EMERGENZA KOSOVO

UNHCR/ACNUR

26 luglio 1999

Rimpatri albanesi del Kosovo: stime Acnur

 

Ritorni in Kosovo

 

23-25 luglio

Totale

RFJ - Repubblica del Montenegro

481

52.000

Ex Rep. Jug. di Macedonia (FYROM) (1)

143

215.900

Albania

3.903

428.000

Bosnia-Erzegovina

nd

7.800

altri paesi

1.095

23.300

TOTALE

6.222

727.000

 

(1) Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (FYROM): le cifre sopraindicate dei rimpatri comprendono solo i possessori di Green Card e di UNHCR Card.

 

RIMPATRIO

Solo 4.527 rifugiati sono rientrati dai paesi confinanti durante il periodo di tre giorni che va dal 23 al 25 luglio, mentre sono aumentati rapidamente i ritorni dagli altri paesi. Nessun volo di rimpatrio ha avuto luogo domenica, mentre tra venerdÏ 23 e sabato 24 luglio, circa 1.700 rifugiati hanno fatto ritorno da altri paesi europei con i voli organizzati dall’Oim.

I primi voli di rimpatrio organizzato dalla Turchia, assistiti dall’Acnur e dall’Oim, hanno avuto luogo il 23 luglio. Due voli da Corlu a Skopje hanno trasportato 340 persone. I ritorni dalla Croazia assistiti dall’Oim sono cominciati invece il 22 luglio, con il ritorno di 120 persone con un volo charter della compagnia aerea croata, mentre altri 154 sono partiti il 23 luglio. Il primo aereo di kosovari proveniente dagli Stati Uniti Ë in programma per oggi da New York per Skopje.

Il governo francese ha annunciato che sta prendendo in considerazione la possibilit‡ per i kosovari evacuati in Francia di compiere visite preliminari in Kosovo, prima di ristabilirvisi definitivamente. L’Oim sta discutendo con le autorit‡ macedoni le misure da intraprendere per il transito dei rifugiati che intendono compiere visite perlustrative (go and see visits).

La Kfor spera di poter aprire l’aeroporto di Pristina all'inizio di Agosto, rendendo possibile l’arrivo di alcuni voli di rimpatrio - in particolare quelli con aerei pi˘ piccoli - direttamente nel capoluogo kosovaro.

KOSOVO: PROBLEMA SICUREZZA

Il massacro di 14 contadini serbi, avvenuto nella tarda giornata di venerdÏ 23 luglio mentre questi si trovavano nei campi nei pressi del villaggio di Malo Gracko vicino Lipljan, ha suscitato un’ampia condanna, anche da parte dell’Alto Commissario Sadako Ogata, attualmente a New York. La signora Ogata ha commentato l’episodio dichiarandosi "sconvolta e amareggiata". La Kfor e il Tribunale internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia hanno aperto un’inchiesta sul massacro.

In tutto il territorio della provincia, le comunit‡ serbe e rom hanno continuato durante la scorsa settimana a essere oggetto di atti di violenza, quali saccheggi, aggressioni fisiche, incendi, rapimenti e uccisioni. Di conseguenza, serbi e rom si spostano per cercare riparo, sia all’interno del Kosovo, sia in Serbia, Montenegro e Macedonia (FYROM).

Questi alcuni esempi delle violenze verificatesi nei giorni precedenti il massacro di Malo Gracko: quattro donne anziane serbe sono state aggredite la settimana scorsa nelle loro case di Pristina; una coppia di anziani serbi di Podujevo Ë stata aggredita e la loro casa data alle fiamme. Cinque incendi ai danni di abitazioni e due attacchi da mortaio sono stati registrati a Urosevac tra il 22 e il 23 luglio, e un’esplosione in una chiesa ortodossa serba 7 chilometri a nord di Stimlje. Il 22 luglio, 16 serbi hanno lasciato Urosevac per dirigersi in Serbia; nella notte tra il 22 e il 23 luglio, 87 rom hanno lasciato le loro abitazioni a Vucitrn per sfuggire agli incendi e ad altri incidenti. Di questi, 70 si sono diretti a Zvecan mentre 17 hanno cercato protezione presso la Kfor di stanza vicino alla stessa Vucitrn. In tutto sono circa 200 i rom che alloggiano a Zvecan.

