IL COMMERCIO DI ARMI: LA CRISI DEL TIMOR EST DEVE ESSERE
PRIORITARIA NELL'AGENDA DEI LAVORI DELLA RIUNIONE DELL'EU PER LA
REVISIONE DEL CODICE DI CONDOTTA EUROPEO

From:           "Amnesty International" press@amnesty.it
Date sent:      Tue, 21 Sep 1999 17:30:08 +0000
Subject:        cs 69-99 Commercio di Armi


Mentre centinaia di uomini e donne di Timor Est vengono feriti ed
uccisi, e piu' di centomila persone fuggono da quelle terre, Amnesty
International segnala il viaggio che ha condotto un fiume di armi
occidentali nelle mani di chi oggi reprime un'intera popolazione.
"E proprio sulla crisi di Timor Est dovrebbero concentrarsi i
funzionari europei che oggi si riuniscono a Bruxelles per discutere,
per la prima volta, la Revisione del Codice di Condotta Europeo per il
Commercio di Armi" dichiara l'organizzazione per la difesa dei diritti
umani.
Tra il 1992 ed il 1996 l'Indonesia ha acquistato armi per oltre due
miliardi di dollari, utilizzate principalmente contro gli abitanti di
Timor Est. Tra i principali fornitori vi sono proprio quei Paesi che
oggi  si apprestano ad un intervento umanitario a guida ONU in quella regione.
Per esempio tra il 1994 ed il 1995 la Germania ha venduto al regime di
Jakarta un'intera flotta; nel vicino 1997 la Gran Bretagna ha esportato
50  carri armati per un valore di 130 milioni di dollari, 303 veicoli
blindati  e 16 aerei d'attacco; l'Australia 20 aerei militari; la Francia sistemi
missilistici; gli Stati Uniti, tra le varie esportazioni, bastoni
elettrici per elettroshock.
Nel corso degli anni Novanta, l'Italia ha autorizzato contratti di
armamenti per una sessantina di miliardi, con un picco nel 1994,
allorquando vendette all'Indonesia armamenti per un valore di circa
50 miliardi.
Nel 1994, a seguito di una condanna della Commissione Diritti Umani
delle Nazioni Unite nei confronti dell'Indonesia per violazioni delle
liberta' fondamentali, il governo italiano decise, in rispetto della
legge  italiana 185 che regolamenta il commercio di armi e che vieta
esportazioni  verso Paesi responsabili di violazioni dei diritti umani, di sospendere le
forniture al regime di Suharto. Ma gia' nel '95 le relazioni commerciali
riprendevano a pieno ritmo, mentre il parlamento europeo continuava ad
esprimere parere favorevole alla cessazione degli aiuti militari a
Jakarta. Ancora nel 1997 il Ministro della Difesa Andreatta firmava un
accordo di cooperazione militare Italia-Indonesia.
Nel giugno 1998, i 15 Stati membri dell'Unione Europea hanno
finalmente adottato un Codice di Condotta con l'obiettivo di
"stabilire alti standard comuni" riguardo all'export regionale di
armi. Il processo di Revisione Annuale costituisce un'opportunita'
fondamentale per verificare l'impatto di questo Codice nel frenare il
flusso di armi verso responsabili di violazioni dei diritti umani e
regioni interessate da tensioni. Secondo Amnesty International la
mancanza  di trasparenza potrebbe impedire tale valutazione.
"Siamo di fronte al serio pericolo che il processo di revisione non
consenta ai parlamentari ed al pubblico di richiamare i governi EU
alle loro responsabilita' in questo settore chiave di politica estera"
segnala Amnesty International. "Ogni Stato membro e' chiamato a
comunicare  ai propri partner la sua implementazione del Codice, ma cio' avviene in
assoluto segreto. I funzionari, poi, sottopongono al vaglio del
Consiglio  dei Ministri un Rapporto Consolidato. E' indispensabile che questo
Rapporto Consolidato venga reso pubblico dagli Stati Europei."
Un anno fa il Gruppo di Lavoro sulle Armi delle Nazioni Unite accolse con
favore l'istituzione di questo Codice come un primo passo importante
verso  un approccio piu' responsabile alle vendite EU di armamenti. Tuttavia le
organizzazioni non governative chiesero ai governi di renderlo piu'
rigoroso correggendo una serie di lacune che a tutt'oggi minano
l'efficacia del Codice. In un anno sono stati fatti alcuni progressi
rilevanti, ma risulta estremamente urgente stabilire un rigido
calendario  per intraprendere iniziative comuni sulla via di questa Revisione.
Amnesty International insieme ad altre organizzazioni quali
Saferworld, BASIC e International Alert ritengono oggi prioritario:
stabilire un sistema comune di monitoraggio sull'utilizzo finale
delle armi esportate (la prova dei jet britannici Hawks usati a Timor Est
dimostra l'inadeguatezza delle attuali verifiche);
regolamentare le licenze di produzione in modo tale che aziende
quali la belga FN Herstal (che ha trasferito in Indonesia conoscenze
tecnologiche per la produzioni perfucili d'assalto) vengano interpellate
dai propri governi prima della firma dei contratti;
controllare i trafficanti d'armi (il governo tedesco aveva proposto
un'azione comune europea volta al controllo degli intermediari, ma
mentre  il governo faticosamente procedeva in tale direzione, singoli cittadini
europei possono ancora organizzare trasferimenti d'armi verso Paesi
sconvolti da conflitti armati e regioni dove quotidianamente si
verificano  gravi violazioni dei diritti umani.

In vista dell'odierno appuntamento a Bruxelles, 17 Premi Nobel per la
Pace, quali Oscar Arias, Rigoberta Menchu', Desmond Tutu e la stessa
Amnesty International, promotori di un Codice Internazionale per il
Commercio di Armi, hanno inviato una lettera aperta ai governi EU
esortandoli a definire un sistema di controlli rigorosi e vincolati al
rispetto dei diritti dell'uomo.

" Gli esportatori di armi hanno la responsabilita' morale delle
vittime silenziose del loro commercio. L'Europa deve agire in modo
responsabile e deve farlo subito" si legge nella lettera aperta dei
Premi Nobel.
FINE DEL COMUNICATO

Roma, 21 settembre 1999
Anita Joshi
Ufficio Stampa
Amnesty International
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