Care amiche e cari amici,

spedisco la traduzione di un servizio della BBC apparso il 30 luglio, sugli effetti dell'uso dell'uranio impoverito in Kosovo.
L'uranio impoverito minaccia di causare un'epidemia di cancro nei Balcani

Dal corrispondente sull¹ambiente Alex Kirby

Uno scienziato britannico afferma che l'uso di uranio impoverito (DU) nei proiettili americani nella recente guerra in Yugoslavia causerà probabilmente 10.000 morti per cancro.

Uno scienziato britannico, Roger Coghill, afferma di aspettarsi che l'uranio impoverito (DU) usato nelle bombe degli aerei sul Kosovo causerà più di 10.000 cancri mortali. Coghill, che porta avanti la sua ricerca nel proprio laboratorio nel sud del Galles, ha parlato ad una conferenza indetta a Londra per dicutere sugli effetti dell¹uso di uranio impoverito in Iraq nella Guerra del Golfo del 1991.

Alti livelli di radiazione

Coghill afferma che si è manifestato un incremento del livello di radiazioni in altre parti dei Balcani durante e subito dopo la guerra contro la Yugoslavia.
A metà giugno scienziati di Kozani, nel nord della Grecia, hanno riportato un aumento del livello di radiazioni pari al 25% rispetto al normale quando il vento soffiava dalla direzione del Kosovo.
Ricercatori bulgari, inoltre, hanno trovato livelli otto volte superiori al normale in Bulgaria, e trenta volte in Yugoslavia.
L¹uranio impoverito è un sottoprodotto dell'arrichimento dell¹uranio per la costruzione di bombe atomiche e per la preparazione di combustibile per i reattori. E' 1,7 volte più pesante del piombo e viene usato per costruire proiettili corazzati ad elevata penetrazione.

Controversie sulla sicurezza


Sia il Pentagono, sia il Ministero della Difesa affermano che l¹uranio impoverito non causa danni reali. Ma Coghill afferma che l'uranio impoverito nella sua forma inerte è sufficiente sicuro, ma diventa un vero pericolo quando colpisce un obiettivo.
"Nell¹impatto il DU prende fuoco, e la maggior parte dei proiettili si trasforma in una polvere di fuoco. Le particelle sono estremamente piccole, possono viaggiare oltre i 300 chilometri. Sono inoltre emtittenti beta e sono pericolose se inalate".
Le particelle possono quindi fermarsi nei polmoni, resistendo ai tentativi del corpo di espellerle, e possono danneggiare seriamente il sistema immunitario. Possono inoltre spostarsi verso qualsiasi organo, anche se di solito attaccano i reni.
Secondo i documenti dei Pentagono si può affermare che un quinto dei proiettili sganciati dai caccia sul Kosovo erano composti da uranio impoverito (DU), per cui, secondo Coghill, più di 500.000 proiettili con uranio impoverito sono stati sparati, di cui la metà scoppiati effettivamente.
Afferma Coghill che ciò dovrebbe corrispondere a circa il trenta per mille delle radiazioni rilasciate a Chernobyl nel 1986. "Ma quelle erano in forma di cesio sul terreno. Questa è invece una materia che fluttua liberamente".

Effetti sul lungo periodo

Fra sei mesi e un anno si vedranno gli effetti, i tumori - probabilmente leucemie - fra un anno.
"In tutta la regione balcanica ho calcolato si verificheranno 10.150 morti per cancro a causa dell¹uso del DU. Tutti saranno esposti: personale KFOR, personale umanitario e popolazione locale".
Ammette che comunque rimangono dubbi sugli effetti del DU ed afferma che è importante ascoltare le critiche di chi afferma che la massima percentuale di tumori rilevati in Iraq sono dovuti all'uso di armi chimiche. Coghill fa notare però che in Bosnia, dove proiettili all'uranio impoverito sono stati usati nel 1995, non sono state impiegate armi chimiche come in Iraq.
"E' comunque evidente che il DU è la causa della Sindrome del Golfo, ed ha incrementato la percentuale di disturbi in Iraq ed in Bosnia.
Le deformazioni alla nascita viste nel Golfo sono identiche a quelle viste in Bosnia, e nei bambini di alcune persone del personale di servizio americano nel Golfo che erano state esposte al DU".
Coghill ha concluso il suo intervento che mai l'uranio impoverito (DU) dovrebbe essere usato nelle guerre a causa della sua grande pericolosità per la salute.


Claudio Bazzocchi

CONSORZIO ITALIANO DI SOLIDARIETA'