L’Acnur prosegue nel suo impegno di aiutare il piccolo gruppo di rifugiati serbi della Croazia che si trova ancora in Kosovo, trasferendoli da zone a rischio verso altre pi˘ sicure. Molti serbi, provenienti da Kacanik, Stimlje, Strpce e Pec, sono sfollati nelle aree di Urosevac e Kosovo Polje.

A causa del massacro di Malo Gracko Ë rimasta in sospeso la firma dell’atteso accordo sulla libert‡ di circolazione a Mitrovica. I serbi vivono a nord del ponte Ibar, che oggi rappresenta un confine etnico. A Leposavic, a nord di Mitrovica, la Croce Rossa Jugoslava ha allestito un centro di transito per i serbi in fuga, mentre altri 80 serbi sfollati vivono in un scuola che perÚ deve essere sgombrata prima di settembre, quando dovrebbero iniziare le lezioni. Secondo la Croce Rossa, 1.300 sfollati serbi sarebbero ospiti di famiglie, mentre vi sarebbero 400 serbi rifugiati dalla guerra in Croazia e in Bosnia-Erzegovina e 400 sfollati di etnia rom.

Allo stesso tempo, si stima che 4.500 albanesi abitanti in Serbia - nelle zone di Presevo, Bujanovac e Miratovac - si siano trasferiti in Kosovo.

 

KOSOVO: ALLOGGIO, ISTRUZIONE E SANITA’

Permane in Kosovo una grande necessit‡ di materiale per riparare o ricostruire le abitazioni. E’ stata completata la seconda fase del Rapid Village Assessment, indagine ad opera dell’Acnur sullo stato di 500 villaggi, e i risultati saranno resi pubblici domani, 27 luglio.

Il personale Acnur riferisce che Srbica, un anno fa una citt‡ fantasma, Ë ora piena di persone e sono in atto riparazioni di molti edifici. Il personale che ha visitato il villaggio di Cabra, a ovest di Kosovska Mitrovica, l’ha trovato invece ridotto a un cumulo di macerie. Gli abitanti hanno riferito che i bombardamenti sul loro villaggio sarebbero cominciati alle 3 del mattino del 29 marzo. Essi si sarebbero rifugiati sulle colline circostanti, mentre le forze serbe avrebbero bruciato e raso al suolo le case. Alcuni uomini sono tornati, almeno il giorno, e alloggiano sotto le tende blu dell’Acnur tese tra i mucchi di calcinacci. Gli abitanti sono ancora incerti su dove e come ricostruire il villaggio, che in precedenza contava 175 case, una scuola e una clinica.

I primi risultati di un’indagine dell’Unicef sulle scuole elementari del Kosovo indicano una diffusa distruzione. Delle 394 scuole prese in esame in 16 municipalit‡ del Kosovo su 29, il 43% di esse sono completamente distrutte o gravemente danneggiate, il 38% necessita di un nuovo tetto, il 42% deve invece essere controllato ed eventualmente bonificato dalle mine. Solo il 2% di esse ha servizi funzionanti all’interno. Praticamente tutte hanno bisogno di banchi, sedie e lavagne. Nonostante la distruzione, l’Unicef conta di far tornare tutti i bambini delle scuole elementari sui banchi per settembre.

Un incontro organizzato dall’Oms il 21 e 22 luglio a Skopje, ha riunito i principali donatori, le Ong e le agenzie dell’Onu per discutere il futuro del sistema sanitario in Kosovo. Tra i temi affrontati la gestione degli ospedali, la fornitura di farmaci e mezzi di finanziamento delle strutture e dei salari. Nel frattempo, le cliniche mobili delle Ong hanno raggiunto una copertura di pi˘ dei due terzi del territorio della provincia. Esperti di acqua e sistema fognario continuano ad affrontare i problemi dello smaltimento dei rifiuti solidi, dell’acqua potabile e della rimozione dei corpi dai pozzi in tutta la provincia.

