Sir Michael Jackson


Fulvio Grimaldi (da "Liberazione", 6 giugno 1999)

Vi ricordate di Michael Jackson? Il 30 gennaio 1972, era il colonnello che ordinò la strage dei cattolici nordirlandesi: 14 morti e 16 feriti, la terribile "domenica di sangue" di Derry, di cui nel Regno Unito si è taciuto per ventisette anni. Oggi è lui il comandante Nato in Kosovo. E sta per cominciare, finalmente, il suo processo...

E Michael Jackson - non il cantante nero che piú bianco non si può, ma il generale inglese che comanderà le truppe in Kosovo - tornò al lavoro.

Trenta gennaio millenovecentosettantadue. Chi scrive era l'inviato di Giorni - Vie Nuove nell'Irlanda del Nord del grande sommovimento per i diritti civili. Ricordate? I cattolici repubblicani e nazionalisti nell'Irlanda del Nord non erano nessuno. Nessuno nei diritti, nel lavoro, nel voto, nel potere. Si votava, in questo angolo coloniale della "grande democrazia occidentale", esclusivamente per censo. Una casa un voto, due case due voti, una fabbrica cinque voti, un latifondo sei voti. O giú di lí. Solo che i cattolici, quasi nessuno dei cattolici, non avevano né casa, né fabbrica, né latifondo, né patria. Paria chiusi nei loro ghetti, abitazioni come case delle bambole marcite in soffitta. E allora, prima dell'IRA, rivolta civile, pacifica. Quel giorno 15 mila seclusi del ghetto di Derry marciano per un minimo di democrazia, di vita, dopo anni di sparatorie e pestaggi della RUC (Polizia nord irlandese, tutta fanaticamente unionista). Dall'alto della collina di Creggan al fondo valle di Bogside 15 mila donne, bambini, uomini, vecchi, quasi tutti disoccupati. Con i vestiti, lisi, della festa. I giovani in jeans. Il corteo sta per
finire a Free Derry Corner, dove oggi campeggia una mia gigantografia: un prete che raccoglie un ragazzino ucciso. Eravamo in due a fotografare e registrare. Io e un francese. Gli unici dei mezzi di informazione, perché abitavamo nel ghetto. I colleghi, venuti da fuori, erano rimasti dietro ai posti di blocco dell'esercito inglese.

Il corteo arriva sulla piazza del comizio. Bernadette Devlin, leader nordirlandese, sta per parlare. Mi trovo in coda al corteo, tra le barriere militari che sparano gas lacrimogeno e gli ultimi manifestanti. Da dietro le case sbucano rombando i blindati
dell'esercito e si precipitano sui marciatori. Ne escono, coperti da maschere antigas - e mi sembrano neri insetti velenosi - decine di paracdutisti: il Primo Battaglione parà di sua mestà. Corrono appresso ai manifestanti, si inginocchiano, puntano, sparano. Decine e decine di colpi nella folla che fugge, urla, piange, impreca. Il primo che fotografo è un parà che monta sopra un ragazzo caduto e gli spara in testa. Gli scatti successivi sono di questo ragazzo morente, faccia che sbianca, occhi che spariscono nella fronte, petto nudo, inerme, forato; un prete (oggi il vescovo di Derry) che lo soccorre, un infermiere che rischia la vita, le pallottole che ci schizzano sopra la testa, il prete che singhiozza, si alza, solleva il ragazzo, leva un fazzoletto bianco invocando pietà almeno per i morti. Ci sparano ancora.

È il massacro. Bloody Sunday, la domenica di sangue, un buco nero nell'uniforme della madre di tutte le democrazie, una macchia di sangue che abbaglia l'Irlanda e poi il mondo, facendolo lacrimare. E poi un vecchio, con una voragine nella tempia, una donna con la gamba maciullata, un giovane con un buco tra le due scapole, sei pallottole contro il vetro dietro al quale mi vedono fotografare. E ancora spari, ancora morti.

Dalla torretta di un blindato, con tanto di elmo e proboscide antigas, un gallonato rantola a 120 decibel: «trenta è il limite!». Macchine di morte perfette, i parà ammazzano 14 civili e ne feriscono 16. Totale, trenta. Il comandante stragista si chiamava Michael Jackson, allora colonnello, vice comandante e responsabile sul terreno del Primo Battaglione paracadutisti. Oggi comandante Nato in Kosovo. Piú tardi il colonnello Jackson si inventerà una "provocazione di cecchini dell'IRA" e l'inchiesta
di Sua Maestà assolverà gli stragisti e i loro mandanti politici.

Poi la radio militare ordinò il mio arresto. Mi nascosero in una casa del ghetto. Nella notte di disperazione, ira e nebbia, Martin McGuinness, 20 anni, oggi negoziatore nord irlandese per la pace, mi fa passare per tratturi segreti nella repubblica irlandese. La mattina dopo fotografie, registrazioni, e la cronaca del piú vile massacro nella lotta di liberazione irlandese è sui media della repubblica e del mondo.

Quel materiale nel Regno Unito non si è mai visto.Sequestrato. Proibito. Fino a due anni fa, quando una televisione indipendente, Channel 4, lo mise in onda.Tony Blair fu costretto a riaprire le indagini. Tra qualche giorno devo andare a Derry a dare testimonianza. Ventisette anni dopo.

