From: "Chierico Navigante"

manifesto 15/11
JUGOSLAVIA PIANO UMANITARIO (DAVVERO) DEL WORLD FOOD PROGRAMME
L'Onu: serbi alla fame
Aiuti alimentari a 890mila tra profughi e disoccupati a causa dei
bombardamenti Nato E Rugova chiede l'indipendenza del Kosovo, dopo
l'ammissione di fallimento di Kouchner
- R. ES. -


I l giorno dopo l'ammissione del fallimento di ogni tentativo di fermare le
violenze ai danni di serbi, rom e albanesi collaborazionisti, le parole del
capo della missione Onu in Kosovo, Bernard Kouchner, trovano conferma
nell'uccisione di altre tre persone e in un attentato a Kosovska Mitrovica.
Mentre anche il leader moderato albanese Ibrahim Rugova preme
sull'acceleratore della creazione di uno stato kosovara autonomo.

Intanto, il Programma alimentare mondiale dell'Onu (World food programme -
Wfp), prendendo finalmente atto della disperata condizione in cui versano
centinaia di migliaia di abitanti della Serbia, ha deciso di intervenire
nonostante l'embargo. Il Wfp ha infatti preparato un piano per la
distribuzione, nell'anno in corso, di 145 tonnellate di alimenti, con uno
stanziamento di 92 milioni e mezzo di dollari. "Non ci troviamo ancora di
fronte a una vera e propria catastrofe umanitaria, ma la situazione è molto
seria e si fa sempre più seria", ha detto Robert Hauser, rappresentante
dell'organizzazione delle Nazioni unite a Belgrado. "So che alla Jugoslavia
non piacciono certi paragoni, ma la situazione è analoga a quella
nordcoreana", ha continuato Hauser. Gli aiuti dovrebbero essere distribuiti
a circa 890mila persone (il dieci per cento degli abitanti del paese), tra
profughi delle guerre in Bosnia, Croazia e Kosovo - che vivono dimenticati
(e non riconosciuti dal governo) ai margini della società serba -
pensionati, disabili e gente che ha perso il lavoro a causa dei
bombardamenti della Nato. L'anno scorso il Wfp aveva aiutato 540mila persone
colpite dall'embargo occidentale, in vigore dal 1992.

Nel frattempo, anche in Kosovo la situazione si presenta per niente rosea.
Tutt'altro. Le dichiarazioni di Bernard Kouchner sull'incapacità di far
fronte alle violenze dell'Uck suonano come una tardiva, ma doverosa
ammissione di fallimento. Kouchner ha riconosciuto come veritiere le cifre
di oltre quattrocento vittime della vendetta albanese dalla fine della
guerra a oggi, e ha annunciato misure per tentare di arginare le violenze.
Come la creazione di un nuovo sistema legislativo penale e la nomina di
altri 400 tra giudici e procuratori. Secondo il massimo responsabile
dell'Onu nella regione, la paralisi legislativa sarebbe infatti dovuta al
fatto che i magistrati albanesi si sarebbero sempre rifiutati di applicare
le leggi dello stato jugoslavo, di cui il Kosovo fa ancora formalmente
parte, e quindi tuttora in vigore. Per cui, a fronte di continue violenze ai
danni dei pochi serbi rimasti, i processi celebrati sono appena quattro.

Frattanto, l'ormai quotidiano bollettino di morte parla di altre tre
vittime. Domenica, nella zone di Pasjane, nell'est del Kosovo, è stato
scoperto il corpo di un serbo, ucciso in un bosco da tre albanesi.
Nell'ovest è stato assassinato un albanese (collaborazionista). Infine, un
altro serbo è stato ucciso a Pec (del delitto sono sospettati due albanesi,
fermati dai militari della Kfor). Inoltre, colpi di mortaio contro
abitazioni serbe sono stati sparati nel villaggio di Partes, e gli abitanti,
per protesta, hanno effettuato un blocco stradale. A Kosovska Mitrovica (la
città divisa in due zone, quella serba e quella albanese, separate da un
ponte continuamente presidiato dai militari francesi), invece, una bomba ha
fatto saltare in aria la sede del piccolo Partito repubblicano albanese e
quella di un'associazione umanitaria intitolata a Madre Teresa di Calcutta.
L'attentato sarebbe da attribuire a un regolamento di conti tra il leader
del Partito repubblicano, Skender Hoti, e il comandante locale dell'Uck,
Rahman Rama.

Sulla questione dell'indipendenza del Kosovo, intanto, si è pronunciato ieri
anche il leader moderato Ibrahim Rugova. In un'intervista rilasciata al
quotidiano francese Le monde, Rugova ha risposto così alle accuse rivoltegli
qualche giorno fa dal capo dell'autoproclamato governo del Kosovo Hashim
Thaqi, che lo accusava di essere troppo appiattito sulle posizioni
occidentali e di fare poco per la creazione di uno stato indipendente. Il
leader albanese ha chiesto di indire le elezioni entro la prima metà del
duemila, aggiungendo di sperare di essere lui il primo presidente di un
Kosovo democratico ed integrato in Europa.

A testimonianza dell'instabilità permanente della regione balcanica,
l'accordo di cooperazione militare siglato ieri tra Macedonia e Grecia nella
capitale macedone Skopje. L'intesa, secondo le dichiarazioni ufficiali,
dovrebbe preludere a un futuro ingresso della Macedonia nella Nato.