dal "manifesto" del 10 giugno 2000
Kosovo, oppressi diventati oppressori
Kofi Annan, a un anno dalla fine della guerra:
"Serbi perseguitati"
T. D. F.
U
Notazioni analoghe erano state fatte venerdì a Pristina dal responsabile Ue per la
sicurezza e la politica estera Javier Solana, ex segretario Nato così impegnato nei
bombardamenti umanitari sulla Jugoslavia. Solana ha rivolto un monito alle autorità
albanesi del Kosovo perché condannino pubblicamente e con fermezza le violenze contro i
serbi pena la possibile interruzione della ricostruzione. Il plenipotenziario Onu Bernard
Kouchner, responsabile dell'ormai avviata indipendenza del Kosovo - contro gli accordi di
pace di Kumanovo - e almeno incapace di fronte a mesi e mesi di eccidi e contro-pulizia
etnica, aveva già denunciato nei giorni scorsi - davvero con tempismo, dato che così fan
tutti, ormai ma nessuno se ne assume la responsabilità - la "persecuzione dei
serbi". Ieri Kouchner intervenendo ha preferito solo ricordare che "ci vorrà
molto temnpo prima che l'Onu si ritiri dalla sua missione". E' certo che si aspetta
dure critiche in Consiglio di sicurezza da russi e cinesi. Lunedì 12 l'Onu vota il
destino delle missioni Unmik e Kfor.
"Le vittime che abbiamo aiutato sono oggi diventate gli oppressori": in un
appello alla maggioranza albanese affinché ponga fine alla campagna antiserba in Kosovo
l'Unhcr (Alto commissariato Onu-Rifugiati) ha denunciato ieri - ma con maggiore rigore e
onestà di altri organismi - le vessazioni e gli omicidi che colpiscono la minoranza serba
delle provincia balcanica.
Tra l'inizio di febbraio e la fine di maggio, ben 26 serbi sono stati uccisi in Kosovo,
afferma l'ultimo rapporto Unhcr e Osce sulla situazione delle minoranze in Kosovo. In
questo perioso 105 serbi hanno visto le loro case bruciate e 49 sono stati aggrediti, per
la minoranza erba la libertà di movimento non esiste, come non esiste l'accesso
all'istruzione, alle strutture sanitarie e ai servizi pubblici, sottolinea il rapporto
reso noto a Ginevra. Esattamente un anno fa, finiti i raid della Nato, l'Unhcr dava il via
all'operazione per il ritorno in Kosovo di centinaia di migliaia di albanesi "vittime
di orribili abusi". "Sapevamo che il rancore era profondo ma non pensavamo che i
rifugiati che stavamo aiutando sarebbero diventati gli oppressori, né - ha detto un
portavoce dell'Unhcr - che avrebbero fatto ricorso alle stesse disgustose tattiche che
avevano subito". In un anno, 240.000 serbi, rom, goranci (slavi islamizzati) ed ebrei
sono fuggiti nel terrore dal Kosovo.
Infine è toccato, da Strasburgo, al presidente dell'assemblea parlamentare del Consiglio
d'Europa lord Russel Johnston. "Gli atti di vendetta cieca nei confronti dei serbi
rimasti - ha detto - sono una minaccia, non solo per loro, ma per tutti gli abitanti della
provincia" ha avvertito. Ma quale vendetta? Oggi è Kofi Annan e lo stesso Kouchner
che parlano di "disegno preordinato".
Su tutto ha pesato l'ombra della quasi-notizia del Los Angeles Times che ha
riportato memorie di Sandy Berger, consigliere alla sicurezza Usa. Nel giugno 1999 Bill
Clinton stava per firmare il documento che avrebbe fatto scattare l'attacco di terra nel
Kosovo. Ma la decisione a sorpresa di Milosevic di accettare le condizioni Nato bloccò
l'iniziativa. "La mattina del 3 giugno il documento era sulla scrivania di
Clinton" dice Berger. Si trattava di creare una forza d'urto di 175 mila soldati, di
cui 100 mila americani. Clinton era frustrato per l'andamento della guerra (leggi: effetti
collateralei, ormai poca convinzione dell'opinione pubblica occidentale e disastro nella
precisione dei target, frattura Nato, con Grecia e in parte, Italia). Dopo aver escluso in
marzo la possibilità di un'invasione di terra, Clinton l'aveva rimessa sul tavolo in
maggio. Quando Milosevic il 3 giugno aveva accettato le condizioni Nato gli Usa erano
stati colti di sorpresa. Visti i risultati della guerra aerea (contro i civili e non
contro i militari) e l'impreparazione ormai ammessa dalle forze angloamericane per
l'attacco di terra, davvero la Nato dovrebbe ringraziare Milosevic.