problema delle Cluster bomb sui civili jugoslavi. Né le
combinazioni dei vaccini somministrati ai militari, sommate agli effetti delle nubi
tossiche sprigionate dai bombardamenti Nato su centrali elettriche e chimiche. L'uranio
impoverito è di per sé specificamente insidioso come metallo utilizzato come testata di
un proiettile. Anche se non esistono ancora certezze scientifiche, teoricamente provoca
mutazioni genetiche dei cromosomi. Di certo, contamina permanentemente l'ambiente,
rendendo ogni particella radioattiva per un tempo relativo a tre, quattro generazioni.
L'utilizzo di queste armi è una follia criminale. Sin dalla seconda guerra mondiale, gli
Stati uniti hanno impiegato agenti nervini e armi chimiche, ma ciò che fa paura oggi è
l'impiego di nuove generazioni di armi, potentissime, i cui effetti ancora non conosciamo.
In Europa si dilungano in inchieste e chiacchiere per far dimenticare la sindrome
balcanica. E per usare le stesse armi la prossima volta.