KOSOVO: INDAGINE SULLE NECESSITA’ DI INFORMAZIONE

Media Action International (MAI) l’Ong partner dell’Acnur, ha svolto a met‡ luglio un’indagine al fine di accertare le necessit‡ di informazione della popolazione del Kosovo, e l’accesso alle fonti di informazione. L’indagine si Ë concentrata nelle aree urbane di Pristina, Pec, Djacovica, Prizren e Mitrovica.

La radio ha dimostrato di essere la fonte di informazione considerata pi˘ credibile (44%), seguita dalla televisione (37%). Solo il 15% considera i quotidiani una fonte attendibile. Un quarto degli intervistati ha dichiarato di non aver notizie sulle attivit‡ umanitarie in Kosovo; questo dato aumenta al 36% a Mitrovica dove il possesso di radio Ë particolarmente basso. Il 60% degli intervistati in quest’ultima citt‡ non possiede una radio, rispetto al 42% a Pec, il 33% a Pristina e il 20% a Djakovica. Al contrario, a Prizren quasi tutti gli intervistati possiedono una radio funzionante.

Le stazioni radio straniere, che trasmettono in albanese o in serbo-croato, hanno un livello di fiducia pi˘ alto delle radio locali. Le trasmissioni della Deutsche Welle hanno registrato il livello pi˘ elevato.

Le tre informazioni pi˘ richieste che emergono dall’indagine sono: notizie sulle persone scomparse (tra le quali l’identificazione dei morti e dei prigionieri), notizie sulla ricostruzione e su questioni riguardanti l’amministrazione civile e l’ordine pubblico. Il secondo gruppo di richieste riguarda: crimini di guerra e giustizia, mine anti-uomo, educazione, occupazione ed economia, salute e aiuti umanitari.

ALBANIA

L’Acnur ha iniziato a diffondere e pubblicizzare un messaggio ai rifugiati del Kosovo che hanno deciso per il momento di rimanere in Albania, informandoli sulla necessit‡ di possedere un documento di rifugiato rilasciato dall’Acnur.

Il messaggio specifica che tali documenti sono gratuiti e che a partire da oggi essi saranno rilasciati a tutti i rifugiati che si trovano nelle prefetture di Tirana, Durazzo, Scutari e Lezhe. Altre prefetture seguiranno.

Per gli operatori umanitari, la sicurezza continua ad essere la questione pi˘ importante. In seguito ad un attacco avvenuto la scorsa settimana contro un convoglio di un’Ong che viaggiava dall’Albania in Kosovo, e dopo l’intervento dell’Acnur, la polizia albanese ha acconsentito di scortare i convogli tra Tirana e Morini (Kukes), 7 giorni su 7. VenerdÏ mattina (23 luglio), il convoglio di un’Ong era stato fermato fuori Tirana da rapinatori, che hanno preso l’equipaggiamento e gli effetti personali dei conducenti, e tre kosovari sono stati sequestrati per poco tempo, nonostante fossero stati trovati illesi poco dopo.

Nell’incontro dell’ Emergency Management Group dell’Albania con i paesi donatori e le agenzie intenazionali, che si terr‡ a Tirana (27 luglio), si parler‡ delle necessit‡ della ricostruzione post-emergenza, ritenuta un indicatore cruciale dell’impegno della comunit‡ internazionale all’indomani della crisi di rifugiati. L’Acnur di Tirana continua a incoraggiare i donatori ad elargire fondi per il rapido inizio dei progetti di ricostruzione.

 

 

Acnur

Via Caroncini 19

00197 Roma

Tel: 06 807.90.85

Fax: 06 807.64.99

E-mail: itaro@unhcr.ch

www.unhcr.ch