dal "manifesto" del
22 Febbraio 2000

Venti di guerra a Mitrovica

La Nato assediata. Marcia degli albanesi oltre l'Ibar. In fuga donne e bimbi serbi

- ESTER NEMO -

P rova generale ieri a Kosovska Mitrovica della soluzione finale per i serbi ancora presenti nel Kosovo. Decine di migliaia di kosovari albanesi, sventolando la bandiera della Grande Albania, hanno marciato ieri da Pristina fino a Kosovska Mitrovica, la città industriale e mineraria nel nord del Kosovo divisa tra una parte albanese e una serba dal fiume Ibar, e qui hanno tentato di passare il ponte e invadere l'unico centro del Kosovo dove ancora resiste una comunità di circa 5.000 serbi.

Le truppe della Nato, dopo aver fatto entrare i dimostranti nella città -contrariamente a quanto avevano promesso in precedenza- di fronte alla possibilità di uno scontro tra i dimostranti e la popolazione serba barricatasi per difendere le proprie case, hanno bloccato il ponte scontrandosi con i dimostranti kosovaro-albanesi. In una drammatica intervista con la radio B-92 Nikola Kabasic, funzionario serbo della città, ha annunciato poco prima dell'arrivo della manifestazione albanese che la sua comunità era pronta a difendersi da sola nel caso la Nato non avesse fermato il pogrom. "Siamo pronti, non ci espelleranno anche da qui", ha concluso l'esponente serbo prima di tornare a controllare la situazione sul ponte.

Qui i dimostranti albanesi hanno travolto un primo cordone di soldati francesi ma sono stati fermati da un nutrito lancio di lacrimogeni e dall'arrivo di rinforzi di vari contingenti della Kfor. In particolare di alcuni blindati britannici che disponendosi di traverso hanno completamente bloccato il passaggio. Un tentativo di scalare i blindati è poi stato respinto al termine di un durissimo scontro dai soldati della Kfor. La situazione ha rischiato di sfuggire ad ogni controllo dal momento che alcuni settori dell'Uck, ufficialmente sciolto, ma in realtà padrone e padrino del Kosovo, punterebbero a "completare" la pulizia etnica portata avanti in questi mesi sotto gli occhi della Nato. Sono oltre 450 i serbi uccisi dalla fine della guerra la scorsa estate, 230.000 quelli cacciati dalle loro case. Profughi cancellati. Nessuno di coloro che ha giustificato la guerra di un anno fa con la necessità "di riportare a casa i profughi in un clima di sicurezza" non solo non sta facendo nulla in questo senso ma anzi continua a "coprire" la pulizia etnica che ha eliminato ogni presenza serba, ma anche rom, nel Kosovo. In tutta la regione ma non ancora a Kosovska Mitrovica.

Ma questo non andrebbe giù ai settori più radicali dell'Uck che ieri avrebbero tentato di forzare la situazione. Tanto che uno degli organizzatori della marcia da Pristina a Kosovka Mitrovica, Felatin Novosella, ha dichiarato all'agenzia Reuters, ieri nel primo pomeriggio, che "la situazione sta sfuggendo ad ogni controllo e abbiamo bisogno di aiuto per fermarli perché da soli non possiamo farlo", "La manifestazione non doveva arrivare al ponte".

Ma l'assalto albanese al bantustan serbo, pur se respinto è comunque servito all'Uck dal momento che gran parte delle donne e dei bambini serbi hanno cominciato ieri ad abbandonare la parte nord della città rifugiandosi nei piccoli villaggi che dividono il centro minerario dal confine con la Serbia vera e propria. Prima tappa di un nuovo esodo sulle orme di quel milione di serbi già cacciati dalle Kraijne, dalla Slavonia occidentale, dalla Bosnia e dalle altre parti del Kosovo.

Il senso di assedio e di paura è aumentato nelle ultime ore nella parte serba dela città in seguito alla parziale sostituzione delle forze francesi (il settore nord del kosovo è controllato da Parigi), giudicate dall'Uck troppo neutrali tra le due parti, con soldati americani e tedeschi apertamente filo-albanesi. Un loro raid alla ricerca di armi nella parte serba della città, a poche ore dalla manifestazione pan-albanese ha provocato una vera e propria rivolta della popolazione locale.

Poche ore dopo il comandante della Nato, Wesley Clark, ignorando che l'ultima ondata di violenza a Kosovska Mitrovica è iniziata lo scorso 2 febbraio, quando una granata sparata dall'Uck ha colpito un pulman dell'Onu sul quale viaggiavano dei profughi serbi uccidendone due, ha attribuito la nuova grave crisi nella città contesa al fatto che "Belgrado ha ancora molta influenza in quell'area". Ancora più provocatorio il segretario generale della Nato, George Robertson, il quale ha ammonito la Serbia a non rafforzare la propria presenza militare sul confine con il Kosovo ed in particolare nella zona di Bujanovac-Presevo-Medveda a ridosso della parte sud-orientale della provincia controllata dalle truppe Usa. La storia sembra così ripetersi di nuovo. Le forze Nato chiudono gli occhi di fronte alle infiltrazioni dell'Uck al di là del confine con la Serbia in alcune valli a maggioranza albanese e di fronte alla reazione di Belgrado minacciano un nuovo intervento. L'Uck sta infatti cercando di occupare la fascia di 5 chilometri in territorio serbo nella quale, sulla base del "cessate il fuoco" del '99, possono essere presenti solamente reparti della polizia serba.

Ogni giorno questi vengono attaccati dalle forze albanesi in particolare nelle zone di Kursumilja e di Leskovac a nord e a ovest della valle di Presevo. Interrogato su queste operazioni portate avanti da un sedicente "Fronte di liberazione del Kosovo orientale", sigla di comodo usata dall'Uck nella sua marcia verso la "Grande Albania", il comandante delle forze Nato in Kosovo, Klaud Reinhardt ha sostenuto la scorsa settimana "Vi potrebbero essere problemi la prossima primavera". In realtà l'Uck avrebbe già occupato numerosi villaggi al di là della frontiera ed in particolare quello di Dobrosin. Interessanti a tale proprosito sono le ammissioni fatte a Tim Judah -autore di un lungo reportage sul Kosovo apparso domenica sull'"Observer"- da Shaban Gijlan comandante locale del Tmk, la Kosovo Protection Force organizzata dalla Nato con compiti di difesa civile e composta da 5.000 uomini già dell'Uck. A suo parere tre settimane fa "La Tmk ha dato una mano" nel corso di uno scontro sul confine.

Ma la Nato non aveva sostenuto che la Tmk non avrebbe avuto alcuna funzione di polizia né tantomeno di tipo militare?