Michael Jackson, oggi generale, condottiero Nato in Jugoslavia (con tremila militari italiani), potrebbe finire condannato. Come Priebke. Ma non fateci conto.Allora fu anche decorato. In questo mondo di massacratori alla bomba, al fucile, all'uranio, gli
sterminatori di innocenti sono interventisti umanitari. Non si poteva scegliere soggetto migliore per portare pace e riconciliazione nei Balcani. Come quel William Walker, capo degli osservatori dell'Osce e grande sostenitore dell'Uçk, che il generale Wesley Clark fece ritirare dal Kosovo prima di iniziare il suo mattatoio. Per dieci anni braccio destro del bandito Oliver North (quello dello scandalo Iran-Contras), in Centro America aveva supervisionato per Washington le operazioni degli squadroni della morte, l'uccisione di 300 mila indios nel Guatemala, con un milione di profughi.

Avvedute le scelte della Nato. Esperti i suoi esecutori. C'è da chiedersi se, come ha fatto poco tempo fa in Centro America, Clinton si prepara a chiedere scusa, magari fra dieci anni, ai serbi e kosovari che ha ridotto al niente, o spedito in paradiso.

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fonte: Il Manifesto
6 luglio 1999

GUERRE SPORCHE
Jackson & C. da Belfast a Pristina

In una delle rarissime interviste (quella concessa all'"Irish Times" lo scorso 7 giugno) in cui ha parlato della sua 'presenza' a Derry quella lontana domenica 30 gennaio 1972, il generale Michael Jakson (responsabile delle forze Nato in Kosovo) auspicava che "la nuova inchiesta su Bloody Sunday faccia chiarezza una volta per tutte: quello che e' accaduto quel giorno e' stata una tragedia, e non qualcosa di pianificato o voluto".Sarebbe bello fare finalmente chiarezza su Bloody Sunday (e magari anche su tante altre stragi 'misteriose' nel nord Irlanda). Sapere finalmente perche' 14 civili disarmati sono stati uccisi, per lo
piu' colpiti alle spalle o alla testa, dal primo reggimento dei paracudisti inglesi quel 30 gennaio 1972.

Michael Jackson e' uno di quelli che, giá allora, avrebbero potuto rispondere a tanti perche'.Era infatti aiutante del colonnello Derek Wilford, comandante del primo reggimento dei pará. Ma soprattutto Michael Jackson era stato incaricato di tenere i rapporti con la stampa dopo la strage.Allora perche' il primo (e poi il secondo e poi il terzo e il quarto...) comunicato stampa (che pare essere stato 'ideato' proprio da Jackson) inviato a tutti i media del mondo subito dopo la strage aveva come unico
scopo quello di 'depistare', di 'coprire', di 'sollevare' i pará da ogni responsabilitá? Jackson si augura che questa nuova inchiesta su Bloody Sunday 'faccia finalmente chiarezza'. Perche' allora Jackson non si e' offerto come testimone alla prima
inchiesta-farsa voluta dal governo inglese? E perche' non testimonia in questa seconda inchiesta? "Non so se saro' chiamato a testimoniare", ha detto.Ma come? Sarebbe stato lui, se il suo ruolo di addetto stampa sará confermato, l'autore e il divulgatore della 'veritá' sulla strage costruita dagli inglesi. Sarebbe stato Jackson ad alimentare le storie del reggimento dei pará 'che
ha risposto al fuoco dei terroristi', ad inventarsi che i 14 civili uccisi 'erano terroristi', in una parola a costruire il castello di bugie dietro il quale per 27 anni si e' nascosto l'esercito inglese.Se il generale e' convinto che Bloody Sunday sia stata 'una tragedia' e
'non un evento pianificato' farebbe bene a spiegare perche' il suo diretto superiore (il colonnello Wilford) continua a sostenere: "Non ho nulla da rimproverarmi per Derry...rifarei quel che e' stato fatto".

In Kosovo, agli ordini del generale Michael Jackson, sono stati inviati anche altri due soldati con 'esperienza' nel nord Irlanda.
Sono partiti in fretta e furia, dopo essere stati appena stati rilasciati dal carcere.I due soldati, che appartengono al reggimento scozzese, si chiamano Mark Wright e James Fisher. Nel 1992 sono stati accusati dell'omicidio di Peter McBride, un ragazzo
cattolico di 18 anni, ucciso mentre 'fuggiva' da un posto di blocco dell'esercito inglese.Nel '95 i due sono stati condannati all'ergastolo. Dopo tre anni di carcere e le ripetute promesse del ministro per il nord Irlanda Mo Mowlam alla famiglia McBride ("non penso che i due militari debbano essere rilasciati e reintegrati nell'esercito") Wright e Fisher sono stati puntualmente scarcerati a giugno ('esistono circostanze speciali per il rilascio', ha detto il governo inglese) e subito reintegrati
nell'esercito. Prima missione per i due assassini (e brillanti 'peace-keeper' a Belfast): riportare la pace in Kosovo.

Orsola Casagrande